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Fare ciò che conviene invece di ciò che è giusto: sblocca i problemi.

DOMANDA – con il mio ex marito, legalmente separati dal 2017, su mia richiesta stiamo definendo l’atto di divorzio e soprattutto la parte inerente la proprietà della casa (comunione dei beni), dove risiedo io con i miei tre figli. Entrambi abbiamo chiesto una valutazione della casa da un perito scelto in autonomia. Le valutazioni sono molto diverse, ovviamente ci si chiede come mai e come procedere a mia tutel. La mia presenta un valore di cinquantamila euro più basso valutando lo stato attuale della casa e il valore del mercato. Nella sua (molto lunga) il suo perito ha inserito una parte in cui dichiara che risulta una manutenzione ordinaria non svolta negli anni ammontante a un valore di 25/30.000 euro. Si può forse evincere che si richiede implicitamente in carico totale alla sottoscritta? E’ verosimile che lo scarto sia legato a questo?

— RISPOSTA – È normale che ci siano differenti valutazioni circa la stima del valore di un immobile, fa parte della realtà di queste cose. In effetti, quasi nessun bene giuridico presenta un prezzo stabilito in modo tassativo e per sempre, specialmente gli immobili che, come noto, sono soggetti fluttuazione, anche sensibile, nel corso del tempo.

Purtroppo, noi tendiamo ad avere la pretesa a cercare delle certezze, nell’illusione che possano rassicurarci, quando invece lo sguardo più rassicurante, e funzionale per giunta, è sempre quello più aderente al reale possibile.

Oltre alla normale variazione di valutazione, peraltro, quando si deve trovare un accordo con un’altra persona, come tipicamente nelle situazioni di separazione e divorzio, non si può mai rimanere tassativamente legati ad una valutazione piuttosto che ad un’altra, ma si devono fare considerazioni di tipo equitativo che potrebbero in parte, anche consistente, prescindere dai valori di partenza.

Soprattutto, quando si definiscono delle situazioni legali ognuno di noi tende a cercare di fare quello che è «giusto», mentre invece la soluzione viene fuori molto facilmente quando si cambia punto di vista e si cerca di fare quello che è invece «conveniente».

Se adotti questo punto di vista, che ti assicuro è di gran lunga il più funzionale che si possa adottare nell’approcciarsi alle vertenze legali e alla risoluzione dei conflitti, comprendi quanta poca importanza possano avere le valutazioni e le stime di partenza, mentre sia fondamentale osservare il complesso delle circostanze del caso e vedere come si possa ragionare in relazione alle stesse, considerate sia singolarmente che nel loro complesso.

Se vuoi approfondire ulteriormente la questione, o incaricarmi di assisterti nella gestione di questa fase, chiama ora lo studio al numero 059 761926 e prenota il tuo primo appuntamento, concordando giorno ed ora con la mia assistente.

Puoi anche acquistare online direttamente da qui: in questo caso, sarà poi lei a chiamarti per concordare giorno ed ora della nostra prima riunione sul tuo caso; a questo link, puoi anche visualizzare il costo.

Naturalmente, se vivi e lavori lontano dalla sede dello studio – che è qui, a Vignola, provincia di Modena, in Emilia – questo primo appuntamento potrà tranquillamente avvenire tramite uno dei sistemi di videoconferenza disponibili, o persino tramite telefono, se lo preferisci; ormai più della metà dei miei appuntamenti quotidiani sono videocall.

Guarda questo video per sapere meglio come funzionerebbe il lavoro con me.

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Ti lascio adesso alcuni consigli e indicazioni finali che, a prescindere dal problema di oggi, ti possono sempre essere utili.

