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diritto

Diffida ricevuta per foto su facebook: cosa faccio?

Ho postato su Facebook la foto d.i una busta di biscotti che ho comprato al supermercato con data di consumazione scaduta da un mese. Dopo 20 giorni il supermercato mi ha mandato una raccomandata dal suo avvocato dicendomi di togliere il post da Facebook e riservandosi il diritto di farmi una denuncia penale o civile,io non ho più lo scontrino cosa rischio?

Purtroppo, non ho alcun modo di sapere se il supermercato deciderà di sporgere effettivamente denuncia o meno.

In queste situazioni, la cosa migliore è fare riscontrare la lettera di questo avvocato da un altro avvocato, è del resto un principio generale di buona gestione delle situazioni legali quello di far sempre vedere ad un avvocato le missive che si ricevono da altri avvocati, perché in quei casi la vertenza ha già raggiunto un determinato livello ed è inutile, e potenzialmente dannoso, cercare di gestire la cosa con il fai-da-te.

Ti consiglio dunque di incaricare un legale di riscontrare la lettera del supermercato e provare a negoziare un accordo che veda la rimozione del post da parte tua, e magari una lettera di scuse, con l’impegno da parte del supermercato a non presentare alcuna denuncia.

Se il procedimento, viceversa, dovesse andare avanti, ci sarà da definire la strategia difensiva, ma questa è una cosa alla quale penserai solo se appunto tale ipotesi dovesse verificarsi, al momento non vale la pena parlarne.

Se vuoi essere assistito dal nostro studio per questa cosa, chiama il numero 059 761926 e prenota il tuo appuntamento, oppure acquista direttamente da qui.

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riflessioni

Gli abusi di facebook.

Sono tornato attivo ieri su quel social dopo sei giorni di sospensione per motivi demenziali, un mio post assolutamente innocente é stato considerato incitamento all’odio dall’algoritmo.

In passato ho già subito provvedimenti del tutto senza senso del genere, stavolta tuttavia ho deciso di aprire una vertenza nei confronti di Facebook Ireland, società responsabile della piattaforma per il nostro paese.

Siamo arrivati su queste piattaforme social un po’ tutti per gioco, in seguito tuttavia hanno assunto importanza notevole per noi e per tutti i soggetti che sono in relazione con noi, sia per motivi personali che professionali, comportando un canale di occasioni di lavoro di rilievo specialmente per noi professionisti e autonomi.

La cosa davvero inammissibile é rimanere vittima di interventi di moderazione di questo genere senza la possibilità di richiede l’intervento di un umano: non esiste alcuna possibilità di ricorso.

Così l’utente, la sua vita di relazione e quella professionale vengono lasciate completamente in balia di macchine stupide programmate da umani ancora più cretini.

Come ho spiegato nei giorni scorsi sul blog, non è affatto impossibile mettere il sale sulla coda a facebook. Le cose sono cambiate e ci sono già le prime sentenze, i primi provvedimenti favorevoli agli utenti.

Per questi motivi ho deciso, in collaborazione con il mio collega Michele Peri, di aprire una vertenza, vedremo come andrà e se andrà come spero potrà essere qualcosa che apre più di una speranza per tutti coloro che sono danneggiati dagli abusi dell’algoritmo di facebook e altri reti sociali.

Iscriviti al blog per restare sempre aggiornato.

(1) Condividi ora questo contenuto, se pensi che possa essere utile ad altri (2) Iscriviti subito al blog, al podcast, al canale youtube e tiktok e all’account instagram degli avvocati dal volto umano per ricevere altri contenuti gratuiti come questo (3) Se ti serve assistenza legale professionale, chiama ora il n. 059 761926 e prenota il tuo appuntamento.

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comunicazioni

Come ci si può connettere al blog?

Come faccio ad iscrivermi al blog?

Grazie per la tua domanda!

In questi tempi, in cui sia i social sia google sono molto «ballerini» e le cose sono sempre più difficili da trovare, perché un algoritmo sceglie al posto tuo cosa farti vedere e cosa no, è fondamentale, assolutamente fondamentale che tu resti collegato alle fonti di informazioni che ti interessano.

In generale, ci sono molti modi per restare connesso al mio blog in modo stabile e permanente, sino ovviamente a revoca da parte tua, in modo da bypassare gli algoritmi stupidi sia di facebook che di google che di qualsiasi altra fonte intermedia, avendo un contatto diretto.

Innanzitutto, ti puoi iscrivere utilizzando la cara vecchia mail.

L’iscrizione via mail è quella che in fondo consiglio, soprattutto per un blog come questo che pubblica di norma solo un post al giorno.

Se segui questa strada, è fondamentale che insegni al tuo programma di posta a riconoscere come «buona» la posta che viene dal blog, cioè che tu gli dica che non è spam.

