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riflessioni

10 cose sulla condanna alle spese legali.

1) Quando si perde, in tutto o in parte, una causa il giudice ti può condannare a rimborsare le spese legali dell’altra parte.

2) La sentenza é di solito provvisoriamente esecutiva, questo significa che puoi anche impugnarla, ma intanto devi eseguirla, cioè pagare le spese legali.

3) Se non paghi le spese legali al tuo avversario, lui può agire esecutivamente nei tuoi confronti, facendoti un pignoramento.

4) Il pignoramento deve sempre essere preceduto dalla notifica di un atto, chiamato di precetto, ricevuto il quale hai dieci giorni di tempo per pagare.

5) É comunque meglio pagare prima di aver ricevuto il precetto, perché il precetto comporta spese ulteriori.

6) Di solito il tuo avvocato, quando sei condannato alle spese legali, chiede al legale avversario i conteggi del dovuto, in modo da pagare prima di ricevere il precetto e avere ulteriori spese.

7) Per il pagamento delle spese legali avversarie non è previsto nessun termine: devono essere pagate subito, salvo solo il precetto.

8) A volte si può trattare sulla condanna alle spese legali ad esempio con un accordo che prevede la rinuncia di controparte alle spese legali contro la tua rinuncia, ad esempio, a impugnare.

9) Le spese legali di solito comprendono anche le spese di
registrazione della sentenza o del provvedimento finale: é una tassa da versare allo Stato e, a seconda del valore della causa, può essere anche alta.

10) L’unico modo per non pagare le spese di soccombenza é avere una polizza di tutela legale adeguatamente e tempestivamente attivata.

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diritto

12 cose sulla polizza di tutela legale.

1) É una forma di assicurazione che ti paga le spese sia legali che tecniche in caso di insorgenza di una vertenza imprevista.

2) Esiste sia per gli individui, che per le famiglie e le aziende.

3) Copre tutte le materie e le situazioni che non sono espressamente escluse.

4) Tra le esclusioni la materia successoria, separazioni e divorzi (anche se alcune forme invece sono ricomprese), le donazioni e altre materie da verificare prima di sottoscrivere la polizza.

5) É una forma di assicurazione molto diffusa all’estero e molto poco conosciuta in Italia.

6) Chi ha questo tipo di assicurazione di solito può scegliersi liberamente l’avvocato.

7) La compagnia paga le spese sia per il lavoro stragiudiziale che per quello giudiziale: in caso di esito negativo della causa, paga anche le eventuali spese di soccombenza.

8) Oltre all’avvocato, paga anche il CTU e i CTP di cui l’assicurato dovesse aver bisogno in corso di causa o anche prima della stessa.

9) Il costo é estremamente contenuto rispetto al valore che si riceve, il preventivo va chiesto al proprio agente sul territorio.

10) Ci sono tre principali compagnie specializzate in tutela legale: UCA, Arag e Das; sono compagnie che fanno solo tutela legale – consiglio di usare queste e non altre compagnie generaliste.

11) Da più di vent’anni predico a tutti di munirsi di e tenersi sempre negli anni una polizza di tutela legale: quando viene da me un cliente che ne ha una che si può usare per il suo caso, posso seguirlo in maniera molto più efficace; io lavoro molto meglio e lui non spende un centesimo.

12) Puoi sapere di più sulla tutela legale leggendo i vecchi post del blog all’indirizzo blog.solignani.it e ascoltando la puntata dedicata al tema di radio solignani podcast.

Appena possibile, acquista una polizza di tutela legale e mantienila sempre senza disdirla mai.

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diritto

Causa vinta in primo grado e persa in secondo: che fare?

