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Matrimonio con figlio con persona tornata all’estero: cosa fare?

DOMANDA – il mio compagno è sposato con una cittadina paraguayana con matrimonio contratto in Paraguay e trascritto in Italia, hanno un figlio di quasi 6 anni autistico , 2 anni fa lei è tornata nel suo paese con il figlio prima di partire si era fatta fare un foglio da un avvocato con scritto che lei poteva viaggiare con il minore e che il padre le avrebbe dovuto dare 600€ al mese, lei doveva tornare in Italia era andata in Paraguay solo per una vacanza ma non è più tornata quindi il divorzio poi non è mai stato fatto e non si sono mai accordati su niente , il minore ha una pensione di invalidità italiana che non possiamo più prelevare da qualche mese perché gli è scaduta la carta di identità quindi i soldi che riusciamo a mandargli non sono più 600€ ma meno, lei però pretende sempre più soldi è molto stressante chiama sempre per avere più soldi, come possiamo fare ?

— RISPOSTA – Non solo non ci sono soluzioni magiche, ma anche mettere le mani in una situazione del genere non sarà per niente facile.

Diciamo che la nonchalance e la leggerezza con cui le persone oggi si sposano e fanno figli con altre persone di altri continenti è inversamente proporzionale al grado di difficoltà con cui poi si affrontano le problematiche legali relative nel caso in cui poi quelle unioni, come purtroppo spesso accade, non durino nel tempo.

Dovete andare immediatamente da un avvocato per iniziare la pratica di separazione, nel cui seno verrà regolamentato anche l’affido del bambino.

Una volta completato l’iter della separazione, peraltro, sarà necessario, dopo sei mesi o un anno, fare anche la domanda di divorzio, dal momento che nel nostro sistema legislativo lo scioglimento di un vincolo matrimoniale avviene sempre ancora tramite un duplice passaggio.

È estremamente sconsigliabile restare senza fare niente: sia il bambino che il tuo stesso compagno potrebbero, se il matrimonio non viene sciolto arrivando al divorzio, incontrare problemi legali anche seri.

Se vuoi incaricarmi della pratica di separazione, o se vuoi anche solo maggiori dettagli, chiama ora lo studio al numero 059 761926 e prenota il tuo primo appuntamento, concordando giorno ed ora con la mia assistente; puoi anche acquistare direttamente da qui: in questo caso, sarà poi lei a chiamarti per concordare giorno ed ora della nostra prima riunione sul tuo caso; a questo link, puoi anche visualizzare il costo.

Naturalmente, se vivi e lavori lontano dalla sede dello studio – che è qui, a Vignola, provincia di Modena, in Emilia – questo primo appuntamento potrà tranquillamente avvenire tramite uno dei sistemi di videoconferenza disponibili, o anche tramite telefono, se lo preferisci. Ormai più della metà dei miei appuntamenti quotidiani sono videocall.

Guarda questo video per sapere meglio come funzionerebbe il lavoro con me.

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Ti lascio adesso alcuni consigli e indicazioni finali che, a prescindere dal problema di oggi, ti possono sempre essere utili.

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diritto

Donatore di sperma in Olanda: e in Italia?

Sono un ragazzo italiano residente nei Paesi Bassi e vorrei diventare un cosiddetto “donatore di sperma di tipo C”: una figura inquadrata dalla legge olandese che descrive un donatore non anonimo che può anche assumere un ruolo limitato nella vita del nascituro. Io e la potenziale madre, che è olandese, ci stiamo rivolgendo ad una clinica della fertilità olandese per procedere con l’inseminazione artificiale. Prima di farlo redigeremo, sempre nei Paesi Bassi, un contratto dove mi impegnerò a rinunciare a tutti i miei diritti e doveri di padre e dove saranno descritte le modalità di contatto (minime e massime) tra me e il nascituro (per esempio incontri di persona 5-10 volte l’anno e una telefonata ogni 2-6 settimane). Sono sicuro di essere ben protetto nei Paesi Bassi, ma se negli anni a venire mi trasferissi in Italia, sarei protetto da un’eventuale richiesta di riconoscimento della paternità? Correrei il rischio di dover pagare alimenti o che il nascituro venga designato mio erede?

