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Transazione e spese legali: chi le paga?

mi trovo in questa situazione;
A maggio del 2022 con il mio legale siamo giunti ad un accordo con il mio ex datore di lavoro, in quanto a seguito di dimissione non mi ha corrisposto le spettanze relative lo stipendio, ferie, roll 14esime, rateo 13esima ecc.
Per un ammontare di quasi 9000 euro.
A seguito di decreto ingiuntivo e pignoramento ( dal quale non abbiamo ottenuto nulla, in quanto i conti in rosso) si è giunti ad un accordo nel quale il debitore si impegnava a risarcire in modo dilazionato compreso le spese del mio legale.
I pagamenti per i primi 3 mesi sono avvenuti e nemmeno in modo regalare, negli ultimi due mesi silenzio totale, non ho ricevuto nessun bonifico.
Ad oggi il legale mi chiede di dover saldare entro giorno 10 l’importo ( che avrei dovuto pagare io, dietro pagamento spettante da parte dell’ex datore di lavoro)
Come ci si comporta in questo casi?
Se non ho ricevuto le somme devo obbligatoriamente pagare il tutto entro quella data?

In una situazione come questa, mi sentirei di fare le seguenti osservazioni.

  1. Innanzitutto, comprendo perfettamente la situazione che stai affrontando.
  2. Il decreto ingiuntivo e il pignoramento hanno permesso di giungere ad un accordo per il risarcimento delle spettanze dovute.
  3. La parte debitrice ha onorato i 3 mesi di pagamento, ma da due mesi a questa parte nulla è stato più ricevuto.
  4. La data fissata dal tuo legale per il pagamento delle somme dovute deve essere rispettata.

  5. Tuttavia, considerando la situazione, è possibile provare a contattare l’ex datore di lavoro, cercando di ottenere una dilazione del pagamento.

  6. Se l’ex datore di lavoro non risponde o non è disposto ad accogliere la richiesta, potresti valutare l’eventualità di una causa civile, nella quale verranno riconosciuti i tuoi diritti.

  7. Nel frattempo, se non riesci a trovare un accordo con l’ex datore di lavoro, potresti richiedere un finanziamento al tuo istituto bancario per saldare il debito con il tuo legale.

  8. In alternativa, potresti valutare la possibilità di un finanziamento a breve termine tramite un istituto finanziario specializzato.

  9. In ogni caso, è importante che tu sia in regola con il pagamento delle spese del tuo legale.

  10. Ti consiglio quindi di contattare immediatamente il tuo legale per discutere insieme la situazione.

Se vuoi essere assistito da me nel negoziare col tuo legale, chiama lo studio al numero 059 761926 e prenota il tuo primo appuntamento, concordando giorno ed ora con la mia assistente.

Puoi anche acquistare on line direttamente da qui: in questo secondo caso, sarà lei a chiamarti per concordare giorno ed ora della nostra prima riunione sul tuo caso. Aprendo questo link, senza obbligo di acquisto, puoi anche visualizzare il costo.

Naturalmente, se vivi e lavori lontano dalla sede dello studio – che è a Vignola, provincia di Modena, in Emilia, questo primo appuntamento potrà avvenire tramite uno dei sistemi di videoconferenza disponibili, o anche tramite telefono, se lo preferisci. Per inviarmi i documenti, potrai usare questa semplice guida.

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Avvocato che pretende sino all’ultimo centesimo: che fare?

Buongiorno e grazie, spero di riuscire a sintetizzare, mio figlio per problemi legati all’incasso fatture( emesse) non ha saldato a sua volta un fornitore, dopo lettera della legale dove ho spiegato che era sua intenzione saldare, con un minimo di flessibilità, riscontro subito una certa saccenza, arriva dopo mutismo decreto ingiuntivo, eseguito dal tribunale di competenza oltre alla somma oneri e spese liquidava il tutto, come da prassi saldavamo con bonifico bancario il creditore. L- avvocato con una mail chiede compensi ed oneri maggiorati con minaccia si riaprire il tutto se non paghiamo entro i 5 g. Dall’invio della mail, pervenuta di venerdì sera . Cosa fare? Mio figlio ha solo 22 anni lavora come un mulo, ed essere così meschini di fronte alle problematiche odierne lavorative. Grazie infinite se mi delucidasse, come potremmo comportaci. La cifra richiesta è di 568 € evince da dipartire, più ciò che abbiamo pagato 4200( fatture) più 700€ liquidato decreto più 76€ x oneri vari.