Ho vinto una causa civile in primo grado e il giudice condanna la mia controparte a pagare 3500 + spese. Questi soldi vengono pagati dalla controparte direttamte al mio avvocato il quale se li tiene come da accordi presi. La controparte si appella e io perdo in Secondo Grado. Il giudice sentenzia. CONDANNO MARCO A RIMBORASRE GLI APPELLANTI LE SPESE DI ENTRAMBI I GRADI DI GIUDIZIO CHE LIQUIDA DI 1000+spese PER PRIMO GRADO E 1000+spese PER IL PRESENTE GRADO. L’avvocato della mia controparte mi chiede non solo le 2000 + varie sentenziate in secondo grado ma mi chiede le 3500 + spese che il mio avvocato si e’ preso in primo grado. Mi domando cosa fare, sono rovinato.

Purtroppo il sistema giudiziario, e in particolare l’appello, ma anche altre impugnazioni, funzionano così: il giudice di successiva istanza, in questo caso quello dell’appello, nel decidere la causa in modo diverso, rivedendola, può anche cambiare la statuizione sulle spese.

Questo in fondo è anche normale perché se tendenzialmente le spese seguono la soccombenza nel caso appunto che questa soccombenza «passi di mano» deve passare anche di mano l’onere delle spese.

SpesePer quanto riguarda la misura delle spese, bisogna vedere esattamente che cosa prevede la sentenza di secondo grado che si sostituisce alla prima in toto, a quanto pare sembra che tu debba restituire quanto incassato in base alla sentenza, ormai annullata, di primo grado e corrispondere una minor somma per quel grado alla tua controparte e non invece la somma che la tua controparte aveva pagato a te in dipendenza della prima sentenza – se così fosse stato, avresti dovuto «restituire il doppio».

Non c’è molto che si possa fare nell’immediato.

Ovviamente puoi valutare il ricorso per Cassazione.

La sentenza di secondo grado però frattanto è comunque provvisoriamente esecutiva, questo significa che devi comunque ottemperarla e fare dunque i pagamenti di cui abbiamo detto sino adesso.

Si potrebbe chiedere la sospensione dell’efficacia esecutiva, che, nel caso della Cassazione, va chiesta al giudice «a monte» e cioè sempre alla corte d’appello, ma è estremamente improbabile che venga concessa, specialmente se in punto a spese legali di queste dimensioni e non per altri motivi particolari legati al contenuto della sentenza che potrebbe, se eseguita, determinare situazioni poi in seguito, anche in caso di accoglimento del ricorso in cassazione, non essere reversibili.

Quindi il quadro più probabile è che attualmente devi pagare quanto previsto dalla sentenza. Se credi che ci possano essere chances per un ricorso in cassazione, puoi valutare di farlo ma solo per poterti vedere restituita sia la ragione che le spese legali tra alcuni anni, ovviamente solo in caso di accoglimento.

Se vuoi valutare il ricorso per Cassazione, il prodotto da acquistare lo trovi in questa scheda. Il costo del ricorso, invece, puoi vederlo in questa altra scheda.

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diritto

Spese legali: facciamo chiarezza!

Note dell’episodio.

Stai iniziando una causa e pensi che tutto quello che stai spendendo per farla alla fine, riconosciuta la tua giusta ragione, ti verrà rimborsato?
Bravo scemo.

Non funziona affatto così.

Ascolta la preziosa puntata di oggi di radio Solignani, l’unica radio che ti dice le importanti verità che nessun altro ti dice!

Riferimenti.

Di seguito, alcuni precedenti post del blog, o puntate del podcast, menzionati durante l’episodio o comunque aventi ad oggetto tematiche collegate a quelle trattate in questa puntata, che ti consiglio di consultare.

blog.solignani.it/2010/01/25/se-si-vince-la-causa-ma-controparte-non-paga-le-spese-legali/ Se vinco la causa ma controparte non paga le spese legali …

blog.solignani.it/2007/05/25/ho-perso-una-causa-e-mi-trovo-da-pagare-una-barca-di-soldi/ Ho perso una causa e mi trovo da pagare una barca di soldi.

blog.solignani.it/2017/01/20/spese-dellappello-chi-le-paga-se-controparte-e-insolvente/ Spese dell’appello: chi le paga se controparte è insolvente …
blog.solignani.it/sistemi-tariffari/tutela-giudiziaria/ La tutela legale: una polizza da avere. | Tiziano Solignani

blog.solignani.it/2013/11/02/se-non-ho-soldi-per-pagare-le-spese-legali-come-posso-fare/ Se non ho soldi per pagare le spese legali come posso fare …

blog.solignani.it/2016/06/14/soccombenza-e-spese-legali-si-puo-avere-anche-in-divorzio-giudiziale/ Soccombenza e spese legali: si può avere anche in divorzio …

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diritto

Tribunali: perché non li smantelliamo e facciamo decidere a Forum?