La tua é una situazione piuttosto particolare e di non facile inquadramento.

Mi sento di condividere con te le seguenti osservazioni.

  1. La legge sulla paternità varia da paese a paese e pertanto non possiamo garantire che l’accordo olandese sia valido anche in Italia.
  2. La legge italiana non prevede una figura di donatore non anonimo, ma solo di donatore anonimo.
  3. Se in seguito al trasferimento in Italia si verificasse una richiesta di riconoscimento della paternità, il contratto olandese potrebbe non essere riconosciuto dalle autorità italiane.
  4. Pertanto, potrebbe essere importante che tu valuti un contratto legalmente vincolante anche in Italia che le assicuri che non sarà considerato il padre legale del bambino, la cui validità è tutta da valutare, tuttavia.
  5. Se, in seguito a un eventuale riconoscimento della paternità, il nascituro richiedesse alimenti, Lei potrebbe essere tenuto a fornire supporto finanziario.

Se vuoi approfondire, chiama lo studio al numero 059 761926 e prenota il tuo primo appuntamento, concordando giorno ed ora con la mia assistente.

Puoi anche acquistare on line direttamente da qui: in questo secondo caso, sarà lei a chiamarti per concordare giorno ed ora della nostra prima riunione sul tuo caso. Aprendo questo link, senza obbligo di acquisto, puoi anche visualizzare il costo.

Naturalmente, se vivi e lavori lontano dalla sede dello studio – che è a Vignola, provincia di Modena, in Emilia, questo primo appuntamento potrà avvenire tramite uno dei sistemi di videoconferenza disponibili, o anche tramite telefono, se lo preferisci. Per inviarmi i documenti, potrai usare questa semplice guida.

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diritto

Divorzio in Tunisia: come farlo?

scrivo per capire se può aiutarci, il mio compagno tunisino residente in Italia da due anni ha iniziato pratica di divorzio da moglie tunisina in tunisia a maggio 2021, ma non riusciamo a cavarci le gambe.
Lui non può rientrare in tunisia perché richiedente asilo

Se l’operazione può avere natura consensuale, si può fare, secondo il diritto italiano, la separazione dapprima e il divorzio poi tramite convenzione di negoziazione assistita da stipulare online, cioè senza bisogno che la moglie venga in Italia, ma facendola collegare tramite webcam e microfono, facendola poi firmare davanti allo schermo.

In sostanza, il tuo attuale compagno, il marito, potrebbe venire presso il mio studio, mentre la moglie appunto parteciperebbe da remoto.

In Italia è previsto un duplice passaggio, prima separazione e poi, a distanza di sei mesi, divorzio, quindi la procedura sarebbe sostanzialmente da ripetere due volte.

Ma sarebbe sicuramente il metodo, nonostante tutto, più veloce e che offrirebbe più garanzie di concludere.

Se, invece, la cosa non può avere natura consensuale, ci sono grossomodo due strade da valutare:
– separazione e/o divorzio diretto giudiziali in Italia, tentando di chiedere al giudice italiano di applicare il diritto tunisino che prevede il divorzio diretto, così come previsto dalle norme di diritto privato in materia internazionale;
– collaborazione con un bravo legale tunisino per cercare di perfezionare la procedura di divorzio in Tunisia, facendo poi riconoscere la sentenza tunisina, previa traduzione, in Italia.

Se vuoi procedere con il lavoro, chiama adesso il numero 059 761926 e concorda il tuo primo appuntamento, che, se vivi e lavori lontano, può essere ovviamente anche in videochiamata; oppure acquista direttamente da qui, in tal caso sarà il mio ufficio a chiamarti per concordare data e ora del primo incontro, in presenza o da remoto.

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diritto

Comprare casa: come evitare finisca intestata anche al coniuge?

Note dell’episodio.

