DOMANDA – sono un ragazzo 18enne che può sfruttare i vantaggi del bonus 18 app. Ho trovato sui social, sponsorizzati da molti TikTok ed e influenzerà famosissimi, delle cartolerie fisiche realmente esistenti che convertendo il mio bonus da 500€ in acquisto di libri e girandolo a loro, loro ci comprano effettivamente dei libri e danno a me l’80% in contanti (quindi 400€ a me). Volevo chiedere se questo escamotage fosse una cosa legale è una procedura non punibile, oppure se in questo caso si può andare in contro a sanzioni amministrative o peggio.
— RISPOSTA – È sicuramente un illecito, probabilmente di natura penale.
Il bonus cultura viene erogato dallo Stato non per sovvenzionare i giovani, cosa per la quale esistono o esistevano altre provvidenze, come ad esempio il reddito di cittadinanza, ma per favorire la diffusione della conoscenza, nell’interesse generale ad una società più evoluta.
Facendo un’operazione di questo genere, sia tu che l’esercente realizzereste un illecito: tu riceveresti del denaro, anziché i beni o servizi previsti dall’istituto, mentre l’esercente effettuerebbe una speculazione perché rivenderebbe i libri che ha «pagato» a te circa all’80% del loro valore ad un prezzo più alto, il tutto a carico dei contribuenti.
È pur vero che, una volta che hai acquistato un libro e lo hai letto, non sei certo obbligato a tenerlo per tutta la vita e puoi disporne come meglio credi, anche se lo hai acquistato con il bonus cultura, ma si tratta di un fenomeno diverso, sia sufficiente considerare il fatto che lo scopo previsto dalla legge sarebbe stato realizzato, consentendoti la possibilità di leggerlo e capirlo, e che comunque poi questo libro verrebbe collocato sul mercato dell’usato, come è normale che sia.
Il bonus cultura vorrebbe servire a fondare una conoscenza reale, a diffondere il valore della saggezza, tra cui anche la capacità di discernere tra veri maestri, da un lato, e, dall’altro, deficenters – questo sarebbe il nome corretto – che incitano a commettere reati su tiktok. Per fortuna, tu hai avuto un dubbio e questo dubbio ti ha consentito di restare nel lecito.
Se vuoi approfondire ulteriormente la questione, anche se non credo proprio che ne possa valere la pena, chiama ora lo studio al numero 059 761926 e prenota il tuo primo appuntamento, concordando giorno ed ora con la mia assistente.
Puoi anche acquistare online direttamente da qui: in questo caso, sarà poi lei a chiamarti per concordare giorno ed ora della nostra prima riunione sul tuo caso; a questo link, puoi anche visualizzare il costo.
Naturalmente, se vivi e lavori lontano dalla sede dello studio – che è qui, a Vignola, provincia di Modena, in Emilia – questo primo appuntamento potrà tranquillamente avvenire tramite uno dei sistemi di videoconferenza disponibili, o persino tramite telefono, se lo preferisci; ormai più della metà dei miei appuntamenti quotidiani sono videocall.
Guarda questo video per sapere meglio come funzionerebbe il lavoro con me.
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Buonasera Tiziano… come mi avevi detto sto passando un brutto periodo con questo ragazzo che frequento da tanto tempo …ci siamo presi e lasciati parecchie volte …il rapporto sempre come mi avevi detto si è modificato….ci vogliamo davvero molto bene… me lo dice spesso ….visto che è un tipo molto freddo se lo dice è vero …non direbbe mai una cosa che non prova…io invece credo che è un po di più di un semplice bene…e credo che sua la stessa cosa x lui …ma la sua voglia di libertà è più forte del stare insieme…solo che vederlo da amico mi fa stare male …non so come fare…arrabbiarmi non serve a nulla …anzi lo posso solo allontanare…ti chiedo un consiglio e un piccolo aiuto…cosa devo fare? Quello che prova è qualcosa di più di un semplice bene…mi farebbe star un po meglio saperlo
Una relazione è esattamente come un giardino, un orto o un campo: richiede cura, attenzione e nutrimento. Tutti i giorni bisogna chinarsi su di essa a raccogliere ed estirpare le erbacce. Alcune di queste erbacce, peraltro, come ci insegna il Vangelo – puoi leggere la celebre parabola della zizzania – è meglio non cavarle subito, ma aspettare che siano completamente cresciute perché, fino ad allora, non si può nemmeno sapere se siano appunto erbacce o grano…
Nessuna relazione, per contro, nasce perfetta. All’esatto opposto, tutte le relazioni, anche quelle che sembrano più brillanti e più costruite sull’amore, più piene di sentimento, nascono zoppe e devono essere aggiustate col tempo, a forza di interventi quotidiani, di cura ed attenzione, perché ognuno di noi porta nella relazione i suoi limiti, le sue inadeguatezza quando non i suoi veri e propri problemi.