Per poter dire cosa fare con precisione e attendibilità, bisognerebbe vedere i documenti.

Da quello che posso capire, temo che il comportamento del creditore, se non equo considerata la situazione di difficoltà e impegno di tuo figlio, sia legittimo.

Nel momento in cui si omette di pagare un debito liquido ed esigibile, il creditore può concedere al debitore una dilazione, ma se non lo fa può anche procedere con un ricorso per ingiunzione.

In questo caso, il giudice condanna il debitore che non aveva inizialmente pagato anche alle spese del recupero, in modo che il creditore ne rimanga indenne.

Per cui, il debitore che riceve il decreto ingiuntivo deve pagare sia la sorte capitale che le spese legali. Se attende ulteriormente, c’è anche il costo dell’atto di precetto, e notifica dello stesso.

In questa situazione, vi consiglierei di incaricare un avvocato per negoziare con il creditore, cosa che sarebbe stato preferibile aveste fatto fin da subito, e/o per controllare la correttezza dei conteggi.

Anche se ormai, se la somma da pagare è di circa 400€, probabilmente conviene saldare e chiudere, anche considerando i costi dell’attività di consulenza ed assistenza di un avvocato.

Se vuoi approfondire ulteriormente, chiama il numero dello studio 059 761926 e concorda data e ora del tuo primo appuntamento, oppure acquista direttamente da qui.

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Spese straordinarie e decreto ingiuntivo: faccio da me?

sono in fase di separazione giudiziale e la mia ex puntualmente disattende quanto stabilito dal Presidente in sede di udienza presidenziale sulle spese straordinarie. Mi ritrovo puntualmente a dover effettuare i decreti ingiuntivi per il recupero di quanto anticipato per i figli a titolo di spese straordinarie. Fino ad oggi ci ha pensato sempre il mio avvocato, visto però che ho abbastanza conoscenza della materia e dimestichezza nello svincolarmi in Tribunale, vorrei sapere se per importi inferiori ad euro 1.100 posso procedere nel depositare istanza di DI senza avvocato o vista la materia (diritto di famiglia) ciò non è possibile come mi riferisce il mio avvocato.

Temo abbia ragione il tuo avvocato.

Le posizioni giuridiche di diritto di famiglia, diritti ed obblighi, sono diverse dalle obbligazioni.

Le obbligazioni hanno natura patrimoniale e, direi, commerciale e proprio così le definisce lo stesso codice civile, appunto come obblighi che hanno per oggetto prestazioni che sono suscettibili di valutazione economica.

Gli obblighi di famiglia esulano da questo quadro e non è detto che le norme sulle obbligazioni, ad esempio, si applichino loro, perché appunto hanno per oggetto prestazioni di tipo personale, in luogo delle altre aventi natura patrimoniale.

L’obbligo, ad esempio, di mantenere i figli, anche se si traduce spesso nella pratica, specialmente nelle situazioni di separazione, in quello di corrispondere una somma di denaro, viene considerato di natura personale.

Questo «fa un po’ strano» perché alla fine si tratta sempre di recuperare somme di denaro, ma la natura personale della prestazione comporta una disciplina giuridica particolare.

Per via della loro natura personale, le cause in materia di separazione e divorzio vengono considerate di valore «indeterminabile». La «indeterminabilità» del valore non consiste, al contrario di quanto pensano molti avvocati (che sul punto si sbagliano), nell’impossibilità di calcolare il valore di una certa prestazione, ma nella natura della prestazione stessa che, quando è persona, non è suscettibile di valutazione economica.

Questo il discorso a livello concettuale, poi chissà nella pratica potrebbe anche darsi che tu possa incontrare un giudice di pace che ti firma un decreto presentato da te in proprio, anche se poi questo ovviamente ti espone ad una possibile opposizione da parte della tua ex moglie.

Per stare nel sicuro, l’unica cosa è lasciar fare al tuo avvocato i ricorsi, aspettando magari che si accumuli un certo arretrato, in modo da ottimizzare tutta la cosa.

