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Furto tentato in negozio: i titolari possono dirlo in giro?

DOMANDA – Se io cliente vengo beccato in un negozio a rubare, loro mi dicono che non mi denunciano , io pago e me ne vado. Loro sanno il mio nome, mi conoscono, possono divulgare in giro la notizia di quanto accaduto? Io come posso difendermi? C’è una sorta di segreto aziendale che mi difende dal fatto che loro mi deridano in giro con gente che conosco

— RISPOSTA – Il «segreto aziendale» è molto carina come fantasia, soprattutto considerando che di quell’azienda tu non fai parte e che dunque se anche una cosa del genere mai esistesse a te non si applicherebbe.

Nel mondo della realtà, comunque, dovresti essere tutelata dalle disposizioni del codice penale e di quello in materia di trattamento dei dati personali.

Se ritieni che i titolari del negozio stiano violando queste disposizioni, e quindi determinando il tuo discredito riferendo in giro che hai tentato un furto presso il loro esercizio, puoi far scrivere loro una diffida da un avvocato in cui li si richiama al rispetto delle norme vigenti in materia di tutela della reputazione e di trattamento dei dati personali, sotto pena, in difetto delle più opportune azioni legali a tua tutela.

Se vuoi approfondire ulteriormente la questione, o incaricarmi già di formulare e inviare la diffida, chiama ora lo studio al numero 059 761926 e prenota il tuo primo appuntamento, concordando giorno ed ora con la mia assistente.

Puoi anche acquistare online direttamente da qui: in questo caso, sarà poi lei a chiamarti per concordare giorno ed ora della nostra prima riunione sul tuo caso; a questo link, puoi anche visualizzare il costo.

Naturalmente, se vivi e lavori lontano dalla sede dello studio – che è qui, a Vignola, provincia di Modena, in Emilia – questo primo appuntamento potrà tranquillamente avvenire tramite uno dei sistemi di videoconferenza disponibili, o persino tramite telefono, se lo preferisci; ormai più della metà dei miei appuntamenti quotidiani sono videocall.

Guarda questo video per sapere meglio come funzionerebbe il lavoro con me.

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Ti lascio adesso alcuni consigli e indicazioni finali che, a prescindere dal problema di oggi, ti possono sempre essere utili.

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Provvedimento sospensione da scuola: che fare?

DOMANDA – Mio figlio maggiorenne ha ricevuto un sospensione di 5 giorni mi è stata inviata PEC il 2/11 ore 14,00 circa in cui c’era la lettera con la sospensione e anche scritto che entro il 3/11/22 ore 10 avrei dovuto inviare un’istanza con l firma di entrambi i genitori e copia dei nostri documenti, Io vivo a Bologna, mio ex marito al Sud, quel pomeriggio ero in turno a lavoro ed impossibilitata a creare un’istanza firmarla inviarla al mio ex marito ecc. Ho inviato una PEC di accettazione e poi successivamente i documenti a mio figlio da portare oggi a scuola. Stamattina mi arriva la PEC che l’istanza è stata rifiutata. Prima cosa mio figlio è maggiorenne ha bisogno della nostra firma? Seconda cosa una scuola può dare tempistiche così strette tra l’invio della pec neanche un giorno per produrre l’istanza?

— RISPOSTA – Rispondo con qualche osservazione di carattere generale.

Questa possibilità di inviare gratuitamente una domanda al blog non si può certo utilizzare per cose che sono davvero urgenti: in questi casi, bisogna rassegnarsi ad acquistare una consulenza, da me o da un altro avvocato. Chi vuole acquistarla da me, se vuole procedere nel modo più veloce possibile, può chiamare il numero dello studio 059 761926 oppure acquistare on line da questa pagina. In entrambi i casi, è bene specificare i motivi dell’urgenza, in modo che si possa «fare spazio» subito al nuovo caso: per noi si tratta di spostare almeno un paio di appuntamenti già fissati, che non sono urgenti, più avanti, per occuparci di quello che scade.

Per il resto, è difficile poter fare considerazioni significative relativamente ad un provvedimento amministrativo, o anche, per quel che qui rileva, di altro genere, senza averlo potuto leggere. Può darsi, ad esempio, che fosse un intervento di tipo cautelare, correlato alla gravità del fatto contestato a tuo figlio, in relazione alla natura del quale termini così stretti potrebbero anche avere un senso e una legittimazione.