Sì perché anche qui, con la scusa della tua «protezione», possono mettersi in mezzo impedendoti di vedere dei contenuti.

Come fare questo, dipende dal sistema di posta elettronica che usi tu, sia dal fornitore che dall’applicazione che utilizzi. Se non sei in grado di provvedere da solo, puoi chiedere ad un amico più competente o ad un tecnico informatico, anche perché la gestione dello spam è fondamentale per qualsiasi cosa tu faccia, non solo per seguire questo blog.

Per iscriverti al blog via mail, puoi seguire le istruzioni più dettagliate rilasciate in questo precedente post, alla lettura del quale ti rimando.

Ulteriori metodi alternativi per seguire il blog, per utenti più avanzati, sono tramite telegram o via feed rss.

Se hai telegram, puoi cercare il canale «avvocati dal volto umano», oppure fare clic qui.

Il modo più avanzato, infine, è tramite un aggregatore come inoreader: in questo modo puoi seguire il feed del blog, che, come tutti i blog wordpress, si trova a questo indirizzo.

Grazie ancora per il tuo interesse all’iscrizione al blog.

Resta con noi, buona giornata.

network cables as supply for work of system
Photo by Brett Sayles on Pexels.com
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counseling

Stai attento a quel che ti metti in testa.

Ancora credi alle razzate che ti raccontano i media, che raccatti sui
social o ti arrivano come catene?

Il 90% dell’informazione é scorretta, buona parte di questo 90% é
fatta di vere e proprie bufale, reali idiozie prive di qualsiasi
costrutto, senza né capo né coda.

Video in cui persone, con grande sicurezza e convinzione, sostengono
idiozie gigantesche, articoli balordi, proposte di iniziative,
petizioni e altre idiozie appunto senza costrutto e sensatezza… E
quanto più un discorso é infondato, tanto più viene sostenuto con
convinzione e protervia.

É ora di smetterla, prima che i danni diventino ancora maggiori di
quelli che si sono già prodotti.

Devi fare quanto segue:

1) mettiti, con cura e discernimento, alla ricerca di fonti autorevoli;

2) connettiti con quelle fonti: tramite abbonamento, sottoscrizione,
post-it sullo specchio del bagno che ti ricorda di guardare il tal
sito o comprare il tal giornale – quello che ti pare, ma connettiti,
cioè fai in modo di riceverne costantemente i contenuti, di essere
avvertito di quel che viene pubblicato in modo da avere la possibilità
di seguirlo;

3) ignora tutto il resto;

4) davvero, ignora tutto il resto: non importa se c’è un avvocato, la
maggior parte degli avvocati non capisce un razzo, soprattutto di
diritto, o magari è solo alla ricerca di notorietà, non importa se c’è
il tal politico o il tal altro personaggio… se non fa parte delle
fonti che sei sicuro siano autorevoli e affidabili é molto
probabilmente una boiata;

5) non condividere mai NIENTE se non sei assolutamente certo della
bontà e sensatezza del relativo contenuto: non sei un demente, perciò
niente «non so se è vero, ma io intanto lo condivido», all’esatto
opposto condividi solo quello che ti pare sensato e fondato,
tipicamente perché viene dalle tue fonti autorevoli ed attendibili;

6) davvero basta condividere a razzo di cane, basta: contribuisce solo
ad aumentare la confusione; chi legge non ha quasi mai capacità di
discernere, quindi non dare informazioni stupide e demenziali a
persone che potrebbero non capire che sono tali e che potrebbero
venirne danneggiate;

7) per contro, condividi più che puoi tutto quello che sai essere
fondato, sensato, utile, focalizzato – tipicamente quello che viene
dalle tue fonti selezionate ed autorevoli;

8) iscriviti al mio blog: non sarà perfetto, patinato, puntualissimo
(lo aggiorno per lo più da solo nei pochi spazi liberi che mi lascia
una professione che mi occupa sempre più ore ogni giorno), ma almeno
non ci sono boiate, anzi le boiate spesso le denuncio come quella del
free pass, che é una cosa che semplicemente non funziona perché il
diritto non opera in quel modo, ma anche tante altre; credo in ogni
lettera di ogni parola che scrivo nel mio blog e del fondamento e
della sensatezza di quello che scrivo mi assumo personalmente la
responsabilità, da oltre vent’anni;

9) condividi questo post: é fondamentale per affrontare la situazione
attuale, qualsiasi sia il proprio orientamento (pro vax, no vax free
vax, ecc.), che quante più persone possibile abbiano la consapevolezza
di quanto é marcia l’informazione che circola su media, social, gruppi
e catene; é fondamentale che ognuno sviluppi quanto più possibile la
capacità di discernimento e che ognuno scelga le fonti autorevoli per
non riempirsi la testa di idee e dati sbagliati e demenziali, che poi
portano a decisioni sbagliate;