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Dividere la casa con ex coniuge: come fare?

sono in fase di divorzio,ho due bambini di 15 e 10 anni,ho una casa in comproprietà con il mio ex marito al 50percento. Il problema grosso è proprio questa casa, è stata affidata a me con i bambini,ora ho provato a fare trattative per acquistare il suo 50 percento,ma non c’è cifra che lo soddisfi ( vuole esattamente la metà della casa) io oltretutto sono disoccupata,e non posso comprarmi la sua parte per la cifra che dice lui ( oltretutto abbiamo un mutuo che lui non sta pagando per rispetto) ora mi ha detto che se non accetto di comprare la sua parte mi porta in tribunale mettendo un CTU e così la casa andrà all’asta! Rimanendo io sicuramente dentro fino a che i miei figli sono autosufficienti! La mia domanda è: un giudice può obbligarmi a vendere la mia metà di casa ( oltretutto pago regolarmente anche mutuo) senza il mio consenso? mettendola all’asta perché lui vuole la sua parte?

È un problema classico di separazione e divorzio, di cui abbiamo parlato ormai centinaia di volte nel blog, per cui non esiste una soluzione «magica» e pronta, nemmeno se uno fosse disposto a pagarla milioni di euro.

La casa è in comproprietà, nessuno può essere «costretto» a vendere la sua parte all’altro, di conseguenza ognuno può fare il prezzo che vuole della sua quota, tranne l’ipotesi di divisione giudiziale che, naturalmente, sarebbe solo uno spreco di tempo e di denaro, anche perché sul mercato difficilmente troverebbe un acquirente una casa vincolata a due figli per un tempo indefinito, quello necessario al raggiungimento dell’autosufficiente economica.

Probabilmente tuo marito ha un legale che non lo sta consigliando bene o, pur avendo un legale che tenta di indirizzarlo nel modo più corretto, è arroccato su posizioni poco sostenibili per motivi che non sono difficili da immaginare né rari da rinvenire in situazioni di questo genere.

Il principale approccio possibile per trattare un problema di questo genere resta comunque la negoziazione e la trattativa: come è stata condotta fino adesso? In modo efficace e funzionale o in modo inefficiente, come ad esempio col classico «balletto» di lettere tra i legali?

Questo sarebbe un aspetto importante da capire.

Se vuoi un preventivo per un’assistenza da parte del nostro studio nella tua situazione puoi chiedercelo compilando il modulo nel menu principale del blog.

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Si può acquistare un fondo indiviso? E torturare il linguaggio?

Dovremmo acquistare un terreno agricolo di 7000mq ci sono 7 eredi di cui 1 non vuole vendere…. La mia domanda è…. Se la maggioranza decide di frazionare il terreno e vendere ognuno la sua quota si può fare???? Oppure ci vuole che sia d’accordo anche quell 1 x il frazionamento????

Va bene che i segni di interpunzione non costano niente, però non credo che sia un motivo per metterne quattro.

Uno, nel caso del punto interrogativo, e tre, nei puntini di sospensione, sono sufficienti, o no?

Poi vorrei fare un’altra domanda.

Il tempo che risparmi scrivendo «x» anziché «per» e «1» anziché «uno» o tralasciando l’apostrofo come lo impieghi?

Se non fossero attività dotate di particolare rilevanza, ti inviterei a riconsiderare questo stile, perché la piacevolezza della lettura, ma anche della composizione, di un testo, ha sempre il suo perché, ha sempre una sua importanza, nelle comunicazioni tra le persone.

Anche se non era sicuramente la tua intenzione, un testo compilato in questo modo trasmette un messaggio di sciatteria che non giova né a chi lo legge, né a chi lo scrive.

Non possiamo dare la colpa né al celebre t9, né alla «tastiera del cellulare»: si può avere uno stile eccellente scrivendo da qualsiasi periferica; basta, nei casi più laboriosi, essere più sintetici, restando nell’ambito della correttezza della nostra lingua, che è la più bella e la più musicale del mondo e non merita di essere torturata in questo modo.

Per quanto riguarda la tua domanda, se si tratta di un fondo indiviso, si possono vendere le singole quote, che sono sempre «porzioni» di un bene che resta indiviso, mentre non si può fare un frazionamento, che poi è una divisione, se non vi è il consenso di tutti i comproprietari.