Anche se sembra contraddittorio, il lavoro sulla relazione però è sempre un lavoro su te stessa, perché non si può mai far evolvere un altro direttamente, ma solo indirettamente. In altri termini, il tuo partner non può cambiare perché glielo chiedi tu. Ognuno di noi cambia solo quando se ne convince da solo e mai quando sono solo gli altri a chiederglielo. Questo è molto importante, è fondamentale, da capire e da sapere. Lo spiego meglio nel mio post sul mito di Orfeo ed Euridice, che ti invito a leggere con attenzione: clicca qui.
Puoi, però, determinare una sua evoluzione in modo indiretto. Per fare questo, puoi evolvere tu, portare la tua personalità e la tua visione della relazione ad un livello più alto, dando a lui l’occasione per seguirti. Quello che puoi fare è accendere un circolo virtuoso che possa essere di innesco anche per la sua evoluzione, che non è garantita, perché comunque resta dipendente da lui. Puoi offrigli, col tuo lavoro su te stessa e sulla relazione, una occasione, poi lui resterà libero di approfittarne o meno.
Del resto, l’amore si regge su due grandi pilastri: la libertà e il perdono.
Se non riconoscessimo la libertà dell’altro, quello che l’altro manifesterebbe nei nostri confronti, non essendo libero, non sarebbe amore. È proprio per questo che Dio ha donato all’uomo il libero arbitrio, che è un bene che non va mai intaccato, perché è il bene più prezioso dell’uomo, ciò che lo rende tale.
Se non riconoscessimo, ancora, la libertà dell’altro, il nostro non sarebbe amore, ma solo desiderio di possesso, come spiego meglio in un altro post che ti invito a leggere molto attentamente, perché illustra la differenza tra amore egoico e amore animico. L’amore di ognuno di noi si colloca sempre in un determinato punto di questa «scala»: non è mai puramente egoico, nè puramente animico. Clicca qui.
Il perdono, ugualemente, nelle relazioni umane è necessario perché solo Dio ci ama senza errori, quando è un uomo, o una donna, ad amarci, ci sarà sempre qualcosa che l’altro fa, ogni tanto, che ci farà soffrire. Perdonare diventa facile quando capiamo che noi siamo i primi ad essere stati perdonati dagli altri, infinite volte, e che possiamo guardare al nostro partner non con gli occhiali del giudizio, forniti dalla mente, ma con quelli della compassione, che del giudizio è l’esatto opposto, forniti dal cuore.
Non è con la logica che si vive nelle relazioni, del resto, ma con il cuore. Questo lo dobbiamo ricordare sempre: significa che possiamo rinunciare a giudicare l’altro e possiamo cominciare ad ascoltarlo ed accoglierlo.
Dopo tutte queste belle premesse, dunque, che cosa puoi fare?
Non esiste una soluzione magica, una soluzione pronta, anche a pagarla milioni di euro non la puoi trovare su amazon, proprio perché in amore c’è il libero arbitrio. Quindi niente filtri d’amore, l’amore bisogna … vincerlo sul campo.
L’unica cosa che puoi fare è decidere di investire su questa persona, di continuare a investire, senza poter avere la sicurezza che questo investimento ti frutti. Esattamente come quando pianti il seme di una pianta, lo annaffi, lo curi, lo segui per un mese e poi non germoglia nulla. Amare è proprio questo, è anche accettare il rischio che di quello che diamo non torni nulla, perché non è un contratto, è un gesto di amore che noi facciamo solo per l’interesse del gesto stesso, così come facciamo un regalo di compleanno non certo per averne uno poi a nostra volta ma solo per vedere aprirsi un sorriso.
Puoi, dunque, continuare a stargli accanto, nelle modalità che sono al momento possibili e che ti cagionano anche, comprensibilmente, sofferenza, ma che al momento non possono essere diverse. Potranno cambiare in futuro, ma è solo un’eventualità e comunque riservata a un domani che non si sa se e quando arriverà.
Puoi ascoltarlo, accettarlo e stargli accanto, diventanto nel frattempo una versione sempre migliore di te stessa, aprendogli così punti di vista nuovi, occasioni di miglioramento e circoli virtuosi.
È dura, ma l’amore vero funziona così: tutto il resto non ti potrà mai offrire una sensazione di vita vera come questa.
In bocca al lupo per tutto.
Leggi altri post precedenti in materia di relazioni che ti possono essere utili:
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sono un collezionista esperto di Biologia marina e Conchiglie, possiedo una collezione privata importante, circa 30.000 pezzi. Vorrei proporre al comune di Roma una sorta di collaborazione, vorrei dar vita ad un piccolo museo sul mare e le conchiglie (a Roma non c’è) ma mi serve un locale, il comune ne ha tanti anche non utilizzati, io metterei tutto il contenuto… é possibile proporre una formula simile?? come posso fare? a chi rivolgermi?
Direi che sia un progetto culturale, per cui il primo riferimento dovrebbe essere l’assessore alla cultura, che poi valuterà se considerare il tuo progetto o eventualmente smistarlo ad altre istituzioni od organi ritenuti maggiormente competenti.
A parte questo, se però ti senti in imbarazzo nel procedere a contattare le istituzioni deputate, puoi sicuramente servirti dell’intermediazione e dell’assistenza di un bravo avvocato.
