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Mobbing: quanto tempo occorre perché ci sia?

Ho una domanda sul mobbing. Ho un lavoro precario presso una pubblica amministrazione, il contratto, durato 1 anno e mezzo e rinnovabile, scade a fine mese. Da poco è arrivato un nuovo capo, che da subito mi ha chiesto di scrivere una lettera “strana”, cosa che io ho rifiutato. Da quel momento, quando gli uffici sono pressoché vuoti viene ad inveire per questioni inutili relative al lavoro giornaliero, svolto come sempre da quando sono lì, ritenuto ineccepibile e che mai ha suscitato polemiche o discussioni di sorta. Su whatsapp incomincia ad aizzarmi contro i colleghi sostenendo che mando note di cui non conosce l’esistenza (e che invece ha scritto lui), e quando arrivo sento che mi buffona. Lo fa solamente con me perché a causa della precarietà sono ricattabile e probabilmente farà saltare il rinnovo del contratto. Il personaggio è arrivato da una quindicina di giorni e fa così da circa una settimana. Quanto tempo ci vuole per essere considerato mobbing?

Non ci sono criteri rigidi, tassativi e predeterminati, soprattutto valevoli per qualsiasi situazione.

La valutazione circa l’esistenza di un fenomeno di persecuzione sul lavoro, o mobbing, è un giudizio che spetta, in ultima analisi, all giudice davanti al quale porti il tuo caso, pur ovviamente dopo aver fatto una valutazione preliminare tramite il tuo avvocato, che è destinata ad essere solo di massima e può in seguito trovare conferma o meno.

Per contro, non è certo richiesta con rigore una unità minima di tempo, dal momento che potrebbe esserci mobbing anche dopo un periodo relativamente breve, a condizione che le condotte, ad esempio, siano per converso gravi e presentanti tutti i requisiti di quelle persecutorie.

Non so onestamente che cosa ti convenga fare in una situazione come quella che hai descritto e, soprattutto, quale sia il tuo interesse al rinnovo del contratto o meno.

Al momento, l’unica iniziativa legale ipotizzabile è quella di una diffida di contestazione di tutte queste condotte illegittime, per valutare poi in seguito se e come utilizzarla in una vertenza magari più ampia.

Va da sé che devi valutare con molta prudenza questa ipotesi, data la situazione.

Se vuoi approfondire, chiama lo studio al numero 059 761926 e concorda data e ora del tuo primo appuntamento, che potrà ovviamente anche essere a video, oppure acquista direttamente da qui.

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Mobbing sul posto di lavoro: come impostare la causa?

Chissà quante volte avrai sentito parlare di mobbing e, quindi, di emarginazione del dipendente in ambiente lavorativo.

Bene, si dicono tante cose in giro sul mobbing e sulla possibilità di riuscire a dimostrarlo in causa.

Quello che ti posso dire, per esperienza, è che discutere sullo spinoso argomento è interessante ed utile ma, nell’applicazione pratica, cioè in giudizio, bisogna darsi da fare per costruire un’impalcatura probatoria robusta se vuoi avere una possibilità di riuscita.

Per caso ( …. ritenendoti vittima di una persecuzione sul posto di lavoro magari perpetrata a tuo danno da un superiore …. ) stavi pensando di avviare una causa per mobbing e mettere finalmente in luce tutte le angherie che hai dovuto subire nel tempo?

Hai però delle perplessità su come iniziare, cosa scrivere, come e cosa dimostrare, quanto devi spendere?

Non ti preoccupare, ci sono qui io a darti alcuni semplici ma essenziali consigli che, ne sono certo, ti potranno guidare nel prendere una decisione.

Non sto qui a ripercorrere le varie analisi giuridiche presenti sul web: è mia intenzione solo illuminare il tuo desiderato percorso di giustizia illustrandoti solo alcuni punti decisivi per riuscire ad ottenere una pronuncia (si spera) favorevole dal Magistrato.

Se pensi al mobbing ti stai rappresentando una condotta persecutoria avviata e mantenuta da un preposto sul posto di lavoro nel corso di un discreto lasso temporale e avente lo scopo esplicito o, comunque, percepibile, di emarginarti come dipendente.

Comprenderai quindi che si sta parlando non di singoli atti, ma della ripetizione di tante azioni e condotte che non devono avere per forza una connotazione penalmente rilevante.

Sono tutti atteggiamenti, comunque, che tu hai sicuramente percepito come ostili nei tuoi riguardi, che ti hanno addirittura mortificato ed isolato in quello che prima era il tuo fisiologico ambiente lavorativo.

Ora, non basta che tu descriva nell’atto introduttivo del giudizio la cronologia degli eventi mobizzanti: quello che serve veramente è la prova di quanto affermi.

Se sarai capace di vincere questa “resistenza” avrai successo nell’azione, altrimenti no.