Nel contenuto di oggi, rispondo alla seguente domanda di una nostra ascoltatrice:

«io sono del Marocco sono sposata nel Marocco e mio marito marocchino,io ho doppia cittadinanza, la mia domanda io voglio fare la separazione,vorrei acquistare una casa solo con il mio nome vorrei sapere prima se dopo come funzione la divisione comune del bene o separazione del bene? Il fatta che abbiamo fatto il matrimonio in Marocco come funziona la separazione in italia a rischio di perde la casa che devo acquistare il fatto che non ancora siamo separati»

Comprare casa

Riferimenti.

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diritto

Faccio tante denunce ma nessuno mi ascolta…

lavoro come badante da 12 anni ho fatto in Italia tante denunce,nessuno non fa niente ,carabinieri,questura,ispetorato del lavoro ,non ho ne meno il dirito ad un processo, ne i diriti come comunitaria,nula,ho bisogno di informazioni,

Questo che ti serve, credo, non sono informazioni. Ti serve assistenza per far valere i tuoi diritti.

Per questo, la figura professionale insostituibile, come dico da decenni ormai, è l’avvocato.

Per quanto la categoria sia guardata con diffidenza, a volte anche magari comprensibilmente, un onesto e competente avvocato resta insostituibile per poter coltivare qualsiasi vertenza, qualsiasi diritto riconosciuto dalla legge.

Riferisci di aver fatto tante denunce, anche se non si capisce bene nemmeno per che cosa.

Ti serve innanzitutto un legale che ti ascolti e ti aiuto ad esprimere compiutamente quello che ti serve, ciò che lamenti e quello che chiederesti. Una volta fatto questo, l’avvocato potrà aiutarti ad adottare le iniziative stragiudiziali e giudiziali valutabili come più opportune.

Non sempre, infatti, sono le denunce gli strumenti da utilizzare. Soprattutto, nei casi in cui lo sono, devono essere redatte da un professionista del diritto, una persona che è munita di una preparazione sistematica in materia giuridica, di una esperienza nella pratica legale, sia giudiziale che stragiudiziale e della capacità di ascolto.

Polizia, Carabinieri, Ispettorato del lavoro e tutte le altre istituzioni potenzialmente interessate agiscono in base alle leggi dello Stato e si possono attivare solo con iniziative che siano «coerenti» con esse.

La prima cosa che ti serve, a mio giudizio, il vero punto di partenza è la presa di consapevolezza dei tuoi limiti e della disfunzionalità di un metodo con cui si vorrebbero maneggiare da sé situazioni giuridiche, per le quali invece è necessaria l’assistenza di un bravo avvocato.

Quindi il tuo prossimo passo dovrebbe a mio giudizio proprio essere questo: mettiti alla ricerca di un bravo avvocato.

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Moglie scomparsa: come divorziare?

sposato con donna russa nel 2016 1 mese dopo lei parte e nontorna piu non chiede permesso di soggiorno ne cittadinanza nlla in itlaia ora non so dove vive so che in russia zona mosca ma non o recapito ne telefono voglio farmi una nuova vita e voglio separazione/divorzio piu veloce possibile

La velocità te la puoi, ovviamente, scordare.

È una situazione difficile in cui farai fatica a riuscire a fare quel che ti serve purtroppo, figuriamoci addirittura farlo in fretta, è pura fantascienza. Specialmente considerando che ti stai attivando adesso che sono passati quattro anni, cosa che potrebbe facilmente aver reso solo più difficile rintracciarla.

Questo per togliere subito di mezzo le cazzate, cosa che è sempre molto importante ed è ormai un momento sempre più ricorrente nella trattazione dei problemi legali, come ricordavo in questo recente altro post.

Detto questo, la seconda cosa da dire è che le pratiche di separazione e divorzio non si possono fare senza la partecipazione dell’altro coniuge. Inoltre le pratiche sono comunque sempre due, nel nostro ordinamento è sempre previsto un duplice passaggio costituito da separazione prima e divorzio poi a distanza di almeno sei mesi di tempo.

Adesso, dunque, bisogna fare la separazione. Solo in seguito si potrà fare il divorzio.

Il primo passo per fare la separazione è svolgere delle indagini per rintracciare tua moglie, cosa cui di solito si provvede tramite un’agenzia investigativa.