Per quel che concerne la maggiore età di tuo figlio, credo che la scuola avrebbe dovuto interpellare direttamente lo stesso e non più i genitori. Temo che sia stata una svista da parte dei funzionari della scuola, che probabilmente hanno inviato la comunicazione alle persone cui erano abituati a inviare le comunicazioni, considerando che nel frattempo era intervenuta la maggiore età. Questo potrebbe porre dei problemi di violazione del trattamento dei dati personali, mi sovviene ad esempio che il Garante ha sanzionato una banca per aver consentito l’accesso ad un genitore al conto corrente del figlio anche dopo che il figlio stesso era diventato maggiorenne.

Non credo che tu adesso abbia ancora bisogno di consulenza legale, ma se volessi comunque approfondire la situazione, chiama ora lo studio al numero 059 761926 e prenota il tuo primo appuntamento, concordando giorno ed ora con la mia assistente; puoi anche acquistare direttamente da qui: in questo caso, sarà poi lei a chiamarti per concordare giorno ed ora della nostra prima riunione sul tuo caso; a questo link, puoi anche visualizzare il costo.

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Problemi di riservatezza tra vicini: come si può intervenire?

DOMANDA – La mia vicina possiede box attaccato al mio confine e sopraelevato rispetto al mio fondo la cui sommità è accatastata come giardino pensile. Su tale tetto del box può transitare e guardarmi dentro ma non c’è una ringhiera pertanto non avrebbe diritto di veduta. Mi chiedo se sia a norma l’accatastamento e l’uso che ne fa, ovvero ci fa degli orti in vaso e ci transita in continuazione con problemi di privacy per me. Mi chiedo se tutto ciò sia a norma e se io possa esigere che lei modifichi il suo comportamento ai sensi di legge.

— RISPOSTA – È una cosa per la quale non si può ottenere una risposta in astratto, ma solo in concreto.

Bisogna studiare innanzitutto l’eventuale esistenza di servitù previste, ad esempio, nei rogiti di acquisto, oppure createsi in altri modi, come, sempre ad esempio, usucapione e destinazione del buon padre di famiglia, cosa che, a sua volta, si può desumere dalla «storia» degli immobili e delle costruzioni che si sono via via succedute nel tempo e così via.

Considerata l’onerosità di svolgere accertamenti del genere, forse potrebbe essere una buona idea inviare una diffida alla vicina in cui si contesta la legittimità di tali condotte, con l’invito a trovare un accordo a riguardo, che possa salvaguardare la fruibilità delle tue consistenze immobiliari e, al tempo stesso, la tua riservatezza.

Se vuoi approfondire ulteriormente la questione, o incaricarmi di formulare insieme a te ed inviare poi la diffida, chiama ora lo studio al numero 059 761926 e prenota il tuo primo appuntamento, concordando giorno ed ora con la mia assistente; puoi anche acquistare direttamente da qui: in questo caso, sarà poi lei a chiamarti per concordare giorno ed ora della nostra prima riunione sul tuo caso; a questo link, puoi anche visualizzare il costo.

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diritto

Intrusioni del coinquilino: che fare?

Ho un conquilino che mi è entrato in mia camera personale chiusa a chiave e lui a sempre negato adesso o messo una telecamera e lo filmato è registrato posso denunciarlo visto che la stanza è sempre chiusa a chiave e nn so come faccia ad aprire la porta

La domanda è mal formulata e ti spiego perché: una denuncia può sempre essere fatta, il fondamento della stessa si valuta sempre in seguito. La domanda più corretta sarebbe invece «Ci sono adeguate basi legali per presentare una denuncia nel mio caso e, soprattutto, il deposito di una denuncia è il modo migliore per tutelarmi?»

Sulla base della domanda così più correttamente formulata, si può considerare che, specialmente se si tratta di un coinquilino, la presentazione di una querela non sembra essere lo strumento più idoneo per trattare una situazione del genere.

Quello che appare più consigliabile, e che ben potrebbe risolvere il tuo problema, potrebbe essere semplicemente l’invio di una diffida tramite un avvocato, in cui si chiede a questa persona di cessare i suoi comportamenti illegittimi, indicando anche come è riuscito a praticare queste intrusioni, in modo da eliminare la «falla», diciamo così, nel tuo «sistema di sicurezza».