Gli avvocati, come è noto, non servono – per fortuna – solo quando è necessario intentare cause, ma, più in generale, per il disbrigo di tutte le relazioni tra i privati cittadini, o altri soggetti, e le figure istituzionali, fungendo, quando naturalmente lavorano bene, da utili intermediari.
Naturalmente, incaricare un avvocato per una situazione del genere non è affatto obbligatorio, ma solo una tua scelta. Facendo da solo, hai un aspetto in più di cui occuparti, ma risparmi certamente del denaro, mentre incaricando un legale spendi dei soldi ma ti alleggerisci di un compito e dai sicuramente più possibilità al tuo progetto di venire realizzato, dal momento che un professionista del diritto, specialmente se, come raccomando sempre, è un buon diplomatico e mediatore, riesce a sbrigare meglio molti aspetti di progetti di questo genere.
Il primo passo potrebbe essere ovviamente quello di chiedere un preventivo a qualche avvocato, per poi valutare anche in base ai costi. Se vuoi un preventivo anche da parte nostra, puoi chiedercelo compilando il modulo apposito nel menu principale del blog.
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Perez é un film che mi é stato segnalato dal mio amico di LinkedIn, il commercialista Ezio Filippo Castoldi a proposito del discorso, di cui parlo estesamente nel mio libro “Fare l’avvocato é bellissimo” per cui spesso i clienti degli avvocati desiderano vedere i loro legali dare battaglia, senza capire che invece in molte situazioni il comportamento più utile a livello difensivo é esattamente l’opposto.
Nelle scene iniziali del film, in effetti, c’è un cliente di Perez che gli revoca platealmente il mandato in udienza, penale, infamandolo a gran voce, senza che l’avvocato reagisca in alcun modo.
Se le scene iniziali del film sono abbastanza aderenti alla quotidianità forense, poco dopo la pellicola diventa un noir camorristico in una Napoli surreale fatta di acciaio e vetro in una vicenda in cui si intreccia il lavoro dell’avvocato Perez con i suoi affetti familiari e le guerre di camorra, del quale non parlo per non guastare il divertimento a chi intende vederselo.
Naturalmente, inserisco la pellicola nella mia raccolta di film avvocateschi, che puoi consultare qui, che appunto colleziona tutte le produzioni con protagonisti avvocati o comunque di ambientazione giudiziaria.
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Vantarsi pubblicamente di aver abortito più volte, come ha fatto la Lucarelli, é puro narcisismo d’annata, bello stagionato e saldamente assiso nella struttura della personalità.
Definire l’aborto un «diritto inviolabile» della donna é una nevrosi o psicosi ancora priva di etichetta ma che io conosco perfettamente perché la incontro più volte al giorno, consistente in una estrema mentalizzazione e prigionia nella logica, non importa se genuina o fasulla, che fanno perdere il contatto col cuore e, di conseguenza, vivere nella sofferenza o, nei casi migliori, limitarsi ad esistere.
Queste sono le strutture spirituali figlie della cultura di morte al cui interno vive l’uomo oggigiorno.
C’è una sola ribellione possibile: tornare ad amare, tornare a metterci il cuore, ritornare a questi liberi infiniti che sanno tutto quello che c’è da sapere.
C’è un’anima dentro di te, e probabilmente sta soffrendo: torna a prendertene cura.
Un’avvocatessa (oddio, avrò usato il termine giusto?), consigliere comunale del PD a Cesano, Sara Spadafora, se la prende con l’espressione «buon padre di famiglia» usata, durante un intervento, da un altro consigliere, perché si tratterebbe di una formula «sessista».
La notizia è riportata qui; per alcune reazioni a una mia prima breve nota sui social puoi vedere invece ad esempio qui.
Non posso non scrivere niente a riguardo, come sai questo è un blog da sempre contro il politicamente corretto, che é una forma odiosa e demenziale di bigottismo laico, molto peggiore di quello cattolico, con cui si vorrebbe impedire alla gente un uso pieno del linguaggio e, di conseguenza, un modo pieno di vivere la vita ed esercitare i propri diritti.
Il politicamente corretto, insomma, é un cancro immondo e marcio che alcuni stanno tentando di innestare nel linguaggio, che è una ricchezza fondamentale dell’uomo, senza per fortuna riuscirci definitivamente considerato che pian piano le persone si stanno risvegliando ed opponendo ad esso con convinzione.
Detto questo in generale, cosa c’è da dire sul caso di Cesano?
L’espressione «bonus pater familias» viene dai nostri antichi padri, i latini e i loro giuristi, ed è usata con buon profitto, e soprattutto senza che mai nessuno se ne sia adontato, nel linguaggio sia giuridico che comune da oltre venti secoli.
Significa diligenza della persona media, non c’entra né con il sesso, né addirittura, tantomeno, con la paternità o genitorialità, tant’è vero che giuridicamente, ma anche, per traslazione, nel linguaggio comune si può parlare e si parla di diligenza del buon padre di famiglia anche con riguardo ad una donna senza figli.
Che questa espressione, appunto coniata dai giuristi romani, che hanno creato il diritto e lo hanno donato a tutto il resto del mondo da secoli, sia da riformulare perché «offensiva» é una invenzione odierna.