Sappi che il Tribunale valuterà in dettaglio gli episodi che tu avrai narrato e rappresentato come lesivi ed ingiusti, inoltre verificherà l’esistenza del nesso tra fatti ed eventi lesivi.

Ti dovrai pertanto concentrare su “che cosa dimostrare”; a tal proposito gli spunti che intendo offrirti sono quindi questi: 1) impegnati a spiegare e dimostrare che l’azione mobizzante contro di te è stata ripetuta, sistematica ed ha avuto una notevole durata, 2) spiega inoltre chiaramente e dimostralo, quali sono state le caratteristiche oggettive della persecuzione, infine 3) come sei stato concretamente discriminato.

Vedrai che, seguendo questi piccoli consigli, ovviamente sviluppati con l’aiuto e l’assistenza di un difensore esperto in materia, affronterai la causa con ampio margine di riuscita.

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Si può parlare di mobbing sportivo nelle società dilettantistiche?

Io vorrei sapere se il mobbing sportivo è previsto anche nelle società dilettantistiche della pallanuoto.
Ad es un ragazzo non è stato avvisato della preparazione e dell’orario degli allenamenti ed è costretto ad allenarsi con un altra squadra e gli è stato negato il nulla osta. Si puó fare ricorso al diritto sportivo?

La risposta alla tua domanda secondo me è negativa, ma è sbagliata la domanda, come quasi sempre accade, nel senso che se è probabilmente vero che in caso di dilettanti non si possa parlare di mobbing – un concetto che ancora non ha ricevuto organico recepimento legislativo anche nel caso classico del lavoro dipendente – ciò non significa che quei comportamenti siano legittimi.

Se il disagio e le condotte ostative persistono, suggerirei di far inviare intanto una diffida da un avvocato, valutando poi in base alla piega che prendono le cose.

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quando non vengono forniti guanti idonei al lavoratore con dita palmate

Sono un dipendente di un’azienda che gestisce servizi pubblici per conto di molteplici comuni. Ho 2 dita della mano sinistra palmate e il “medico del lavoro ” mi ha espressamente dichiarato idoneo con prescrizione di guanti idonei alle mansioni che svolgo. Le mansioni che svolgo da circa 8 anni comportano rischio biologico e dall’inizio non sono mai stato dotato di guanti idonei. Prima svolgevo mansione di “manutentore fognature” e a mano nuda venivo spesso a contatto con liquami di fognatura. Ora da circa due mesi sono stato trasferito al depuratore di acque reflue con mansione di “gestione depuratore”, i liquami di fognatura sono all’ordine del giorno e mi sono stati consegnati guanti complessi e privi di contrassegni che indichino protezione biologica ed inoltre su mia insistente richiesta mi è stata fornita una certificazione dei suddetti guanti non pertinente al vero inducendomi a credere di essere protetto ed invece non lo sono. Tutto quanto descritto contornato da molteplici vessazioni si è svolto con un fare del tipo punitivo nei miei confronti a causa della mia insistenza per promuovere la sicurezza sul lavoro appresa dai corsi di formazione. Soffro molto questa situazione e preoccupato di incorrere in qualche grave malattia vorrei un vostro parere su una possibile rivalsa legale per punire i dirigenti dell’azienda in cui lavoro in merito alla loro indifferenza e male interpretazione delle mie legittime ed insistenti richieste di guanti idonei.

Per quanto riguarda i guanti, occorrerebbe esaminare, o far esaminare da un esperto del settore, la certificazione che ti è stata consegnata per vedere qual’è la sua validità e la sua portata. Tu dici solo che non sarebbe «pertinente al vero», ma non si capisce bene: cos’hanno fatto un vero e proprio falso? O è una certificazione relativa ad ambiti diversi da quello biologico e che pertanto non ha rilevanza? Sono discorsi ben diversi, se vuoi tutelarti devi essere preciso innanzitutto nella descrizione del tuo caso.

Per ciò che concerne, invece, le vessazioni, è in teoria certamente illegittimo perpetrarle ai danni di un lavoratore, ancora meno simpatiche se fatte come rappresaglia verso chi si è attivato per migliorare le condizioni di sicurezza del lavoro. Anche qui, però, devi essere più preciso, perché il termine «vessazioni» è troppo generico e comprende semplici comportamenti o fatti sgraditi al lavoratore, ma che rientrano nei suoi doveri e nelle sue mansioni, sia il vero e proprio mobbing.

In ogni caso, se non hai ricevuto nessun danno, ma siamo solo a livello di preoccupazione, non puoi chiedere nessun risarcimento all’azienda. Allo stato, puoi solo valutare di fare una diffida in cui con estrema precisione chiedi l’adozione delle misure a tuo giudizio necessarie per la sicurezza o comunque previste dalla legge.