DOMANDA – Sono un uomo di Palermo che vive in Spagna da due anni…volevo chiedervi se e possibile essere seguito da lei per ottenere il divorzio, perché vivo in Spagna ma non lavoro. Volevo sapere se è possibile ottenere il patrocinio gratuito.
— RISPOSTA – Innanzitutto, bisognerebbe capire se si tratta di un divorzio congiunto o se invece necessariamente c’è da fare un contenzioso.
Attualmente, tutti i divorzi di persone che risiedono all’estero e hanno difficoltà a tornare in Italia li sto facendo con accordi in house in videoconferenza, avendo abbandonato completamente il sistema delle procure a distanza, che era molto più complicato e più difficilmente accettato dai giudici.
Per quanto riguarda il patrocinio a spese dello Stato, se non lavori e non hai reddito credo che dovresti averne diritto, anche se la cosa va verificata in concreto.
Puoi provare a sentire a riguardo dall’ordine degli avvocati del tribunale che sarebbe competente per la domanda di divorzio. Se non sai quale tribunale sarebbe competente, chiama l’ordine del luogo in cui risiedevi quando stavi in Italia e illustra la tua situazione, saranno poi loro a darti le indicazioni migliori del caso.
Se vuoi approfondire ulteriormente la questione, chiama ora lo studio al numero 059 761926 e prenota il tuo primo appuntamento, concordando giorno ed ora con la mia assistente.
Puoi anche acquistare online direttamente da qui: in questo caso, sarà poi lei a chiamarti per concordare giorno ed ora della nostra prima riunione sul tuo caso; a questo link, puoi anche visualizzare il costo.
Naturalmente, se vivi e lavori lontano dalla sede dello studio – che è qui, a Vignola, provincia di Modena, in Emilia – questo primo appuntamento potrà tranquillamente avvenire tramite uno dei sistemi di videoconferenza disponibili, o persino tramite telefono, se lo preferisci; ormai più della metà dei miei appuntamenti quotidiani sono videocall.
Guarda questo video per sapere meglio come funzionerebbe il lavoro con me.
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Ti lascio adesso alcuni consigli e indicazioni finali che, a prescindere dal problema di oggi, ti possono sempre essere utili.
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si può recedere da un contratto di acquisto mobili, effettuato a san marino? siamo stati truffati, da un sito che avendo recensioni ottime( recensioni quasi tutte false e fatte da soggetti che recensiscono tutti le stesse cose) ci ha indotto in condizioni di pressione psicologica e fisica a firmare una commissione che ritenevamo per il rendering e il progetto non per la cucina!!!!???? il tutto è accaduto il giorno 29 ottobre
Se fai una ricerca tra i vecchi post del blog, ho parlato diverse volte dell’inopportunità di intrattenere relazioni con lo stato di San Marino, perché pur avendo la sensazione di lavorare «nei prati di casa» in realtà poi, in caso di problemi, può essere estremamente difficile tutelarsi.
In quello Stato, infatti, valgono regole molto diverse dalle nostre, a volte addirittura paradossali, come quelle per cui non si possono ad esempio depositare memorie processuali prima della scadenza del termine ma nei giorni «infausti».
Se credi, sarebbe da approfondire maggiormente quello che è successo, in particolare la menzionata «pressione fisica», per vedere se ci sono i presupposti per una denuncia, in Italia, per qualche illecito anche penale.
In generale, comunque, al momento, e al netto dell’approfondimento, che potrebbe dare spunti diversi, non la vedo molto bene, devo essere onesto, per cui ti suggerirei di valutare con attenzione l’investimento in assistenza legale rispetto ai valori versati nel contratto.
Se vuoi assistenza professionale, su questo o su un altro caso, chiama il numero dello studio e fatti dare il tuo primo appuntamento, oppure acquista direttamente da qui.
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1) Separazione, divorzio, regolazione affido e modifica condizioni degli stessi si possono fare anche tramite videoconferenza, senza bisogno che i coniugi o i genitori siano presenti presso lo studio degli avvocati.
