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counseling

La verità è un tonico per l’anima, la menzogna un veleno.

É la lontananza dalla verità una delle principali cause di sofferenza dell’uomo.

Le principali dottrine e tradizioni sapienziali sottolineano con
estrema chiarezza il ruolo centrale della verità per il benessere
spirituale dell’uomo.

Gandhi ha elaborato la dottrina del satyagraha, che significa
«devozione alla verità», mentre il nostro buon maestro Yeshua ha detto
chiaramente di essere «via, verità e vita», espressione molto più
ricca di quel che potrebbe sembrare in prima approssimazione, perché
ci fa capire che la strada dell’uomo, la sua via, e la sua vita, che
in fondo coincidono, non possono essere mai disgiunti dalla verità.

Certo, giustamente é stato detto che esistono molteplici verità, la
verità stessa é stata definita come «colei che mi si crede»; ciò non
senza ragione, tuttavia queste pur ragionevoli considerazioni non ci
devono far sprofondare nel relativismo.

É vero, e mai come oggi evidente, che ogni uomo ha sue proprie verità
diverse dagli altri; é vero anche che a volte si crede di aver
raggiunto la verità, salvo poi doversi ricredere, ma tutto ciò non
toglie che la verità, che è unica e infungibile, esista e sia assoluta
e non relativa.

La verità insomma non è come Atlantide, una terra della cui esistenza
si dubita. É, al contrario, una terra che esiste per certo, anche se
non è detto che si riesca a raggiungerla.

Quello che importa, infatti, é la devozione alla verità, cioè il non
smettere mai di cercarla, perché questo fa bene all’uomo e al suo
benessere spirituale, quando invece crogiolarsi nel relativismo taglia
e fa cadere questa importante tensione, o devozione, verso la verità,
un obiettivo tanto difficile quanto necessario.

Vedo e leggo tutti i giorni persone baloccarsi con la menzogna, che
però è un veleno tossico per l’anima.

O per conformismo, o per mancanza di adeguare capacità cognitive, o
per sciatteria o per apparente convenienza politica, leggo persone
anche considerevoli sostenere conclusioni sfornite di ogni logica e
palesemente lontane da un sia pur minimo collegamento con la realtà
fattuale esteriore ed interiore.

Questo significa appunto avvelenarsi e imbruttirsi perché quanta più
distanza mettiamo tra noi e la verità, tutte le volte in cui
onestamente smettiamo di cercarla, quanto più ci facciamo del male e
precipitiamo.

Oggi, in una società fortemente lontana dalla verità, diventa
fondamentale il tema della solitudine, perché la disponibilità a
rimanere soli, in tutto o in parte, é necessaria per poter continuare
la ricerca della verità in un mondo che non la gradisce e, anzi,
spesso la detesta, con notevole insofferenza per chi, nonostante
tutto, vuole continuare il proprio percorso spirituale.

Non così di rado, oggigiorno, si è costretti a scegliere tra quella
che appare la verità e il consenso degli altri uomini, che però sono
nella menzogna.

Il lavoro, dunque, é come sempre molteplice: sulla devozione alla
verità, sul disgusto per il conformismo, sulla rinuncia al giudizio –
altro veleno spirituale – per chi sembra sbagliare e sull’accettazione
dell’eventuale solitudine come male minore rispetto alla deviazione da
«via, verità e vita».

Un abbraccio.

Conclusioni

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cultura

Donne di morte e non di vita.

La Bellanova, noto genio della politica italiana, riesce a descrivere alla perfezione l’esatto contrario della verità.

Non farti mai ingannare, queste donne, queste persone, dall’aspetto magari pacioso e simpatico, sono nelle mani di Satana dalla testa ai piedi e lo servono fedelmente in ogni cosa che fanno.

Sono donne di morte e non di vita, quando la missione fondamentale della donna é proteggere la vita, specialmente quando é più debole.

Apri gli occhi, uomo o donna, proteggi sempre la vita, stai dalla parte della vita e della verità.

Non praevalebunt.

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counseling

Coronavirus: in UK i più deboli lasciati morire.

Tra la scelta inglese e quella italiana la differenza l’ha fatta la cultura e la civiltà cristiana e cattolica che, in Italia, almeno un po’ è residuata, mentre nei paesi anglosassoni manca, esattamente come si è potuto vedere non molto tempo fa nel caso di Charlie Gard a Alfie Evans, alla lettura del post sul quale ultimo ti rimando.

I neopagani anglosassoni hanno scelto espressamente la rupe Tarpea per i più deboli, limitandosi a dichiararsi, con la celebre espressione di Johnson, dispiaciuti: e non tanto per tutti quelli che moriranno, che quelli muoiono e basta, ma per il dolore della perdita che dovranno sopportare i sopravvissuti, cioè i più forti, i più giovani.

La scelta inglese, insomma, caga letteralmente sul valore della vita e premia l’economia e le casse dello Stato, in perfetto stile rivoluzione industriale, neoliberismo, egoismo e forze sataniche.

Quando tutto sarà finito, naturalmente ci apriranno il culo come burro sui mercati, perché noi Italiani abbiamo pensato agli anziani, ai più deboli, e ne avremo ancora molti da mantenere inattivi, mentre loro avranno usato il virus per liberarsene e diventare economicamente sempre più solidi.

Ma la scelta giusta è la nostra.

Non vorrei mai vivere in un paese dominato dal male, dal profitto, dall’interesse e dalle forze egoiche come il Regno Unito e più in generale il mondo anglosassone.

L’unica cosa che importa nella vita è fare sempre la cosa giusta e noi la stiamo facendo.

Quando dico che l’unico modello di civiltà ancora valido per il mondo occidentale è il cristianesimo di Roma intendo esattamente questo: tra Islam e neoliberismo radicali, che per l’uomo e la tutela della vita sono peggio del socialismo reale.

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pillole

Quando giudichi, ti dimentichi una cosa fonda …

Quando giudichi, ti dimentichi una cosa fondamentale: nessuno sa davvero niente della vita degli altri. Nessuno, in realtà, sa nemmeno della propria vita quel che crede di sapere…

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counseling

Narcisismo: una ferita e una scelta sbagliata.