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Recupero credito del 2014 e tutela legale.

ho un riconoscimento di debito datato 2014
ho stipulato un’assicurazione per tutela legale nel 2022
le spese per un eventuale decreto ingiuntivo sono coperte dall’assicurazione?
ad oggi non è stata intrapresa alcuna azione di recupero credito
eventualmente posso rivolgermi a voi ?

Non credo che l’insorgenza dal caso assicurativo possa essere fissata adesso, in modo da far ricadere il caso nella copertura dell’assicurazione di tutela legale.

Non necessariamente il caso assicurativo nasce nel 2014, può nascere anche in seguito, segnatamente nel momento in cui si verifica l’inadempimento, o meglio quell’inadempimento che, al momento in cui il debito era sorto, non era prevedibile si sarebbe verificato.

Ad esempio, quando scade l’eventuale termine per la restituzione, che non sappiamo nemmeno se e per quando era stato previsto nel riconoscimento di debito. Oppure quando invii una lettera con la richiesta di restituzione del debito, senza che alla stessa venga fatto seguito con la restituzione stessa.

Per non dire del fatto che, ad eccezione di alcuni casi, come ad esempio i sinistri stradali, che hanno caratteristiche e natura di imprevedibilità, c’è un periodo di carenza per l’entrata in vigore delle polizze di tutela legale che è solitamente di tre mesi; se dici che la tua polizza è stata fatta nel 2022, siamo sicuramente ancora dentro al periodo di carenza, essendoci oggi, al momento in cui scrivo, il 18 gennaio appunto del 2022.

Insomma, la vedo un po’ grigia.

Al di là di ciò, se vuoi rivolgerti al mio studio per essere assistita nel recupero credito, sei ovviamente la benvenuta. Chiedimi un preventivo compilando il modulo apposito nel menu principale del blog, specificando soprattutto l’importo del debito che devi recuperare.

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Auto acquistata non consegnata: che fare?

ho acquistato un’auto a km zero e in pronta consegna con la promessa (orale) del concessionario che l’avrei ritirata in 10 gg. Nel contratto (spedito da me via pec) e sulla fattura (ricevuta subito, saldando integralmente il veicolo) sono riportati marca, modello e num. di telaio. Dopo un mese di rinvii gli ho diffidati (via pec) ad adempiere in 15 gg ma mi hanno nuovamente spostato la consegna di altri 30 gg dicendomi che l’auto, essendo una demo, era “non consegnabile” in tempi brevi. Ho chiesto (sempre via pec) la restituzione integrale di quanto pagato invocando l’annullabilità del contratto in cui non vi era menzione dello status di “demo” del veicolo e, in ogni caso la valenza del diritto di recesso (l’auto è stata acquistata da remoto, fuori dal concessionario).
Quale via è sarebbe più veloce/economica? Un decreto ingiuntivo o una denuncia per frode, che per evitare condanne, spingerebbe il concessionario a risarcirmi del dovuto?

Il primo passo per trattare una situazione del genere è una diffida tramite avvocato.

Come ho già detto centinaia di volte, una diffida in proprio trasmette un messaggio disfunzionale, un po’ come dire «non sono abbastanza interessato a questa vertenza da incaricare un legale di occuparsene», di fronte al quale ogni controparte tende a rassicurarsi e a crogiolarsi ancora di più nella propria inerzia.

auto d'epocaPrima di pensare a rimedi fantascientifici, bisognerebbe tentare di utilizzare quelli classici, appunto iniziando da una diffida, formulata a regola d’arte (si tratta in fondo di una diffida ad adempiere), da un bravo avvocato.

Quando al decreto ingiuntivo, non credo proprio sia praticabile in un caso del genere. Per ciò che concerne, invece, la frode: dove sarebbe la frode? Potrebbe al massimo esserci una truffa, ma occorrono «artifizi e raggiri» che vadano al di là di un semplice inadempimento come quello di cui sembra trattarsi nel tuo caso.

Io resterei nel contesto di quello che si pratica di solito in casi del genere, prima di pensare a «velocizzare» forse è meglio pensare in generale al modo migliore in cui affrontare il problema, mentre i tempi si possono valutare comunque in seguito.

Non c’è bisogno che ricordi ancora una volta come velocità e qualità siano due termini antitetici, specialmente nel lavoro artigianale, come è in fondo quello della trattazione dei problemi legali.