10) davvero, condividi questo post più che puoi, tramite messaggi
privati, su Telegram, nei gruppi, facebook, Twitter, LinkedIn, VK,
mail, ai tuoi parenti, amici, cani, gatti e animali da compagnia… La
consapevolezza della fallacia dell’informazione, dell’altissimo
livello dell’inquinamento informativo attuale é fondamentale per
ognuno di noi, ognuno di noi deve partire da qui, per andare poi dove
preferisce, ma in base ad una scelta consapevole basata su
informazioni corrette, serie, autorevoli, attendibili;

11) fatti questa domanda: stai attento a tutto quello che mangi, a
tutto quello che ti metti in bocca? Allora perché non stare
altrettanto attento a quello che ti metti in testa? Considera che
quello che ti metti in testa, se è sbagliato, può fare molto più danni
di una frittura, ma molti di più

Evviva noi.

Riferimenti

Conclusioni

  • Iscriviti al blog per non perdere il fondamentale post del giorno
    tutti i giorni, dal lunedì al venerdì
  • Contattami via whatsapp al 059 761926 o premendo il pulsante verde
    qui a fianco
  • Prova il counseling; per info contattami su whatsapp al numero 059 761926
  • Iscriviti al mio canale youtube e attiva le notifiche per vedere
    ogni nuovo video. Clicca qui: www.youtube.com/tsolignani, Se
    pensi che questo post possa essere utile o interessante per qualcun
    altro, condividilo, in tutti i modi che preferisci, anche via mail o
    sui social, mi fa solo piacere.
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news

Per i miei amici dei social.

Ho un sacco di richieste di amicizia si facebook, purtroppo però ho finito i posti.

Cercherò di soddisfarle man mano che qualche «connessione» sparirà dai miei contatti.

Mi scuso per non poter fare seguito.

Nel frattempo raccomando di nuovo a tutti di iscriversi al blog, sia quelli in attesa di amicizia, sia quelli già connessi, anche perché la mia vera casa digitale resta sempre il blog, sui social potrei essere cacciato da un momento all’altro (e, visto quello che scrivo, temo accadrà molto presto).

Grazie a tutti per seguirmi sempre con così tanto affetto ed attenzione, la vostra costante presenza significa molto per me e mi incoraggia a creare sempre nuovi contenuti.

Un’altra cosa che ci tengo a dire é che io non rimuovo mai l’amicizia a nessuno, che ritengo una cosa poco educata, né, soprattutto, blocco nessuno, comportamento che non considero da uomo.

Se un tempo eravamo amici sui social e ora non lo siamo più possono essere successe solo due cose:

  • mi hai tolto tu l’amicizia;
  • un malfunzionamento del social.

Io non te l’ho tolta, non la tolgo perché per me la connessione tra persone viene comunque sempre prima delle idee.

In altri termini, chi mette le proprie idee davanti alle persone per me è solo un presuntuoso, spesso decerebrato.

Io accetto tutti e mi relaziono volentieri con tutti.

Mi scollego solo da profili falsi o di spam. Le rarissime volte che mi scollego da un profilo di dubbia natura cerco prima di contattarne il titolare.

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pillole

Manda questo video a chi ha figli o nipoti da …

Manda questo video a chi ha figli o nipoti da proteggere.

pedofilia rogatoria social ingegneriasociale minori tuteladeiminori

La mia intervista televisiva a «Il Bello di dirsele» del 5 maggio 2021 in occasione della giornata internazioale contro la pedofilia. In questa occasione par...

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counseling

Leggere i social o leggere un libro: è uguale?

Disintossicarsi dai social: perché?

Ho deciso: mi disintossico un po’ dai social.

Continuerò a scrivere, perché ovviamente come hai già capito bene sono un grafomane, da sempre (e questo ha condizionato molto la mia vita), ma leggerò e interagiró molto meno.

Leggerò libri e fonti che mi interessano tramite i feed RSS, il modo migliore per seguire quello che preferisci, che consiglio sempre a tutti.

Mi ero accorto infatti che il tempo speso a consultare i social mi aveva «mangiato» quello dedicato alla lettura di testi più organici e approfonditi come sono i veri articoli e, soprattutto, i libri.

Leggere i social o un libro produce effetti opposti.

C’è una differenza fondamentale, anche a livello spirituale e meditativo, tra la lettura dei social e quella di un libro o un articolo cioè un testo «organico».

Mentre la lettura della «timeline» dei social comporta un costante refocusing attentivo, dal momento che si passa continuamente da un discorso all’altro, la lettura di un testo organico è, all’esatto opposto, un atto di focalizzazione dell’attenzione.

Leggere un libro, così come ascoltare un audiolibro o guardare un film senza interruzioni (cosa che oggigiorno sono rimasti in pochissimi a fare), sono vere e proprie forme di meditazione della vita quotidiana che pratico spesso e che inoltre raccomando a tutti i miei clienti del counseling che magari hanno meno occasioni per fare una meditazione formale – che, come tale, non è affatto detto sia migliore di quella informale.