Trattandosi di indagini da svolgere all’estero, probabilmente ci sarà un costo non trascurabile e comunque superiore a quello che si sarebbe avuto nel caso in cui le indagini fossero da fare in Italia.

Una volta individuata la residenza di tua moglie, sperando che sia possibile, bisognerà contattarla per vedere se disponibile da una soluzione consensuale, in mancanza della quale bisognerà di nuovo necessariamente depositare e successivamente notificare un ricorso per separazione giudiziale.

Il discorso sarebbe molto più lungo ma è meglio vederlo eventualmente solo in seguito.

Se vuoi un preventivo per seguire la prima fase di «rintraccio» di tua moglie, puoi chiedercelo compilando il modulo apposito nel menu principale del blog.

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Questa riconciliazione non s’ha da fare!

siamo una coppia sposata dal 2009 e nel 2011 io moglie ho chiesto la separazione e ce stata una causa…poi ci siamo ricongiunti e io ho chiesto all avvocato di mandare la domanda di riconciliazione al comune dove ci siamo sposati…adesso il problema è che per concludere la pratica di riconciliazione il comune ci ha detto che dobbiamo presentarci insieme ma lui dopo tre anni di carcere fatti in italia ha avuto l espulsione ed è stato portato al suo paese in marocco…come possiamo fare x concludere la pratica? Ci hanno detto che magari possiamo presentarci al consolato…quindi lui potrebbe andare li all ufficio consolare e io qui al comune? Viste anche le situazioni del virus che non ci permettono di viaggiare x avvicinarci…vorrei il suo aiuto….grazie

La vostra è una bellissima fiaba moderna, una specie di riscrittura in chiave contemporanea dei Promessi sposi, dove l’ostacolo non è più un cattivo signore, ma le crisi personali, la burocrazia e il detestabile diritto penale.

Comunque, la pratica di riconciliazione, che approfondisco anche nel mio libro «Come dirsi addio nel modo migliore», è una cosa che si fa presso l’ufficio di stato civile con una semplice dichiarazione dei coniugi che, normalmente, devono essere presenti di persona.

Per ovviare all’impossibilità per tuo marito di poter presenziare stante il provvedimento di espulsione (cosa che a mio giudizio assorbe anche il tema coronavirus…), forse si potrebbe provare con una procura rilasciata davanti alle Autorità consolari italiane in Marocco.

Magari potrebbero esserci anche altri sistemi, ma è una cosa su cui lavorare con l’ufficio di stato civile che deve raccogliere la dichiarazione.

Se ci tieni davvero a completare questa pratica, ti consiglio di incaricare prima possibile un avvocato che possa trattare la situazione e, dialogando con l’ufficio di stato civile competente, trovare una formula e un metodo che vadano bene e siano accettati dai funzionari addetti.

Se vuoi un preventivo dal mio studio per questo tipo di lavoro, puoi chiederlo, ovviamente è gratuito, compilando il modulo apposito nel menu principale del blog.

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Separazione e divorzio via Skype.

Accordi in house per videoconferenza per chi si trova all’estero.

Come sai – e, se non lo sai, allora sallo – sono stato il primo a fare una separazione, prima, e un divorzio, poi, in videoconferenza, per coniugi che si trovano, entrambi o uno solo dei due, all’estero.

Si tratta di una procedura di enorme comodità in tutte quelle situazioni in cui venire in Italia per fare la pratica di separazione o divorzio sarebbe troppo scomodo, per motivi che possono essere economici, di salute, di lavoro e così via.

La prima coppia che ho sia separato che divorziato in questo modo era una coppia di Italiani residenti in California, che hanno potuto appunto fare le due pratiche relative in videoconferenza dalla loro casa di Venice, senza dover tornare in Italia – cosa che sarebbe stata necessaria per ben due volte a distanza di sei mesi l’una dall’altra.

In quei casi, la procura competente, essendo entrambi i coniugi residenti all’estero, è … qualsiasi procura del territorio della Repubblica, così ho potuto sottoporre l’accordo per il nulla osta (non c’erano figli) a quella «mia» di Modena, che ha debitamente fornito la sua approvazione. Gli accordi sono poi stati trascritti regolamente nel comune dove il matrimonio era stato a suo tempo celebrato.