Per ottenere giustizia, sei costretto a incaricare un difensore avvocato. L,ordinanza ex art. 700 ti dà, ragione, però, ti condanna a pagare le spese pocessuali anche della controparte. Protetto da tale imprevidente ordina, il colpevole ripete il reato di non consegnare documenti dovuti. Già questa è ingiustizia. Poi chiedi al tuo difensore il rimborso dell’onorario perché lascio’ scadere il termine per impugnarla, ma ti offre solo uno sconto. Allora penso che il modello di giustizia proposto da “Forum” andrebbe esteso il piu’ possibile e, almeno nel cause di condominio, andrebbero eliminati gli avocado di parte.
Lei cosa ne pensa ?

Innanzitutto, non si capisce bene che cosa è successo nel tuo caso. Non è possibile che una parte totalmente o comunque principalmente vittoriosa venga condannata a rimborsare le spese avversarie. Quello che può essere successo è che il giudice abbia compensato le spese, perché magari c’era soccombenza reciproca, come avviene abbastanza spesso, o parziale, o perché le circostanze lo consigliavano.

Con la compensazione delle spese, che può essere anch’essa totale o parziale, ognuna delle parti si paga le proprie spese legali, provvede a compensare il proprio avvocato, il chè, per la parte che riteneva di avere ragione, viene sentito come una ingiustizia.

Detto questo, e quindi al netto dell’impossibilità di valutare effettivamente quale sia stata la tua esperienza, rimane il discorso circa l’opportunità di definire delle forme di amministrazione della giustizia «alternative» rispetto a quella offerta dal procedimento civile italiano «classico».

A questo riguardo, va detto che il problema non è, a mio giudizio, in sé rappresentato dalla presenza – necessaria – di un avvocato per parte, che è una cosa che serve sia all’utente del sistema giustizia, sia al sistema giustizia in generale.

All’utente serve innanzitutto perché nei sistemi giudiziari statuali si applica il diritto, sia sostanziale che processuale, che è una materia complessa e per nulla intuitiva, al contrario di quel che si può pensare comunemente. L’avvocato è indispensabile così come è necessario un meccanico quando c’è da riparare un motore o un idraulico quando c’è da rifare un bagno. Nessuno si metterebbe in testa di aprire il motore di una macchina moderna o di rifare da solo la ristrutturazione di casa propria, perché mancano quelle nozioni e quell’esperienza che sono indispensabili per fare quel tipo di lavoro.

Al sistema giudiziari, gli avvocati sono ancora più indispensabili perché, grazie alla presenza della loro intermediazione e al confezionamento da parte loro di atti giuridici scritti o comunque di discorsi orali «condensati», la trattazione di un singolo caso dura 10 minuti al posto delle tre ore che sarebbero necessarie se si ammettessero le parti a parlare direttamente, parti che quasi sempre non hanno alcuna idea di come si espone un problema, tantomeno giuridico, né di quali siano le regole del procedimento civile italiano, che restano vincolanti e la cui inosservanza determina spesso decadenze e impossibilità di far valere i propri diritti.

Una udienza di forum dura oltre un’ora e senza che il caso venga approfondito più di tanto; un’udienza civile nel processo civile italiano dura anche solo 10 minuti, ma il caso è approfondito molto di più, specialmente sotto il profilo probatorio, grazie al lavoro svolto dagli avvocati.

