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Offese in condominio: come reagire?

sono 4 mesi che dalla residenza dei miei genitori ove presto assistenza e quindi in parte ci vivo ,si e’ avuto una discussione con una famiglia rom i quali vivono sopra di noi ,accusano mio padre un anziano di 85 anni di fare dispetti vari,sono intervenuto per sedare gli animi discutendo anche io,da quel giorno sono diventato IL FROCIO,come mi muovo ricevo questo titolo dato da un ventunenne di questa famiglia,ovviamente il tutto viene detto dietro le tende dei terrazzi e a bassa voce dai minori in strada.
Ho cercato di mitigare la cosa,ma la loro ignoranza non li ferma.
Che fare’? Servono per forza testimoni o registrazioni per dimostrare i fatti?

Ovviamente, come per qualsiasi iniziativa giudiziaria, le prove sono necessarie e fondamentali, non si può certo pretendere che un magistrato adotti provvedimenti solo sulla base di una versione fornita da una parte priva di qualsiasi dimostrazione.

Una cosa che puoi fare, anche senza prove al momento, è una diffida in cui contesti i comportamenti dei tuoi vicini e intimi loro di non ripeterli più, precisando che in mancanza prenderai provvedimenti più incisivi a tua tutela.

Questa diffida è il primo passo che puoi fare per tutelarti, ma è anche un inizio di costruzione di prove, perché è un documento scritto, avente una data precisa, che comprova l’esistenza di questi problemi, almeno a livello di contestazione.

Può essere molto importante ed è comunque meglio che non fare niente.

Non fare l’errore di inviare la diffida a tuo nome, è assolutamente preferibile che sia firmata da un legale.

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«Vuoi che ti spacco la faccia?»: è una minaccia?

Da un po’ di mesi non parlo più con una mia ex amica spagnola e il suo compagno argentino per via del loro comportamento maleducato ed irrispettoso nei miei confronti. Dopo i risultati calcistici delle nazionali argentina e spagnola, ho inviato al suo account Facebook questo messaggio: “Cile-Argentina 4-2 e Italia-Spagna 2-0”. Come vede nulla di particolarmente offensivo. Dopo qualche giorno ho ricevuto, sempre su facebook, una risposta da parte dell’account di lei, la cui traduzione in italiano è la seguente: “Hey, la (parola volgare indicante l’organo genitale femminile) di tua madre! Vuoi che venga in Italia e ti spacchi per bene la faccia?” (Credo che l’abbia scritto lui utilizzando il profilo di lei). Secondo Lei ci sono gli estremi per sporgere denuncia per minacce? In caso affermativo cosa rischia la mia ex amica? Il fatto che sia residente in Spagna e non in Italia cambia qualcosa?

È un caso un po’ di confine.

Potrebbe essere un reato, quindi una minaccia e una offesa, ma anche una frase di circostanza, il classico sfottò, che ci sta quando ci si prende un po’ in giro tra tifosi di squadre calcistiche diverse.

Dal punto di vista territoriale, il reato potrebbe essere, se esistente, perseguibile anche in Italia ai sensi dell’art. 6 del codice penale.

Prima ancora di questo, però, bisogna valutare se è il caso di occupare le risorse della giustizia penale per fatti di questo genere.

Forse può essere preferibile magari spedire prima una diffida stragiudiziale tramite un avvocato e poi valutare la situazione.

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Facebook: cosa faccio se mi escludono da un gruppo e mi ingiuriano?

Ciò che mi è successo ha del paradossale, giorni fa mi accorgo di essere stata bloccata da un gruppo su facebook e dalla persona che lo gestiva. Io chiedendo spiegazioni mi vedo rispondere con bugiarda dall’anima schifosa. Premetto sono mesi che non parlo con questa ragazza e non ho mai avuto rapporti personali con lei. Possibile che qualcuno mi stia diffamando? Come dimostrarlo? Sono preoccupata perché le registrazioni telefoniche e o multimediali vengono usate per reati come ingiuria stalking e altri reati ma non la diffamazione. Io allora che cosa posso fare?

La prima cosa che dovresti fare è ovviamente cercare di capire meglio che cosa è successo nello specifico.

Per fare questo, direi che la cosa migliore sia fare una piccola operazione di «ingegneria sociale» fatta in casa: chiedere ad un tuo amico di iscriversi al gruppo, leggere quello che c’è scritto a tuo riguardo, vedere gli eventuali commenti e così via. È abbastanza facile farlo tecnicamente, basta usare la funzione di ricerca, azionabile sia dall’interfaccia web di facebook su desktop oppure tramite l’applicazione Groups di facebook per i dispositivi mobili.

