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Avvocato non mi comunica condanna: è responsabile?

se in un procedimento penale si viene condannati senza saperlo in quanto l’avvocato a cui si è dato mandato ed eletto domicilio presso il suo studio non vi ha informato né dell’ultima udienza né della sentenza, facendo inoltre finire questa in giudicato senza che il cliente lo sapesse né potesse fare appello (rassicurandolo ogni qualvolta il cliente gli chiedeva notizie sullo stato del procedimento dicendo che sarebbe finito tutto in prescrizione) il cliente ha i gli estremi per fare causa all’avvocato ed ottenere un risarcimento o deve provare un danno effettivo calcolato a livello monetario? La mancanza di professionalità oltre alla mancata chance del fare appello (senza quella del potersi difendere correttamente) non bastano?

Non ha molto senso parlare in generale, astraendo dal concreto, dei problemi legali, che invece vivono sempre appunto di concretezza. Nel descrivere il tuo caso, insomma, avresti dovuto dire che tipo di condanna hai riportato, per quale reato, a quale pena e così via.

Se, invece, si astrae, volendo formulare delle domande, senza al contrario limitarsi a raccontare i fatti, che è quello che dovrebbe fare chi si rivolge a un legale, un avvocato non è quasi mai in grado di aiutarti, o non è in grado di aiutarti come avrebbe potuto se tu gli avessi fornito la descrizione precisa della situazione.

crop ethnic prisoner behind jail bars in daylight
Photo by Rheyan Glenn Dela Cruz Manggob on Pexels.com

Ormai sono venticinque anni che dico queste cose, un po’ in tutte le salse, e credo che non smetterò mai di farlo fino al giorno in cui andrò in pensione, anche perché si tratta di un problema risalente: anche Renzo dei Promessi Sposi, quando va da Azzeccagarbugli, si pone in questo modo, e infatti l’avvocato all’inizio non ne capisce niente, come ricordo in questo precedente post che ti invito a leggere.

Se tutto questo è vero in generale, è ancora più vero quando si va a trattare una materia delicata e spigolosa come la responsabilità professionale di un avvocato, che, prima di essere attivata, deve essere verificata con una certa precisione.

Sulla base del tuo racconto privo dei dettagli essenziali, l’unica considerazione che posso fare è che potrebbe esserci certamente una responsabilità del legale, che senz’altro deve comunicare le sentenze e i provvedimenti resi nel processo al cliente, ma, per quanto riguarda il danno, esso non può mai essere presupposto, ma deve essere esistente e comprovato, anche se ovviamente il danno risarcibile non è sempre monetario, ma può essere anche morale, nei limitati casi in cui la legge ne consente la risarcibilità.

Se vuoi approfondire, ti consiglio di acquistare una consulenza in cui appunto valutare tutti i dettagli del caso concreto e poi eventualmente inviare, tramite una diffida, una prima richiesta danni al legale, che, del resto, come tutti dovrebbe essere munito di una adeguata copertura assicurativa.

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Ricorso CEDU: quando si può fare?

Gli avvocati da me interpellati mi hanno detto che se si ritiene una sentenza di Cassazione civile ingiusta si possono richiedere i danni allo Stato entro due anni dalla medesima. Solo in seguito si può ricorrere alla CEDU. Prima devono essere espletate tutte le vie giuridiche previste dalle legge italiana. Dal Suo blog leggo invece che, salva l’ipotesi della revocazione, che riguarda solo gli errori di fatto e non di diritto, si può ricorrere fin da subito alla CEDU

Come predico da decenni, non ha molto senso parlare di diritto in generale ed in astratto senza riferimento al caso concreto, per il quale possono esistere eccezioni e considerazioni particolari che non valgono invece su un piano più ordinario.

Anche in questo caso, non ha senso parlare di presupposti e termini per impugnare senza dire che cosa ha per oggetto il caso. Le persone sfornite di preparazione giuridica sarebbe bene che iniziassero sempre l’esposizione del loro problema dalla descrizione del fatto.

black gavel on table in courtroom

Provo comunque a dare una risposta.

In generale, non mi risulta.

Se la sentenza è passata in giudicato, a parte i mezzi di impugnazione straordinari, la sentenza è definitiva.

Si potrebbe ipotizzare una responsabilità dei magistrati per dolo o colpa grave, ma anche questa eventualità, assai di nicchia, riguarda un profilo diverso da quelli per cui si può ricorrere alla CEDU e non intacca la definitivi della sentenza.

Non ho mai sentito, poi, parlare di un termine di due anni.

Nella mia esperienza di ormai centinaia di casi il ricorso è stato fatto sempre dopo l’esaurimento dei mezzi di impugnazione interni.