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Non dividerti da ciò cui sei connesso.

«L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto.» (Matteo 19, 6)

L’insegnamento del Maestro più animico e oggi più disatteso di tutti.

Non ci sono solo le separazioni, ma l’aborto, le disposizioni avanzate di trattamento, l’eutanasia, la costante distrazione digitale, che distoglie l’uomo dal «cuore del suo cuore», e, infine, la separazione dell’uomo da Dio.

Questa è l’epoca più satanica della storia, quella in cui i livelli di divisione sono altissimi, dove sta trionfando il grande divisore, cioè il diavolo stesso.

È il peso più grande per la nostra anima, che vuole connessioni, che è come un bambino che volge il viso e si protende verso chiunque incroci il suo sguardo, perché la vita premia la vita, la creazione, l’amore e tutto ciò si può avere solo tramite le relazioni e non le cesure.

Viceversa, è solo per momenti egoici che prendiamo decisioni che conducono a separazioni o divisioni: da Dio, da un amico, da un compagno di vita, da un figlio, un fratello, un genitore, che lasciamo ammazzare perché tanto sta soffrendo e allora è meglio cosi – ecco il trionfo della «logica» sul cuore.

Io ti dico che Satana non ha mai goduto così tanto e non ha mai avuto così tanti proseliti, spesso inconsapevoli, come oggi.

Ti lascio con queste domande:

  • questo insegnamento del Maestro serve per una ordinata convivenza civile o per la tua felicità, per quella di ogni uomo?
  • quali sono le grandi separazioni, le divisioni della tua vita?
  • cosa puoi fare per prenderti cura della tua anima e renderla ogni giorno più grande?

Un abbraccio.

«Dio ci rende spesso visita, ma noi non siamo quasi mai in casa» – Meister Eckhart

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Divisioni ereditarie: perché sono sempre difficili?

ho una domanda da farti. DOVE FINISCE L’ AMORE FRATERNO DI FRONTE A UN’EREDITA’ DI 120,00 euro?Illuminami perchè sono figlia unica e non mi è molto chiaro concetto…A me sembrava che avere dei fratelli è un dono del cielo,crescere insieme è già una ricchezza allora perchè tutto svanisce quando si arriva al lutto,successione ecc. Alcuni mesi fa è deceduto mio suocero lasciando in eredità 2 case una delle quali in completo stato di degrado. 3 eredi sono ben sistemati,ciascuno ha la propria casa,la propria famiglia. Niente da fare:discussioni,valutazioni esagerate,tutto quello che prima è stato disprezzato e mandato in malora è diventato”una fonte di ricchezza” .Non esiste più valore affettivo delle cose? Questi fratelli non vedono più il passato? Prima del decesso se ne parlava,sentivo le parole:tra i fratelli ci metteremo d’accordo,non ha senso litigare per 2 catapecchie ecc. Adesso tutto è cambiato. Sono sbalordita e schifata nello stesso tempo.

Le vertenze successorie, cioè di divisione di beni tra eredi, sono sempre molte. Alla radice non ci sono tanto aspetti economici, che sarebbero facilmente risolvibili con una perizia di stima e qualche valutazione equitativa, ma aspetti emotivi conflittuali ben radicati da diversi anni.

Di queste cose, come probabilmente saprai, parla con estrema chiarezza anche il Vangelo (Luca 12, 13-21):

«13 Uno della folla gli disse: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». 14 Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». 15 E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni». 16 Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. 17 Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? 18 E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19 Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. 20 Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? 21 Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio»»

Se anche Gesù, che ha guarito indemoniati, ciechi, storpi, paralitici, ha resuscitato persino persone che erano già morte, si rifiuta di intervenire in una divisione, lui che non ha mai rifiutato niente a nessuno, questo ci deve far capire molte cose.

Ci fa capire, innanzitutto, che il problema in questi casi è nel cuore dell’uomo e nemmeno Dio, considerato che ci ha dato il libero arbitrio, lo può cambiare, se non è l’uomo stesso a fare un percorso di cambiamento.

