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Avvocato incassa assegni del cliente: che fare?

Un legale mi ha chiuso una pratica di un sinistro lo stesso legale nel 2009 ha ricevuto gli assegni di 6.500 intestati a me e nn trasferibili da allianz .io questi assegni non li ho mai ricevuto.facendo delle indagini mi hanno informato che gli assegni sono stati cambiati e incassati dallo stesso avv.con firme di traenza fasulle e documenti falsi.mi sono recato da un altro legale per fare causa al legale che aveva incassato gli assegni ma abbiamo fatto l udienza e lo persa .il legale di qui ho messo in secondo momento ha sbagliato tutto citando solo allianz. quando prima dell udienza mi contatto per un accordo con l avvocato che difendeva. La banca di qui pago gli assegni . L accordo era di risarcirmi 3000 euro quando poi gli assegni erano di 6.500 euro più le spese che avevo pagato rifiutò. oggi mi ritrovo a pagare 4000euro ai difensori di allianz.

Paradossale, ma è anche vero che la compagnia di assicurazioni Allianz non ha nessuna colpa se il tuo precedente avvocato ha commesso dei reati e si è intascato il risarcimento che sarebbe stato dovuto a te.

La compagnia di assicurazioni ha emesso degli assegni e li ha spediti a colui che avevi nominato difensore e che in quel momento ti rappresentava.

Credo che il secondo legale avrebbe dovuto agire solo nei confronti del primo legale e, se ve ne fossero stati i presupposti, da verificare accuratamente, dell’istituto di credito che aveva scambiato gli assegni nonostante la falsità dei documenti, ma temo in ogni caso non contro la compagnia di assicurazione.

A questo punto, non dovresti aver perso – ma va verificato con attenzione – i tuoi diritti nei confronti del primo legale. Inoltre, potresti aver diritto ad un risarcimento del danno nei confronti del secondo legale per responsabilità professionale, aspetto questo ugualmente da verificare e approfondire attentamente.

Nel primo caso, ovviamente hai anche la possibilità di presentare una apposita denuncia querela, oltre che un un esposto di natura disciplinare, se già non vi hai provveduto.

Attenzione che entrambe queste posizioni potenzialmente attive sono destinate a trasformarsi, una volta che le avrai eventualmente coltivate, in altrettante pratiche di recupero crediti, con tutti i problemi del caso, tra cui la solvenza, per cui ti invito a leggere con attenzione la relativa scheda.

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Mio figlio è stato aggredito: può beccarsi una controquerela?

mio figlio ha avuto una aggressione da parte di un Signore di circa 70 anni ( LUi ne ha 21) dalla quale ha subito una ferita alla mano destra e conseguente avvio al Pronto Soccorso e relativa denuncia con Testimoni fra cui un Sottocapo della Locamare. Vorrei sapere, potrebbe accadere qualcosa relativamente alla Fedina Penale di Mio Figlio? Mia Moglie è preoccupata e dice che se l’altro fa una contro denuncia potrebbe accadere tale situazione ovvero sporcare la fedina penale.

Tuo figlio è vittima di un reato, per cui, in linea di principio, non dovrebbe essergli contestato nulla.

Però è vero che gli autori di reati di questo genere non così di rado presentano controquerele in cui sostengono fatti opposti a quelli che si sono oggettivamente verificati, con lo scopo di confondere le acque e procurarsi una strategia difensiva, per quanto scorretta, in assenza di elementi a favore.

Ovviamente, è impossibile prevedere se questo accadrà e, nel caso, a cosa potrà condurre.

Gli spunti che possono lasciarvi sono i seguenti.

Innanzitutto, la situazione non può essere trascurata. Ciò significa che vi occorre un avvocato che sia bravo, preparato e degno di fiducia, che dovrete quindi scegliere attentamente. Chiedetegli, ovviamente, un preventivo, perché dovete sempre avere il controllo del costo di una vertenza del genere, per non rischiare di spendere in assistenza legale cifre spropositate.