Considera anche che la CEDU non vigila sull’osservanza del diritto nazionale italiano, ma sul rispetto di una convenzione internazionale da parte dello Stato, sono profili diversi anche da questo punto di vista.

Non so come mai l’avvocato da te interpellato abbia sostenuto quanto riporti, può darsi tu abbia capito male oppure che si tratti di una materia o di un caso per cui valgono, per qualche motivo, regole particolari, oppure può essere anche più semplicemente una strategia processuale che era stata valutata.

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Causa non soddisfacente: che fare?

ho appena terminato una causa civile di danneggiamento dove ero parte offesa, la giudice però non vuole pagarmi nulla se non una somma misera di 50 euro perché dice che alla domanda non sono stati quantificati i danni materiali, oltretutto non mi da neanche il danno morale, il fatto risale a marzo 2014 e poi si era depenalizzato con conseguente causa civile, come posso fare ora per recuperare i danni? Il fatto accaduto in condominio, il vicino di casa si permetteva di entrare nella scala mia per distruggere violenza i vasi e piante, vasi terracotta scaraventandoli da un altezza di 5 /6.metri.

Se hai «appena terminato una causa civile» ci sarà una sentenza che la definisce.

Se l’ipotesi è questa, allora la situazione è, di conseguenza, la seguente:
– l’unico modo per tentare di cambiare quanto deciso nella sentenza è impugnarla, probabilmente con appello;
– nel caso in cui non venga proposto appello, o comunque impugnazione, nei termini previsti dalla legge, la sentenza diventerà per sempre definitiva, a prescindere da qualsiasi questione a riguardo, da chi avesse ragione o torto e in che misura.

A questo va aggiunto che se non hai fornito una idonea dimostrazione del danno nel corso del giudizio di primo grado non potrai farlo in secondo grado, perché in appello è vietato salvo eccezioni di abbastanza rara applicazione introdurre nuove prove.

Per cui, l’appello potrebbe essere valutato solo se tu avessi introdotto prove sufficienti del danno che il giudice di primo grado avrebbe sbagliato a valutare: ad esempio avevi messo una ricevuta che il giudice ha ritenuto prova non valida, ma che puoi chiedere al giudice di secondo grado, cioè di appello, di ritenere, a contrario, prova valida.

Se, invece, le prove non sono proprio state richieste, allora l’appello sarebbe molto probabilmente non solo inutile ma anche controproducente, perché anche in quella sede potresti essere condannato alle spese legali.

Se vuoi farci esaminare le possibilità di impugnazione, il prodotto da valutare sarebbe questo anche se ti consiglio di riflettere bene sulla convenienza di spendere ulteriore denaro e investire ancora sulla vertenza.

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Sentenza di Cassazione penale viziata: come agire?

non è stata effettuata la notifica dell’udienza per un ricorso penale in cassazione che quindi è stata effettuata ugualmente a mia insaputa. Il mio legale ha provveduto ad inoltrare ricorso straordinario per mancata notifica. sono 2 anni che attendo almeno una sospensiva in quanto la condanna è di meno di 3 anni e verra sospesa automaticamente in attesa di fissazione di udienza in sorveglianza. Ho fatto sollecito per sapere qualcosa ma ancora nulla. Cosa ne pensa?

È una situazione particolare, per la quale non ci sono soluzioni pronte e rapide purtroppo.

L’udienza avrebbe dovuto esserti notificata, per cui per me la sentenza resa senza che né tu né il tuo difensore foste stati messi in grado di partecipare all’udienza è viziata.

Naturalmente, questa invalidità deve essere positivamente accertata, dal momento che finché ciò non avviene siamo in presenza, immagino, di una sentenza di condanna apparentemente passata in giudicato.

Direi che il rimedio esperito dal tuo difensore sia quello giusto. E giustamente, in una situazione così delicata, avete tentato anche di depositata una istanza di prelievo o sollecito, sempre che io abbia capito bene.

A questo punto, temo che l’unica cosa che si potrebbe valutare sarebbe una nuova istanza di sollecito, eventualmente provando ad informarsi anche tramite un accesso alla cancelleria del giudice, considerando la particolarità della situazione.

