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L’uomo di oggi ha una vera e propria passione …

L’uomo di oggi ha una vera e propria passione per la bruttezza e le emozioni negative, come mai in nessun’altra epoca storica. Come mai?

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È nella sofferenza che Dio ci fa visita.

Il Signore mi mette continuamente in contatto con persone dal cuore indurito, piene di ferite, sopravvissute ai loro errori, ai loro peccati, in ultimo a loro stesse.

Cerco di capire il perché di questi incontri, dal momento che non ho soluzioni, non ne ho proprio…

Averne, addirittura, mi sembrerebbe irrispettoso di chi quelle ferite se le porta da tanti anni e ci convive come con altrettanti vecchi amici: per cui mi chiedo cosa potrei mai dire io a riguardo, la mia sarebbe solo presunzione, magari verrebbe persino scambiata per giudizio.

È da sfacciati tentare di risolvere problemi che le persone hanno faticato a gestire per anni, decenni; sarebbe persino, in qualche strana maniera, offensivo, perché molti problemi ormai fanno parte dell’identità dei loro portatori.

Non si può entrare che in punta di piedi, con delicatezza, nel dolore degli altri.

Quello che faccio è ascoltare.

Ecco il mio unico valore, quando mi parlano della loro sofferenza: non girarmi dall’altra parte, come probabilmente hanno fatto tutti gli altri (oggi la sofferenza è sconveniente e decisamente fuori moda), ma restare lì e metterci la mano dentro.

Ed ecco la mia scuola, il corso sul campo che mi ha fatto capire cosa c’è nel vero cuore dell’uomo, cosa desidera, cosa lo spaventa, cosa lo rende felice, cosa lo commuove e lo spinge a fare, a volte,
l’impossibile.

Che, di solito, è l’esatto contrario di quello di cui si è convinto con la mente.

È anche così che si diventa, si ritorna, si cresce ancor di più cristiani, perché è nella sofferenza, con la sofferenza, che Dio ci fa più spesso visita, che lo sentiamo ancora più vicino.

Allora forse tutti questi incontri, tutte queste storie nere che mi vengono versate nelle mani, nelle mie mani ferme ed immobili, intente solo ad ascoltare, sono l’esaudirsi della mia preghiera, di avere sempre di più Lui nel cuore, perché tutte le preghiere non sono altro che un desiderio e una richiesta di connessione, di stare più vicino. Anche da Dio, infatti, non vogliamo soluzioni, vogliamo più che altro sentircelo accanto.

E tutto questo, peraltro, deve esser vero, perché quanta compassione nasce, poi, per tutta questa umanità che sgomita per essere felice, che ci prova in tutti i modi, ma non ci riesce, quando forse basterebbe rinunciare al fare, per tornare semplicemente all’essere, e mettere via tutti i giudizi e le mentalizzazioni per accettarsi vulnerabili, limitati, imperfetti, persino dappoco, ma capaci, nonostante tutta questa imperfezione, di amare bene e davvero.

Le mie domande per te oggi sono queste:

  1. si vive meglio guardando il mondo e gli altri dalle mente, giudicandolo, o dal cuore, con compassione?
  2. si ama per essere amati indietro o solo perché è bello farlo, per poter vedere, o anche solo immaginare, un sorriso?
  3. quali sono le persone più importanti della tua vita, quelle più vicine a te?
  4. ti accorgi quando queste persone sono angustiate da qualcosa? Quando te ne accorgi, ti fermi ad ascoltarle?
  5. sei diventato un adulto o sei ancora, in tutto o in parte, un bambino?

Un abbraccio.

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Ha più successo nella vita chi capisce la lo …

Ha più successo nella vita chi capisce la logica o chi le emozioni? Chi calcola veloce come un computer o chi ascolta paziente come un essere umano?

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Se tu avessi uno specchio magico che ti mostr …

Se tu avessi uno specchio magico che ti mostra quello di cui hai più paura, che cosa ci vedresti?

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Secondo te, sono più schizzate le avvocatess …

Secondo te, sono più schizzate le avvocatesse o le psicologhe?

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Testimonia sempre il tuo autentico punto di vista.

Il pensiero collettivo, o unico, è oggi talmente inaccettabile, composto da tali menzogne e inquinanti psichici, che ogni uomo non può che essere o diventare un autentico ribelle se vuole essere spiritualmente sano.