Con l’assistenza di un avvocato, si possono curare in modo particolare le prove disponibili, svolgendo anche, se del caso, le fondamentali indagini difensive, tutte cose che restringerebbero molto le possibilità di tutti coloro che volessero sostenere tesi diverse rispetto a quanto accaduto.

Poi ci sono molte altre cose da fare, sia in via proattiva sia in reazione a quanto eventualmente dovesse porre in essere controparte.

Un’altra eventualità che si potrebbe valutare, in caso di presentazione di controquerela, sarebbe una remissione reciproca, sempre che i fatti non costituiscano reati perseguibili d’ufficio per la loro gravità. Anche per tale ipotesi, tuttavia, è caldamente consigliata l’assistenza di un legale, sia per valutarne la praticabilità sia per la gestione delle trattative relative.

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Offese in un gruppo facebook: cosa posso fare?

Ero iscritto ad un gruppo FB privato, riguardante i Padri Separati e i problemi dell’affido condiviso, dalla cui frequentazione traevo enorme beneficio poiché si ricevevano consigli, conforto e si poteva dare aiuto a persone a volte disperate. Ho conosciuto decine di membri personalmente. Uso il mio nome d’arte da street artist. Sul profilo ci sono anche alcune mie foto. Vengo al problema: Un paio di membri (MA e SL) non mi piacevano. Li ho bloccati per non leggere le loro cose. Mai avuto uno screzio diretto con loro. Nel frattempo sono divenuti amministratori insieme all’amministratore storico del gruppo. Dopo molti mesi SL ha scoperto di essere stato bloccato da me, mi ha espulso ed ha cominciato a darmi ripetutamente del coglione nel gruppo e a metter in dubbio le mie capacità genitoriali (ho affido condiviso confermato in appello). Adesso SL ha inserito la regola per la quale non si può bloccare l’amministratore. Ho gli screenshot delle offese. Che posso fare?

In effetti, la regola per cui non si dovrebbero bloccare gli amministratori di un gruppo sarebbe di buon senso, perché se non si vedono più i contenuti postati dagli stessi il gruppo stesso diventa poco gestibile, specialmente se tutti iniziassero a fare così. Credo che probabilmente questa cosa verrà prima o poi implementata tecnicamente anche dalla piattaforma facebook stessa, per cui nel momento in cui un utente blocca un altro utente che è amministratore di un gruppo di cui fa parte il primo c’è la scelta tra mantenere il blocco o uscire dal gruppo.

Comunque, a parte questo, che è irrilevante ai fini del discorso di base, devi valutare tu che cosa vuoi fare con questi screenshot. Chiaramente, per dire di preciso che cosa si potrebbe fare bisognerebbe in primo luogo esaminarli, ma supponendo per un attimo che contengano affermazioni ingiuriose e diffamanti per te e la tua reputazione, puoi scegliere se presentare una denuncia querela o coltivare un’azione di risarcimento del danno in sede civile oppure ancora fare entrambe le cose.

Prima ancora di questo, tuttavia, ti suggerirei di limitarti a interpellare le controparti con una diffida, inviata tramite avvocato, in cui contesti le offese perpetrate nei tuoi confronti, chiedi la rimozione dei post ad evitare il maggior danno e richiedi inoltre il risarcimento dei danni che si sono già prodotti.

Poi valuti in base agli esiti della diffida e vedi come è meglio procedere, chiaramente se si raggiunge un accordo è sempre preferibile.

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Denuncia querela: quali sono i termini per la presentazione?

leggendo i vostri consigli per fare una querela voi dite che si fa entro 90 giorni, i giorni sono quelli lavorativi oppure tutti i giorni che porta il calendario.

In materia di termini per la presentazione della querela, il riferimento normativo è l’art. 124 del codice penale, secondo cui «salvo che la legge disponga altrimenti, il diritto di querela non può essere esercitato, decorsi tre mesi dal giorno della notizia del fatto che costituisce il reato».

La clausola di salvezza iniziale si riferisce, ad esempio, ai casi di violenza sessuale di cui agli artt. 609bis e 609septies, per cui è appunto previsto un termine di sei mesi per l’esercizio della querela.