Non so se sia vero, e non ho proprio voglia di verificarlo, che, come sostiene l’avvocatessa Spadafora, in Francia l’espressione in questione sarebbe stata riformulata.
Preferisco piuttosto pensare che questa espressione sia nata a Roma, in Italia, e faccia parte di quella cultura giuridica e legale che per la prima volta in assoluto é stata creata dai nostri antichi padri e appunto donata a tutto il resto del mondo.
Rispetto a questo complesso bagaglio di istituti e figure elaborate dai giureconsulti romani, il mio sentimento é quello di ammirazione, gratitudine ed orgoglio, tanto che alla fine posso dire con totale convinzione che non me ne frega niente di quello che hanno fatto, a riguardo, i Francesi, i nostri simpatici cugini, che però in questi ultimi anni qualche problema con la modernità sembrano avercelo, se consideriamo che una ministra del loro governo aveva persino proposto di riscrivere le fiabe della tradizione europea, sempre perché sessiste.
Se una donna si offende per l’uso di una espressione che si è usata per oltre venti secoli senza che nessuno mai se ne adontasse, direi che in realtà si sta offendendo da sola, senza nessuna efficacia causale di quell’espressione.
É proprio con vicende di questo genere che le donne, partendo da una giusta volontà di affermazione, riconoscimento e apprezzamento del loro ruolo e della loro figura, finiscono con lo sminuirsi da sole, almeno ai miei occhi ed a quelli di coloro che condividono il mio punto di vista.
Con cosa dovremmo sostituire l’espressione in questione, con «diligenza del genitore 1» o, se vogliamo essere inclusivi, «del committente la gestazione per altri»?
Curioso come queste osservazioni contro il nostro patrimonio culturale, linguistico e giuridico, vengano sempre da esponenti di sinistra, cioè da coloro che si considerano competenti, preparati, colti, istruiti, saggi e più in grado di altri di occuparsi della cosa pubblica, quando invece io a persone che sono in grado anche solo di pensare – figuriamoci poi dichiarare all’esterno e addirittura vergare pubblicamente sui social – enormità del genere non mi fiderei nemmeno ad affidare il mio cane da portare a passeggio…
Mi hanno chiesto quali possono essere i libri migliori da leggere in lingua originale per imparare l’Inglese.
Prima di rispondere a questa domanda, voglio parlarti di alcuni concetti di base riguardanti la materia su cui mi capita di riflettere spesso quando si parla di internazionalizzazione, studi da fare, prospettive lavorative e così via.
Innanzitutto, non c’è dubbio che la lingua Inglese sia ormai la nuova ????? del mondo contemporaneo, cioè la lingua comune che si parla più o meno in tutte le nazioni per intendersi con persone di madre lingua diversa dalla propria. Proprio alcuni giorni fa, nel mio mestiere di avvocato, ho fatto un appuntamento con un cittadino olandese che non conosceva l’Italiano parlando sempre, appunto, in Inglese. La mia singola fattura più grande, in 22 anni, l’ho fatta per un recupero crediti negli Stati Uniti, in cui ho dovuto parlare sempre Inglese.
Sapere l’Inglese, dunque, è sicuramente una necessità, oggigiorno. Non solo per comunicare con «altri popoli», ma per avere accesso ad informazioni molto più ricche. Molti tra i libri più interessanti sono disponibili solo in Inglese. Provate poi a fare una ricerca con google in Italiano o in Inglese, come faccio sempre io: vedrete che la ricchezza e la quantità di risultati ottenuti varia in proporzione da 1 a 50… E questo è molto ovvio, la lingua inglese, oltre ad essere la nuova lingua comune ed internazionale, è parlata su un vasto insieme di territori e da moltissime persone: Australia, Canada, Stati Uniti, Regno Unito, Paesi del Commonwealth…
Come scrittore, ad esempio, sono stato più volte tentato di scrivere in Inglese, per avere accesso ad un pubblico potenzialmente molto più vasto di quello cui accedo scrivendo in Italiano, una lingua ormai, per quanto nobile e gloriosissima, piuttosto di nicchia. Credete che la tipa che ha scritto quell’ignobile opera che sono le «50 sfumature di grigio» avrebbe avuto lo stesso successo planetario se l’avesse compilata in Italiano?
Un’altra cosa che mi lascia perplesso e dove secondo me vale la pena sviluppare qualche riflessione è l’affermazione secondo cui «le lingue aprono tutte le porte» per cui bisognerebbe studiarne quante più possibili.
Questo, tuttavia, in un mondo dove ormai parlano quasi tutti Inglese mi sembra piuttosto poco vero e fuorviante.
Sicuramente, imparare una ulteriore lingua straniera è benefico per lo sviluppo e l’elasticità del cervello e del pensiero, ma qui siamo sempre a livello di crescita personale. Se parliamo di prospettive lavorative, salvo settori molto di nicchia (azienda italiana che lavora solo con azienda tedesca ad esempio), dove comunque la lingua la impari in ogni caso, per molte cose basta davvero l’Inglese. Con l’Inglese comunichi con tutti: Tedeschi, Cinesi, Russi, ecc. ecc..