Il modello di giustizia proposto da forum peraltro si basa sull’arbitrato irrituale, che è previsto dal nostro codice di procedura civile ed è a disposizione di tutti coloro che se ne vogliono servire, anche al di fuori di Forum, solo che purtroppo è molto poco diffuso, sostanzialmente pur esistendo da svariati decenni le persone non lo usano. Occorre comunque il consenso di entrambe le parti coinvolte per farvi ricorso.

Ci sono, poi, una miriade di sistemi di gestione dei conflitti alternativi rispetto al ricorso al sistema giudiziario, di cui in Italia, proprio a causa dell’inefficienza della giustizia, si è tentato, anche maldestramente, purtroppo, di imporre la cultura e la diffusione, come la negoziazione assistita, la mediazione civile, i vari tentativi di conciliazione obbligatori previsti in determinate materie, come ad esempio le telecomunicazioni.

Va nominata anche la mediazione familiare, che è un tentativo di risolvere i conflitti familiari con un approccio alternativo, nel quale credo moltissimo.

Anche io, dopo oltre venti anni di professione forense, penso che la vera, o comunque il massimo di, giustizia che l’uomo, nel corso della sua storia, abbia mai avuto o possa mai avere fosse quella impartita, sulla base dell’equità e non del diritto, dai capi villaggio o dai saggi nelle più elementari forme di aggregazione umana, aggregazioni di cui parla ad esempio il sociologo Jared Diamond nei suoi bellissimi e indispensabili libri.

Lo stesso Diamond riporta come in alcune zone del suo stato di origine, il Montana, siano ancora oggi sopravvissute forme di amministrazione della giustizia del genere: persone o società che hanno un conflitto si rivolgono ad una persona ritenuta saggia ed imparziale affinché indichi una strada, vincolante o anche solo non vincolante, ma convincente. È una specie di arbitrato, ma basato moltissimo sulla fiducia nel «saggio», che può inventarsi anche soluzioni creative e slegate da riferimenti giuridici, anche perché i conflitti tra gli uomini non hanno se non raramente ragioni davvero economiche, sono per lo più problemi con una profonda radice emotiva.

È quello che ho realizzato con il mio cumSolvere, per le persone che hanno optato per servirsene, ed è l’unica forma di «giustizia» in cui mi sento di credere, non basata sull’applicazione di regole astratte scritte prima che insorgessero i problemi che si vogliono risolvere con esse, applicazione che peraltro avviene da parte di un «giudice» che è in realtà un burocrate che occupa quella posizione per il solo fatto di aver superato, magari decenni prima, un concorso, ma una giustizia basata sulla unanimemente riconosciuta qualità delle persone che sono chiamate ad impartirla per saggezza, capacità negoziali, capacità di leggere l’animo umano, creatività e ingegno.

Resta il fatto che purtroppo il ricorso a queste forme di giustizia alternativa rimane subordinato alla volontà di entrambe o comunque tutte le parti, per cui basta che una sola di esse rifiuti di prestare il proprio consenso che ritorni ad essere necessario il ricorso al sistema giudiziario statuale.

Vale comunque la pena, in ogni caso, di formulare un apposito invito prima di instaurare una vertenza giudiziale, naturalmente tramite un atto scritto e successivamente documentabile.

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diritto

Causa di lavoro persa: mi conviene impugnare?

vorrei un suo parere,sn stata licenziata per le mie reiterate malattie con conseguenza di scarso rendimento,quindi secondo l’azienda,inutilizzabile.licenziamento per motivo oggettivo,ma nn ho superato il periodo di comporto.ho messo l’avvocato il quale si è basato sull’ultima sentenza di cassazione,che dice che nn è possibile collegare la malattia allo scarso rendimento,comunque il giudice ha dato ragione al mio datore di lavoro e devo pagare pure le spese legali… Il mio avvocato vuole andare avanti,è convinto che vinciamo,perchè è sicuro della sent.di cassazione. Io ho paura di altre spese da pagare ancora, alla parte contraria se perdiamo…cosa ne pensa,la parte contraria si può presentare,questa volta con più avvocati?ed è vero che il giudice è sempre lo stesso?può il giudice opporsi cosi a una sentenza di cassazione prendendo posizione nei confronti dell’azienda?