Un narcisista é solo una persona con una grande ferita, che, anziché usarla per diventare più umano, empatico e in grado di capire gli altri, ha deciso, tutto all’opposto, di blindarsi il cuore,
ingabbiarselo, finendo solo per diventare più insensibile, isolato e, in fondo, smarrito e monadico.

Tu sei le tue scelte.

Spetta a te decidere cosa fare col dolore e la sofferenza che ti manda la vita.

Puoi usarli come carburante per la tua evoluzione e la tua crescita personale, oppure, al contrario, per smettere di vivere davvero, sul falso presupposto, sull’inganno diabolico, che così smetterai di soffrire…

Clicca qui sotto per vedere che cos’è il counseling e valutare un percorso di crescita.

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pillole

Te le avevo promesse, oggi te le consegno: le…

Te le avevo promesse, oggi te le consegno: le previsioni astrologiche segno per segno di Gianluca Ruggeri.

Non le solite previsioni di inizio anno, ma una grande lezione su questa storia infinita che é la vita…

Note dell'episodio. Nella puntata di oggi, le meravigliose previsioni per il 2020 dallo psicoastrologo Gianluca Ruggeri, dal sito www.sestopotere.it Riferimenti. Di seguito, alcuni precedenti post del blog, o puntate del podcast, menzionati durante l'episodio o comunque aventi ad oggetto tematiche collegate a quelle trattate in questa puntata, che ti consiglio di consultare. blog.solignani.it/2019/11/07/relazioni-amore-coppia-nel-2020/

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counseling

Rinunciare a ogni cosa per vivere.

«La vita ti taglia le ali e ti pota le radici, fino a quando non comprendi che non ti servono né ali né radici, ma solo sparire nelle forme e volare nell’essere.
La vita ti nega i miracoli, finché non capisci che è tutto un miracolo.
La vita ti accorcia il tempo, così ti sbrighi ad imparare a vivere.
La vita ti ridicolizza finché non diventi niente, finché non ti fai nessuno, e così diventi tutto

(Bert Hellinger)

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counseling

Scelta vegetariana e vegana: cosa c’è di buono?

Puoi nutrirti di sassi?

Oggi scrivo un post per parlarti di scelta vegetariana e vegana, con alcuni concetti di base che saranno poi utili per molti dei post successivi in tema di nutrizione e stile di vita.

Oggigiorno, e più o meno ciclicamente, le diete che escludono i cibi di originale animale o marino sono di gran moda. Chi le adotta, peraltro, parla addirittura a proposito della propria scelta alimentare come di una «scelta etica», lasciando ad intendere velatamente che lui è in qualche modo migliore degli altri perché rispetterebbe l’ambiente e la vita, a differenza della massa inconsapevole.

Qual è però la verità? Le diete vegetariane e vegane sono effettivamente migliori per la salute? E quali sono, per chi vi è davvero interessato, gli aspetti etici al riguardo?

In questo post non parlerò di aspetti scientifici, perché se c’è una cosa che oggigiorno viene citata a sproposito, fino alla noia, sono gli studi scientifici, di cui si è fatto un vero e proprio idolo, nonostante siano spessi mal progettati, mal eseguiti, mal interpretati e non di rado persino corrotti sia nel loro finanziamento che nei loro contenuti. L’unico riferimento saranno quelle poche evidenze fattuali che ci sono in materia, ovviamente viste secondo il mio punto di vista che ognuno valuterà se condivisibile o meno.

La prima cosa da richiamare è che, in questo universo, gli uomini, per sostentarsi, devono nutrirsi di altre forme di vita.

Può sembrare crudele e io, se me lo chiedi, non ne conosco la ragione, così come non sono in grado di capire la logica di tanti altri progetti di Dio, ma fatto sta che è così.

L’uomo non si può nutrire mangiando sassi o altri oggetti inerti, ma deve necessariamente, se vuole vivere, alimentarsi di altre forme di vita, animale o vegetale. Sì è vero, ci sono persone che sostengono di potersi nutrire di aria e luce del sole, ma a quanto pare la cosa non funziona o non è sinora stato dimostrato il funzionamento, nonostante l’esistenza di svariati libri che sostengono il contrario.

Dunque, se vuoi sopravvivere, devi nutrirti di altre vite.

Nessuno vuole essere mangiato.

Ora, sai qual è un’altra importante verità a riguardo, che viene subito dopo la prima?

Che nessuna delle altre forme di vita che ti servono per sopravvivere vuole essere mangiata da te, né da nessun altro essere vivente al mondo.

Ogni forma di vita difende se stessa.

Gli animali, i pesci, lo fanno utilizzando la propria forza muscolare, le forme di vita vegetale lo fanno con gli antinutrienti, cioè con le tossine, contenute nelle loro parti, soprattutto nei semi, che rappresentano il loro stesso futuro, un po’ come i nostri figli per noi. Qual è la tua reazione se ti toccano tuo figlio? Anche le piante difendono i loro figli, solo che non potendo muoversi lo fanno con le tossine.

Non è che tutto quello che viene dalle piante sia benefico per l’uomo. Oggi si vive nella convinzione che se assumiamo un farmaco di sintesi o facciamo un vaccino questa sia la più grande delle sventure, mentre tutto ciò che è fitoterapico non possa far male, ma è una convinzione assolutamente infondata, essendo vero piuttosto il contrario.

Le forme di vita vegetale sono comparse sul pianeta milioni di anni prima dell’uomo. Quali tipi ti piante pensi che possano essere sopravvissute sino a noi? Quelle i cui semi erano liberamente mangiabili da tutte le altre forme di vita, insetti, uccelli, animali e così via, oppure quelli i cui semi erano velenosi per le altre forme di vita, cosicché un insetto che se ne fosse cibato sarebbe morto poco dopo?

«All plants generate toxins» (Paul Jaminet, Perfect Health Diet). Tutte le piante generano delle tossine. È la loro linea di difesa.