Si tratta sempre di leggere e lettura, ma l’effetto sul nostro spirito è in un caso l’opposto dell’altro: la lettura dei social ci stanca e frustra, come tipicamente avviene quando lasciamo scavallare la nostra attenzione liberamente, lasciandola saltare come una scimmia da un oggetto all’altro in continuazione, mentre quella di un libro o un articolo ben strutturato, in cui ci si possa immergere, ci ricrea, ci nutre, ci rigenera e, infine, ci può persino insegnare qualcosa – ma questo è un effetto secondario ed eventuale rispetto ai benefici che si ottengono intanto con un’attenzione focalizzata, che è una cosa che porta benefici in sé.

Conclusioni

Per cui, sarò meno «attivo» e prono all’interazione sui social, semplicemente perché li utilizzerò quasi solo per scriverci, mentre leggerò poco, probabilmente solo i commenti ai miei stessi post. Un po’ come un vero giornalista che, quasi sempre, scrive sui giornali senza leggerli ?…

Per qualsiasi cosa, naturalmente, puoi scrivermi in privato, risponderò volentieri, o qui sul blog.

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pillole

Perché la politica é legata alla crescita pe…

Perché la politica é legata alla crescita personale?

Uno non potrebbe limitarsi a lavorare su se stesso, ignorando la spazzatura che viene quotidianamente riversata sull’uomo contemporaneo dai media e dai social?

Purtroppo no. Esiste un inconscio collettivo dell’epoca neoliberista che rema molto contro ogni processo di vera evoluzione dell’uomo e della donna di oggi.

Ci sono dei veri e propri inquinanti psichici e spirituali dai quali, se non ci si difende, si producono danni reali.

Dopo i commenti estremamente critici ricevuti al mio post sul monologo di Rula a Sanremo2020, devo dire che ho riconsiderato la mia opinione a riguardo. Attualmente penso, molto pianamente, che se fossimo un popolo con le palle organizzeremmo una vera class action contro la Jebreal, la Rai e Sanremo in cui richiedere i danni causati

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pillole

Ho cambiato il tema del blog, ora dovrebbe e…

Ho cambiato il tema del blog, ora dovrebbe essere molto più fruibile e soprattutto bello da vedere.

Se hai occasione di farci un salto, magari fammi sapere cosa ne pensi, con un po’ di clemenza mi raccomando, perché devo sistemare ancora un sacco di cose.

Gestire un blog richiede un sacco e una sporta di lavoro e diverse spese.. Sicuramente per chi produce contenuti, sono molto più comodi i social network.

Però secondo me vale ugualmente la pena di avere un blog, se i contenuti sono importanti per la tua vita professionale o personale – come lo sono nel mio caso, infatti devo grande parte della mia fortuna al blog.

Il blog è l’unico posto davvero tuo, dove nessuno può cancellare quello che scrivi, mentre sui social sei in balia di sconosciuti moderatori, algoritmi automatici o – ancora peggio – cretini delatori, come avviene spesso su facebook.

Se ci tieni, dunque, alle tue parole, vale sicuramente la pena di tenere un tuo blog, che deve rappresentare, come lo rappresenta per me, la «centrale» di tutto quello che scrivi, mentre sui social vai a diffondere i contenuti più importanti che si trovano sul blog tramite link.

Solo sui blog noi autori e voi lettori siamo liberi e immuni da condizionamenti commerciali. Ricordati che facebook ti fa vedere quello che interessa a lui, non quello che piace davvero a te. E così anche tutti gli altri social.

Non fare il tecnoleso, vale la pena sforzarsi per andarsi a cercare i contenuti più interessanti e questi li trovi per lo più nei blog, da seguire via mail o, ancora meglio, via feed rss, in sistema molto comodo e professionale per non perdersi nessun nuovo articolo dalle fonti che piú interessano (tra poco, sul blog la mia recensione di inoreader, un aggregatore molto bello tra i vari disponibili).

Restiamo in contatto, evviva noi.

Compila questo modulo per iscriverti al blog di Tiziano Solignani, dove casi giuridici , e non solo, vengono trattati con un punto di vista unico nel web.

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diritto

Perché molti avvocati stanno nella merda?

Sta la crisi!

Gli avvocati sono in crisi.

Ormai lo sanno (e qualche volta se ne approfittano) tutti, sono finiti anche i tempi in cui generalmente si guardava agli avvocati come a privilegiati – cosa che peraltro non è mai stata molto vera, come spiego in questo precedente post.

La crisi è innanzitutto economica, nel senso che ci sono difficoltà concrete e spesso anche determinanti e insuperabili per una chiusura positiva dei bilanci a fine anno, ma è anche, e dunque soprattutto, di valori, di significato, di senso, di dignità e così via, per una categoria in cui erano accorse persone di buona volontà che sono rimaste spesso deluse.