Quale software usare?

skype in tribunale

Fatta questa doverosa premessa, nel post di oggi voglio parlarti del software migliore da utlizzare per gestire queste videoconferenze, che, riguardando accordi che incidono sullo status delle persone, come la separazione e il divorzio, dove gli avvocati devono essere ragionevolmente certi della loro indicazione, è particolarmente importante.

Nella prima videoconferenza ho avuto occasione di usare Google Hangout, successivamente invece ho scelto di adottare il “vecchio” Skype, che, in effetti, offre alcuni vantaggi.

Prima di parlare del software, è bene specificare che a mio giudizio è importante registrare la videoconferenza, in modo da disporre appunto di un record da utilizzare in futuro in caso di eventuali contestazioni, rispetto alle quali, per quanto altamente improbabili, è sempre preferibile essere preparati.

Skype ha una funzione di registrazione di tutte le chiamate, comprese quelle video, mentre con Hangout bisogna arrangiarsi con ulteriori programmi – nel mio caso, ho utilizzato Camtasia.

Con Skype, inoltre, puoi realizzare una videochiamata con più persone. Questo è fondamentale nei casi in cui i coniugi si trovino in località diverse tra loro. Nel primo caso che mi è capitato di affrontare, infatti, i coniugi si trovavano entrambi a Venice e si sono potuti trovare davanti alla stessa macchina (computer) e stessa videocamera, in tanti altri casi i coniugi si trovano in Stati o addirittura continenti diversi, come in un altro caso seguito in cui uno si trovava in Argentina e l’altro in Germania.

In questi ultimi casi, è fondamentale poter disporre di un software in cui si fanno videochiamate a tre o più persone, anche se dal nostro lato, come avvocati, riusciamo sempre a trovarci davanti ad una sola macchina.

Se decidi anche tu di utilizzare Skype, fai solo attenzione che – almeno al momento – le registrazioni delle videochiamate restano disponibili (immagino per motivi di spazio dei server) per un massimo di 30 giorni dalla data della registrazione stessa. Subito dopo la fine della videoconferenza, conviene salvare la registrazione, ridenominarla e spostarla nella cartella della pratica che, se fai come me, è tenuta sincronizzata e quindi anche backuppata tramite dropbox o un altro servizio di files nella cloud.

Vuoi fare separazione o divorzio in videoconferenza?

Se ti trovi all’estero e devi fare una pratica di separazione o divorzio senza la possibilità di tornare in Italia, chiedimi un preventivo, potrai così valutare di fare tutto in videoconferenza. Puoi anche lasciare un commento qui sotto.

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Cittadinanza italiana: come fare la domanda.

Come ottenere la cittadinanza

Negli ultimi venti anni, mi è capitato di seguire molte persone, cittadine di altri Stati, per la presentazione della domanda volta ad ottenere la cittadinanza italiana.

Ho pensato quindi di fare una breve guida, basata su tutta l’esperienza accumulata in questi anni, che può essere utile per tutti quelli che si trovano a dover fare questa domanda.

Questa guida è stata redatta con la collaborazione del dottor Filippo Lancellotti, che da sempre mi aiuta e collabora con me anche su questo tipo di pratiche.

Se vuoi assistenza per capire se hai i presupposti per richiedere la cittadinanza o per presentare direttamente la domanda, clicca sui prodotti che trovi indicati in fondo alla pagina.

Se non parli bene l’italiano, non aver paura, possiamo tranquillamente comunicare in Inglese.

Presentando la domanda con la nostra assistenza, avrai molte più possibilità che la stessa possa essere accolta.

Considera che il procedimento per il riconoscimento della cittadinanza a volte può essere molto lungo!

Nessuno vuole trovarsi nella situazione in cui, magari solo dopo anni, apprende che la domanda deve essere ripresentata completamente da capo, anche perché quasi sempre sono necessari documenti del tuo stato di origine completamente tradotti e legalizzati presso l’ambasciata italiana, per cui l’iter è sempre molto complesso ed è anche dispendioso e non vale assolutamente la pena di rischiare.

passaporti

I presupposti necessari.