Sempre Paul Jaminet, nello stesso libro, ci parla ad esempio (ma i casi di gente che si è avvelenata mangiando le verdure sono numerosissimi) di un caso: «Recently, an 88-year-old Chinese woman was taken to the emergency department at New York University’s Tisch Hospital by her family. She had been unable to walk or swallow for three days and soon entered a coma. Her life was saved by intravenous thyroid hormone, but she needed four weeks in the hospital before she could be moved to a nursing facility. The cause of her trouble? She had been eating 2 to 3 pounds of raw bok choy daily for several months in the hope that it would help control her diabetes». Si tratta di una donna che aveva mangiato chili di cavolo cinese nella speranza di tenere sotto controllo il proprio diabete, finendo gravemente intossicata e in coma.

Quindi il quadro, alla fine, è questo:
– tu, se vuoi vivere, devi nutrirti di altre forme di vita
– le altre forme di vita – guarda caso – non vogliono essere mangiate da te.

La nostra vita, quella di tutti noi, è basata sulla predazione. Non si esce da questo.

È appena il caso di sottolineare che le tossine contenute nei vegetali sono molto maggiori di quelle contenute nelle carni, degli animali e del pesce, perché gli animali, come ti ho accennato prima, si difendono scappando o attaccando, cioè con il loro movimento, in una lotta in cui a volte a soccombere può peraltro essere anche l’uomo. Nelle carni ci sono per lo più le tossine del cibo che ha ingerito l’animale stesso, ma – e questa è una importante differenza – smaltite dal suo apparato digerente e dai suoi organi emuntori (fegato, polmoni, ecc.).

Ora, sembra incredibile, ma tra le forme di vita vegetale più stracolme di tossine ci sono alcuni alimenti che sono alla base dell’alimentazione occidentale, come i cereali e i legumi che, guarda caso, sono in entrambi i casi semi.

Non scendo nel tecnico, perché come ti ho detto le discussioni tecniche mi annoiano, chi vuole approfondire può farlo semplicemente con google o leggendo uno dei tanti libri disponibili in materia. In questa sede è sufficiente dire che né i cereali né i legumi sono alimenti che possono essere mangiati crudi e, se un alimento non può essere consumato crudo, ciò significa molto semplicemente che quello non è un alimento adatto per l’uomo.

I cereali sono cibo per uccelli, che non a caso si chiamano granivori. Solo gli uccelli hanno uno stomaco adatto a digerirli senza subire danni. Noi, per poterli mangiare, li dobbiamo non solo polverizzare, ma anche cuocere, sottoponendoli dunque a molteplici trasformazioni per renderli masticabili ed ingeribili, a prezzo poi di danni gravi che sia producono nel nostro apparato digerente, e nel nostro intestino, che ha per noi la stessa importanza che hanno le radici per una qualsiasi pianta. E no, ovviamente il discorso non riguarda solo i celiaci, ma qualsiasi uomo, per cui i cereali sono un cibo inadatto.

Chi adotta la «scelta vegetariana» finisce per mangiare grandi quantità di cereali e legumi, tra cui in particolare la soia, che è sicuramente il legume più velenoso di tutti, specialmente per i maschi a causa dei fitoestrogeni che contiene.

Si tratta di cose che fanno malissimo a chi le ingerisce. In più, fanno danni tremendi anche all’ambiente. L’agricoltura, infatti, è di gran lunga la prima causa di deforestazione, come riportato in questo articolo, che richiama un recente studio in materia.

Fai bene attenzione, c’è adesso un aspetto importante: qui a morire non sono solo gli alberi, ma una vastissima quantità di microfauna che vive sugli alberi ed intorno ad essi, che viene letteralmente sterminata dalle operazioni di preparazione del terreno alle coltivazioni intensive di quella spazzatura che sono i cereali e la soia. Conigli, scoiattoli, toporagni e mille altri animali pucciosi.

Già qui si vede che la scelta vegetariana non ha, purtroppo, niente di etico. Partendo dal fatto che devi mangiare altre forme di vita se vuoi continuare a sostentarti, devi scegliere se mangiare direttamente le carni di animali o pesci o se preferisci mangiare vegetali, ma – attenzione – in entrambi i casi ci saranno degli animali che moriranno (oltre che delle forma di vita vegetali). Non si scappa.

Questa cosa degli animali che vengono decimati per far mangiare i veg peraltro non vale solo per i cereali e i legumi ma per molti prodotti largamente consumati in occidente, come ad esempio il cacao. Ti piace la cioccolata? La coltivazione del cacao determina danni ambientali gravissimi e un largo sfruttamento di lavoro minorile – va bene che non parliamo di vacche e magari non ti interessa, ma sono sempre bambini. Leggi ad esempio questo post tra tanti, sul «lato nero» del cioccolato.

Cosa è meglio mangiare?

Allora per stare in salute e vivere in modo «etico» bisogna mangiare la carne?

Non proprio.

La carne del supermercato proviene per lo più da allevamenti intensivi che suscitano giustamente ribrezzo anche in chi non ha pregiudizi sul tipo di cibo di cui nutrirsi, in quanto la pietà verso gli animali è un sentimento connaturato all’uomo. In questi allevamenti, tra l’altro, gli animali vengono nutriti in modo sbagliato, con gli stessi cibi spazzatura che tutti i mammiferi dovrebbero evitare, generando poi alla macellazione carni che non sono salubri, perché «inquinate» dai cibi ingeriti a monte – più in particolare, queste carni sono troppo grasse e i grassi relativi sono del tipo omega 6, pertanto proinfiammatori. Per non dire dei noti problemi degli ormoni e delle condizioni igienico sanitarie di animali stipati in stalloni.

Cosa può fare dunque, di fatto bene, il consumatore finale?

La scelta giusta è quella di consumare carne da animali allevati al pascolo, o allo stato brado, e nutriti con il cibo previsto per la loro specie che, per i bovini, ad esempio è solo l’erba che mangiano appunto pascolando.

Ma questa carne non costa di più?

Certo, cosa di più ed è anche giusto che sia così. Ma non siamo partiti dal fatto che tu volevi essere etico nelle tue scelte alimentari?