Tendenzialmente, almeno secondo i giudici, questo termine comincia a decorrere dalla effettiva conoscenza del fatto che ne ha la persona offesa, soprattutto in relazione alla sua qualificabilità come reato e alla individuazione dell’autore. Questo significa che si può, per esempio, sapere che è accaduto un determinato fatto, ma non avere immediatamente la conoscenza necessaria per qualificarlo quale reato, cioè per sapere che è un vero e proprio reato e non un altro tipo di illecito, anche perché magari può esserci bisogno di tempo per fare alcuni ulteriori accertamenti al fine di conoscere meglio il fatto stesso o chi ne è l’autore.

Queste giuste considerazioni fanno sì che nella pratica la determinazione del termine per la proposizione della querela non sia affatto semplice e scontata, ragione per cui in molti casi la presentazione si può comunque tentare, sostenendo un inizio favorevole della decorrenza del termine.

Per quanto riguarda le modalità di computo del termine, comunque, il termine in questione è da calcolare secondo il calendario comune. Questo significa che non è un termine che fa riferimento ad un certo numero di giorni, ma al calendario stesso. Se il fatto, ad esempio, è stato commesso, poniamo, il 17 gennaio, il termine scadrà «tre mesi dopo» e cioè il 17 aprile, senza che abbia nessuna importanza il fatto che la persona offesa, per effetto della presenza di febbraio tra i mesi interessati, disponga di meno giorni per decidere di presentare denuncia o meno, o tantomeno la presenza di 28 o 29 giorni in febbraio, come avviene negli anni bisestili.

In conclusione, non si contano i giorni ma si fa riferimento alla stessa «data» riportata tre mesi dopo, con la conseguenza che i giorni disponibili variano ogni volta a seconda del momento di decorrenza iniziale e del numero di giorni di cui sono composti i mesi interessati.

Forse non è giusto che le persone offese dispongano volta per volta di giorni diversi, però è molto pratico perché è facilissimo individuare subito la scadenza senza dover fare nessun calcolo, che potrebbe essere complicato dalla presenza di festività intermedie.

Per ulteriori dettagli, ti consiglio comunque di leggere la nostra scheda in materia.

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Se rinuncio a presentare una querela devo pagare ugualmente il mio avvocato?

due mesi fa ho incaricato un avvocato per presentare una querela contro una persona, li ho lasciato un acconto di 300 euro, ora ho deciso di rinunciare alla querela, l’avvocato mi chiede di saldare il conto anche se non ha ancora depositato la querela in tribunale?
io trovandomi in difficolta economiche ho deciso di non proseguire,

Ovviamente, l’errore è tuo che avresti dovuto valutare prima di compiere il primo passo la sostenibilità economica dell’iniziativa.

Il tuo avvocato, peraltro, avrebbe dovuto darti chiare informazioni al riguardo e, auspicabilmente, farti anche un preventivo.

A questo punto, bisogna valutare l’ammontare del conto, che però dipende dall’attività che il tuo avvocato aveva frattanto svolto nel tuo interesse, ad esempio se la querela era già stata preparata si può dire che il lavoro era già stato fatto quasi interamente.

L’unica soluzione possibile è trovare un accordo con il tuo avvocato, con un approccio negoziale.

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Se faccio un esposto alla guardia di finanza posso avere ripercussioni?

Ho seguito un amica studentessa fuori sede in una vicenda che riguarda una caparra versata per un appartamento ad un proprietario che poi è scomparso senza rispondere più alle chiamate se non per minacciarla( e minacciarmi)di stalking.
Il pagamento è tracciato(ricarica post pay) e accompagnato da ricevuta da parte del proprietario.
In aggiunta ha mail, messaggi, testimonianze degli attuali inquilini(stranieri in erasmus senza contratto nonostante il proprietario avesse detto di averlo registrato).
La mi amica non vuole intraprendere cause legali poichè spaventata e senza una famiglia d’appoggio.
Ho seguito tutta la vicenda e vorrei segnalare l’accaduto alla guardia di finanza sopratutto per non farla scampare a una persona scorretta che ha illuso una ragazza per 8 mesi. Posso farlo? a cosa vado incontro?Qual’è l iter dopo aver fatto un esposto?Vorrei segnalare anche la minaccia a livello personale ma non vorrei addossarmi spese legali.