La cosa bella, e tragica al tempo stesso, è che quando si parla di un ribelle oggi si pensa a soggetti tatuati dappertutto, che fanno uso di droghe, parlano male, magari un po’ efebici o addirittura gay, e che sono, in realtà, tutto all’opposto, dei veri e propri monumenti al conformismo.

Questo perché il pensiero collettivo ha influito anche su tale aspetto, oggi tutti vogliono pensare e vedere le cose come vuole il grande fratello e – ed è questo il capolavoro – considerano ciò espressione di libertà! Cioè sono sinceramente ed autenticamente convinti che essere così sia anticonformismo e libertà, cui si è potuto giungere, finalmente, dopo secoli di oppressione, senza vedere che oggigiorno sono tutti così e quando tutti sono così nessuno è più un vero ribelle all’ordine attuale, ma ne è un caro membro…

Questo è il delirio in cui vive immerso l’uomo di oggi, credersi di essere quel ribelle, o selvatico, che avrebbe bisogno di essere, quando invece è un fantoccio come tutti gli altri.

Essere un vero ribelle, tuttavia, non è facile perché determina un conflitto con il gruppo, perché a nessun esser vivente piace mancare l’approvazione dei suoi simili, ma proprio questa è la sfida del maschio oggigiorno: recuperare la sua capacità di solitudine e isolamento necessarie, e persino piacevoli, in quel caso, per fare la cosa giusta, per proporre un proprio punto di vista al mondo, e non per farsi imporre dal mondo i suoi, che oggi sono largamente disfunzionali.

La difficile verità dell’uomo di oggi, che vuole diventare sempre più forte e utile agli altri, sempre più autentico, sempre più se stesso, è che se non fa incazzare qualcuno ogni giorno, probabilmente quel giorno non ha fatto niente di significativo, di funzionale, di interessante.

Testimonia sempre il tuo autentico punto di vista.

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All’inizio pensi che potrebbe essere molto in …

All’inizio pensi che potrebbe essere molto interessante avere uno specchio magico, guardando nel quale si può vedere la cosa che ti spaventa di più, per capire che cos’è e iniziarla ad affrontare.

Poi capisci che tutti gli specchi sono già così. Senza bisogno di nessuna magia, ogni volta che ci guardi dentro ti fanno vedere la cosa che temi di più.

Siamo spaventati, infatti, molto di più dai nostri limiti, dalla nostra finitezza, che dagli altri.

Oggigiorno, siamo persino nevroticamente spaventati dall’essere limitati, o «non onnipotenti»: non accettiamo la vulnerabilità, che è la prima cosa da fare per essere davvero coraggiosi, e finiamo così per avere paura di tutto.

Un abbraccio.

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Non dividerti da ciò cui sei connesso.

«L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto.» (Matteo 19, 6)

L’insegnamento del Maestro più animico e oggi più disatteso di tutti.

Non ci sono solo le separazioni, ma l’aborto, le disposizioni avanzate di trattamento, l’eutanasia, la costante distrazione digitale, che distoglie l’uomo dal «cuore del suo cuore», e, infine, la separazione dell’uomo da Dio.

Questa è l’epoca più satanica della storia, quella in cui i livelli di divisione sono altissimi, dove sta trionfando il grande divisore, cioè il diavolo stesso.

È il peso più grande per la nostra anima, che vuole connessioni, che è come un bambino che volge il viso e si protende verso chiunque incroci il suo sguardo, perché la vita premia la vita, la creazione, l’amore e tutto ciò si può avere solo tramite le relazioni e non le cesure.

Viceversa, è solo per momenti egoici che prendiamo decisioni che conducono a separazioni o divisioni: da Dio, da un amico, da un compagno di vita, da un figlio, un fratello, un genitore, che lasciamo ammazzare perché tanto sta soffrendo e allora è meglio cosi – ecco il trionfo della «logica» sul cuore.

Io ti dico che Satana non ha mai goduto così tanto e non ha mai avuto così tanti proseliti, spesso inconsapevoli, come oggi.

Ti lascio con queste domande:

  • questo insegnamento del Maestro serve per una ordinata convivenza civile o per la tua felicità, per quella di ogni uomo?
  • quali sono le grandi separazioni, le divisioni della tua vita?
  • cosa puoi fare per prenderti cura della tua anima e renderla ogni giorno più grande?

Un abbraccio.

«Dio ci rende spesso visita, ma noi non siamo quasi mai in casa» – Meister Eckhart

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È il famoso precetto evangelico del miglio in …

È il famoso precetto evangelico del miglio in più. Funziona ?

