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diritto

Sniffing acchì?

salve, avrei bisogno di una consulenza a titolo confidenziale; potrei gentilmente sapere se lo sniffing abbia a che vedere con l’identificazione del reo sul web e se le cose possano essere fattibile pure per reati di tipo amministrativo?

Io non ho capito niente.

Ripeto per l’ennesima volta – se fai una ricerca tra i vecchi post del blog vedrai che ne ho parlato centinaia di volte – che quando ti rivolgi ad un avvocato devi esporre un problema concreto, non fare delle valutazioni in fatto o in diritto che non ti competono e, soprattutto, non consentono a chi ti potrebbe aiutare di darti una mano.

Fare domande di questo genere equivale ad andare dal dottore e, anziché dire una cosa come ad esempio «mi fa male qui», si facesse una domanda come «in caso di dolore nella regione cerebrale la diagnosi potrebbe essere quella di un’algia che riguarda la sfera ossea piuttosto che la materia grigia?».

Facciamo che ognuno svolge il suo lavoro: tu sei l’utente e il tuo compito è di descrivere il fatto, io sono l’avvocato e il mio è quello di dirti che cosa, relativamente a quel fatto, dice la legge.

Lo avevano codificato anche gli antichi giuristi romani: da mihi factum, dabo tibi jus.

Se non mi dai il fatto, io non sono in grado di capire niente e non sono in grado di darti nulla, anche volendo, anche se mi paghi.

A questo punto, se credi, se hai ancora bisogno, puoi:

  • lasciare un commento, cercando di spiegare il fatto in modo completo, preciso e consequenziale, sotto al post quando verrà pubblicato sul blog;
  • acquistare una consulenza: in questo caso fare una sessione zoom in cui sarò io ad aiutarti ad esporre la situazione, una volta completata la qual cosa potrò finalmente rispondere alla tua domanda.

Se vuoi acquistare la consulenza, puoi chiamare il numero di studio 059 761926 al mattino e concordare un appuntamento con la mia assistente, oppure acquistare direttamente da qui, nel qual caso sarà poi lei a chiamarti per concordare giorno ed ora dell’appuntamento.

Iscriviti comunque oggi stesso al blog per ricevere futuri contenuti come questo utili per sapere sempre come muoversi nella gestione di situazioni legali.

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riflessioni

Vengo dopo il tiggì.

Mentre tu corri a nasconderti sotto un sasso in attesa della fine del mondo, io inizio una nuova collaborazione alla tivù.

Sarà una rubrica quattordicinale (vuol dire: ogni due settimane) su un’emittente di Milano (mica pizza e fichi), dedicata ai temi del diritto di famiglia.

Rigorosamente in diretta – perché io come sai non ho paura di niente, soprattutto delle figure di m..

Potrai, durante la trasmissione, rivolgermi le domande più indiscrete ed io ti risponderò gratis et amore Dei, come si conviene all’uso televisivo e ad un pubblico così affettuoso com’atté.

Potremo così finalmente rispondere insieme a domande tralatizie, quali “come faccio a farmi pagare l’adeguamento ISTAT?” e “perché se io ho l’appartamento più piccolo pago di più di riscaldamento?”, che agitano da sempre i cuori degli uomini.

Resta sintonizzato, tramite il blog ti farò sapere quando, dove e come.

Anch’io ti voglio bene, buona giornata.

? 1?? cerca «solignani» con google 2?? collegati e iscriviti al mio blog ?

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avvocato

Per andare dove dobbiamo andare…

Bongiorno io sono in tunisia vivono da 9 anni nn vaxx vorrei informazioni x venire in italia e poi tornare e un bel problema grazie x la sua risposta

Io ti risponderei volentieri, ma la domanda è incomprensibile.

Posso capire le difficoltà linguistiche, ma nel momento in cui ci si rivolge ad una qualsiasi persona bisogna premurarsi che la domanda che viene formulata sia intellegibile, altrimenti che cosa si può sperare di ottenere?

Tra l’altro la situazione di base coinvolge elementi internazionalistici che la rendono più complicata del solito, per cui a maggior ragione sarebbe stata necessaria una adeguata cura nella descrizione della stessa.

Io mi metto a disposizione per dare tutti i giorni spunti gratuiti, come si vede oggettivamente dagli articoli già contenuti nel blog in cui ho dato risposte a centinaia di persone, ma i miracoli non li posso e probabilmente non li voglio nemmeno fare.

Iscriviti al blog per ricevere tutti i futuri aggiornamenti.

Se ti serve aiuto professionale, chiama lo studio al numero 059 761926 e prenota un appuntamento, anche a video o al telefono, con la mia assistente.

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diritto

Per via della prescrizione: dove dobbiamo andare?

vorrei sapere se una procura speciale irrevocabile, è valida all’infinito o se dopo 20 anni cade in prescrizione.