Non è – devo dirtelo subito – il mio caso.

Io sono ancora molto soddisfatto da tutti i punti di vista della mia professione, credo che traspaia anche da tutto quello che quotidianamente comunico tramite il blog e i social.

Ho persino scritto un post, che ha avuto un enorme successo (segno che il tema è molto seguito), in cui elenco i motivi per cui fare l’avvocato è ancora bellissimo, che ti invito a leggere con attenzione.

Ugualmente, c’è una larga fetta di avvocati in sofferenza ed è di loro ma soprattutto a loro che mi va di parlare, dopo aver ricevuto diverse richiesto in questo senso e aver letto diversi resoconti e persino qualche sfogo sui social.

Se senti di far parte di questa categoria, leggi attentamente perché questo post è per te.

Le cause della crisi.

Qual è il punto di partenza di qualsiasi discorso riguardo ad un argomento come questo?

Bisogna, a mio giudizio, innanzitutto comprendere le cause di questa situazione, economica ed emotiva, fallimentare.

Qui, ti voglio dire, quasi nessun avvocato riesce nemmeno a identificare con precisione le origini vere dei problemi attuali e questo, sinceramente, lascia un po’ da pensare, dal momento che un avvocato è comunque anche un imprenditore, che cose come queste dovrebbe capirle bene o quantomeno intuirle.

I falsi motivi

Solitamente, gli avvocati in difficoltà se la prendono con varie cose che, alla fine, non sono così rilevanti, sono più che altro dei capri espiatori per dare una spiegazione che non si riesce o vuole dare in un altro modo.

Il primo sono i clienti che non pagano.

Questo, di solito, è il primo «motivo» che viene individuato.

Qui voglio darti una notizia.

I clienti, di qualsiasi impresa, azienda, organizzazione, onlus, forma di governo o di Stato, non pagano tendenzialmente mai volentieri e, se possono farlo senza grandi rischi di conseguenze, evitano di farlo.

È una notizia incredibile, ma ti assicuro che è vera.

Riformulando la cosa in altri termini, è evidente che il problema del cash flow è uno dei vari problemi che ogni imprenditore, avvocati compresi, deve affrontare e gestire in modo efficace.

Personalmente, ho risolto questo problema impostando i pagamenti anticipati, sia per quanto riguarda la sezione del commercio che si svolge in forma elettronica tramite il sito, sia per quanto riguarda gli incarichi che vengono conferiti tradizionalmente in studio.

Ovviamente, faccio preventivi gratuiti, prima di iniziare qualsiasi lavoro.

Le persone, incredibilmente, quando sanno cosa vanno a spendere valutano e, se decidono di darmi l’incarico, pagano anche subito volentieri.

Io dò chiarezza, ricevo denaro.

Ma chiudiamo la parentesi, perché questo non è il motivo della crisi economica della categoria.

Altro motivo frequentemente molto gettonato sono le tasse da pagare.

Ora, a parte che molti professionisti fanno tanto lavoro fuori fattura, dal momento che non hanno magazzino, non vendono beni, ma servizi impalpabili, che le fatture non si scaricano e quindi i clienti preferiscono pagare «a nero» piuttosto che farsi dare una fattura che a loro non serve a nulla, a parte questo, dicevo, c’è da dire che le tasse sono uguali per tutte le aziende e i professionisti di qualsiasi tipo.

La grande notizia, qui, è che gli avvocati non pagano un centesimo in più di tasse rispetto a qualsiasi altra azienda o professionista.

L’unica cosa che c’è di vero è che abbiamo una cassa forense che vuole una parte dei nostri guadagni a scopi pensionistici. Ma ogni categoria ha la sua cassa e, se non ce l’ha, ha comunque l’INPS, per cui ogni attività economica, anche qui, paga una parte dei ricavi – sempre solo quelli fatturati ovviamente – per scopi previdenziali.

La realtà è che queste – ed altre – sono solo scuse, non c’è altro modo per dirlo.

È vero i clienti che tendono a non pagare sono un problema, lo Stato e la cassa che vogliono dei soldi, spesso anche se non li hai guadagnati, sono sicuramente un altro problema, ma la realtà è che ci sono molti avvocati che guadagnano e fanno buoni affari.

Nel 2018, in Italia.

«Ah, ma allora sono quelli che sono figli d’arte, hanno le mani in pasta con la politica, il tricche tracche, i cuggini, questo e quello…»

Altra scusa.

Non c’entra niente.

Quelli che conosco io, e io stesso nel mio piccolo, non abbiamo avuto appigli, aiuti, preferenze, incentivi vari, ma ci siamo guadagnati da soli non tanto la nostra clientela ma l’assetto attuale che abbiamo dato ai nostri studi e che ci consente di utilizzarli come macchine ed organizzazioni per guadagnare in modo abbastanza soddisfacente.