2) Per fare questo, si può usare qualsiasi programma di videoconferenza che consenta la registrazione come zoom o skype o altri.
3) Il ricorso alla videoconferenza é possibile quando uno o entrambi i coniugi ad esempio risiedono all’estero, particolarmente in altri continenti, oppure quando, a causa di una disabilità o di un provvedimento legislativo o governativo (come accaduto col lockdown), non possono muoversi.
4) Nel corso della videoconferenza gli avvocati e le parti scrivono insieme l’accordo di separazione, divorzio o affido; più in particolare, il testo viene scritto da un avvocato, visualizzandolo sul monitor in modo che ogni altro possa vedere quello che viene scritto ed eventualmente correggerlo.
5) Al termine della redazione dell’atto, lo stesso viene inviato via mail in formato PDF alle parti che dovranno stamparlo su carta e sottoscriverlo davanti alla telecamera.
6) Dopo la firma, le parti dovranno inviare il documento allo studio legale tramite corriere o altro mezzo che consenta la tracciabilità.
7) I documenti occorrenti per fare separazione, divorzio o affido in videoconferenza sono gli stessi più un documento di identità di ciascuna delle parti.
8) Se le parti sono italiane, il documento sarà tipicamente la carta d’identità; per i cittadini di altri Stati potrà essere il passaporto o quello che è previsto nel rispettivo ordinamento.
9) Una volta che gli avvocati ricevono il documento o i documenti li firmano, datano e provvedono agli incombenti successivi tra cui soprattutto il deposito in Procura e l’invio all’ufficio di stato civile.
10) Separazione, divorzio e affido tramite videoconferenza costano di più di quelli in presenza presso lo studio ma sono comunque estremamente convenienti ugualmente consentendo di risparmiare i costi e i fastidi di volo aereo, soggiorno e così via.
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1) É il secondo passaggio necessario, dopo la separazione, per sciogliere un matrimonio in Italia, dove non esiste il divorzio diretto.
2) Può essere chiesto dopo sei mesi, se la separazione é stata consensuale, o dopo un anno, se giudiziale – originariamente il termine era di cinque anni, poi sceso a tre, poi ai termini attuali con la legge sul divorziobreve.
3) Nella pratica, quasi nessuno chiede il divorzio appena scadono i sei mesi, di solito i coniugi aspettano un anno o due.
4) Se aspettare qualche anno può andar bene, é consigliabile non andare oltre i due o tre dal primo termine utile, anche perché ci potrebbero essere conseguenze legali negative se non si fa il divorzio.
5) Se uno dei due coniugi separati, ad esempio, muore prima di fare il divorzio, l’altro coniuge, quello rimasto in vita, ne diventa erede.
6) Il divorzio può essere realizzato consensualmente, tramite un accordo in house, quando i coniugi concordano sulle condizioni, oppure giudizialmente, quando è impossibile raggiungere un accordo ed é necessario far decidere ad un giudice.
7) Il divorzio tramite accordo delle parti é molto più veloce e meno costoso di quello giudiziale, per cui vale sempre la pena fare qualche tentativo – oltre alle trattative tra avvocati può essere utile qualche seduta di mediazionefamiliare.
8) In generale, é molto più facile che una coppia litighi in sede di separazione che in fase di divorzio, dove abbastanza spesso si fa la fotocopia, con piccoli aggiustamenti, di quello che si era fatto al momento della separazione.
9) Il divorzio con accordi in house può essere tariffato a corpo per l’intero lavoro, mentre un divorzio giudiziale viene tariffato flat o a forfait ma su base annuale: si paga un tot per ogni anno di durata della causa.
10) La fase delle trattative, quella fase preliminare in cui le parti si confrontano, con l’aiuto di uno o più avvocati, per vedere se possibile raggiungere un accordo sulle condizioni, viene di solito tariffata su base oraria.