Ci sono delle cose che non cadono mai in prescrizione.

Io, ad esempio, sono più di venti anni che predico che le domande giuridiche campate in aria, completamente svincolate dalla descrizione del problema in cui si inseriscono e da cui precipitano, non hanno alcun senso ed utilità.

Ma so che è una cosa che dovrò ripetere finché terrò aperto il blog e finché mi occuperò di problemi legali.

In un post di qualche tempo fa, ho anche riportato un passo del celebre romanzo dei Promessi sposi, in cui evidenzio che anche Renzo, il famoso protagonista dell’opera di Manzoni, nel momento in cui va dall’avvocato, anziché illustrargli quello che gli è successo, inizia proprio facendogli una domanda campata in aria, cosa che rende al legale impossibile capire di cosa si tratti.

Il post, se vuoi, lo puoi leggere qui.

Al tema, ho anche dedicato una puntata di radio Solignani, dal significativo titolo di «Domande del cazzo: se le conosci le eviti». La puoi ascoltare qui.

Sulla prescrizione della procura non voglio neanche parlare, può darsi benissimo che sia un aspetto che non ha niente a che fare con il modo migliore di trattare il tuo problema e la situazione sottostante, per cui è inutile soffermarcisi e perdere tempo.

Se credi, manda di nuovo la tua domanda al blog, descrivendo tutta intera la situazione che ti trovi a dover fronteggiare.

Ricordati di iscriverti al blog e al podcast, per non perdere post utili e fondamentali come questo, che non trovi da nessuna altra parte.

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diritto

Per andare dove dobbiamo andare: dove dobbiamo andare?

siamo tre condomini uno al p.t. negozio di estetica in affitto, uno app.to al 1° p. ed uno al 2°.Nel locale, a causa delle forti piogge, si è ostruita la fogna ed è uscita acqua dal water. Nel locale c’è un pozzetto d’ispezione dove scarica soltanto il loro bagno, il discendente del loro terrazzo e del tetto condominiale. Il tutto defluisce attraverso lo scarico finale che passa nella mia cantina per finire nel pozzetto dove scaricano i nostri servizi. L’ostruzione è stata causata da materiale misto (stracci, assorbenti, tamponi di ovatta, ecc.) che sono stati rinvenuti dall’autospurgo nel tubo fognario e che nulla c’entrava con la pioggia. Vorrei chiedere: chi deve pagare i lavori/danni? Posso far togliere quel tubo della fogna dalla mia cantina atteso che possono portarlo fuori dal locale comm.le direttamente?

Questo è l’ennesimo eccellente esempio di domanda che non è purtroppo comprensibile:
– non si capisce che proprietà abbia, tra le tre unità, il nostro lettore;
– non si capisce quale dei tre (o altri) sia il «locale»?
– non si capisce chi sia il soggetto quando il lettore parla di «loro».

Alla fine, insomma, non si capisce proprio niente ed è davvero impossibile rispondere.

Questa non è affatto una situazione insolita.

Molte persone parlano senza rendersi conto che chi ascolta non possiede le loro stesse informazioni, non conosce nulla della loro situazione e quindi se non gliene vengono forniti i dati fondamentali non possono essere in grado di capirla.

Queste persone, magari, sono quelle che interpellano un legale dicendo che hanno bisogno «solo 5 minuti», quando poi nella realtà l’avvocato, solo per capire la situazione in cui dovrebbe intervenire, ha bisogno di parlare con loro per almeno 30 minuti.

È sicuramente una forma di analfabetismo, o incomunicabilità, che però riguarda non pochi utenti, ma la maggior parte di essi – e non esagero.

La maggior parte di chi mi entra in studio parla in questo modo ed è necessario un paziente lavoro di ricostruzione e indagine da parte mia solo per capire quello di cui mi vogliono parlare. È, per converso, abbastanza raro incontrare una persona in grado esporre più o meno compiutamente una determinata situazione, mettendosi nei panni di chi ascolta e considerando il livello di informazioni a riguardo dello stesso.

Questo, naturalmente, fa parte del mio lavoro di avvocato, che è un professionista che deve fare da collegamento tra il mondo delle persone semplici, che hanno esigenze che non sempre riescono a formulare in modo compiuto, e il sistema giudiziario, o comunque la pratica legale.

Sospetto, tuttavia, che non tutti gli avvocati si dedichino, prima di cominciare il lavoro, a dipanare in modo idoneo la «matassa» di dati e informazioni che viene loro portata in modo disordinato e incompleto dal cliente. In diversi casi, nel corso di incontri con colleghi e rispettivi clienti, mi sono accorto che il collega avversario non aveva in realtà capito quello che gli aveva detto o che voleva il suo stesso cliente.