Questo è l’unico investimento sul benessere animale – e ambientale – che possa avere un senso. Se compri del tofu, dei legumi o dei cereali (parliamo di pasta, pane, pizza, spaghetti, ecc. per intenderci) l’ambiente e gli animali li stai distruggendo, nel tuo piccolo.

Tutti gli animali sono mortali.

Adesso un’altra domanda: ma non è crudele macellare gli animali, anche dopo che li hai fatti vivere liberi e in salute per tutta la vita?

Niente affatto. Torniamo al discorso iniziale, quello per cui ogni forma di vita animale su questo pianeta ha bisogno, per sostentarsi, di mangiare altre forme di vita.

Cosa credi che succeda ad un animale libero, una volta divenuto vecchio e debole, privo di forza muscolare? C’è una società degli animali, guidata da simpatiche scimmie, come in un bel film della Disney (quanti danni che hanno fatto queste pellicole), che lo prende, lo mette in un ospizio degli animali, e lo nutre e lo cura amorevolmente sino al termine, spontaneo e naturale beninteso, dei suoi giorni?

Purtroppo, o per fortuna, non succede niente di tutto questo: l’animale viene semplicemente mangiato da altri animali.

Nessun animale libero in natura muore di vecchiaia.

Ora se comunque, alla fine del suo ciclo di vita (su questo mondo, ognuno ha un ciclo di vita), un animale muore divorato o macellato con sistemi indolori che differenza fa dal punto di vista del suo benessere?

Probabilmente, è addirittura meglio la seconda ipotesi. Senza contare il fatto che, durante il suo ciclo di vita, l’animale è accudito con cura dal suo allevatore, mentre nello stato libero può comunque essere vittima di predatori, parassiti, malattie, incidenti e così via.

Quindi, in conclusione, la cosa più etica che si può fare con riguardo all’alimentazione è effettuare la spesa con discernimento, scegliendo prodotti di allevatori e coltivatori seri, spendendo anche qualcosa in più, consapevoli che si tratta di un investimento di cui vale la pena sia dal punto di vista della salute che più in generale della tutela dell’ambiente.

Considerato, poi, che ognuno di noi continua a vivere sostanzialmente prendendosi la vita di altri essere viventi, animali o vegetali, è importante dire che questo sacrificio debba può avere un senso se ognuno di noi nella sua vita si adopera costantemente per fare il bene, per aiutare gli altri, non per rubare, essere scorretto, cattivo, ma per vivere in modo civile e amorevole, con benevolenza verso tutti gli altri uomini e tutte le forme di vita che non servono strettamente alla sua sopravvivenza, in considerazione del fatto che la vita premia sempre la vita.

Il senso della scelta veg.

Se tutto questo è vero qual è allora il senso delle scelte veg?

Mi è capitato di parlare spesso con amici vegetariani e vegani di queste considerazioni, ottenendone spesso la risposta secondo cui magari è tutto vero, ma loro la carne «non la possono mangiare». Ad alcuni di questi, la carne è stata addirittura prescritta dal medico, ma loro non sono riusciti a mangiarla ugualmente. Ho quindi chiesto loro che cosa fosse successo e mi hanno detto che, dopo averlo fatto, al pensiero di aver mangiato un altro essere vivente, hanno rimesso.

Dunque, se le cose stanno così, non c’è nessuna scelta vegetariana in queste persone, ma c’è un fenomeno che può essere chiamato in un solo modo.

E qual è la situazione in cui una persona non riesce ad ingerire un determinato cibo per ragioni mentali o psicologiche, senza esserne intollerante o allergica?

Ti dò un indizio: inizia per «disturbo» e finisce per «alimentare».

Per diverse persone, anche se certamente non tutte, la scelta veg è solo un disturbo alimentare.

Ora, come si possa prendere un disturbo, cioè una patologia, e presentarla come una «scelta etica», dove una persona con un problema si presenta agli altri come in realtà qualcuno che degli altri sarebbe addirittura migliore, quando invece ha un problema, resterà sempre per me un mistero.

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diritto

La pillola dei 5 giorni dopo: anticoncezionale o abortiva?

Oggi voglio parlarti di una questione che mi sta abbastanza a cuore, emersa negli ultimi tempi ma di cui non si è parlato abbastanza e, per quel poco, non sempre in maniera corretta, anzi.

Devi sapere che in Italia è venduto come semplice farmaco da banco, acquistabile senza nemmeno la ricetta, una pillola, chiamata dei 5 giorni dopo, nome commerciale ellaOne, che viene impiegata, generalmente, a scopi contraccettivi, ma sul cui reale funzionamento ci sono diversi e corposi dubbi.

Secondo i produttori del farmaco, che contiene come principio attivo l’Ulipristal acetato, la pillola agirebbe «a monte» del concepimento, facendo slittare in avanti, e cioè ritardando, i tempi dell’ovulazione.

Se questo fosse il meccanismo effettivo, si tratterebbe di un meccanismo di contraccezione che appunto interviene prima del concepimento, un po’ come il comune preservativo o altri mezzi di tipo «meccanico».

Purtroppo, alcuni ginecologi, anche molto autorevoli, sostengono, indicando argomenti a sostegno che sembrano piuttosto fondati, che invece questo farmaco, che – ti ripeto – si può acquistare liberamente in farmacia come le palline Zigulì, intervenga dopo che il concepimento si è già verificato, momento in cui secondo molte tradizioni, tra cui quella cattolica, ma anche molte altre, è comunque già iniziata una vita pienamente meritevole di tutela.

Si tratterebbe, insomma, di una forma di aborto, anche se nei primissimi giorni subito dopo il concepimento.

Infatti, questo farmaco agirebbe non ritardando l’ovulazione, ma impedendo che l’embrione, già formatosi (sia pur a livello minimale), si possa annidare nella cavità uterina.

Per me che sono molto credente, l’aborto è un crimine e una tragedia sia per il bambino che per la mamma che lo subiscono.

Naturalmente, a riguardo sono legittime anche altre opinioni.

Questo che, al netto della possibilità di diverse opinioni sul tema, non andrebbe comunque bene è che un farmaco venga commercializzato e reso disponibile al grande pubblico mascherandone i veri effetti perché questa sarebbe una vera e propria frode, perpetrata peraltro in un ambito e in un contesto con alta sensibilità etica individuale.