Sei pronto, adesso, per sapere quali sono le reali cause della condizione economica deteriore di una grande fetta degli avvocati oggigiorno?

Le scie chimiche!

No vabbè, parliamo seriamente.

I veri motivi.

Le reali cause dello stato fallimentare in cui versano molti studi legali e singoli professionisti sono principalmente due:

  • il peccato originale, a monte dell’inizio dell’attività, di non aver «pensato l’azienda»
  • e quello successivo, e permanente, di non fare marketing, anzi di non capire nemmeno che il marketing, nelle limitate forme in cui è consentito agli avvocati, è assolutamente necessario.

Con il secondo punto, si comprende come una delle cause più gravi di sottosviluppo economico è il codice deontologico forense, che, da questo punto di vista, letteralmente è il martello con cui sono stati inchiodati i chiodi che hanno chiuso la bara della professione forense.

Ma di questo diremo meglio più avanti.

Vediamo adesso, in positivo, le due principali cause che abbiamo appena enunciato.

Non aver pensato l’azienda.

Se chiedi ad un avvocato perché ha scelto di studiare giurisprudenza ed è finito a fare la professione, nel 90% dei casi ti risponde che era il desiderio dei suoi genitori

Che dolce!

Poi, subito a ruota, questo avvocato di solito si incazza perché questo tenero ed onesto desiderio dei suoi ascendenti, che tanti sacrifici hanno fatto (magari timbrare dal lunedì al venerdì all’INPS), è oggi frustato dai kattivih clienti che non pagano, dallo Stato che – cavolo santo – vuole troppe tasse, dalla cassa che è troppo esosa!!!1! e così via, come abbiamo visto poco fa.

Il problema invece è proprio che non si fonda un’azienda perché è il desiderio dei tuoi – onore a loro – genitori!

È una cosa molto banale, ma realmente molti avvocati lo sono diventati per questo ed è alla fine completamente demenziale dal punto di vista del business e del fare impresa.

Fondi un’azienda quando hai un’idea di business inizialmente interessante, di cui verifichi con cura la fattibilità sotto tutti i profili rilevanti a riguardo.

Se poi è la tua principale o unica azienda, quella con cui devi mantenerti e mantenere la famiglia, i controlli li farai tutti tre volte.

Molti avvocati non si sono chiesti ad esempio:

  • in che posto vivo o comunque intendo aprire il mio studio legale?
  • in questo posto che ho scelto ci sono buone occasioni di clientela?
  • in che stato versa nel mio paese e nel posto da me prescelto la vendita di servizi legali?
  • quali sono i collettori di clientela di cui posso pensare di arrivare a disporre?
  • quali sono le forme di lead generation che potrò svolgere una volta aperta la mia bottega?

Molti avvocati non sono neanche in grado di comprendere bene cosa significhino queste domande.

Se consideriamo questo, capiamo che non è per nulla stupefacente che molti avvocati si trovino, economicamente, nella merda, perché un cazzo di ciabattino sotto casa con la terza elementare ha più istinto imprenditoriale di loro.

La conclusione è che molti avvocati sono diventati avvocati e hanno aperto la partita IVA come professionisti completamente alla cazzo!

Non ho, mi dispiace, un altro modo per dirtelo.

E, pensa un po’, non si aprono imprese alla cazzo.

Si possono fare tante cose alla cazzo, ma se apri un’impresa alla cazzo, sei destinato a chiudere entro al massimo tre anni.

Salvo – e qui tornano i cari genitori – che qualcuno non ti paghi la cassa forense, le tasse, i fornitori e tutte quelle spese che tu non riesci a pagare perché non guadagni «ancora» abbastanza.

Ciò, ovviamente, solo al momento e per poterti consentire di «ingranare».

Peccato che sono 15 anni che stai ingranando…

Non fare marketing.

Nessuna organizzazione, nessuna, compresa la Chiesa cattolica, può sopravvivere se non svolge attività di lead generation.

Te lo ripeto perché è bene che, oggi, in questo momento, questo concetto ti entri nella zucca una volta e per sempre: nessuna organizzazione, impresa, società, impresa individuale, onlus del cazzo può sopravvivere se non svolge attività di lead generation.

La lead generation è l’attività di generazione di prospetti, cioè di contatti con potenziali clienti, con soggetti, appartenenti al vasto pubblico cui si rivolge la tua organizzazione, che in parte, in seguito, possono diventare clienti paganti, a seguito di conversione.

Ora, quali attività di marketing stai facendo?

Hai lasciato anche tu i tuoi biglietti da visita dal tuo barbiere o dalla tua parrucchiera?

Ti dò una piccola notizia: non serve a un cazzo. Anzi, serve al contrario a qualificarti come un professionista per ladri di galline.

Hai sentito parlare di internet, blog, social network?