Una volta formata e inviata la diffida, si deve nuovamente valutare il da farsi e lo si deve fare in base a quella che sarà stata o non stata la reazione del responsabile dell’illecito; tale valutazione, ovviamente, non può essere fatta ora.

Se vuoi procedere in questo senso, chiama lo studio al numero 059 761926 per concordare il tuo appuntamento, oppure acquista direttamente da qui: in questo secondo caso, sarà la mia assistente a chiamarti per concordare giorno ed ora dell’appuntamento stesso.

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trattare i problemi legali

Lettera «riservata» di un avvocato: come va gestita.

Note dell’episodio.

In questo contenuto, ti parla di cosa significa che una lettera di un avvocato è riservata, cosa comporta e come bisogna gestire necessariamente situazioni in cui si riceve una lettera del genere.

Riferimenti.

Le risorse degli avvocati dal volto umano

Sei un avvocato?

Altre risorse digitali non giuridiche

Trovi tutte le mie altre risorse digitali, non giuridiche ma di diverso argomento, al sito vienimidietro

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diritto

Registro delle opposizioni: come iscriversi.

Un post velocissimo per dirti come puoi iscriverti al registro delle opposizioni, sia per i numeri di telefonia fissa che per i cellulari:

  • chiama il n. 800 957 766 per le utenze fisse;
  • chiama lo 06 42986411 per i cellulari;

Risponderà una voce registrata che verso la fine ti chiederà di premere 1.

spam

Premi 1 e dopo un giorno dovresti essere iscritto al registro.

Vediamo se questa volta funziona, lascia un commento con la tua esperienza.

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riflessioni

Risposte legali da google.

Le persone che cercano risposte ai loro problemi legali con google per lo più sbagliano.

Gli avvocati possono anche irritarsi quando questo succede, tuttavia devono anche chiedersi come mai google abbia acquisito più
autorevolezza di loro.

Il «torto» degli utenti dove sta?

In un paio di cose.

Innanzitutto nel credere che sia possibile leggere e comprendere adeguatamente un articolo giuridico su di un determinato argomento senza disporre di una preparazione sistematica sul sistema giuridico, senza conoscere, di tale sistema, i principi fondamentali.

Questo é un errore che non fa solo Giggino con la quinta elementare, ma in esso cadono anche fior di professionisti. Un caso emblematico é quello degli ingegneri che si occupano di privacy e sicurezza informatica, che sugli aspetti giuridici finiscono sempre per mancare punti di vista importanti, proprio perché la loro preparazione non é giuridica.

Il secondo errore tipico é in realtà un corollario del primo e consiste nel trovare una sentenza di Cassazione, o di un altro giudice, e pensare di «avere la vittoria in tasca», sconsiderando che il nostro non é un sistema a precedente vincolante, anzi ne é ben lontano, dal momento che sono sempre di più i giudici che godono nel fare il contrario di quello che dice la Cassazione, per non dire di quello che riesce a fare la Cassazione stessa sulle medesime questioni.

Non c’è niente di male nel consultare google per farsi un’idea, anzi può essere molto utile e, se c’è un avvocato che incoraggia le persone a farlo, quello sono proprio io, anche considerando che da anni ormai oltre il 70% del mio fatturato viene dal blog, cioè da gente che trova i miei articoli con google, li trova interessanti e ben fatti e così decide di prendermi come avvocato.

L’importante è avere la consapevolezza dei propri limiti e cioè di sapere sempre che quello che ti é parso di capire leggendo un articolo giuridico potrebbe non essere da interpretare esattamente come lo hai capito tu.

Quello che puoi fare é farti una prima idea, poi subito dopo confrontarti con un avvocato e allineare quello che hai acquisito con la sua conoscenza completa del sistema giuridico e la sua esperienza di pratica giudiziaria.

Detto questo, ti voglio parlare adesso degli avvocati.

É umano irritarsi col cliente che pretende di saperne più di te, ma é anche doveroso per te, se sei un avvocato, chiederti come mai hai perso così tanto di autorevolezza.

É comodo dare la colpa a google e alla presunta stupidità della gente, ma la realtà é che questi due elementi non esauriscono affatto le cause del fenomeno.

La realtà è che gli avvocati hanno perso autorevolezza in generale, anche a prescindere da google.

Se google ci fosse stato cinquanta anni fa, nessuno si sarebbe sognato di portarne i risultati da un avvocato.