Come al solito, il problema nel nostro paese non sono tanto le possibilità di accesso alla strada abortiva, ma il fatto che queste strade di accesso siano infarcite di disinvolta cultura della morte o comunque non ci sia nessuno che, per legge, fa presente alla madre, che sta valutando se abortire o meno, che cosa significa davvero un aborto, per il feto e per lei stessa in seguito, e quali sono le eventuali alternative, mentre invece abortire è presentato oggigiorno come un atto che si può affrontare con leggerezza, cosa tragicamente non vera come ben sanno tutte le donne che sono passate attraverso questa esperienza e comunque non la dimenticano.

Non so te, ma se io fossi una donna, qualunque fossero le mie opinioni, e mi vendessero una pillola con scopo di contraccezione dicendomi che funziona più o meno come un preservativo, poi trasalirei se venissi in seguito a sapere in seguito che dentro alla mia pancia si era già formata una vita e che con quella pillola io l’ho scacciata o uccisa.

Qual è allora la verità?

Oggi mi accontento di parlartene, perché di questo argomento è giusto che si parli, specialmente se tu sei donna e devi gestire la tua contraccezione.

Per il resto, mi limito a richiamare alcune «fonti» esterne, lasciando che sia ognuno a valutare in cuor suo.

Leggiamo innanzitutto Repubblica, che a riguardo, in questo articolo dello scorso 4 aprile 2018, titola «Contraccezione, il boom delle pillole post-rapporto fa calare il numero degli aborti».

Ora, se fosse vero quello che sostengono alcuni ginecologi, secondo cui si tratta di una pillola abortiva, questo titolo sarebbe davvero falso: direbbe il contrario di quello che si ha in realtà, dal momento che appunto tutto al contrario la maggior diffusione di questa pillola ha comportato molti più aborti, peraltro fatti in silenzio (il famoso «nazismo in guanti bianchi» di cui ha parlato Papa Francesco) e nella comodità di casa propria.

Repubblica presenta la diffusione di questa pillola giulivamente come un grande successo: «sono diminuiti gli aborti!»

Sarà vero o sarà una presa per il culo?

L’autore dell’articolo di Repubblica sostiene a riguardo «Bisogna sempre ricordare che questi farmaci sono contraccettivi, perché funzionano soltanto se non è ancora avvenuta la fecondazione. Se questa c’è stata, le pillole non hanno alcun effetto e la gravidanza prosegue. La differenza tra i due medicinali è che, visto che possono passare molte ore tra il rapporto sessuale e la fecondazione, quella dei cinque giorni dopo può funzionare per più tempo, come chiarisce il nome. Cosa ben diversa è la Ru486, che invece è una pillola abortiva, utilizzata nelle prime settimane di gravidanza per interromperla e somministrata esclusivamente nelle strutture sanitarie

Per Repubblica, insomma, un giornale che quando si è trattato di proporre scriteriatamente la modernità e i suoi aspetti peggiori non si è mai fatto trovare impreparato, è pollice su.

Ovviamente anche l’OMS, organizzazione mondiale della sanità, è dello stesso parere di Repubblica, come risulta da questo documento. Così anche AIFA e EMA, le agenzie del farmaco rispettivamente italiana ed europea.

Vediamo adesso un parere diverso.

Sul sito web del magazine «Bimbi sani e belli» si può leggere il parere, a riguardo, del professor Bruno Mozzànega, della Clinica Ginecologica dell’Università di Padova, che sul tema ha svolto un apposito studio assieme ad altri colleghi, pubblicato sulla rivista Trend in Pharmacological Sciences, di cui si può vedere qui l’abstract.

Secondo questo studioso, quello che dicono Repubblica e l’OMS sono per forza tutte balle.

Infatti: «Da notare che l’efficacia di ellaOne contro la comparsa clinica della gravidanza rimane, invece, costantemente elevata – superiore all’80% – in qualunque dei cinque giorni successivi al rapporto il farmaco venga assunto. E’ evidente che questa efficacia è dovuta ad altro, e precisamente, agli effetti di ellaOne sul tessuto endometriale, il rivestimento interno dell’utero che il progesterone prepara all’annidamento dell’embrione. L’endometrio, infatti, viene costantemente alterato e reso inospitale da ellaOneTutte le donne ovulano regolarmente dopo aver assunto ellaOne e, quindi, possono concepire. Tuttavia, l’espressione dei geni studiati nel tessuto endometriale dopo l’assunzione di ellaOne evidenzia un quadro totalmente opposto a quello osservato nel normale endometrio recettivo: un endometrio totalmente inospitale per l’embrione, che, conseguentemente, non potrà annidarsi»

Se questo è vero, come mai l’OMS sostiene il contrario e l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) hanno messo la pillola dei 5 giorni dopo tra i farmaci da banco che uno può acquistare anche senza ricetta?

Il prof. Mozzanega lo spiega così:

«l’OMS non sa queste cose? Sono certo che l’OMS, l’EMA (Agenzia europea dei medicinali) e l’AIFA (Agenzia italiana del farmaco) sappiano bene queste cose. EMA, nell’Assessment Report del 2009 che introduce ellaOne in commercio come contraccettivo di emergenza (EMEA-261787-2009) sostenendo che si tratti di un semplice anti-ovulatorio, scrive testualmente che “Ulipristal acetato impedisce al progesterone di occupare i propri recettori, così la trascrizione genica normalmente attivata dal progesterone è bloccata e non vengono sintetizzate le proteine necessarie per iniziare e mantenere la gravidanza.” E’ riportato al punto 2.3 alla pagina 8 sotto il titolo “Aspetti non clinici – Farmacologia”. Significa chiaramente che ellaOne può impedire l’annidamento e anche interrompere una gravidanza già avviata. Salto molti dati che troverà nella Position Paper in sipre.eu e che emergono dal medesimo documento del 2009, tra essi la consapevolezza dell’EMA che il farmaco può indurre l’aborto e la raccomandazione strategica di non divulgare questa informazione.»