Dopo questa premessa molto importante per capire quale è il vero tema in discussione quando si parla di queste cose, come avvocato l’approccio che seguo è sempre quello strategico, che va modulato man mano a seconda di com’è e come si evolve la situazione, cercando fin quando è possibile di usare rimedi di mediazione e riservando il ricorso al sistema giudiziario all’ultima spiaggia.

Se vuoi un preventivo, puoi chiedercelo compilando il modulo apposito nel menu principale del blog. Ti raccomando, con l’occasione, di iscriverti alla newsletter del blog, o, se non ti piace la mail, al gruppo Telegram, in modo da non perderti importanti e utili aggiornamenti quotidiani.

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Comunione con mio fratello di una casa: come uscirne

Ho il 33% di immobile mentre mio fratello il 66% (ho fatto rinuncia all’eredita Di mio padre per debiti) . Mio fratello ha residenza ma non il domicilio, mentre io no (abito in un altro indirizzo). Lui non paga niente. Ha la posta intasata di atti giudiziari e multe. Non paga le immondizie ecc. dice che paga e lavora in nero, il suo denaro è gestito da una banca su internet e manda tutto all’estero, voglio togliermi da quell’immobile come fare? Ho pagato un avvocato che dopo lettere su lettere e firme, mio fratello straccia le lettere dell’avvocato.

È un problema comunque, di cui abbiamo parlato davvero tante volte, per cui, al di là di quello che diremo qui, ti invito anche a fare una ricerca tra i vecchi post, in modo da avere magari la possibilità di leggere altre considerazioni e avere altri angoli visuali.

Molto semplicemente, si tratta di una situazione di comunione ereditaria che determina, con il suo permanere, diversi problemi connessi al fatto che uno dei comproprietari, non avendo probabilmente nulla da perdere, non si interessa in alcun modo della gestione e anzi determina con il suo comportamento difficoltà in coloro che pure se ne vorrebbero occupare.

In astratto hai due possibilità di azione.

La prima sarebbe svendere la tua quota del 33% ad una persona disposta ad acquistarla sul mercato. Ovviamente, questa persona dovrà essere poi disponibile a promuovere tutte le pratiche che saranno necessarie per risolvere, in qualsiasi modo, la situazione con tuo fratello. Ovviamente, è difficile trovare un soggetto del genere, anche se non impossibile.

La seconda possibilità è coltivare tu personalmente questa posizione per arrivare ad una soluzione, che può essere delle più diverse:
– tu acquisti la quota di tuo fratello e lo liquidi, dopodiché tieni o vendi la casa;
– tuo fratello acquista la tua quota;
– regali a tuo fratello anche la tua quota
– ecc. ecc..

Per fare tutte queste cose, relative alla seconda possibilità, devi tuttavia riuscire ad instaurare un dialogo costruttivo con tuo fratello, cosa per la quale è più adatto, ad esempio, un mediatore familiare che un avvocato a mio giudizio.

Quindi il consiglio sarebbe per me quello di incaricare un mediatore familiare di provare ad intervenire nella situazione. Se vuoi ovviamente un preventivo da noi, siamo a disposizione, è sufficiente compilare il modulo che trovi in alto nel blog.

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Divisione giudiziale: devo accettare beni in natura?

Dopo aver lanciato causa per vendita giudiziale tutto asse ereditario,sono in attesa risultati stime CTU e CTP.

Villa Noemi € 3.000.000,- mia quota 16,6%
Villa Fioravante € 850,000,- mia quota 25%
Immobilare Brina € 300,000,- mia quota 25%
Cascina € 90.000,- mia quota 25%

La proposta di divsione bonaria delle sorelle, da me rifiutata,prevedeva liquidazione mie quote di Villa Noemi(16,6%)tramite assegnazione a me di Immobiliare Brina e Cascina.

Ovviamente ho rigettato la proposta bonaria,che ho ritenuto non omogenea e ho iniziato causa contro le sorelle.Desidero essere liquidata in contanti e non con immobili di scarso valore immobiliare.