E chi lo sa? Noi legali possiamo fare solo osservazioni, valutazioni, quando va bene deduzioni, ma mai assolutamente previsioni.

Nel tuo caso, inoltre, sarebbe di fondamentale importanza il contenuto dell’esposto, che, per essere fatto come si deve, sia in punto a potenziale efficacia sia, soprattutto, a rischi per chi lo propone, dovrebbe essere redatto con l’aiuto di un tecnico della materia e cioè un avvocato.

Ma un avvocato costa e voi non volete, comprensibilmente, spendere soldi.

Direi che dobbiate valutare che cosa stimate di più, cosa pensate sia più importante e, se questo dovesse essere la sicurezza di non avere ripercussioni di nessun genere, la scelta migliore sarebbe sicuramente lasciar perdere.

Viceversa in caso contrario, ma a quel punto conviene chiedere qualche preventivo a qualche avvocato.

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L’istanza del 335 dopo quanto tempo è bene presentarla?

Una persona che viene a conoscenza di un presunto reato nei suoi confronti, ha tre mesi di tempo per presentare una querela. Se viene posta ai Carabinieri, loro hanno 48 ore di tempo per trasmetterla al PM, che deve iscriverla nell’apposito registro. Tuttavia, quest’ultimo non ha un limite di tempo preciso per farlo: quindi, nonostante una persona sia stata querelata e richiedesse il certificato 335 c.p.p. alla Procura della Repubblica (presso il Tribunale della parte offesa), in esso potrebbe risultare “nulla” perché le indagini preliminari non sono ancora iniziate. Inoltre, la risposta sarebbe la medesima anche nel caso di indagini già concluse.
Detto ciò, affinché l’esito del certificato possa essere affidabile, c’è un intervallo di tempo per fare la richiesta o è raccomandato farla ad intervalli regolari? In quest’ultimo caso, per quanto tempo sarebbe ragionevole farle?

Noi di solito consigliamo di presentare una domanda un mese o due dopo la data di riferimento, cioè di avvenuta commissione del fatto o presentazione della querela.

Nel caso non risultasse nulla, sarebbe opportuno, specialmente in presenza di circostanze che indicano come verosimile l’avvenuta presentazione di una querela o denuncia, ripetere dopo un’altro mese o due, l’istanza.

Per un approfondimento maggiore sullo stato del singolo procedimento, è poi preferibile incaricare un avvocato che, nel rispetto del segreto delle indagini, possa parlare con le Autorità e i funzionari degli uffici per cercare di capirne di più.

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Che faccio se mi hanno minacciato di denunciarmi per diffamazione per un commento su facebook?

Oggi mi hanno minacciato di denunciarmi per diffamazione per aver COMMENTATO un post in cui l’autore sostiene che il suo pediatra gli avrebbe chiesto x il rilascio del certificato una certa cifra in nero e senza visitare il bambino
Il mio commento e’ questo ” denunciarlo immediatamente , sono stufo di certi medici parassiti che senza visitare e senza fattura rilasciano certificati. Penso di sapere il suo nome”

In generale, naturalmente, sono molto più le querele minacciate di quelle effettivamente presentate, per ovvi motivi.

Al di là di questo, e ancor prima di valutare le espressioni che hai utilizzato, bisognerebbe capire quale fosse la individuabilità del medico in questione, e questo andrebbe valutato con riferimento al contesto in cui si è svolta la discussione.

In altri termini, chi ha letto l’intervento originario e il tuo commento era in grado con una certa ragionevole certezza di capire chi fosse il medico in questione?

Questo è il primo punto da vedere, perché a quanto mi par di capire nomi non se ne sono fatti, quindi occorre capire la riferibilità al tuo commento in quali termini si possa porre.