Per questo, sostengo da anni che il vero liceo linguistico è quello classico e che, senza una profonda base umanistica, che ti insegna a pensare, è inutile conoscere tante lingue moderne.
Non avere niente da dire, ma poterlo dire in tante lingue, resta sempre un’operazione inconcludente. Bisogna prima avere qualcosa di interessante da dire: prima il contenuto, poi il veicolo.
Quella che serve è la cultura vera e la cultura vera, poche storie, è quella umanistica e classica dove si studia il latino, il greco, filosofia, ecc. ecc.. Poi su questa base umanistica puoi spalmare quello che vuoi.
Dopo 5 anni passati a «leggere» latino e greco, peraltro, imparare una lingua moderna è quasi una passeggiata, vedendo l’etimologia di molte parole e le connessioni e i calchi tra i vari sistemi linguistici.
Andate dunque al liceo classico, se potete. Acquisirete una base culturale su cui poi potrete impiantare tutto quello che volete, persino studi scientifici o ingegneristici, dove chi ha avuto una formazione classica riesce meglio di chi ha avuto una formazione scientifica.
Ormai sapete che, se volete informazioni da me, dovete sorbirvi anche le mie prediche.
Esaurite le prediche, torniamo alla domanda iniziale: quali sono i libri migliori da poter leggere in lingua originale per imparare o migliorare l’Inglese.
Intanto, leggere è un ottimo metodo per migliorare la conoscenza di una lingua, perché ci consente di meditare su termini, costruzioni sintattiche e verbali e introitarle meglio. Ovviamente gli skills relativi alla conversazione o all’ascolto ne giovano meno, perché abbiamo sempre a che fare con un testo scritto, ma è comunque un’esercizio potente e molto stimolante per l’apprendimento linguistico.
C’è poi da fare una annotazione anche riguardo allo strumento di lettura, se cartaceo o tramite ebook. Qui, dove si legge anche per imparare e non solo per divertirsi, vince a man bassa l’ebook, anche perché quando incontri un termine che non comprendi puoi leggere la relativa voce nel dizionario, che può essere in Inglese o in Italiano, oppure puoi chiederne la traduzione, o anche cercarla con google. Insomma, direi che con l’ebook si abbiano davvero tanti strumenti a disposizione in più rispetto al cartaceo, per cui la scelta consigliata è certamente quella del formato elettronico.
Per quanto riguarda cosa leggere, un autore molto semplice, che ho amato moltissimo e che ho letto quasi tutto in lingua originale è Charles Bukowski. Oggi citatissimo sui social network, all’epoca era meno conosciuto ma aveva comunque raggiunto un grande successo anche oltre gli Stati Uniti. Uomo contro il sistema, ma anche profondamente vittima dello stesso, ha scritto opere molto divertenti, con un linguaggio semplicissimo – era ammiratore di Hemingway, un altro che teneva le frasi molto «secche», anche se poi lui è andato ancora oltre. Ha scritto molti libri, la bibliografia completa la potete trovare su wikipedia come al solito, quello che vi consiglio per partire è Ham on Rye, la descrizione della sua infanzia a partire dal suo primo ricordo all’età di tre anni, molto difficile, ma anche poetica e struggente. Oppure, se volete qualcosa di ancora più semplice, potete prendere una raccolta di short stories o racconti brevi come South of no North, ma anche Hot Water Music o altri. Buk infatti ha iniziato, come tanti autori, con il racconto breve, per passare poi solo in seguito al romanzo. Ci sono alcuni suoi racconti brevi che sono memorabili, come Praying Mantis (non mi ricordo in quale raccolta è contenuto).
[A proposito di racconti brevi, ne approfitto per dirvi che in questi giorni è uscito il mio «La lettera di Sara», un ebook che raccoglie tre racconti brevi in cui introduco la figura di Davide Boni… Compratelo, non mi interessa che lo leggiate anche, mi basta appunto che lo compriate e che lasciate una recensione positiva (sulla fiducia)]
Un altro autore che ho adorato, ma che è un pelo più difficile da leggere di Buk per chi è alle prime armi, è John Fante, ammirato dallo stesso Bukowski. Anche qui sono disponibili raccolte di racconti.
Leggere in lingua originale è una esperienza molto bella perché qualcosa nella traduzione si perde sempre, per non dire del fatto che di Buk mi è capitato per curiosità di leggere traduzioni davvero ignobili, che non rendono affatto la genuinità e la potenza del testo originale – ci sarebbe molto da dire a riguardo.
Gli audiolibri, come dice la parola stessa, sono libri letti – e, qualche volta, mi permetterei anche di dire: recitati – da una persona, che vengono poi fruiti dall’utilizzatore finale come se fossero un qualsiasi pezzo musicale e quindi tramite un riproduttore di audio che, oggigiorno, di solito è il cellulare e un paio di cuffie, anche se ovviamente non è certo vietato utilizzare altri sistemi di riproduzione.
Da amante inveterato dei libri, sono sempre stato un po’ scettico sugli audiolibri proprio perché la modalità di fruizione nel caso dell’audiolibro è completamente diversa rispetto alla lettura, ma ultimamente mi sono dovuto parzialmente ricredere e ogni tanto mi piace sentire un audiolibro letto, o recitato, da altri.