Ah sì, ti sei iscritto anche tu a quel sito che gli avvocati si possono iscrivere e poi scrivono le materie di cui si occupano così poi i visitatori si possono collegare e vedere quali sono i professionisti della loro zona e poi scegliere e tramite un comodo modello di contatto on line subito scrivere all’avvocato che hanno scelto e comodamente da casa, sia i clienti che il professionista, possono chiedere e ricevere una bella consulenza, che poi è un sistema bellissimo e meraviglioso ma alla fine nessuno fa mai un cazzo o ha mai venduto una consulenza che sia uno tramite siti del genere?

Forse è il caso di riconsiderare la materia…

Il codice deontologico.

Torniamo adesso un attimo sul tema prima accennato delle regole di deontologia.

La deontologia forense, ovviamente, non è un male in sé.

È assolutamente evidente che un avvocato debba essere in primo luogo onesto, se vuole essere davvero utile agli altri.

È davvero la primissima qualità di ogni avvocato.

Solamente, si tratta di una «qualità dell’essere» che, come spesso accade, non può essere rinforzata a forza di codici e sentenze… Un po’ come fare il padre, come sanno benissimo gli avvocati, come me, che si occupano di diritto di famiglia.

Il codice deontologico attuale è il martello con cui sono stati picchiati i chiodi che hanno chiuso la bara in cui è stata rinchiusa la professione forense, rendendo molto difficile, e in alcuni casi impossibile, per qualsiasi organizzazione legale svolgere attività di generazione contatti.

La cosa meravigliosa è che lo scopo di queste disposizioni, volte a escludere pressoché completamente forme di marketing per gli avvocati, sarebbe quello di… garantire la dignità degli avvocati stessi.

Ma qui c’è un grande e tragico errore di fondo.

Il fatto, peraltro assai evidente, è che la dignità di una qualsiasi categoria la si può garantire solo dando efficacia al lavoro e al ruolo che svolge e quindi consentendole di raggiungere un certo livello di benessere anche economico.

Che dignità può avere un avvocato che a 35 anni si fa pagare la bolletta del telefono di studio e magari anche di casa dai genitori, anche al netto del rispetto delle regole deontologiche?

Vuoi scommettere che se togli quasi completamente la possibilità di lead generation ad una categoria la sua economia peggiorerà grandemente e, con essa, anche la sua dignità, il suo significato, la coscienza del suo ruolo, l’effettivo svolgimento della sua funzione sociale?

La dignità attuale della professione.

È un fenomeno che è ormai sotto gli occhi di quasi tutti.

Ma prendiamo uno scampolo di letteratura che, come sempre accade, ce lo descrive meglio di altro.

«Il fatto è che qui da noi gli avvocati sono diventati come gli assicuratori, o gli agenti immobiliari.
Ce ne sono a bizzeffe, uno più affamato dell’altro. Basta fare due passi in una strada anche periferica e contare le targhette affisse ai portoni.


Un avvocato, oggi, per una nomina anche d’ufficio è disposto a piroette e carpiati della dignità fantasiosissimi. E la molla non è l’ambizione economica o il desiderio di prestigio sociale: nemmeno più questo. Qui si tratta, ma davvero, di stare sul mercato con un minimo di sensatezza (cioè, pagare le spese e portare qualche soldo a casa) o chiudere baracca.


E la vera tragedia è che questa politica della sopravvivenza accomuna ormai trasversalmente sfigati e garantiti, privilegiati e poveri cristi. Nel senso che il rampollo dell’avvocato di successo ha una fame di procacciamento pratiche mediamente pari o addirittura superiore a quella di chi è professionalmente figlio di n. n. È la nuova cultura della concorrenza, palazzinara e bulimica, che ha equiparato avidità e bisogno, ponendo sul piano di una falsa parità contendenti che partono da posizioni completamente diverse. Ricchi e poveri che lottano per le stesse cose: ecco a voi la morte del principio di uguaglianza.

Io ho visto cose che voi non avvocati non potete neanche immaginare.
Ho visto professionisti anziani leccare sfacciatamente il culo a magistrati ventinovenni.
Ho visto avvocati giovanissimi portare personalmente il caffè a tutti i carrozzieri del quartiere nella speranza di una pratica d’infortunistica stradale.
Ho visto appostamenti all’ingresso degli obitori, con volantinaggio di biglietto da visita all’arrivo della barella.


Ho visto contabili di camorra e specialisti della punizione corporale per ritardato pagamento del pizzo, trattati con un ossequio e un’attenzione degni di un’alta carica dello Stato.
Ho visto colleghi fare anticamera a cancellieri miserabili in cambio di una nomina d’ufficio, con pagamento anticipato di percentuale fissa sull’onorario.

Ho visto guardie carcerarie spendere il nome di questo o quel collega con i parenti dei detenuti in cambio di un abbonamento alle partite di calcio.