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Condannato in contumacia: posso fare esposto per falso?

sono stato condannato in contumacia a pagare al condominio, che avevo costruito nel 1998, 262.000 euro per difetti costruttivi, il difetto principale riguarda l’impermeabilizzazione della soletta di copertura del piano interrato,la verità è che avevo rimediato a detti difetti eseguendo lavori vari sotto la direzione del ex D.L. all’epoca della costruzione e del tecnico del condominio che alla fine,nel 2003,redige una relazione quantificando le eventuali ulteriori opere in qualche migliaio di euro.Il condominio mi cita nel 2006, per un qualche motivo non vengo in possesso della notifica, la sentenza di condanna diventa esecutiva non per notificazione ma per decorrenza dei termini nel 2013.
Vorrei conoscere se è possibile fare un esposto alla Procura della Repubblica denunciando il condominio, i periti, il loro avvocato, per la produzione di documenti falsi, il falso è dimostrato dal fatto che il condominio in questi molti anni non ha effettuato alcun lavoro e non vi sono perdite

È una cosa che andrebbe approfondita molto di più, esaminando sia la situazione in fatto sia il fascicolo del procedimento.

In via generale, si possono fare le seguenti osservazioni.

Riferisci di non aver ricevuto la notifica «per un qualche motivo». Si tratta, però, di un aspetto fondamentale, il primo che è necessario chiarire per verificare la regolarità del procedimento e della sentenza che è stata emessa al termine del medesimo.

Quindi il primo consiglio è quello di incaricare un avvocato di estrarre le copie dei documenti dal fascicolo del procedimento per vedere come ti è stato notificato l’atto introduttivo e verificare se tale forma di notifica può considerarsi valida o meno.

Ovviamente, il da farsi, in seguito, dipende dall’esito che avrà questo accertamento.

Per sapere, poi, se possibile fare un esposto per falso, che è una vera e propria denuncia, ti sembrerà incredibile ma, ancora una volta, bisogna esaminare il fascicolo e vedere esattamente cosa è stato sostenuto dal condominio e che tipi di documenti sono stati prodotti.

In generale, comunque, un reato di falso non ricorre semplicemente quando si sostiene in giudizio un fatto infondato, altrimenti in ogni causa civile ci sarebbe almeno un reato di falso, dal momento che ogni parte della stessa sostiene la verità di fatti diversi e spesso contrapposti, ma occorrono requisiti e circostanze ulteriori previsti dalle disposizioni del codice penale che prevedono diverse figure di reati di falso.

Ulteriormente, va poi considerato che, a mio giudizio, quand’anche ci fosse effettivamente un reato o più di falso e quand’anche si presentasse una denuncia e si aprisse un procedimento terminante con condanna penale dei responsabili, la sentenza civile emessa nei tuoi confronti rimarrebbe perfettamente valida ed efficace e di certo non verrebbe caducata per effetto di una sentenza penale, salva solo l’ipotesi di revocazione, uno speciale mezzo di impugnazione praticabile in alcuni casi anche contro sentenze già passate in giudicato, che è comunque tutto da valutare sulla base di quello che sarà stato accertato, sempre in ipotesi, nel procedimento penale.

In conclusione, mi sembra che ci siano davvero pochi spazi e che si tratti di una ipotesi in cui purtroppo sarebbe stato opportuno attivarsi a suo tempo.

L’unica possibilità con un minimo di concretezza sarebbe quella relativa all’invalidità della notifica, che va tuttavia studiata e approfondita con cura.

Direi che, per fare questi accertamenti, con una sentenza che ti obbliga a pagare quasi 300.000 euro, un po’ di soldi da investire per far fare questo lavoro ad un avvocato potrebbe essere opportuno appunto decidere di spenderli.

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Paternità finalmente accertata: mi spettano gli arretrati?

Io ho fatto una causa di riconoscimento, quindi prima ho dovuto fare il disconoscimento cosa che è avvenuta, adesso la causa di riconoscimento e quasi finita, tantè che il CTU del tribunale a dichiarato che il sig…. è mio padre!!!!
Io chiedo all’avvocato che mia madre vuole avere dal sig…. gli alimenti arretrati, però lui dice che siccome chi mi ha dato il cognome e stato il quale mi ha mantenuto fino alla maggiore età…..
Io devo anche dire che chi aveva dato il cognome era già separato da mia madre e viveva al sud, mentre mia madre viveva al nord, quindi mia madre non aveva mai ricevuto nessun alimento.
Volevo quindi chiederle se la richiesta di mia madre è plausibile…

La descrizione del caso non è completamente chiara, provo a fare comunque qualche osservazione.

Il diritto al mantenimento previsto a favore di un figlio nei confronti del proprio padre è imprescrittibile, ciò significa che può essere richiesto in qualsiasi momento, tuttavia si prescrivono dopo cinque anni le singole rate del mantenimento medesimo.

Ciò comporta che il mantenimento può essere chiesto in qualsiasi momento, anche dopo quaranta anni ad esempio da quando è sorto, ma andando indietro, come soldi ottenibili, solo di cinque anni dal momento in cui lo si richiede.