«Capitano, il mozzo è preoccupato e molto agitato per la quarantena che ci hanno imposto al porto. Potete parlarci voi?”
“Cosa vi turba, ragazzo? Non avete abbastanza cibo? Non dormite abbastanza?” “Non è questo, Capitano, non sopporto di non poter scendere a terra, di non poter abbracciare i miei cari”.
“E se vi facessero scendere e foste contagioso, sopportereste la colpa di infettare qualcuno che non può reggere la malattia?”
“Non me lo perdonerei mai, anche se per me l’hanno inventata questa peste!” “Può darsi, ma se così non fosse?”
“Ho capito quel che volete dire, ma mi sento privato della libertà, Capitano, mi hanno privato di qualcosa”.
“E voi privatevi di ancor più cose, ragazzo”.
“Mi prendete in giro?”
“Affatto… Se vi fate privare di qualcosa senza rispondere
adeguatamente avete perso”.
“Quindi, secondo voi, se mi tolgono qualcosa, per vincere devo togliermene altre da solo?”
“Certo. Io lo feci nella quarantena di sette anni fa”.
“E di cosa vi privaste?”
“Dovevo attendere più di venti giorni sulla nave. Erano mesi che aspettavo di far porto e di godermi un po’ di primavera a terra. Ci fu un’epidemia. A Port April ci vietarono di scendere. I primi giorni furono duri. Mi sentivo come voi. Poi iniziai a rispondere a quelle imposizioni non usando la logica. Sapevo che dopo ventuno giorni di un comportamento si crea un’abitudine, e invece di lamentarmi e crearne di terribili, iniziai a comportarmi in modo diverso da tutti gli altri. Prima iniziai a riflettere su chi, di privazioni, ne ha molte e per tutti i giorni della sua miserabile vita, per entrare nella giusta ottica, poi mi adoperai per vincere.
Cominciai con il cibo. Mi imposi di mangiare la metà di quanto mangiassi normalmente, poi iniziai a selezionare dei cibi più facilmente digeribili, che non sovraccaricassero il mio corpo. Passai a nutrirmi di cibi che, per tradizione, contribuivano a far stare l’uomo in salute.
Il passo successivo fu di unire a questo una depurazione di malsani pensieri, di averne sempre di più elevati e nobili. Mi imposi di leggere almeno una pagina al giorno di un libro su un argomento che non conoscevo. Mi imposi di fare esercizi fisici sul ponte all’alba. Un vecchio indiano mi aveva detto,anni prima, che il corpo si potenzia trattenendo il respiro. Mi imposi di fare delle profonde respirazioni ogni mattina. Credo che i miei polmoni non abbiano mai raggiunto una tale forza. La sera era l’ora delle preghiere, l’ora di ringraziare una qualche entità che tutto regola, per non avermi dato il destino di avere privazioni serie per tutta la mia vita.
Sempre l’indiano mi consigliò, anni prima, di prendere l’abitudine di immaginare della luce entrarmi dentro e rendermi più forte. Poteva funzionare anche per quei cari che mi erano lontani, e così, anche questa pratica, fece la comparsa in ogni giorno che passai sulla nave. Invece di pensare a tutto ciò che non potevo fare, pensai a ciò che avrei fatto una volta sceso. Vedevo le scene ogni giorno, le vivevo intensamente e mi godevo l’attesa. Tutto ciò che si può avere subito non è mai interessante. L’ attesa serve a sublimare il desiderio, a renderlo più potente.
Mi ero privato di cibi succulenti, di tante bottiglie di rum, di bestemmie ed imprecazioni da elencare davanti al resto
dell’equipaggio. Mi ero privato di giocare a carte, di dormire molto, di oziare, di pensare solo a ciò di cui mi stavano privando”. “Come andò a finire, Capitano?”
“Acquisii tutte quelle abitudini nuove, ragazzo. Mi fecero scendere dopo molto più tempo del previsto”.
“Vi privarono anche della primavera, ordunque?”
“Sì, quell’anno mi privarono della primavera, e di tante altre cose, ma io ero fiorito ugualmente, mi ero portato la primavera dentro, e nessuno avrebbe potuto rubarmela più.»

(Carl Gustav Jung, Libro rosso)

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Quanto c’è di autentico in te e quanto è inve …

Quanto c’è di autentico in te e quanto è invece una maschera che ti sei messo solo perché terrorizzato dal giudizio altrui?