Secondo questo autore dunque è certo che:

  • La pillola dei 5 giorni dopo è una pillola abortiva
  • Le istituzioni dei farmaci e sanitarie lo sanno perfettamente, ma raccomandando addirittura di tenere nascosto alle donne il vero meccanismo d’azione

Il professore poi così conclude: «il meccanismo anti-annidamento contrasta con le leggi italiane, e fornire all’utenza una informazione non corretta pregiudica gravemente il diritto delle persone a essere correttamente informate. Nel foglietto illustrativo di ellaOne si afferma che il farmaco è anti-ovulatorio mentre agisce prevalentemente impedendo l’annidamento del figlio. Viene così meno il presupposto alla espressione del consenso informato e alla libertà di scelta

Non si può non essere d’accordo, se è vero che il meccanismo di azione è quello che impedisce l’annidamento e il meccanismo d’azione della pillola dei 5 giorni dopo è abortivo.

Ma se così stanno le cose, stanno vendendo, con il beneplacito delle principali organizzazioni internazionali e nazionali, e con addirittura gli applausi e la benemerenza di importanti quotidiani e testate giornalistiche, un farmaco abortivo che si può acquistare a banco senza alcuna ricetta, ma soprattutto senza che un gesto grave come questo sia accompagnato da momenti di riflessione adeguati, cui la donna non può accedere perché il vero meccanismo d’azione del farmaco le viene tenuto completamente ed artatamente nascosto.

C’è di che far incazzare anche chi è, in generale, a favore dell’aborto, dal momento che il principio della correttezza delle informazioni ricevute in contesti come questi è davvero un principio universale e una forma di rispetto minima dovuta a tutti, dove le divisioni ideologiche o religiose non contano nulla.

Per un credete, poi, è ulteriormente sconcertante vedere quali strade possa trovare oggigiorno la cultura della morte e come possano pisciarci in testa dicendo che piove. Se tutto questo è vero, stanno facendo morire la civiltà europea con la denatalità pompata in ogni modo, importando poi persone da altri continenti, dicendoci che queste persone sono necessarie per «pagarci le pensioni».

Forse è il caso di parlarne.

Sei una donna e ti sei incazzata a leggere tutto questo?

Resta sintonizzata, perché io e il mio gruppo di avvocati siamo interessati a questa questione e valuteremo eventuali iniziative di classe a riguardo.

Ti raccomando, con l’occasione, e per questo motivo, di iscriverti alla newsletter del blog, o, se non ti piace la mail, al gruppo Telegram, in modo da non perderti importanti e utili aggiornamenti quotidiani.

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diritto

Alfie: grazie per averci fatto capire chi siamo

Dove stiamo andando?

Oggi ti parlo di scienza, fede, diritti, Europa, nazismo, eugenetica, società multirazziale

Temi sicuramente molto alti e molto complessi, ma credo che una riflessione al riguardo, prendendo spunto dal caso di Alfie, sia doverosa e possa essere molto utile per capire chi siamo e dove stiamo andando.

Era comunque impossibile per me – che mi considero, e vengo generalmente considerato, un giurista che cerca di dare un «volto umano» a questa professione, tentando di metterci il cuore, e soprattutto un cuore vero e sano, non indurito – non parlarti del caso, anche legale, di Alfie Evans.

Il caso di Alfie.

Che cosa c’è che non va in questo caso, perché così tanta gente si è sollevata con proteste, iniziative, preghiere per la sorte di questo bambino che, invece, una parte dell’opinione pubblica considerava semplicemente un malato terminale che non si poteva far altro che «lasciar morire»?

Io – ti dico subito – la penso esattamente all’opposto di questi ultimi, considero gravissimo il comportamento delle autorità inglesi e sconcertante non solo l’indifferenza di tanta parte della popolazione, ma addirittura le giustificazioni che molte persone hanno dato a questo atteggiamento.

La realtà, purtroppo, è che nella morte di Alfie c’è il segno, che non possiamo far finta di non vedere per ragioni che ti illustrerò presto, di un programma eugenetico, che rappresenta l’ideologia ormai dominante nel cosiddetto mondo avanzato.

Sono argomenti molto pesanti e che fanno sicuramente tremare le vene e i polsi, ma proprio per questo vale la pena cercare di comprenderli un po’ più a fondo.

Non sarà un caso se Alfie è morto proprio mentre in Italia festeggiavamo, mi riferisco ovviamente al 25 aprile, la liberazione, da parte degli angloamericani, del nostro paese dal nazismo.

Questo povero agnello è stato immolato per farci capire tante cose…

La Germania di Hitler non avrebbe mai fatto morire così Alfie, questa cosa che è stata fatta nel Regno Unito, paese che per altri versi stimo tantissimo, è un vero e proprio neonazismo, peggiore del precedente, dove il valore della vita umana non c’è, dove esiste solo un ragionamento freddo e cervellotico per cui il materiale umano problematico può essere buttato come merce avariata.

La regola applicata ad Alfie.

Perché queste conclusioni così estreme, peraltro in bocca ad una persona, come me, di solito estremamente moderata nei toni e nei contenuti, tanto che, se mi segui, ti sarai sorpreso?

Si potrebbe dire che, in fondo, si è trattato dell’ennesimo caso sfortunato di malato terminale che non avrebbe potuto essere aiutato e rispetto al quale l’unica soluzione era lasciarlo morire.

Così come purtroppo avviene quotidianamente in tutte le parti del mondo con malati, anziani e così via, negli ospedali, nelle case, negli hospice, al riparo dallo sguardo altrui.

Il punto non è questo.

Ma il fatto che ai genitori è stato impedito dallo Stato con la forza di portare il figlio in altre strutture ospedaliere per una diagnosi ed un eventuale trattamento alternativo.

Guardiamo anche come è stato impedito.

Davanti all’ospedale in cui era ricoverato Alfie sono stati schierati 80 poliziotti Inglesi.

Quindi, vediamo di capire: la regola che vale in queste situazioni qual è?

Io ho un figlio che si ammala, respira a fatica.

Lo porto all’ospedale per farlo curare.