Purtroppo, è impossibile stabilire con certezza se conviene o meno presentare impugnazione, per di più senza aver visto la sentenza, il fascicolo e conoscere più in dettaglio il caso.

Proprio questo lascia un po’ perplessi sull’atteggiamento di un legale che consiglia con questo livello di sicurezza di presentare impugnazione.

La realtà è che il secondo grado di giudizio potrebbe finire in qualsiasi modo, specialmente su una questione controversa come questa, con la conseguenza che potresti essere condannata anche alle spese legali della nuova fase, aggiungendo danno su danno.

C’è, insomma, una componente di rischio che è ineliminabile.

Tieni presente che nel nostro sistema giudiziario le sentenze, anche di Cassazione, non sono affatto vincolanti, come avviene in altri sistemi, come ad esempio quello inglese, e qualsiasi giudice, anche il più «umile» può, del tutto legittimamente, decidere sulla base di una interpretazione diversa da quella della Cassazione.

In sostanza, non c’è una risposta sicura, devi valutare tu se fare questo tentativo, sapendo che sei esposta al rischio di una nuova soccombenza, con tutte le conseguenze del caso.

Se vuoi, comunque, anche per avere un secondo parere, una consulenza da parte nostra sull’opportunità di impugnare, per quel che può valere, puoi acquistarla da questa pagina.

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Causa persa con condanna alle spese: mi conviene fare l’appello?

Ho una balconata condivisa col vicino con unica pavimentazione e divisa nelle due proprietà da una piccola inferriata.Il frontalino si é rovinato per infiltrazioni da piogge e il vicino voleva rifare tutto il balcone (guaina, piastrelle) compreso la mia parte. Altri vicini l’hanno fatto con risultati negativi dopo pochi mesi dai lavori. Ho detto ok x rifare il suo balcone ma io vorrei sapere prima i lavori utili che garantiscono la tenuta.Perciò mi ha portato in causa nel 2010 e il 13.1.2016 la sentenza mi ha giudicato soccombente con tutte le spese a mio carico (11.000€) e obbligo a fare i lavori indicati dal CTU. Trovo la sentenza ingiusta in quanto la CTU non dà torto a nessuno e indica lavori differenti da quelli indicati dalla parte.Vorrei sapere se è conveniente andare in appello per l’attribuzione delle spese (non compensate) e per la soccombenza. Inoltre se i termini ci sono x l’appello e x la durata della causa se posso richiedere la legge Pinto.

Direi che nel vostro caso l’errore sia stato non aver fatto il procedimento di CTU preventiva ex art. 696 bis cod. proc. civ. che avrebbe potuto chiarire i lavori effettivamente necessari senza bisogno di fare una vera e propria causa, che comunque, sulla base dello stesso, le parti sarebbero state libere in seguito di fare in caso di bisogno.

Su questo tipo di strumento processuale, rimando comunque alla lettura della scheda relativa, che ne approfondisce gli aspetti principali.

Per sapere se conviene presentare impugnazione, occorre una consulenza apposita che, esaminando sia la sentenza sia il fascicolo della precedente fase di giudizio, consenta di sviluppare le valutazioni e le considerazioni più opportune del caso. Se vuoi fare questo approfondimento, il «prodotto» che noi mettiamo a disposizione è questo.

Tieni presente tuttavia che, anche una volta studiati fascicolo e sentenza, non ci potrà essere assoluta sicurezza sull’esito dell’appello né sul merito né sul punto relativo alle spese legali. L’esito della consulenza sarà un giudizio di probabilità o meno, ma un margine di rischio rimane sempre e comunque. Considera che la sentenza di secondo grado, se dovesse andare nel modo peggiore, potrebbe confermare la condanna di primo grado e in più condannarti alle spese della fase di appello, con la qual cosa il conto a tuo carico crescerebbe ancora di più.