La modalità di fruizione è molto diversa perché ad esempio fare una pausa quando si legge e tornare indietro per rileggere un passo che ad esempio ci ha colpito particolarmente è molto più semplice di quanto possa avvenire durante l’ascolto di un audiolibro. E anche più facile, ad esempio, fare la foto di una pagina per condividerla sui social o addirittura fare copia incolla di un passaggio per conservarlo tra i nostri preferiti oppure sempre per condividerlo sui social. La differenza principale però riguarda semplicemente l’andare avanti o indietro nella lettura: chi si trova in mano un libro cartaceo può agevolmente indietreggiare del numero di parole che ritiene opportuno, mentre invece con un audiolibro non è sempre facile riuscire a tornare indietro al punto esatto in cui si vuole ritornare.
Gli audiolibri però presentano sicuramente alcuni vantaggi e ci sono situazioni in cui può essere piacevole e interessante fruire di un audiolibro piuttosto che di un libro cartaceo o di un ebook, cioè di un libro da «leggere».
Generalmente, innanzitutto, un audiolibro è utile per tutti coloro che hanno problemi o difficoltà di lettura da vicino, magari anche per stanchezza dopo essere stati a un terminale per diverse ore oppure alla sera. Personalmente, pur essendo miope, non ho ancora difficoltà di lettura da vicino e leggo bene sia sul cartaceo, a condizione che ci siano adeguate condizioni di illuminazione, sia sui supporti elettronici – cioè per lo più cellulari o tablet. Da questo punto di vista, gli audiolibri possono consentire la fruizione di un libro a persone che per motivi legati alla difficoltà di lettura non potrebbero più godere dei contenuti e dell’esdi un buon libro.
Anche a prescindere, tuttavia, dalla difficoltà di lettura ci sono delle situazioni che fanno parte del quotidiano un po’ di tutti in cui può essere utile o divertente ascoltarsi un audiolibro. Pensiamo ad esempio a quello che stiamo facendo un po’ tutti in questo periodo di vacanze e cioè prendere il sole sotto l’ombrellone. In questi casi, è sicuramente più comodo sdraiarsi completamente senza tenere il collo incurvato verso un libro, di carta o elettronico, e infilarsi un paio di auricolari per sentirsi un audiolibro. Un’altra situazione molto interessante per gli audiolibri è ovviamente quella del viaggio in macchina oppure in treno o in corriera (o, persino, in scooter) per chi fa pendolarismo o per chi si sposta per qualsiasi ragione: in questi casi può essere interessante appunto ascoltarsi un libro durante il viaggio, sfruttando nel caso dell’auto addirittura la radio della stessa e il relativo impianto con una resa sonora a mio giudizio particolarmente interessante.
Cosa usare per sentirsi gli audiolibri.
Vediamo adesso alcune considerazioni che possono essere ancora più particolarmente utili per chi non ha mai sperimentato, o ha sperimentato magari in modo solo parziale, il mondo degli audiolibri e quindi vuole iniziare ad approfondire un pochettino di più.
Abbiamo detto che per riprodurre gli audiolibri si può utilizzare la stessa apparecchiatura, si possono utilizzare gli stessi strumenti che si possono utilizzare per le canzoni per la musica in generale. In realtà, se questo è vero, è anche vero che è sicuramente preferibile utilizzare degli strumenti specifici.
Anziché utilizzare, ad esempio, il riproduttore di musica di default sul proprio cellulare – che, per chi utilizza i cellulari Android, è Google play music – è preferibile installare un riproduttore di audiolibri di terze parti. Questo perché questo tipo di riproduttori sono dotati di funzionalità specifiche per gli audiolibri tra cui ad esempio la possibilità di definire una copertina che ci consente di individuare a colpo d’occhio il nostro audiolibro, la possibilità, ulteriormente, di sincronizzare tra il cellulare e il tablet la posizione di riproduzione con la facoltà quindi di mettere a caricare il cellulare e finire di ascoltarsi un audiolibro con il tablet che magari abbiamo lasciato sul comodino.
Una funzione abbastanza interessante che hanno solitamente i software che vengono utilizzati per riprodurre audiolibri e quella di riprendere la riproduzione da alcuni istanti precedenti il momento in cui la riproduzione era stata in qualche modo fermata. Questo è molto utile per non perdere il filo del discorso ed è una funzionalità che ovviamente non è presente nei riproduttori musicali dove la musica può essere fatta ripartire solo dal momento esatto in cui era stata messa in pausa, mentre per un audiolibro che si riprende magari dopo alcune ore e invece opportuno ripetere un pezzettino che era già stato ascoltato, proprio per poter ritornare all’interno dell’universo del libro stesso. Da questo punto di vista, ci sono addirittura dei riproduttori di audiolibri che ripartono da tanto più indietro nella lettura del libro quanto più lunga è durata la pausa. Questo ha abbastanza senso, perché è chiaro che se io metto in pausa e riprendo dopo 5 secondi perché semplicemente mi sono limitato a rispondere al campanello di casa aprendo la porta è inutile che il software mi torni indietro di un quarto d’ora perché io mi ricordo ancora che cosa ho ascoltato fino a 5 secondi prima, viceversa se invece metto in pausa per tre ore può anche darsi che sia opportuno che il software ritorni indietro anche di una decina di minuti, tanto quanto è sufficiente per farmi ritornare «dentro alle pagine» diciamo così del libro e riprendere in mano il filo del discorso.