Non è neanche questione di rispetto, il punto é che le persone non hanno più fiducia negli avvocati.

Perché è successo questo?

La spiegazione per me è semplicissima: perché una fetta troppo grossa di avvocati é composta da legalesi che non hanno alcuna idea di come si faccia in modo efficace e tutelante per il cliente questa professione.

Un avvocato esce dall’Università preparato in una sola materia (e quando va bene!), il diritto, che rappresenta circa il 2% di quello che è necessario sapere per svolgere in modo decente questa
professione, dopodiché non investe in niente, non per pigrizia, ma perché non ha nemmeno alcuna idea di quello che dovrebbe fare a riguardo.

Continua per anni sempre alla stessa maniera, a fare una formazione continua completamente inutile proposta dalle autorità forensi, completamente imbelle e sostanzialmente incapace anche solo di accogliere e ascoltare in modo adeguato un cliente.

A qualcuno forse questa ricostruzione potrebbe sembrare esagerata, ma ti assicuro che è la pura realtà, per quanto assurda, tragica, paradossale e te lo posso dimostrare e comprovare in dozzine di modi, se già non ne hai fatto esperienza da solo.

Forse è il momento di tornare ad avere, sia come utenti che come avvocati, la consapevolezza dei rispettivi limiti.

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Che droghe usano gli avvocati di amnesty?

Sul sito di amnesty, si trova compilata questa meravigliosa faq, in cui i preparatissimi giuristi di quell’associazione spiegano, in termini inclusivi, ecocompatibili e pacifistici, perché l’aborto sarebbe un «diritto umano».

Esso sarebbe previsto come tale dal «diritto internazionale dei diritti umani», una cosa tuttavia che, almeno in questo universo, non esiste.

In realtà, inoltre, l’aborto non è nemmeno un diritto, né in Italia né negli USA.

Per sincerarsene, basta leggere la legge 194 e tutti i provvedimenti correlati, che non definiscono mai in nessuna occasione l’aborto come un “diritto”.

Negli Stati Uniti, ugualmente, non c’è nessuna legge che preveda il diritto all’aborto, c’è solo una sentenza, la celebre Roe contro Wade, con cui sono di fatto state consentite pratiche abortive, senza appunto che diventassero mai un diritto.

Dunque, dire, che l’aborto è un diritto é già una gran bestialità in sé.

Dire che addirittura sarebbe un «diritto umano» cioè un diritto fondamentale di ogni essere vivente é voler esagerare e dire la bestialità più grande possibile, é candidarsi per vincere il premio per aver sparato la boiata più grossa di tutti i tempi.

I finissimi giuristi di amnesty però non si fermano qui.

Secondo loro, negare il «diritto umano all’aborto» sarebbe addirittura una violazione della privacy!

Ora, va bene che una delle cose più care all’uomo contemporaneo é la privacy, ma resta da capire davvero che cosa avrebbe a che fare la privacy con l’aborto.

Posso garantire che nell’intera e copiosissima legislazione italiana, europea ed estera in materia di privacy non si fa alcuna menzione e alcun riferimento alle pratiche abortive.

Né é pertinente il riferimento alle decisioni «sul proprio corpo», dal momento che nelle pratiche abortive si decide sempre e necessariamente di un corpo altrui che é solo ospitato all’interno di quello della donna ma resta innegabilmente e evidentemente dotato di alterità.

Non paghi della figura rimediata sino a qui, i bravissimi avvocati di amnesty ci tengono a informare il pubblico su chi sarebbero i titolari di questo «diritto umano»: essi sarebbero non solo le «donne, ragazze» ma anche «altre persone che possono rimanere incinte».

Un’altra cosa che non esiste.

Lo scopo di tutte queste vere e proprie boiate sarebbe, poi, raggiungere non solo la «giustizia sociale», come se abortire garantisse ad esempio stipendi più equi ai lavoratori, ma anche la «giustizia di genere».

Io mi chiedo a questo punto una cosa: premesso che é del tutto lecito essere a favore delle pratiche abortive, perché una opinione del tutto legittima la si deve giustificare e sostenere con una congerie di razzate del genere, quando ci sono diversi argomenti più seri o quantomeno reali?

Rendersi improbabili e ridicoli con tesi evidentemente strampalate e prive di fondamento che vantaggio può portare ad una causa?

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