Nel tuo caso, mi pare di capire che tu sia già maggiorenne e autosufficiente da anni, per cui, per questo verso, non si potrebbe comunque chiedere nessuna rata arretrata, essendo intervenuta la prescrizione.

Si potrebbe forse chiedere un risarcimento del danno per non aver percepito questo mantenimento per così tanto tempo e aver dovuto provvedere altrimenti al sostentamento e così via. Però per chiedere un risarcimento del danno c’è il problema che in realtà il danno… non c’è stato, dal momento che tu hai percepito il mantenimento da colui che figurava come tuo padre, anche se poi è stato accertato che biologicamente non lo era.

Questo mantenimento tu non l’hai mica restituito, né avrebbe senso farlo, per poi richiederlo al vero padre, padre che peraltro, a parte quello che ha detto intanto il CTU, non è stato ancora individuato da una sentenza passata in giudicato.

Ovviamente la questione relativa alla residenza al nord o al sud non ha nessuna rilevanza.

Mi sembra, comunque, in conclusione che la risposta del tuo avvocato sia condivisibile.

Per dire di più, bisognerebbe esaminare il caso più in dettaglio.

Valuta tu se vuoi investire un po’ di risorse per acquistare una consulenza da un altro avvocato per avere un secondo parere che, in questioni importanti come questa, in effetti non fa mai male.

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Posso impugnare un processo cui non ho partecipato per problemi di posta e cambio residenza?

ho perso una causa per contumacia,per problemi di posta e residenza.passati 2 anni volevo provare a riaprire la causa perché in possesso di dichiarazioni di alcune persone che testimonia a mio favore ,il fatto perché non mi sia presentato alla causa ,dovuto in parte alle affermazioni di chi mi accusava che dichiarava davnti ai testimoni di non presentarmi che avrebbe tolto la denuncia.Ora ho i testimoni che affermano la mia buona fede,ho testimoni che dopo venivo calunniato pubblicamente,ho una testimonianza del suo testimone che dichiara di aver detto il falso in udienza ,posso procedere con tutti questi elementi?

La sentenza di primo grado, attualmente, passa in giudicato diventando inappellabile dopo sei mesi dalla sua pubblicazione.

In precedenza, fino a qualche anno fa, il termine era di un anno, poi la solita riforma legislativa inutile e solo di facciata ha dimezzato il termine.

Per cui bisognerebbe vedere innanzitutto se la sentenza è stata emessa nel vigore della attuale o della precedente disciplina.

Al periodo applicabile, comunque, andrebbe sommato quello della sospensione feriale dei termini, di 45 giorni, dal 1° agosto al 16 (o 17, secondo alcuni) settembre.

In ogni caso, tuttavia, se sono trascorsi due anni, direi che il termine sia spirato.

L’unica possibilità sarebbe indagare più approfonditamente quei «problemi di posta e residenza» cui accenni solamente ma che invece sono il cuore del problema: se risultasse che non hai ricevuto le notifiche fondamentali del procedimento per motivi a te non imputabili allora forse si potrebbe fare ricorso.

Ovviamente, è una strada in salita e bisogna valutarne attentamente la convenienza. Se vuoi approfondire, è necessario incaricare un avvocato perché sono aspetti tecnici per cui il parere di un professionista non può mancare.

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Se si fa appello, bisogna intanto e comunque eseguire la sentenza?

Molte persone credono che, presentando appello, si possa non eseguire una sentenza civile, nell’attesa della decisione del giudice di secondo grado.

La sentenza civile di primo grado in realtà è, per legge, provvisoriamente esecutiva, per cui è perfettamente legale chiederne l’esecuzione immediata e si deve osservarla, rispettarla ed eseguirla sin da subito.

Si può chiedere una sospensione o inibitoria al giudice d’appello, ma è abbastanza difficile ottenerla, occorrono motivi gravi e situazioni in cui la esecuzione comporterebbe l’impossibilità di «tornare indietro».

Ad esempio, nel caso in cui la sentenza importi la demolizione di un immobile, c’è qualche speranza di ottenerla, mentre solitamente la necessità di pagare somme di denaro, tra cui anche le spese legali, non è ritenuta tale.

Nei casi di urgenza, quando si richiede la sospensione, si presenta un ricorso a parte dopo aver notificato l’appello, in modo da ottenere una decisione con maggior rapidità o comunque anteriormente alla prima udienza.

Tutto questo vale per le sentenze di natura civile, per quelle penali il discorso è completamente diverso ed esse non diventano esecutive che una volta esaurite le impugnazioni.