Dei termini per presentare l’appello abbiamo parlato più volte, per cui ti invito a fare una ricerca tra i vecchi post del blog, anche se la valutazione va poi sempre fatta in concreto perché dipende da una serie di circostanze che possono a mio giudizio essere adeguatamente apprezzate solo da un giurista.

Per quanto riguarda la legge Pinto, i presupposti sembrerebbero esserci per l’equa riparazione e pertanto ti suggerisco di valutare questa eventualità per essere almeno risarcita della lunghezza eccessiva del procedimento.

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Soccombenza e spese legali: si può avere anche in divorzio giudiziale?

Ho letto che anche nelle cause di divorzio giudiziale le spese processuali sono a carico della parte soccombente. Non riesco però a capire cosa voglia dire parte soccombente in un divorzio giudiziale. L’attore chiede il divorzio perchè non ha raggiunto un accordo con il convenuto; il giudice detta allora le norme cui attenersi; non mi sembra ci sia una parte soccombente! Può chiarirmi il concetto?

Nelle causa di divorzio, così come di separazione, di natura giudiziale la soccombenza ci può essere e spesso c’è eccome.

Può essere, come spesso accade, anche parziale e/o reciproca, ma comunque si può verificare e infatti si verifica abbastanza spesso.

Un esempio banale è quello del coniuge che chiede un mantenimento di 1000€ al mese, quando poi il giudice ne ritiene congruo uno, poniamo, di 250€, oppure addirittura non ritiene che ci siano i presupposti per nessun mantenimento.

Chi lo aveva richiesto, su quella domanda, è tecnicamente soccombente e può, per questo, essere destinatario di una condanna a ripagare, in tutto o, più facilmente, in parte, le spese legali avversarie.

Tutto ciò ha una sua logica: sono le pretese assurde e infondate di una parte che, più che altro, determinano l’impossibilità di ricorrere a soluzioni consensuali come gli accordi in house, che addirittura eviterebbero il ricorso alla giurisdizione in radice, con la conseguenza che l’uso improprio della macchina giudiziaria, ma anche il fastidio cagionato all’altra parte, viene ad essere in qualche modo sanzionato.

Nella pratica, devo dire, purtroppo spesso i giudici compensano le spese legali nelle vertenze familiari, stabilendo cioè che ognuno dei coniugi o genitori sostenga le proprie senza rivalsa né in tutto né in parte di uno verso l’altro, e non sempre è giusto perché ci sono casi in cui davvero la mancata consensualizzazione è imputabile con evidenza ad una parte, che andrebbe appunto adeguatamente sanzionata, quantomeno con la condanna alle spese.

Questa sarebbe anche una buona politica giudiziaria, sfortunatamente la mia esperienza di venti anni è nel senso di assistere ad una tendenza molto robusta alla compensazione, spesso quasi come un automatismo.

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Contributo unificato: in caso di compensazione delle spese va diviso?

In merito al pagamento del Contributo Unificato, se il giudice nella sentenza compensa le spese di lite
ciò significa che anche il Contributo Unificato deve essere diviso per due ?

No. La compensazione delle spese significa che ognuna delle parti, che possono essere due o più, si «tiene» le proprie spese, quelle relative al compenso del proprio legale, ma anche quelle per le imposte che gravano sul processo, come il contributo unificato.

Il giudice emette un provvedimento di compensazione quando ritiene giusto che nessuna delle parti rimborsi all’altra parte delle relative spese, perché, ad esempio, come avviene tipicamente, c’è stata una soccombenza reciproca, e non è individuabile in modo netto una parte vittoriosa ed una soccombente.

Questo può accadere ad esempio, banalmente, in un caso di risarcimento danni, quando chi chiede il danno pretende una cifra eccessiva e, al termine del processo, gli viene riconosciuto sì un risarcimento, ma di importo (magari anche sensibilmente) minore.

Per la verità, le cause in cui c’è soccombenza reciproca sono la maggior parte, se non addirittura la quasi totalità, dal momento che è abbastanza raro vedere una domanda accolta integralmente.