Un’altra funzionalità molto importante dei lettori specifici di audiolibri è la possibilità di variare la velocità di riproduzione, altra cosa che non è prevista nei lettori musicali classici, dove anzi la velocità deve essere quanto più possibile vicina all’originale. Variare la velocità di riproduzione consente di «leggere» o «sentirsi» l’audiolibro più in fretta e si tratta di una opportunità che personalmente uso abbastanza spesso. La voce narrante si sente ovviamente abbastanza bene, in modo sempre distiguibile, naturalmente il tono di voce diventerà più «alto» come accade quando appunto si aumenta la velocità di riproduzione (molti si ricorderanno quando si facevano andare a 45 giri al minuto i vecchi vinili da 33). Ci sono libri più che altro di saggistica che si prestano particolarmente ad essere ascoltati a velocità più rapida. In generale, credo che comunque dipenda anche dal grado di concentrazione che siano in grado di dare all’audiolibro in quel momento (che a sua volta dipende dalla nostra stanchezza, lucidità, pensieri dominanti, ecc.): se non è molta la velocità si può persino rallentare e viceversa.
L’applicazione che utilizzo io sul mio cellulare Android si chiama listen audiobook player e tra quelle che ho provato mi sembra la meglio rifinita, anche se ci sono dei concorrenti che comunque si difendono bene. È un’applicazione a pagamento, ma mi pare che costi davvero molto poco parliamo di un paio di euro e gli aggiornamenti sono abbastanza frequenti. Questa app effettua la sincronizzazione del punto di lettura tramite Google Drive e sembra funzionare da questo punto di vista abbastanza bene.
Potete chiaramente trovare altri lettori di audiolibri e vedere quello che fa più al caso vostro: vi ho detto quali sono le funzioni che sono più utili e quindi vi raccomando di accertarvi che queste funzioni siano presenti perché poi nell’uso quotidiano ne sentirete probabilmente il bisogno.
Come procurarsi gli audiolibri.
Veniamo adesso ad un altro aspetto molto importante e cioè dove ci si possono procurare gli audiolibri e come vanno gestiti una volta che ci se li è procurati.
Allora innanzitutto ci sono audiolibri disponibili sia negli store previsti per i cellulari e dispositivi Android sia in quelli previsti per i dispositivi Apple, quindi per cercare un audiolibro, magari anche per provare il primo della vostra vita, potete semplicemente aprire Play Store se avete un cellulare Android oppure iTunes Store se avete un iPhone o un iPad.
Personalmente, non mi piace tanto acquistare i miei audiolibri in questo modo, preferisco comprarli direttamente sul sito del produttore, o meglio, in questo caso, editore. Questo perché gli audiolibri acquistati tramite gli stores come quelli citati sono protetti da sistemi di tipo DRM che impediscono la copia per cui se ad esempio un domani passate da iPhone ad Android o viceversa rischiate di non poter più leggere i vostri audiolibri, salvo solo l’ipotesi di non riuscire a craccarli cosa che non è poi sempre così semplice.
C’è un editore in Italia che effettua pubblicazioni a mio giudizio di pregio di audiolibri e si tratta di Emons audiolibri.
Personalmente, per acquistare i miei audiolibri e poi ascoltarmeli procedo in questo modo.
Innanzitutto li acquisto direttamente sul sito di Emons, facendo poi il download dei file MP3 sul Mac e inserendoli all’interno di una directory contenuta in Dropbox che come sapete è un sistema di sincronizzazione tramite la cloud dei file locali.
Ogni libro lo inserisco in una cartella a sé stante, senza fare ramificazioni ulteriori con altre sottocartelle, usando la sintassi di mettere il nome dell’autore e il titolo del libro. In questo modo, comunque i libri rimangono ordinati per nome dell’autore stesso.
Una volta fatto questo, i libri vengono sincronizzati tramite Dropbox. Per poterli portare in una cartella locale dei miei dispositivi utilizzo una utility che si chiama dropsync e che consiglio vivamente a tutti coloro che utilizzano un cellulare o un tablet Android. Tramite dropsync, i miei audiolibri vengono copiati da Dropbox in una cartella locale sulla memory card dei miei dispositivi.
Dentro a Listen Audiobook Player, poi, così come anche dentro ad altri lettori di audiolibri, è possibile definire una cartella «radice» in cui il programma deve cercare tutti i file degli audiolibri. Ovviamente, ho definito come cartella radice quella in cui dropsync mi sincronizza la cartella degli audiolibri in locale. Listen Audiobook Player a quel punto fa una scansione di tale cartella e trova tutti i libri che vi sono contenuti, organizzandoli in un’apposita libreria da dove l’utente li può scegliere per la riproduzione.