Questa omissione, che è tragica, è probabilmente alla base di molte strategie difensive completamente sbagliate che vedo praticare e anche, spesso, della difficoltà di comporre bonariamente tante vertenze che è inutile e dannoso molte volte portare avanti.

Che fare dunque?

Qui, credo, bisogna che ognuno si prenda le sue responsabilità e la sua parte di lavoro:
– il cliente deve rendersi conto che è necessario mettere il suo avvocato in grado di capire bene la situazione, pertanto, se non è in grado di esporla compiutamente da solo, deve rassegnarsi a spendere una certa parte di tempo a ricostruirla insieme al suo legale, tramite le domande che quest’ultimo gli farà;
– il cliente deve rinunciare una volta per sempre a pensare, davvero demenzialmente, che un qualsiasi problema legale possa essere trattato «in 5 minuti», in 5 minuti non si fa in tempo nemmeno a salutarsi, per esperienza posso anzi riportare che spesso solo per iniziare a capire il problema è necessaria almeno un’ora;
– l’avvocato deve accettare la necessità di dover fare questo lavoro iniziale di approfondimento e comprensione, spesso non facile, ma comunque necessario per potersi occupare con un minimo di efficacia della materia, pertanto deve fare tutte quelle domande necessarie per fare ordine nell’esposizione del cliente, raccogliere quei documenti che possono essere illuminanti e così via.

In conclusione, al nostro lettore consiglierei di valutare l’acquisto di una consulenza, nel corso della quale il problema potrebbe essere innanzitutto adeguatamente compreso e poi valutato quanto alla strategia da adottare.

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Counseling

Questo post è stato trasferito qui, nel nuovo blog specificamente dedicato al counseling.

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counseling

Counseling e potere delle parole.

Il counseling è un intervento o terapia basata sulla parola.

La parola detta dal counselor, ma anche quella da lui ascoltata e detta dalla persona che si sta cercando di aiutare.

Quest’ultima serve a capire dove sono i blocchi, la prima, invece, serve per cercare di scioglierli.

Ognuno di noi è un essere perfetto, che dispone di tutte le risorse per affrontare qualsiasi cosa.

Queste risorse vanno solo sbloccate, la persona in difficoltà deve essere messa di nuovo in grado di avervi accesso o di sentire di disporne, perché si è allontanata da se stessa.

Per sapere quali sono i blocchi basta ascoltare le parole.

Per iniziare a scioglierli basta usare altre parole, spesso in forma di domande.

La scommessa di base del counseling è avere una comunicazione e un flusso avanti e indietro di parole che possa scorrere ed essere recepito in modo efficace: che le parole, insomma, siano in grado di poter sprigionare la loro magia.

«Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere». (Emily Dickinson)

«In principio era il Verbo,
Il Verbo era presso Dio
E il Verbo era Dio».
(Giovanni, 1)

«Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Gesù di Nazareth)

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diritto

Ma se mio nonno avesse avuto le ruote, sarebbe stato una carriola?

Gravi offese tramite un ampio gruppo whatsapp di cui fa parte la persona offesa, e precisamente in un momento in cui la persona offesa è online, configurano ingiuria o diffamazione? Mi risulta che la diffamazione richieda l’assenza della persona offesa, quindi il caso descritto la escluderebbe in quanto in qualche modo è presente la persona offesa, anche se non fisicamente: ma poichè la Cassazione ha stabilito che una e.mail inviata anche alla persona offesa (oltre ad almeno altri due destinatari) configuri diffamazione. mi chiedo se il caso di un gruppo whatsapp possa essere analogo, considerato che fisicamente la persona offesa non è presente. Spero di avere spiegato bene il quesito

Sono vent’anni che predico che agli avvocati non ci si dovrebbe mai rivolgere in questo modo, ma limitandosi ad esporre i fatti e lasciando che siano i legali stessi a valutare che cosa se ne dovrebbe dedurre a livello giuridico, anche e soprattutto in un’ottica di trattazione del problema.

Il modo migliore per esporre una tematica del genere sarebbe stato, ad esempio: «Hanno scritto che sono una stronza in un gruppo whatsapp di cui faccio parte. Come posso tutelarmi, cosa posso fare?». Questo è un problema, le tue sono elucubrazioni pressoché inutili al fine di capire come puoi muoverti per trattare il problema, che comunque non è chiaramente comprensibile.

Io non credo che le persone entrino, ad esempio, nello studio di un medico chiedendo «Ma se viene avvertito dolore a livello della x vertebra può essere il colon oppure il fegato ovvero ancora indice di un fenomeno virale?», ma penso che, piuttosto, si limitino a dire «Mi fa male qui»…

Anche tu devi fare come loro, limitati a dire dove ti fa male, sarà poi il tuo avvocato a fare le considerazioni più opportune.