Ho visto colleghi poco più che trentenni accordarsi con cancellieri notoriamente farabutti per truccare un’asta fallimentare, pilotando l’assegnazione dei beni all’incanto. Ho visto le loro foto sul giornale qualche tempo dopo.
Ho visto sinistri stradali così sputtanatamente falsi da farti venire voglia di prendere le parti dell’assicurazione (che è un po’ come se uno, una bella mattina, si convertisse all’antisemitismo militante).

Ho visto patrocinanti in Cassazione brigare per diventare amministratori di condominio.
Ho visto professori universitari telefonare a indagati eccellenti offrendo il proprio patrocinio pur sapendo che era già stato nominato qualcun altro, millantando conoscenze personali con il pubblico ministero titolare dell’inchiesta e svalutando fra le righe le capacità professionali del collega.


Ho visto l’avvocato a cui il professore universitario stava cercando di fare le scarpe riferire lo scandaloso retroscena a un gruppo di giovani colleghi e neanche venti minuti dopo incontrare il professore all’ingresso del tribunale e abbracciarlo come un fratello ritrovato in un programma di Maria De Filippi.

Ho visto lo stesso avvocato convincere l’indagato eccellente che sì, effettivamente sarebbe stata una mossa saggia estendere il patrocinio anche al professore, perché un simile collegio difensivo gli avrebbe assicurato la vittoria della causa con fiato di trombe.
Ho visto, all’udienza, l’indagato eccellente seduto fra l’avvocato e il professore: sembrava più preoccupato di loro che dei giudici.
Ho sentito il professore, in piena arringa, prendere una cappella giuridica di una tale grossolanità che se fosse capitato a uno studente all’esame sarebbe stato messo alla porta.
Ho visto l’avvocato abbozzare e vergognarsi come un complice, dribblando lo sguardo allibito dei giudici.

Ho visto il figlio dell’avvocato diventare assistente di cattedra del professore universitario che aveva cercato di fregare l’incarico a suo padre.


Ho visto tante altre cose, ma se non mi fermo va a finire che facciamo notte».

(Diego De Silva, «Non avevo capito niente»).

Questi sono i successi di decenni di deontologia forense, di regole che hanno avuto come unico effetto quello di tarpare le ali alla pressoché totalità degli avvocati, specialmente i più giovani.

Ho visto applicare la deontologia.

Avvocati di 60, 70 anni, dentro agli ordini, ai consigli distrettuali, al CNF, gente che ha avuto grandi soddisfazioni professionali, avendo iniziato la professione negli anni 60 o 70, quando c’erano ancora vaste miniere non sfruttate, che applicano sanzioni ad avvocati di 30 o 40 anni, che cercano di lavorare sulle poche briciole rimaste, perché hanno messo un annuncio o un’insegna un po’ più grande di quanto ritenuto dovuto fuori dalla porta…

Facciamo come il protagonista del libro di De Silva: lasciamo perdere.

Che cosa fare?

Innanzitutto, quello che non devi fare è sprofondare nell’atteggiamento di dare la colpa di «tutto» a cose che, pur avendo una loro efficacia causale, non la esauriscono affatto.

Il tuo atteggiamento, come ti ho già fatto capire, non deve e non può essere quello di maledire il codice deontologico, le sue ingiustizie, i clienti, le tasse, le scie kimike e il mondialismo.

Focalizzati sul fatto che, come in tutti i settori economici, ci sono avvocati che ce l’hanno fatta e stanno alla grande.

La grande notizia è: ci sono diverse cose che puoi fare, una volta che avrai smesso di lamentarti a cazzo.

Alla fine, infatti, o cambi settore, cambi lavoro, anche in base alle tue vere propensioni (come ti ho già detto, il lavoro lo devi scegliere tu e non i tuoi genitori!), oppure, se scegli di restare, in qualche modo, nel settore dei servizi legali, di continuare a fare l’avvocato, devi rassegnarti a fare tutta l’attività di lead generation che puoi, ripensare completamente la tua azienda, ragionare come un vero imprenditore.

Di cosa fare nello specifico, parleremo meglio in un altro post, ché questo ormai è anche già troppo lungo.

Ti elargisco però una piccola anticipazione: devi scrivere.

Libri, blog, social.

Scrivi su quello che conosci, mostra e dimostra il tuo know how e la passione che ti muove per le cose che ti interessano.

Oltre a un punto di vista diverso e differenziante dal solito.

Un po’ come questo blog, che è stato fondato più di vent’anni fa per dimostrare che esiste un modo diverso di trattare i problemi legali.

Questo è quello che facciamo qui alla redazione del blog degli avvocati dal volto umano e ti garantisco che funziona.

Cosa puoi fare, nell’attesa del prossimo post in cui dettaglierò i vari modi in cui un avvocato può fare marketing?

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Evviva noi!