11) Al momento attuale, presso il mio studio un divorzio in house costa 1.500€ per tutto il lavoro (somma che i coniugi possono dividersi tra loro), un giudiziale 1800€ per ogni anno e ogni ora di trattazione 100€ – oltre accessori di legge e cioè IVA e cassa avvocati; la convenienza del divorzio in house é evidente.
12) Il divorzio in house si può fare anche in videoconferenza, se ad esempio uno o entrambi i coniugi risiedono all’estero – ne ho già fatti diversi e sono stati tutti autorizzati o muniti di nulla osta dalla Procura.
13) Se uno dei due coniugi risiede all’estero, ma non si può fare il divorzio in house perché non si accorda sulle condizioni ed é necessario procedere con un divorzio giudiziale, é sufficiente fare la notifica all’estero.
14) Se uno dei coniugi é irreperibile, il divorzio si può fare ugualmente con la notifica ex art. 143 cod. proc. civ, ma prima di poter procedere in questo senso è tassativamente necessario fare tutte le ricerche possibili per trovarne la residenza, anche tramite l’impiego di un’agenzia investigativa, altrimenti la notifica é nulla e potrebbe mandare tutto in vacca anche dopo anni o decenni.
15) Fatta la separazione, i coniugi possono riconciliarsi con una semplice pratica all’ufficio di stato civile, senza bisogno di avvocato; dopo il divorzio, non c’è più possibilità di riconciliarsi, per cui quei coniugi che ricominciano a stare insieme possono solo o risposarsi o costituire una famiglia di fatto, con o senza un accordo di convivenza.
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Parlerò in diretta di come si possano fare separazione e divorzio a distanza, cosa utile soprattutto per chi – Italiano o straniero – si trova all’estero e non può rientrare facilmente in Italia.
Vorrei togliere mio marito dalla residenza nella casa in affitto di in quanto è domiciliato all’estero da quasi due anni, non abbiamo rapporti,
Così non si capisce niente di utile ai fini della gestione della situazione.
Se non avete rapporti nel senso che la comunione di vita tra di voi è cessata, la residenza è poco rilevante: devi valutare una pratica di separazione personale, perché la discrepanza tra situazione legale e fattuale è molto più ampia di quella di una «sbavatura» sulla residenza.
Se invece si tratta di altro, che non è dato di capire, allora si può valutare il discorso della residenza, che, in ogni caso, di solito nel caso di matrimonio si trova a coincidere nei due coniugi.
Ti suggerisco di approfondire adeguatamente la situazione con l’aiuto di un legale di fiducia. Se credi, valuta l’acquisto di una consulenza.
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sposato con donna russa nel 2016 1 mese dopo lei parte e nontorna piu non chiede permesso di soggiorno ne cittadinanza nlla in itlaia ora non so dove vive so che in russia zona mosca ma non o recapito ne telefono voglio farmi una nuova vita e voglio separazione/divorzio piu veloce possibile
La velocità te la puoi, ovviamente, scordare.
È una situazione difficile in cui farai fatica a riuscire a fare quel che ti serve purtroppo, figuriamoci addirittura farlo in fretta, è pura fantascienza. Specialmente considerando che ti stai attivando adesso che sono passati quattro anni, cosa che potrebbe facilmente aver reso solo più difficile rintracciarla.
Questo per togliere subito di mezzo le cazzate, cosa che è sempre molto importante ed è ormai un momento sempre più ricorrente nella trattazione dei problemi legali, come ricordavo in questo recente altro post.
Detto questo, la seconda cosa da dire è che le pratiche di separazione e divorzio non si possono fare senza la partecipazione dell’altro coniuge. Inoltre le pratiche sono comunque sempre due, nel nostro ordinamento è sempre previsto un duplice passaggio costituito da separazione prima e divorzio poi a distanza di almeno sei mesi di tempo.
Adesso, dunque, bisogna fare la separazione. Solo in seguito si potrà fare il divorzio.
Il primo passo per fare la separazione è svolgere delle indagini per rintracciare tua moglie, cosa cui di solito si provvede tramite un’agenzia investigativa.