Se si ha intenzione di richiedere la cittadinanza italiana, infatti, bisogna fare molta attenzione a quelli che sono i requisiti richiesti dalla legge, ai documenti necessari per la presentazione e alle accurate procedure da seguire.

Innanzitutto, la domanda può essere avanzata soltanto se si è in presenza di uno qualsiasi (uno da solo è sufficiente, non occorrono tutti, quello che si «usa» di solito è il numero 7) dei seguenti requisiti:

  1. Essere stati adottati in Italia.
  2. Essere nati da padre o madre italiani.
  3. In seguito a riconoscimento di paternità o maternità.
  4. Essere nati sul territorio italiano nel caso in cui i genitori siano ignoti o apolidi, se i genitori stranieri non trasmettono la cittadinanza al figlio secondo le leggi del loro Stato di appartenenza, o se il minore è ritrovato in condizioni di abbandono.
  5. Aver prestato servizio presso le Forze Armate dello Stato italiano oppure aver ricoperto un ufficio pubblico alle dipendenze dello Stato stesso.
  6. Aver conseguito matrimonio, se la residenza legale è fissata in Italia per un periodo di almeno due anni dopo lo stesso oppure tre anni di matrimonio qualora la residenza sia fissata all’estero.
  7. Essere residenti in Italia da almeno 10 anni continuativi. Con alcune eccezioni più favorevoli in cui il termine è addirittura abbreviato: per i maggiorenni nati in Italia e per gli originari dell’Italia (genitori e nonni italiani per nascita) è di 3 anni; per i cittadini degli Stati appartenenti alla Comunità Europea il periodo è di 4 anni; per i rifugiati politici o apolidi (ufficialmente riconosciuti): il periodo necessario è di 5  anni; per i maggiorenni adottati da cittadino italiano, è di 5 anni (successivi all’adozione); per i figli maggiorenni di genitori naturalizzati italiani è di 5 anni (successivi al giuramento del genitore); per i cittadini stranieri che abbiano prestato servizio alle dipendenze dello Stato è di nuovo di 5 anni.

Come va presentata la domanda.

Da diversi anni, la domanda per acquisire la cittadinanza italiana può essere inviata solo telematicamente, cioè online, tramite un computer, collegandosi al seguente link, attraverso il nuovo servizio disposto dal dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione, ovviamente del Ministero dell’Interno.

Non esiste un ufficio o sportello dove la domanda si possa portare di persona su carta, bisogna per forza passare per un computer, per questo è anche necessario lo SPID come ti farò vedere tra poco.

Dopo il deposito della domanda, a mezzo e-mail (una delle cose necessarie è appunto un indirizzo mail), la Prefettura comunicherà al richiedente il numero di protocollo (il cosiddetto “codice K10”), con il quale è possibile visionare lo stato di avanzamento della pratica sul suo sito istituzionale.

Talvolta, molte richieste vengono respinte perché la documentazione risulta incompleta, scaduta, non autenticata o non aggiornata.

A tal punto è fondamentale elencare quali documenti occorrono, anche per evitare inutili perdite di tempo:

  • Atto di nascita legalizzato e tradotto dall’Autorità diplomatica o consolare italiana presente nello stato d’origine del richiedente
  • Certificato penale del Paese di origine legalizzato e tradotto
  • Fotocopia del passaporto
  • Fotocopia del permesso di soggiorno
  • Codice fiscale
  • Storico della Residenza
  • Dichiarazione dei redditi percepiti negli ultimi 3 anni
  • Atto di nascita dei figli nati dal matrimonio.
  • Copia del versamento del contributo di € 250,00 sul c/c n°809020 intestato a “Ministero Interno D.L.C.I cittadinanza” con causale “cittadinanza-contributo di cui all’art. 1 co.12, legge 15 luglio 2009 n°94” (Fare attenzione: questo contributo prima del 05/10/2018 era di €200, aumentato in seguito all’emanazione del nuovo Decreto Salvini sull’immigrazione).
  • Marca da bollo da €16.