Se ciò non dovesse funzionare, o comunque in aggiunta a ciò, una cosa che potresti fare è inviare una diffida alla persona che ti ha risposto in quel modo chiedendo ragione del suo comportamento e di non ripetere condotte ingiuriose in futuro. Questa diffida, a mio giudizio, dovrebbe essere inviata da un legale.

Per ulteriori dettagli, ti rimando alla lettura della scheda sulla diffida.

quando un pubblico ufficiale viene diffamato su facebook

Mio fratello svolge un lavoro di rilievo nella città in cui viviamo,rappresenta un pubblico ufficiale,sempre a contatto con i cittadini e spesso anche con la maleducazione e l’arroganza di chi le regole non vuole rispettarle. Recentemente è capitato che una persona abbia pubblicato sul suo profilo del social network facebook una serie di offese ed insulti facendo nome e cognome di mio fratello che io ho potuto direttamente leggere in quanto la persona suddetta rientra tra gli “Amici” presenti sul mio profilo del social network, ritenendo a tal proposito che la persona abbia agito consapevole che tali insulti sarebbero stati a me visibili. E’ possibile agire per vie legali contro questa persona? Ci sono gli estremi della diffamazione? A mio avviso sì, mio fratello è una figura pubblica e ritengo tutto ciò è illegittimo.

Per prima cosa, ovviamente, bisognerebbe leggere i messaggi che sono stati pubblicati e il modo in cui sono stati riferiti a tuo fratello, dal momento che per valutare se esiste un reato di diffamazione occorre per prima cosa vedere se il messaggio ha il giusto grado di offensività e che non si tratti, sotto un altro profilo, di critiche, che possono essere legittime. Anzi, per le persone che hanno un profilo pubblico marcato, solitamente i giudici ammettono, proprio in considerazione dell’interesse pubblico, l’adozione di un linguaggio maggiormente polemico di quello che avviene, ad esempio, per le persone che conducono una vita strettamente privata. Ovviamente non è così facile stabilire il confine tra un linguaggio aspro e polemico, ma in fondo legittimo, e le vere e proprie offese.

Ad ogni modo, immaginando ora per comodità che il messaggio sia oggettivamente diffamatorio, la denuncia si può presentare. La competenza, essendo il reato stato commesso tramite facebook, è del tribunale e non del giudice di pace. Prima di procedere con una denuncia di questo genere, tuttavia, io suggerirei di inviare una diffida con richiesta di risarcimento del danno, che può essere utile anche nell’ottica di raggiungere una soluzione amichevole, in quanto tale sempre preferibile, salvo rare eccezioni.

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Il coltello senza manico.

Siamo tutti collegati.

Quando qualcuno si alza per offendere qualcun altro, sporca e insozza prima di tutto sè stesso. Con parole sporche, con sentimenti detestabili, fa una brutta figura davanti agli altri e davanti, ancora una volta, a sè stesso. Tutte le volte che vogliamo far male a qualcuno è come se impugnassimo un coltello senza impugnatura, fatto solo di un’unica lama affilata, che ferisce per forza anche chi lo tiene in mano.

È vero, a volte si prova un senso di soddisfazione per aver offeso un’altra persona, ma dopo il piacere temporaneo arriva il dubbio di aver fatto bene, la riprovazione da parte degli altri che hanno assistito, un po’ come quando si mangia una cosa che ci piace in quantità eccessiva e poi ci fa male la pancia. Ci guardiamo allo specchio e abbiamo la sensazione di non essere puliti come prima, iniziamo a cercare mille ragioni per giustificare quello che abbiamo fatto, ma nessuna ci soddisfa, perchè niente giustifica veramente il fatto di non voler bene a noi stessi e non essere indulgenti con gli altri.

Siamo tutti pieni di difetti e contraddizioni e il nostro primo dovere è quello di perdonarci a vicenda e volerci bene per quel che siamo, senza pretese, senza voler per forza migliorare gli altri, senza credere che tutti debbano vedere le cose come le vediamo noi.

Riflettiamo su questo: in nome di che cosa stiamo vendendo la nostra umanità? Per raggiungere quale risultato ci affanniamo, arrabbiamo, indispettiamo gli uni contro gli altri? Il nostro primo compito, quello che dobbiamo a noi stessi e a Dio, non è forse essere felici nel vivere la vita? Perchè, invece, viviamo come facendo finta di non dover morire mai?