Trattandosi di indagini da svolgere all’estero, probabilmente ci sarà un costo non trascurabile e comunque superiore a quello che si sarebbe avuto nel caso in cui le indagini fossero da fare in Italia.
Una volta individuata la residenza di tua moglie, sperando che sia possibile, bisognerà contattarla per vedere se disponibile da una soluzione consensuale, in mancanza della quale bisognerà di nuovo necessariamente depositare e successivamente notificare un ricorso per separazione giudiziale.
Il discorso sarebbe molto più lungo ma è meglio vederlo eventualmente solo in seguito.
Se vuoi un preventivo per seguire la prima fase di «rintraccio» di tua moglie, puoi chiedercelo compilando il modulo apposito nel menu principale del blog.
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Accordi in house per videoconferenza per chi si trova all’estero.
Come sai – e, se non lo sai, allora sallo – sono stato il primo a fare una separazione, prima, e un divorzio, poi, in videoconferenza, per coniugi che si trovano, entrambi o uno solo dei due, all’estero.
Si tratta di una procedura di enorme comodità in tutte quelle situazioni in cui venire in Italia per fare la pratica di separazione o divorzio sarebbe troppo scomodo, per motivi che possono essere economici, di salute, di lavoro e così via.
La prima coppia che ho sia separato che divorziato in questo modo era una coppia di Italiani residenti in California, che hanno potuto appunto fare le due pratiche relative in videoconferenza dalla loro casa di Venice, senza dover tornare in Italia – cosa che sarebbe stata necessaria per ben due volte a distanza di sei mesi l’una dall’altra.
In quei casi, la procura competente, essendo entrambi i coniugi residenti all’estero, è … qualsiasi procura del territorio della Repubblica, così ho potuto sottoporre l’accordo per il nulla osta (non c’erano figli) a quella «mia» di Modena, che ha debitamente fornito la sua approvazione. Gli accordi sono poi stati trascritti regolamente nel comune dove il matrimonio era stato a suo tempo celebrato.
Quale software usare?
Fatta questa doverosa premessa, nel post di oggi voglio parlarti del software migliore da utlizzare per gestire queste videoconferenze, che, riguardando accordi che incidono sullo status delle persone, come la separazione e il divorzio, dove gli avvocati devono essere ragionevolmente certi della loro indicazione, è particolarmente importante.
Nella prima videoconferenza ho avuto occasione di usare Google Hangout, successivamente invece ho scelto di adottare il “vecchio” Skype, che, in effetti, offre alcuni vantaggi.
Prima di parlare del software, è bene specificare che a mio giudizio è importante registrare la videoconferenza, in modo da disporre appunto di un record da utilizzare in futuro in caso di eventuali contestazioni, rispetto alle quali, per quanto altamente improbabili, è sempre preferibile essere preparati.
Skype ha una funzione di registrazione di tutte le chiamate, comprese quelle video, mentre con Hangout bisogna arrangiarsi con ulteriori programmi – nel mio caso, ho utilizzato Camtasia.
Con Skype, inoltre, puoi realizzare una videochiamata conpiù persone. Questo è fondamentale nei casi in cui i coniugi si trovino in località diverse tra loro. Nel primo caso che mi è capitato di affrontare, infatti, i coniugi si trovavano entrambi a Venice e si sono potuti trovare davanti alla stessa macchina (computer) e stessa videocamera, in tanti altri casi i coniugi si trovano in Stati o addirittura continenti diversi, come in un altro caso seguito in cui uno si trovava in Argentina e l’altro in Germania.
In questi ultimi casi, è fondamentale poter disporre di un software in cui si fanno videochiamate a tre o più persone, anche se dal nostro lato, come avvocati, riusciamo sempre a trovarci davanti ad una sola macchina.