In casi particolari, a seconda della tipologia di domanda di cittadinanza che si intende richiedere, sono necessari ulteriori documenti, ossia:

  • l’atto integrale di matrimonio
  • il certificato di cittadinanza italiana del genitore o dell’ascendente in linea retta fino al II grado
  • il certificato di riconoscimento dello status di apolide o dello status di rifugiato
  • la sentenza di adozione rilasciata dal Tribunale
  • la documentazione relativa alla prestazione del servizio, anche all’estero, alle dipendenze dello stato.

Spid acchí?

Per poter completare la procedura telematica è indispensabile avere lo SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale, una credenziale di autenticazione che ti permette di accedere a tutti i servizi online della Pubblica Amministrazione con un’unica Identità Digitale.

In sostanza, con questa nuova modalità di presentazione telematica, il ministero ha bisogno di sicurezza sulla tua identità, non essendoci più un funzionario addetto allo sportello che ti identifica.

Essendo strettamente personale, può essere richiesto solo e soltanto dall’interessato stesso presso uno degli Identity Provider.

Il sistema più pratico e immediato che ho consigliato a tutti i miei clienti e che consiglio anche a te è quello di andare presso un ufficio postale. Poste italiane, infatti, è uno dei fornitori di SPID e probabilmente il più comodo e veloce.

Conclusioni

Questa procedura richiede molta attenzione, scrupolosità e precisione, in quanto si tratta di un’azione irreversibile; ovvero, una volta completata e inviata, la domanda non può più essere né modificata né inviata nuovamente.

Per questo ti consiglio di farti assistere da un esperto nella presentazione, per avere la serenità che la domanda è stata presentata nel modo giusto e non rischiare di attendere molti anni solo per poi venire a sapere che devi ricominciare tutto da capo.

Se vuoi maggiori chiarimenti, puoi lasciare un commento qui sotto oppure scriverci dalla pagina dei contatti.

Se, invece, vuoi direttamente acquistare il nostro pacchetto di assistenza per la presentazione della domanda, puoi fare clic sulla scheda qui sotto.

Per evitare ulteriori difficoltà, quando non vere e proprie fregature, in futuro, ti raccomando di iscriverti, e soprattutto restare iscritto, alla newsletter del blog, che con un solo post al giorno, dal lunedì al venerdì, ti fa capire, direttamente dalla voce di un esperto come me disposto a condividere i segreti del mestiere con il grande pubblico a scopo divulgativo e di orientamento, come funziona la pratica legale e come è meglio comportarsi nella vita di tutti i giorni.

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Abbiamo poi anche un podcast e ti invito ad iscriverti anche a quello: fai attenzione però perché non ci sono tutti gli articoli del blog, ma solo quelli in formato audio.

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Come divorziare da un cittadino giapponese che sta a Tokyo.

Vorrei divorziare da un cittadino giapponese, attualmente residente a Tokyo, io invece abito a Firenze, non abbiamo mai avviato la separazione anche se ormai viviamo separati da oltre 10 anni.

Nel diritto italiano, non è previsto il divorzio immediato. Bisogna fare prima la separazione, dopodiché, trascorsi sei mesi in caso di separazione consensuale, ovvero un anno, in caso di separazione giudiziale, si può chiedere il divorzio, con una pratica che segue più o meno lo stesso iter della separazione.

Può darsi che nel vostro caso sia applicabile il diritto nipponico e che, in quello Stato (anche se a naso mi appare improbabile), sia previsto il divorzio diretto o immediato.

L’applicabilità del diritto giapponese davanti ad un giudice italiano deve essere verificata sulla scorta delle disposizioni di diritto internazionale privato nazionali italiane, che, mi pare, facciano comunque riferimento alla nazionalità dei coniugi, anche se ad ogni modo occorrerebbe fare poi maggiori accertamenti.

Prima di questo, ovviamente, sarebbe bene però accertarsi che il diritto del paese del sol levante preveda appunto il divorzio diretto.

Tutto questo, tuttavia, mi sembrerebbe assurdo e assolutamente non strategico per gestire una situazione come la tua.