Articolo 720 CC,prevede, nel caso di immobili non divisibili,assegnazione ai coeredi che hanno maggioranza,con conguaglio in danaro.Ma le sorelle non hanno fondi per pagare conguaglio.

Sarò costretta ad accettare conguaglio in immobili di scarso valore?

Dovrò accettare assegnazione immobili di scarso valore?

Come procedo?

L’art. 720 del codice civile prevede quanto segue: «Se nell’eredità vi sono immobili non comodamente divisibili, o il cui frazionamento recherebbe pregiudizio alle ragioni della pubblica economia o dell’igiene, e la divisione dell’intera sostanza non può effettuarsi senza il loro frazionamento, essi devono preferibilmente essere compresi per intero, con addebito dell’eccedenza, nella porzione di uno dei coeredi aventi diritto alla quota maggiore, o anche nelle porzioni di più coeredi, se questi ne richiedono congiuntamente l’attribuzione. Se nessuno dei coeredi è a ciò disposto, si fa luogo alla vendita all’incanto.»

Si tratta di una disposizione che attribuisce al giudice un potere discrezionale, evidente nell’uso dell’avverbio «preferibilmente», che non indica certo un obbligo di procedere in tal senso. Può essere importante o significativo al riguardo, vedere cosa opina in materia il CTU incaricato dal giudice.

In ogni caso, la disposizione stessa specifica che è necessario il consenso dei coeredi, per cui, se nessuno di essi chiede l’assegnazione per l’intero di uno o più beni, facendo poi un adeguato conguaglio agli altri, si procede comunque alla vendita con incanto, quindi alla collocazione sul mercato, tramite il procedimento previsto per le aste giudiziarie, dei beni stessi, con successiva divisione del ricavato monetario che, come tale, è sempre agevolmente divisibile.

In ogni caso, si tratta di eventi che potrebbero compromettere il tuo patrimonio, per cui, al di là di tutto, ti consiglio sempre di mantenere un approccio negoziale, cercando di raggiungere un accordo tra di voi.

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Casa familiare assegnata all’ex: come ottenere la divisione

Separato da 3 anni (separazione giudiziale) con assegnazione della casa mio figlio e alla mia ex. Matrimonio in separazione dei beni con casa e mutuo a mio nome. Da 2 anni non pago il mutuo, la casa non é stata ancora ne’ pignorata ne’ messa all’Asta. Ho cercato di convincere la mia ex a firmare per vendere la casa e dividere la somma ricavata, ma non ne vuole sapere nulla. Esiste un modo per poter vendere la mia casa? Se si, come?

Ne abbiamo parlato dozzine di volte nel blog, per cui ti invito a fare una ricerca nei vecchi post, che, ad oggi, sono oltre quattromila, un discreto deposito di domande / risposte giuridiche dove ormai è facile trovare risposta a molti dubbi, dal momento che tante domande sono ricorrenti.

In sintesi, le possibilità che hai sono le seguenti.

Innanzitutto, puoi vendere la tua quota di proprietà, che non ho capito se è intera o in comunione con tua moglie, però chi acquista dovrà rispettare il vincolo di destinazione impresso sull’immobile costituito in casa familiare a favore di tuo figlio, quindi non sa quando potrà prenderne possesso perché dipende da quando tuo figlio uscirà di casa. Molto difficilmente puoi collocare sul mercato un bene del genere, specialmente in un momento come questo.

Se la casa è in comunione, puoi chiedere la divisione giudiziale per tentare di «realizzare» la tua quota, ma anche in questo caso, anzi qui a maggior ragione, è evidente che è difficile che vi possano essere terzi interessati, per di più in seno ad una procedura forzosa, ad acquistare una quota di un bene su cui c’è comunque un vincolo di destinazione.