Se decidi anche tu di utilizzare Skype, fai solo attenzione che – almeno al momento – le registrazioni delle videochiamate restano disponibili (immagino per motivi di spazio dei server) per un massimo di 30 giorni dalla data della registrazione stessa. Subito dopo la fine della videoconferenza, conviene salvare la registrazione, ridenominarla e spostarla nella cartella della pratica che, se fai come me, è tenuta sincronizzata e quindi anche backuppata tramite dropbox o un altro servizio di files nella cloud.
Vuoi fare separazione o divorzio in videoconferenza?
Se ti trovi all’estero e devi fare una pratica di separazione o divorzio senza la possibilità di tornare in Italia, chiedimi un preventivo, potrai così valutare di fare tutto in videoconferenza. Puoi anche lasciare un commento qui sotto.
Negli ultimi venti anni, mi è capitato di seguire molte persone, cittadine di altri Stati, per la presentazione della domanda volta ad ottenere la cittadinanza italiana.
Ho pensato quindi di fare una breve guida, basata su tutta l’esperienza accumulata in questi anni, che può essere utile per tutti quelli che si trovano a dover fare questa domanda.
Questa guida è stata redatta con la collaborazione del dottor Filippo Lancellotti, che da sempre mi aiuta e collabora con me anche su questo tipo di pratiche.
Se vuoi assistenza per capire se hai i presupposti per richiedere la cittadinanza o per presentare direttamente la domanda, clicca sui prodotti che trovi indicati in fondo alla pagina.
Se non parli bene l’italiano, non aver paura, possiamo tranquillamente comunicare in Inglese.
Presentando la domanda con la nostra assistenza, avrai molte più possibilità che la stessa possa essere accolta.
Considera che il procedimento per il riconoscimento della cittadinanza a volte può essere molto lungo!
Nessuno vuole trovarsi nella situazione in cui, magari solo dopo anni, apprende che la domanda deve essere ripresentata completamente da capo, anche perché quasi sempre sono necessari documenti del tuo stato di origine completamente tradotti e legalizzati presso l’ambasciata italiana, per cui l’iter è sempre molto complesso ed è anche dispendioso e non vale assolutamente la pena di rischiare.
I presupposti necessari.
Se si ha intenzione di richiedere la cittadinanza italiana, infatti, bisogna fare molta attenzione a quelli che sono i requisiti richiesti dalla legge, ai documenti necessari per la presentazione e alle accurate procedure da seguire.
Innanzitutto, la domanda può essere avanzata soltanto se si è in presenza di uno qualsiasi (uno da solo è sufficiente, non occorrono tutti, quello che si «usa» di solito è il numero 7) dei seguenti requisiti:
Essere stati adottati in Italia.
Essere nati da padre o madre italiani.
In seguito a riconoscimento di paternità o maternità.
Essere nati sul territorio italiano nel caso in cui i genitori siano ignoti o apolidi, se i genitori stranieri non trasmettono la cittadinanza al figlio secondo le leggi del loro Stato di appartenenza, o se il minore è ritrovato in condizioni di abbandono.
Aver prestato servizio presso le Forze Armate dello Stato italiano oppure aver ricoperto un ufficio pubblico alle dipendenze dello Stato stesso.
Aver conseguito matrimonio, se la residenza legale è fissata in Italia per un periodo di almeno due anni dopo lo stesso oppure tre anni di matrimonio qualora la residenza sia fissata all’estero.
Essere residenti in Italia da almeno 10 anni continuativi. Con alcune eccezioni più favorevoli in cui il termine è addirittura abbreviato: per i maggiorenni nati in Italia e per gli originari dell’Italia (genitori e nonni italiani per nascita) è di 3 anni; per i cittadini degli Stati appartenenti alla Comunità Europea il periodo è di 4 anni; per i rifugiati politici o apolidi (ufficialmente riconosciuti): il periodo necessario è di 5 anni; per i maggiorenni adottati da cittadino italiano, è di 5 anni (successivi all’adozione); per i figli maggiorenni di genitori naturalizzati italiani è di 5 anni (successivi al giuramento del genitore); per i cittadini stranieri che abbiano prestato servizio alle dipendenze dello Stato è di nuovo di 5 anni.