Ad ogni modo, in caso di compensazione ogni contributo unificato pagato all’inizio o nel corso della causa rimane a carico di chi l’ha sostenuto.

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Compenso avvocato e parametri: è giusto applicarli a causa del 2013?

Ho vinto una causa in appello con sentenza pubblicata nel gen. 2013. Il giudice ha condannato il perdente al pagamento delle spese legali oltre iva e cap ma il perdente non paga e quindi pago io.
Il mio avvocato mi manda oggi una parcella con l’importo liquidato aumentato del 82% rispetto a quello liquidato dal giudice e così composto: fase di studio 27%, fase introduttiva 22%, fase istruttoria 27%, fase decisionale 46% sempre rispetto all’importo liquidato oltre iva e cap. L’avvocato mi precisa:”secondo le vigenti tariffe ed al minimo di tariffa”. Mi chiedo “vigenti” oggi oppure nel 2013? Certamente dal 2013 ad oggi le tariffe sono aumentate e vigente significa oggi. Mi chiedo e vi chiedo: Non sarebbe più giusto ed onesto applicare le tariffe vigenti nel 2013, aggiungere iva e cap e poi calcolare interessi legali e rivalutazione? L’avvocato ha facoltà di scegliere il sistema di calcolo della nota spese?

Secondo l’art. 28 del Decreto Ministeriale 10 marzo 2014, n. 55, intitolato «Regolamento recante la determinazione dei parametri per la liquidazione dei compensi per la professione forense, ai sensi dell’articolo 13, comma 6, della legge 31 dicembre 2012, n. 247», «le disposizioni di cui al … decreto si applicano alle liquidazioni successive alla sua entrata in vigore».

Probabilmente, il legislatore ha voluto semplificare le liquidazioni evitando l’applicazione contemporanea di più sistemi di tariffazione, cosa che peraltro non avrebbe affatto garantito una determinazione più mite dei compensi, ma probabilmente avrebbe ingenerato solo confusione.

Per quanto riguarda il rapporto tra quanto liquidato dal giudice e quanto dovuto al proprio legale, come abbiamo detto ormai dozzine di volte si tratta di aspetti completamente slegati tra loro: il compenso dovuto al proprio avvocato non si determina in base a quello che stabilisce il giudice in tema di refusione delle spese, essendo quest’ultima cosa una statuizione relativa a quanto, sempre secondo il giudice, la parte «soccombente» (che tale può essere totale o, come molto più spesso avviene, anche solo parziale) può essere giusto sia tenuta a rimborsare all’altra parte.

Quindi non ha alcun senso parametrare, tanto meno in percentuale, il contenuto della condanna alle spese con quanto risulta dall’applicazione dei parametri.

Mi rendo conto però del problema che una situazione del genere determina in chi se ne trova vittima, pur avendo vinto la causa anche, o almeno, in secondo grado. Spero per questo motivo che tutte queste informazioni fossero state date al momento del conferimento dell’incarico.

Nel mio studio, per prevenire la possibilità di problemi di questo genere, pratichiamo forme di tariffazione di tipo flat per l’appello, ma anche quasi sempre per il primo grado, in modo che la parte assistita sappia sempre, almeno su base annuale, quanto va a spendere, mentre il recupero delle spese dall’avversario diciamo sempre ai nostri clienti che rappresenta solo una eventualità, come in effetti è.

Noi non facciamo da anni note spese basate sui parametri, davvero da anni, proprio perché preferiamo fare preventivi, sottoporli ai clienti e, solo dopo la loro approvazione, iniziare a lavorare. Io personalmente credo di non aver mai fatto una nota basata sui parametri.

Tornando al tuo problema, l’unica strada seriamente praticabile per te per mitigare un po’ il compenso è quella negoziale. Prova a chiedere un piccolo sconto, magari a fronte del pagamento immediato, o in poche e concentrate rate, di tutto quello che è dovuto.

Sotto un altro profilo, di tipo più preventivo di problemi simili in futuro, ti lascio due spunti da approfondire: la polizza di tutela legale e il contratto di protezione.