Il punto è che comunque la casa familiare finché tuo figlio non è diventato autosufficiente è destinata a restare al suo servizio, partendo da questo concetto puoi capire come i margini di manovra per poter realizzare qualcosa da quel bene siano molto limitati.

L’unico metodo per trattare situazioni di questo genere, e anche questo ormai l’avrò detto centinaia di volte, è quello della trattativa: devi negoziare, con l’aiuto di un bravo avvocato o mediatore familiare (non puoi affatto negoziare da solo…), con la tua ex per trovare una soluzione concordata. Se l’immobile è in comunione, potete venderlo e dividere il ricavato, la sua porzione di ricavato però deve essere sufficiente, magari con una piccola aggiunta, per consentirle di ottenere la disponibilità di una nuova casa in cui andare ad abitare.

Qui starà poi a te valutare quanto sei disposto ad allentare i cordoni della borsa per uscire almeno da questa situazione, facendo non quello che è giusto, ma quello che ti conviene, un’altra cosa che predico spesso…

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Per sciogliere una comunione scegliete un avvocato negoziatore.

in comunione con due sorelle, ho ereditato una casa con terreno. Premetto che saremmo intenzionate a vendere, ma il contrasto è sul prezzo. A questo punto chiedo: se le altre due sorelle sono disposte a vendere per una cifra che io ritengo insoddisfacente, per la medesima potrei acquistare io.
La cosa non è semplice perchè una in particolare, guidata dal marito sadico e arrogante, sarebbe portata ad opporsi per dispetto, fino a giungere alla vendita all’asta.
Leggendo il suo articolo si evince che colui il quale possiede maggiori quote, facendo richiesta di assegnazione, ha più possibilità? In previsione di come si andrà a determinare la vicenda, mi conviene acquistare la quota di una sorella che magari è più disposta a cedere?
In sintesi chiedo la migliore strategia per far si che la casa non vada in mano a persona sgradevole e possa acquistarla io.

I problemi alla base di queste situazioni non sono tecnici, ma squisitamente umani, riguardano cioè i contrasti e i conflitti che ci sono all’interno della famiglia e che rendono molto difficile se non impossibile sviluppare un dialogo serio e costruttivo, che è invece indispensabile per arrivare a una soluzione.

Per questo motivo, io credo che prima di pensare a soluzioni e metodi di tipo giudiziale, che rappresentano sempre un bagno di sangue per tutti, si debba tentare il più possibile con approcci di tipo negoziale.

In primo luogo, non potete condurre voi in prima persona la trattativa, ma dovete incaricare un legale, un avvocato. Questo avvocato non deve essere quello che la gente cerca comunemente quando desidera un «avvocato con le palle», che di solito è semplicemente purtroppo solo uno stronzo maleducato che non porta ad altro che alla rovina, ma tutto al contrario una persona affabile, saggia, dotata di propensione al dialogo, alla mediazione e in grado di definire e suggerire una adeguata strategia di base.

Vi serve, in altri termini, una persona intelligente e dotata di delicatezza, tatto e diplomazia, indispensabili per muoversi in situazioni come queste.

La trattativa sarà in primo luogo condotta da questo avvocato con le altre parti o i legali che le altre parti vorranno incaricare, sperando sempre che in questo secondo caso si tratti di professionisti ragionevoli.

Qualora la trattativa, poi, si dovesse arenare per un motivo o per l’altro, l’ulteriore ipotesi da valutare, sempre in ambito negoziale, sarebbe quella di promuovere la fase di mediazione, che in molti casi si è dimostrata un valido passo per sbloccare problemi già un po’ incancreniti, per la presenza di un mediatore, e che comunque rappresenta un momento necessario per legge per promuovere poi, se proprio non dovesse andar bene, la causa di divisione giudiziale.

È importante per il cliente capire che la fase di trattativa rappresenta un investimento importante, di cui tuttavia non c’è alcuna garanzia di ritorno. La trattativa, infatti, è un vero e proprio lavoro per l’avvocato, da svolgere con delicatezza, attenzione e scegliendo sempre le mosse più opportune: il cliente deve corrispondere un compenso per questo lavoro «di fino», però può darsi che la soluzione non arrivi perché il risultato dipende sempre dall’accettazione delle altre parti, per quanti sforzi si possano fare e per quanto un avvocato possa essere bravo.