Come va presentata la domanda.
Da diversi anni, la domanda per acquisire la cittadinanza italiana può essere inviata solo telematicamente, cioè online, tramite un computer, collegandosi al seguente link, attraverso il nuovo servizio disposto dal dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione, ovviamente del Ministero dell’Interno.
Non esiste un ufficio o sportello dove la domanda si possa portare di persona su carta, bisogna per forza passare per un computer, per questo è anche necessario lo SPID come ti farò vedere tra poco.
Dopo il deposito della domanda, a mezzo e-mail (una delle cose necessarie è appunto un indirizzo mail), la Prefettura comunicherà al richiedente il numero di protocollo (il cosiddetto “codice K10”), con il quale è possibile visionare lo stato di avanzamento della pratica sul suo sito istituzionale.
Talvolta, molte richieste vengono respinte perché la documentazione risulta incompleta, scaduta, non autenticata o non aggiornata.
A tal punto è fondamentale elencare quali documenti occorrono, anche per evitare inutili perdite di tempo:
Atto di nascita legalizzato e tradotto dall’Autorità diplomatica o consolare italiana presente nello stato d’origine del richiedente
Certificato penale del Paese di origine legalizzato e tradotto
Fotocopia del passaporto
Fotocopia del permesso di soggiorno
Codice fiscale
Storico della Residenza
Dichiarazione dei redditi percepiti negli ultimi 3 anni
Atto di nascita dei figli nati dal matrimonio.
Copia del versamento del contributo di € 250,00 sul c/c n°809020 intestato a “Ministero Interno D.L.C.I cittadinanza” con causale “cittadinanza-contributo di cui all’art. 1 co.12, legge 15 luglio 2009 n°94” (Fare attenzione: questo contributo prima del 05/10/2018 era di €200, aumentato in seguito all’emanazione del nuovo Decreto Salvini sull’immigrazione).
Marca da bollo da €16.
In casi particolari, a seconda della tipologia di domanda di cittadinanza che si intende richiedere, sono necessari ulteriori documenti, ossia:
l’atto integrale di matrimonio
il certificato di cittadinanza italiana del genitore o dell’ascendente in linea retta fino al II grado
il certificato di riconoscimento dello status di apolide o dello status di rifugiato
la sentenza di adozione rilasciata dal Tribunale
la documentazione relativa alla prestazione del servizio, anche all’estero, alle dipendenze dello stato.
Spid acchí?
Per poter completare la procedura telematica è indispensabile avere lo SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale, una credenziale di autenticazione che ti permette di accedere a tutti i servizi online della Pubblica Amministrazione con un’unica Identità Digitale.
In sostanza, con questa nuova modalità di presentazione telematica, il ministero ha bisogno di sicurezza sulla tua identità, non essendoci più un funzionario addetto allo sportello che ti identifica.
Essendo strettamente personale, può essere richiesto solo e soltanto dall’interessato stesso presso uno degli Identity Provider.
Il sistema più pratico e immediato che ho consigliato a tutti i miei clienti e che consiglio anche a te è quello di andare presso un ufficio postale. Poste italiane, infatti, è uno dei fornitori di SPID e probabilmente il più comodo e veloce.
Conclusioni
Questa procedura richiede molta attenzione, scrupolosità e precisione, in quanto si tratta di un’azione irreversibile; ovvero, una volta completata e inviata, la domanda non può più essere né modificata né inviata nuovamente.
Per questo ti consiglio di farti assistere da un esperto nella presentazione, per avere la serenità che la domanda è stata presentata nel modo giusto e non rischiare di attendere molti anni solo per poi venire a sapere che devi ricominciare tutto da capo.
Se vuoi maggiori chiarimenti, puoi lasciare un commento qui sotto oppure scriverci dalla pagina dei contatti.
Se, invece, vuoi direttamente acquistare il nostro pacchetto di assistenza per la presentazione della domanda, puoi fare clic sulla scheda qui sotto.