I medici sentenziano che è terminale, anche se ammettono – loro stessi, per primi – che non hanno capito bene che cos’abbia, sanno solo che è una malattia gravissima e terminale e, da quel momento, mio figlio diventa di proprietà dello Stato che ne fa quello che vuole?

Io, che sono il genitore, non posso né portarlo presso un altro ospedale, da un altro specialista, né, ancora meno, portarlo a casa, per farlo almeno morire nell’ambiente a lui familiare, abbracciato alla mamma e al papà?

Questo è quello che è accaduto nel caso di Alfie.

Lo Stato inglese, tramite il suo sistema sanitario dapprima e giudiziario poi, ha deciso che Alfie era «merce avariata».

Una volta deciso questo, però non si è limitato a dire, come forse sarebbe stato anche legittimo, «noi non ti forniamo più un respiratore perché costa ed è carico dei contribuenti ed è comunque, secondo i nostri accertamenti, inutile».

Lo Stato inglese ha detto agli Evans che non solo non ci poteva fare niente, ma che loro ormai non lo potevano portare più da nessuna altra parte e che dovevano rassegnarsi a lasciarlo morire in ospedale.

Poco importa che ci fossero ospedali, come il Bambino Gesù di Roma, disposti ad accoglierlo.

Alfie, un bambino di due anni, era stato valutato «merce avariata» e doveva morire lì dove si trovata e vaffanculo tutto il resto.

Se non è nazismo questo, allora io non so cosa altro possa esserlo.

Alla faccia di tutti quelli che diventano isterici quando qualcuno fa il saluto romano, oppure mettono l’hashtag #iosonounantifascista su twitter, e poi non muovono un dito quando uno Stato assassina un bambino di due anni impedendo ai genitori, viventi e capaci di intendere e di volere, non solo di farlo vedere da altri medici ma persino di farlo morire a casa.

L’eutanasia non si può imporre.

Forse è il caso che qualcuno dica una cosa molto semplice: l’eutanasia non può essere imposta.

Magari può anche essere giusto che sia a disposizione di chi, più o meno volontariamente (qui il discorso sarebbe lungo, ma oggi lasciamo stare), la sceglie, ma non la si può mai imporre.

Questa differenza è esattamente il salto che c’è tra un regime democratico e uno nazista ed eugenetico, dove la morte viene imposta perché un singolo è considerato merce avariata, dannoso per la società, esattamente come hanno fatto dozzine di dittatori, non solo Hitler, ma anche tanti altri, che avevano in comune un unico, identico pallino, quello di formare un «uomo nuovo» (tutti i dittatori sono ingegneri sociali, purtroppo) – peccato che questo famoso uomo nuovo si dovesse creare ammazzando tutti quelli che non rientravano nel disegno.

Mi chiedo anche dove fossero, quando si trattava di discutere di Alfie, gente come la Bonino e Cappato, paladini del diritto all’autodeterminazione che, evidentemente, per queste persone è un diritto che vale qualcosa ed è meritevole di tutela solo ed esclusivamente quando si deve morire, mentre quando chi lo deve esercitare sceglie la vita, allora deve prevalere la decisione dello Stato verso la morte.

Sono stato molto orgoglioso del mio Paese, l’Italia, per una volta nella vita, perché solo in Italia – dove resiste un piccolo zoccolo duro di cattolici e altre persone civili che hanno Dio davvero nel cuore, che è in grado di capire davvero situazioni come queste, in un mondo cosiddetto civilizzato in cui nessun altro le trova rilevanti – c’è stata una sollevazione e un movimento, sia a favore di Alfie che contro questo principio aberrante per cui lo Stato, quando un medico o una equipe di medici, che possono benissimo essere delle egregie teste di cazzo, decidono che tuo figlio è merce avariata, allora tu lo devi consegnare allo Stato perché lo lasci morire dove decide lui.

Cari Inglesi, vaffanculo, mi dispiace.

Credo che a tutto questo sia doveroso dire un «vaffanculo» gigante, quanto più grande possibile.

Sono 22 anni che faccio la professione, ho visto una pletora di errori medici. Ho un armadio a muro pieno di fascicoli in studio, chi vuole venire a vederli, nel rispetto della privacy, può farlo quando vuole. Non ho niente contro la categoria, e ringrazio Dio che esistano e siano a disposizione in caso di problemi, ma si tratta – evidentemente – di uomini che, come tutti, commettono errori.

Se la regola deve essere quella per cui se un medico dice che mio figlio è merce avariata e da quel momento è sequestrato per lasciarlo morire come dice lo Stato allora stiamo sbagliando tutto.

Il culto della scienza.

Abbiamo sostituito la scienza a Dio, ma – come ha ricordato papa Francesco (non uno dei miei pontefici preferiti, peraltro, come saprete) – la scienza non spiega tutto: ci sono milioni di diagnosi sbagliate, ci sono milioni di guarigioni che la scienza non spiega.

La verità evidentissima, sempre più evidente oggigiorno, è che facendo della scienza un vero e proprio dio, l’uomo ha commesso il solito vecchio peccato, da cui le scritture ci mettono in guardia da migliaia di anni: l’idolatria.

La verità, inoltre, è che nessuno, in fondo, ci capisce davvero un cazzo della vita e del corpo umano e che oggigiorno, quando qualcuno ti parla di scienza o di diritti, lo fa solo perché vuole incularti – la seconda parte, quella relativa ai diritti, essendo un avvocato te la posso dare ancora più per certa. Come facciamo a pensare che esistano ancora diritti quanto tutti i giudici e tutte le leggi inglesi sono state contro Alfie? Hai il diritto di entrare in un negozio e che sulla porta di uscita ci sia scritto «uscita», di tutto il resto la legge se ne lava le mani.

I diritti non esistono, la scienza non esiste, esiste il miracolo della vita e ci sono tanti uomini presuntuosi che pretendono di avere la spiegazione per tutto, loro e i loro begli articoli su pubmed che sono talmente tanti che nessun essere vivente potrebbe arrivare a leggerne nemmeno la metà se non facesse altro per tutta la vita – studi spesso progettati a cazzo, eseguiti peggio, letti e interpretati in maniera demenziale.