Questa impostazione anche il vantaggio di consentire ad esempio di sistemare i tag degli mp3 che non dovessero essere stati compilati correttamente dall’editore attraverso un’app locale per la modifica di questi tag restando inteso che, dopo la modifica, poi, tramite la sincronizzazione mediante Dropbox, le modifiche si propagheranno anche a tutti gli altri dispositivi.
È vero che una configurazione del genere è un po’ laboriosa e probabilmente per utenti più avanzati; ho ritenuto comunque opportuno appunto, a beneficio di questi ultimi, descriverla, restando inteso che gli utenti invece con meno capacità informatiche possono limitarsi benissimo a fruire degli audiolibri acquistati tramite gli store presenti nei loro cellulari e con le applicazioni relative. Anche se l’uso sarà meno avanzato, comunque saranno in ogni caso in grado di utilizzarli.
La qualità degli audiolibri.
Parliamo ora di un altro aspetto abbastanza rilevante relativo agli audiolibri. Si tratta della qualità della lettura o, se vogliamo, «recitazione».
Su internet, specialmente in lingua Inglese, si trovano molti audiolibri, ma una buona parte di questi sono stati letti e registrati da persone comuni senza particolari abilità di dizione e recitazione e quindi la qualità dell’esperienza purtroppo ne risente, a volte in maniera abbastanza pesante.
Prima accennavo alla produzione editoriale di Emons. Gli audiolibri prodotti da questa casa mi sembrano di buona e a volte anche eccellente qualità, perché questo editore incarica attori professionisti del cinema e di teatro di leggere i propri audiolibri e la differenza a mio giudizio si sente molto.
Tra l’altro i prezzi non sono nemmeno impossibili anzi ci sono spesso degli sconti e comunque gli audiolibri hanno un costo più o meno paragonabile a quello del libro cartaceo se non addirittura inferiore. Recentemente ad esempio ho avuto occasione di acquistare l’audiolibro dei Promessi Sposi letto da Paolo Poli, attore di teatro recentemente scomparso, e devo dire che la qualità è assolutamente eccezionale: la resa, specialmente nei dialoghi, è incredibile e quindi la professionalità di questi attori effettivamente attribuisce maggior valore ad un audiolibro.
Conclusioni.
Spero di avervi dato qualche spunto interessante per entrare in questo mondo che vale la pena di coltivare anche perché magari ci consente di poter consumare un libro, sia per ragioni di intrattenimento, sia, molto più spesso, per ragioni di crescita personale, dal momento che esistono audiolibri anche di manuali di auto aiuto e appunto di crescita personale che magari non riusciremmo a trovare il tempo e il modo di leggere se procedessimo nel modo tradizionale.
Non so come la pensiate voi, ma personalmente nonostante il proliferare di corsi a destra e a manca a cui assistiamo oggi giorno, continuo a ritenere che il libro sia uno dei veicoli principali, se non il principale in assoluto, per veicolare la conoscenza e promuovere la ricchezza e la correttezza del linguaggio, sia quello proprio nazionale sia spesso un eventuale linguaggio estero.
Oggi voglio parlarvi di un’applicazione per iOS, Nuzzel che ho scoperto da poco e con la quale mi sto divertendo molto a scoprire nuove cose interessanti da leggere.
Come sapete, oggigiorno le persone tendono a leggere molto di più che un tempo, ma, paradossalmente, molti meno libri (ma anche quotidiani e riviste) di una volta.
Le cose che si leggono per lo più sono facebook, twitter, testate on line, blog, altre pagine web, ecc.
Sono cambiate anche le abitudini di lettura: spesso ad una lettura arriviamo tramite una ricerca google, con la quale cerchiamo di reperire informazioni che ci servono o approfondire un argomento, quindi spesso finiamo su un sito web per noi completamente sconosciuto redatto da una persona che non sappiamo, e spesso non sapremo mai, chi sia.
Accanto a questa «serendipità» della lettura, ci sono poi molti altri modi di leggere, come ad esempio i feed, che aiutano a tenere d’occhio alcune fonti che riteniamo meritevoli di attenzione per argomenti trattati, qualità, prestigio dell’autore ecc.
Un ulteriore modo per trovare cose interessanti da leggere non poteva non venirci dalle reti sociali ed è qui che si inserisce Nuzzel.
Funziona in questo modo.
Tu ti autentichi con i tuoi account di facebook e/o twitter e Nuzzel ti mostra i contenuti più condivisi dai tuoi amici.
Io l’ho provata per un po’ e devo dire che funziona, mi ha scovato sempre roba piuttosto interessante. Come tutte le cose social, ovviamente, dipende molto da come usi i social network: se segui degli idioti, insomma, non puoi pretendere che Nuzzel ti segnali contenuti di qualità. Ma dipende poi sempre da cosa intendi tu per qualità: a molti è comunque sufficiente ricevere link a contenuti in linea con i propri interessi.
Nuzzel può essere configurata per inviarti notifiche relative a nuovi contenuti, personalmente preferisco evitarle ed andarla ad aprirla di tanto in tanto, quando mi va di leggere qualcosa.