Quanto alle espressioni utilizzate, si connotano per una critica aspra, che però potrebbe essere ritenuta anche adeguata ad un fatto come quello di cui stavate parlando, anche se avresti fatto meglio a restare sul generico, senza aggiungere che pensavi di sapere chi era l’oggetto della discussione.

Ora quel che devi decidere comunque è se non fare nulla e aspettare l’eventuale presentazione della denuncia oppure se muoverti per tentare di prevenire la stessa tramite un approccio negoziale, mediante un avvocato. Personalmente, credo che aspetterei, a volte a fasciarsi la testa prima di rompersela si possono generare problemi che se lasciati stare avrebbero potuto spegnersi da soli.

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Cosa posso fare se una denuncia contro animali pericolosi non va avanti?

mia moglie percorreva a piedi la strada comunale col cane al guinzaglio quando è stata circondata da una decina di cani fuoriusciti da un campo recintato. Per miracolo lei e il nostro cane sono illesi dopo l’intervento del bracciante. Mia moglie ha tempestivamente chiamato i vigili che sono arrivati a situazione risolta e ha deciso di sporgere denuncia (dopo averne comunicato l’intenzione e preso regolare appuntamento al comando) per l’accaduto. Rilasciate le dichiarazioni al vice-ispettore, le viene detto che il comandante (assente) “valuterà” se procedere con la denuncia o meno. Allibita, mia moglie si reca dai carabinieri che le consigliano di non accanirsi contro i vigili e di rivolgersi ai carabinieri stessi in caso di nuovo accadimento, (quando loro stessi avevano indirizzato dai vigili una nostra vicina trovatasi nella medesima s ituazione.) Almeno tre persone sono state,in momenti diversi, aggredite da questo branco. Mi trovo arreso. Si può fare qualcosa?

Beh, si possono fare tante cose, ma dipende sempre dalla voglia che ha una persona di spendere tempo e denaro in questioni come queste.

A mero titolo di esempio:

  • istanza del 335 per vedere in che stato si trova il procedimento;
  • vertenza civile contro il proprietario dei cani;
  • messa in mora tramite pec al Comune / Provincia / enti di riferimento per il territorio affinché si facciano carico del problema

Come dicevo, però, dipende dal vostro interesse a coltivare una cosa di questo genere perché come tutte le vertenze legali richiede applicazione.

Certo è abbastanza deludente che le autorità non intervengano in un problema come questo che riguarda la sicurezza di tutti.

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Posso querelare una persona che è emigrata senza lasciare tracce e non ha mai pagato il mantenimento?

volevo sapere se c’è un termine entro il quale si può presentare denuncia/querela per il mancato pagamento degli alimenti all’ex coniuge per i figli, stabiliti nella forma e nella quantità con sentenza del tribunale. La sentenza è di 4 anni fa e, fino ad oggi, l’obbligata non ha mai corrisposto alcunché. Fino ad oggi non ho provveduto con la denincia per nn provocare problemi ai figli e mi chiedo se sono ancora in tempo, perdurando la mancata corresponsione degli alimenti. Nel caso l’informazione servisse: la signora si è trasferita all’estero subito dopo la sentanza senza lasciare recapiti

La querela si può fare sin da subito dopo il decorso della scadenza per il primo pagamento, anche se ovviamente nella pratica solitamente si attende che ci siano tre o quattro mensilità non pagate.

Per cui nel tuo caso la querela si può, da questo punto di vista, fare.

Il fatto che l’obbligata sia emigrata senza indicare dove risiede non fa che aggravare, giuridicamente, la sua condotta.

Però potrebbe costituire in concreto il problema di individuarla per le notifiche e gli altri incombenti del procedimento.

Dovresti secondo me valutare se commissionare ad una agenzia di investigazioni apposite ricerche sul punto, o comunque cercare di raccogliere informazioni sulla residenza effettiva di questa persona, perché se tu riuscissi a fornire il recapito effettivo della denunciata la querela avrebbe molte più probabilità di essere efficace.