Per evitare ulteriori difficoltà, quando non vere e proprie fregature, in futuro, ti raccomando di iscriverti, e soprattutto restare iscritto, alla newsletter del blog, che con un solo post al giorno, dal lunedì al venerdì, ti fa capire, direttamente dalla voce di un esperto come me disposto a condividere i segreti del mestiere con il grande pubblico a scopo divulgativo e di orientamento, come funziona la pratica legale e come è meglio comportarsi nella vita di tutti i giorni.
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Abbiamo poi anche un podcast e ti invito ad iscriverti anche a quello: fai attenzione però perché non ci sono tutti gli articoli del blog, ma solo quelli in formato audio.
Mia figlia risiede in Florida, Stati Uniti, divorziata legalmente, con doppia cittadinanza, ha una bambina di 5 anni, purtroppo ha nostalgia della famiglia, essendo sola, vorrebbe tornare in Italia vicino ai propri genitori, chiedo: può il marito, essendo stato lui a volere il divorzio perché accompagnatosi con altra persona, impedire che madre e figlia possano venire stabilmente in Italia, preciso che nulla osta che lui possa venire a trovarla o la piccola se accompagnata andare dal padre come avviene attualmente.
Il presupposto implicito del problema è che il marito di tua figlia è statunitense e, se lei si trasferisse in Italia, le visite e le frequentazioni della figlia con il padre sarebbero notevolmente compromesse.
Prima ancora di fare considerazioni di merito su una situazione di questo genere, bisogna dire che la problematica non è di facile trattazione, perché probabilmente in materia si ha innanzitutto comunque la giurisdizione dei giudici degli Stati Uniti, prima ancora che quella dei giudici italiani, che va verificata attentamente.
In generale, gli Stati Uniti interpretano peraltro molto largamente le disposizioni a favore dell’esistenza della loro giurisdizione e spesso emettono provvedimenti in anche in situazioni al limite, o dove ci sono già provvedimenti italiani – mi è capitato svariate volte di assistere a cose del genere.
La prima cosa da fare, dunque, sarebbe un adeguato approfondimento per vedere se sussiste la giurisdizione italiana sul punto, cioè il diritto dei giudici italiani di regolamentare la situazione, cosa che per tua figlia rappresenterebbe molto probabilmente un vantaggio.
Ma chiudiamo questa parentesi molto avvocatesca, ma necessaria e completamente «reale», e parliamo un po’ del merito della vicenda.
Chi abbia chiesto il divorzio e per quali motivi non ha alcuna influenza su dove debba o possa stare la bambina, dal momento che è un aspetto relativo ai rapporti della stessa con i genitori.
Se il padre nega il consenso al trasferimento all’estero della madre, l’unico sistema è ottenere l’autorizzazione da parte del giudice.
Prima di arrivare a questo, con tutti i conseguenti problemi di giurisdizione e costo della giustizia (specialmente negli Stati Uniti), è il caso di fare tutti i tentativi possibili di realizzare questa cosa in via consensuale, magari tramite alcune sedute di mediazione familiare.
In effetti, non è poi un caso così raro: seguo un’altra famiglia disgregata con figli che stanno per la pressoché totalità dell’anno in Italia e per le vacanze estive interamente con l’altro genitore a Miami. Pertanto, una soluzione in qualche modo è sempre possibile trovarla.
Un assetto consensuale avrebbe peraltro molti altri vantaggi cioè molta più collaborazione in seguito tra i genitori nonostante la situazione difficile.
Se, tuttavia, nonostante ogni sforzo prodigato in questo senso, non si riuscisse a raggiungere un accordo, non resterà che valutare il ricorso alla magistratura.
Da questo punto di vista, a mio giudizio il «primo passo» da individuare a riguardo, la prima cosa che è opportuna da fare, è un adeguato approfondimento per vedere se possibile adire, in luogo della magistratura statunitense, quella italiana.
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