E questi uomini, questi «tecnici», questi incommensurabili ed infiniti stronzi dovrebbero decidere della vita dei nostri figli in modo così inappellabile? Che poi se mio figlio è ricoverato in un ospedale e la diagnosi è infausta mi mettono 80 poliziotti ed io devo prendere dei contractors per fare un raid e andare a riprendermi mio figlio per portarlo da un altro dottore?

I modelli di civiltà.

Ci sono quattro grandi modelli di civiltà al mondo: quella anglosassone, basata sul capitalismo selvaggio e l’interesse economico come criterio di ogni azione umana, quella islamica, quella dei cacciatori-raccoglitori e quella cattolica romana.

La più bella di tutte è sicuramente quella dei cacciatori-raccoglitori, che corrisponde allo stato naturale dell’uomo, quello che abbiamo avuto per milioni di anni, prima della rivoluzione agricola.

Per noi che siamo nati in cattività (queste parole non sono usate affatto a caso), è difficile diventare cacciatori-raccoglitori.

L’unico modello di civiltà valido, che mi sento di sposare in buona parte, è quello cristiano cattolico, l’unico che di fronte alla vicenda orribile di Alfie ha sentito qualcosa nel cuore.

Sono pieno di compassione e gratitudine per Alfie e la sua famiglia e di orgoglio per il mio Paese e quella parte di esso che ha sentito suo dovere prendersi a cuore questo caso e rimarcare che noi, ci dispiace, ma non saremo mai come gli Inglesi, i Tedeschi, i Danesi e tutti gli altri popoli europei, noi siamo quelli che queste cose non le accettano.

Questo è stato un momento di morte ma anche di luce che dovremo ricordarci per sempre.

E non perché ci siamo inventati una cosa dall’universo pizza e mandolino, ma perché abbiamo una cultura di venti secoli sulla quale insistiamo che queste cose sa bene che vengono da Satana e da nessun altro, una cultura fatta di Agostino, Francesco, Dante, Manzoni, solo per citarne alcuni in mezzo a decine di migliaia – a proposito, anche Shakespeare, come tanti altri Inglesi illuminati (tra cui Oscar Wilde, in punto di morte, ma anche Tolkien, Lewis, ecc.) era cattolico.

Ecco perché l’Italia è martoriata più di altri Stati dal fenomeno delle cosiddette migrazioni, che sono in realtà vere e proprie invasioni bianche, fatte per lo più da maschi adulti provenienti da paesi che non soffrono problemi economici o politici, finanziate dallo Stato e dall’Unione Europea con i soldi dei contribuenti: perché solo qui si annida ancora l’unica vera cultura in grado di opporsi al merdaio del mondialismo.

Esagero parlando di nazismo?

Ho esagerato parlando di nazismo in Europa, ancora peggiore di quello originario?

Facciamo un altro esempio. Guardate questa foto.

Questi sono tre uomini in divisa che costringono una donna a spogliarsi, davanti a tutti.

Anche qui nessuno ha detto nulla, ma è stata una cosa di una vergogna davvero infinita.

Qui siamo a Nizza, in Francia, dove il sindaco si inventa che le donne islamiche non possono portare il velo perché non conforme alla nostra cultura – come se l’Europa, dove trovare una persona che capisce qualcosa è ormai più faticoso che trovare un ago in un pagliaio, avesse ancora una cultura.

Anche qui quelle che diventano isteriche quando si parla di violenza contro la donna sono restate significativamente mute.

Ma come si fa non solo ad ammettere ma addirittura a prescrivere una cosa del genere?

Intanto un uomo, per dovere o per qualsiasi altro motivo, non dovrebbe mai obbligare una donna a spogliarsi di un millimetro di vestiti di più di quelli di cui lei ha ritenuto di coprirsi.

Mai per nessuna ragione.

Io, se fossi stato in uno di quei poliziotti, avrei detto al Sindaco di andarci lui e avrei fatto obiezione di coscienza. Ci sono cose che un uomo, se vuole essere davvero tale, deve rifiutarsi di fare e questa per certo è una di quelle.

Questa è una scena che in Europa non si vedeva dai tempi dei campi di concentramento: un gruppo di maschi in divisa che costringe una donna a spogliarsi per motivi razziali o religiosi.

Io la trovo di una vergogna abissale e mi fa incazzare ancora oggi a più di un anno di distanza.

Ma anche qui nessuno ha detto nulla, anzi sicuramente ci sono stati molti che hanno persino approvato.

Allora, scusate, forse due domande però, come europei, ce le dobbiamo fare.

Prima apriamo le porte a tutti – grave errore, perché la società multirazziale non può funzionare – poi quando gli ospiti fanno cose che non tanto ci piacciono torna fuori l’Hitler che c’è in noi?

Un famoso antifascista, Piero Gobetti, disse molto giustamente che il fascismo è stata l’autobiografia della nazione italiana. Oggi si tende a pensare a Mussolini come uno che è stato calato in Italia da Marte, in realtà è stato portato al potere dal consenso.

Vuoi vedere che qualcosa è rimasto?

Allora che senso ha far venire in Europa persone da ogni parte del mondo con culture diverse e difficili da gestire?

Avevamo la cultura e la tradizione sapienziale più ricca del mondo e della storia – il cristianesimo – e abbiamo buttato tutto nel cesso in nome della modernità.

Abbiamo aperto le porte a tutti e quando tutti arrivano e, comprensibilmente, vogliono fare come insegna la loro cultura, l’unica soluzione che troviamo è recuperare il nazismo?

Conclusioni.

Vuoi vedere, soprattutto, che il mondialismo e la globalizzazione sono peggiori del nazismo?

Perché senza fare nessuna guerra ma in modo sottile uccidono ugualmente le culture, le etnie e le persone, per rendere gli uomini sempre più deboli, introducendo, senza campi di concentramento, strumenti di morte e di divisione, come aborto, divorzio, utero in affitto, disposizioni anticipate di trattamento?

Parliamone.

Direi che sia il caso, altrimenti rischiamo di non sapere dove cazzo stiamo andando.