Per questi motivi, il cliente deve mettere in conto l’eventualità di pagare diverse ore di lavoro per poi ritrovarsi con niente in mano, proprio perché si tratta di un tentativo. Un tentativo che secondo me tuttavia, vista l’alternativa, che è quella giudiziale, vale sempre la pena di fare, conviene. Si può procedere per passi successivi, eventualmente programmare ad esempio 5 ore di lavoro, esaurite le quali si può fare un primo punto della situazione e decidere insieme al legale se programmarne altre cinque oppure passare ad altri approcci e metodi per trattare il problema.

Come per quasi tutti i problemi legali, non c’è una soluzione pronta per situazioni del genere. Ci si può solo lavorare sopra e vedere man mano come la situazione evolve. I problemi legali si possono trattare, con lo scopo di arrivare ad una soluzione. In queste situazioni di comunione, il modo migliore di trattarle almeno all’inizio è sicuramente quello della trattativa, rigorosamente tramite legale perché le parti da sole non sono affatto in grado di negoziare in modo efficace, questo è un aspetto fondamentale da capire. Nel 90% dei casi le persone che si muovono senza una adeguata assistenza legale peggiorano la situazione.

Che un legale sia indispensabile per me è fuori discussione, piuttosto il problema è la scelta dell’avvocato, perché purtroppo i professionisti inadeguati ci sono e il rischio di incaricarne uno è reale. Ti consiglio di curare particolarmente bene la scelta del legale che andrai ad incaricare, assicurandoti che abbia una vera propensione e professionalità come negoziatore. Stai bene alla larga da tutti gli altri.

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Partecipazione societaria ereditata: come uscirne?

Ho un attività di autorimessa ereditata insieme mio fratellastro. Una S.A.S. suddivisa per un terzo ciascuno , a cui si aggiunge la mamma del fratellastro. L’attività va bene, solo che sono estromesso dai guadagni, utili, visione bilanci ecc. Ho provato a recuperare un rapporto che non vogliono. L’unica soluzione sarebbe dividere i locali (molto ampi, con 2 ingressi ) faccio riferimento al suo art. C.C. art.720. Sono in mano ad un avv. naturalmente ma non ho ottenuto e nn mi dilungo. La domanda è rivolgermi ad un giudice x divisione è un procedimento lungo e costoso . Voi cosa consigliereste?

Innanzitutto, bisognerebbe capire nella posizione di quale socio sei subentrato come erede, se cioè in quella di socio accomandante, che è solo un investitore senza alcun potere di ingerenza nella società, o in quella di socio accomandatario, che è appunto quello che gestisce concretamente l’attività. La tua società appunto è una società in accomandita semplice, una società di persone che prevede necessariamente la presenza di queste due categorie di soci.

Qualora tu fossi socio accomandatario, la tua esclusione dall’amministrazione sarebbe illegittima, specialmente dal punto di vista quantomeno informativa, cioè del diritto a consultare e ricevere copia dei documenti societari. Inoltre, sarebbe anche pericolosa, perché tu, pur senza sapere nulla di come viene amministrata la società, risponderesti delle obbligazioni sociali col tuo patrimonio, a differenza del socio accomandante.

Pertanto è sicuramente una situazione dalla quale deve cercare di uscire subito, iniziando dal fare la dovuta chiarezza.

Il primo passo è sicuramente quello dell’invio di una diffida tramite avvocato; se questo non fosse sufficiente, puoi tentare con la fase di mediazione che spesso offre buoni risultati e che comunque è obbligatoria per poter poi in seguire instaurare un giudizio di divisione giudiziale.

La divisione giudiziale, riguardando quote societarie, peraltro sarebbe abbastanza più agevole di quella che si ha quando si devono dividere immobili.