Se volessi seguire questo percorso, dovresti per prima cosa chiedere una consulenza ad un legale giapponese, cercandone uno non solo degno di fiducia ma anche in grado di corrispondente sia in Inglese che in Italiano con te. L’Inglese ovviamente potrebbe anche essere sufficiente, ma poi, se uno volesse chiedere l’applicazione del diritto giapponese in Italia, dovrebbe anche farsi fare, dal legale che ha incaricato in Giappone, una relazione scritta, che ad un giudice italiano non si potrebbe certo presentare in Inglese.

Non credo ci siano poi così tanti avvocati giapponesi in grado di lavorare con un Italiano sufficientemente corretto ed efficace, anche se si potrebbe sempre chiedere al consolato.

Tutti questi problemi, comunque, si potrebbero risolvere nel modo che noi utilizziamo e consigliamo in casi come i tuoi e cioè con un semplice accordo in house, o, meglio, rassegnandosi a farne due, uno per la separazione e un altro, sei mesi dopo, per il divorzio.

Può sembrare una complicazione, tutto al contrario è sicuramente una semplificazione, rispetto all’altra strada, che, peraltro, al momento non sai nemmeno se praticabile, sempre perché non sappiamo cosa preveda il diritto giapponese sul tema del divorzio immediato o diretto.

Per fare un accordo in house col tuo marito giapponese, si può tentare di farlo tramite una procura davanti alle autorità consolari italiane – bisogna però verificare attentamente se ce ne sono i presupposti.

Se si riuscisse a fare tramite una procura, tuo marito non avrebbe neanche bisogno di spostarsi e venire in Italia. Sarebbe sufficiente per lui andare a Tokyo o dove preferisce per rilasciare questa procura e poi spedircela in studio. Abbiamo risolto un caso del genere con una persona che ha potuto divorziare restando comodamente in Australia.

Se la procura non si potesse fare, o se comunque preferiste fare altrimenti, tuo marito potrebbe volare in Italia. Per fare la separazione, una volta che si è d’accordo sui contenuti, una cosa cui si può lavorare prima del viaggio, è sufficiente un’oretta in studio legale, dopodiché tuo marito può anche ripartire, lo stesso giorno in cui è arrivato.

Ovviamente in questo caso c’è il costo del viaggio stesso da considerare, ma ti assicuro che rispetto all’altro percorso sopra tratteggiato spendereste molto meno, anche nel caso in cui fossi tu ad offrire il viaggio a tuo marito, come di solito consiglio sempre di fare a chi deve separarsi o divorziare da una persona che risiede all’estero.

Una ulteriore possibilità, per la verità, sarebbe quella di fare separazione giudiziale e successivo divorzio giudiziale, in entrambi i casi con notifiche, plurime peraltro in caso di probabilissima mancata comparizione all’udienza presidenziale, ma qui parliamo di un vero e proprio macello, che devi cercare di evitare il più possibile e che devi valutare proprio solo come ultimissima risorsa quando non hai nessuna altra strada percorribile.

Un’altra possibilità ancora, astrattamente, sarebbe di fare la pratica in Giappone. Qui non ti so aiutare, bisognerebbe sentire un legale giapponese anche in questo caso. La cosa da verificare sarebbe poi la trascrivibilità della sentenza di separazione o divorzio in Italia, che per te è assolutamente fondamentale. Poi anche in questo caso può essere che siano necessarie due pratiche, ancora non sappiamo cosa prevede il diritto nipponico…

Anche per questo motivo, la soluzione sicuramente di gran lunga migliore è quella che ti indico sopra: due accordi in house a distanza di sei mesi l’uno dall’altro, con tuo marito che partecipa per procura o viene di persona presso lo studio.

Insomma… Non diventare giapponese anche tu, separati in Italia 😉

Se vuoi un preventivo per fare un accordo in house per la separazione nel tuo caso, puoi chiederlo compilando il modulo apposito, anche se forse sarebbe preferibile fare una prima consulenza preliminare in cui entrare un po’ di più nel caso e vederne meglio i contorni.