Se vuoi valutare la nostra offerta per quanto riguarda la diffida, puoi consultare la pagina relativa. Clicca qui.

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Avvocato chiede i soldi due volte: possibile?

Per una causa di lavoro, l’avvocato che mi assiste ha presentato un ricorso per decreto ingiuntivo facendosi pagare a priori una fattura che riporta come oggetto “procedimento monitorio” e come voce principale “spese, diritti e onorari assistenza professionale”, Nessuna voce che accenni ad acconto e/o anticipo per qualsivoglia causale.?
Il giudice del lavoro ha successivamente ingiunto la controparte a risarcirmi dei crediti vantati ai quali sommare anche le spese per i compensi legali, che sono in linea con quanto già pagato anticipatamente all’avvocato.?
Tuttavia l’avvocato adesso vanta per suo diritto anche questi compensi legali ingiunti dal giudice, oltre a quelli già riscossi in anticipo.
E’ giusto che paghi due volte per un ricorso per decreto ingiuntivo. e soprattutto come posso difendermi dalla sua insistenza?

Il tema non può essere lo «stalking», almeno a mio giudizio, ma vedere la quantificazione del compenso che ti richiede il legale, se corretta o meno.

Se non avete concordato una tariffa in deroga, cosa per la quale sarebbe stato necessario un contratto scritto (no, la fattura non è un contratto scritto), si applicano i parametri previsti dalla legge.

Te lo ripeto: si applicano comunque i parametri previsti dalla legge per la quantificazione. Non ha nessuna rilevanza quello che hai pagato prima e quello che ha liquidato il giudice in sede monitoriamo che rappresenta solo la parte che il giudice ritiene equo, di tutto quello che puoi aver speso tu, porre a carico del debitore.

Quindi, bisognerebbe, per sapere qual è, almeno approssimativamente l’importo dovuto al tuo legale, calcolarlo sulla base dei parametri, cosa per fare la quale è necessario esaminare in concreto il lavoro svolto dal tuo avvocato.

Questo è un altro lavoro che deve, necessariamente, essere fatto da un altro avvocato. Il mio studio ha un prodotto apposito per questo tipo di situazioni, che trovi descritto in questa scheda.

Come vedrai, anche per compiere questo controllo devi spendere dei soldi, perché è necessario un approfondimento di qualche ora – almeno di solito, magari nel tuo caso si farebbe anche un po’ prima, ma non di molto comunque.

Per cui, può benissimo darsi che non valga la pena spendere questi altri soldi per un controllo che, magari, conduce alla conclusione per cui il compenso richiesto dal tuo legale è semplicemente corretto.

Specialmente se non parliamo di grandi somme ti conviene piuttosto cercare un accordo magari con un piccolo sconto.

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Compenso a percentuale per recupero crediti?

ho iniziato a gennaio un corso di formazione presso un privato che si è rivelato poi un’Associazione culturale (non era chiaro dall’inizio). Tramite quota associativa fittizia di 1 Euro le persone potevano iscriversi al corso per soli soci, costo totale oltre 2000 Euro. Il corso, dopo le prime lezioni e il pagamento di oltre metà del costo totale, è stato sospeso causa Covid e riprenderà tra alcuni mesi. Io non potrò partecipare per altri impegni presi precedentemente e vorrei la restituzione di almeno una parte del denaro versato. Ho inviato lettera raccomandata citando art. 1463 cod civile ma l’organizzatore non ritiene di dover restituire nulla. E’ possibile un recupero credito con contratto a percentuale?

È molto difficile ipotizzare di tariffare a percentuale un recupero credito di questo genere, per diversi motivi che può essere utile spiegare bene.

Innanzitutto, la sorte capitale è piuttosto bassa. Anche riconoscendo allo studio una percentuale sensibilmente alta, ad esempio il 50%, il massimo che si realizzerebbe sarebbe di circa 1000€, cosa che, specialmente se si rende necessario un recupero giudiziale, senza poter utilizzare il procedimento più veloce per ingiunzione, e, inoltre, specialmente nel caso in cui fosse necessario servirsi di un corrispondente in loco, rappresenterebbe un compenso largamente incipiente in proporzione al lavoro che sarebbe necessario.

Un’altra considerazione da fare è quella per cui ci sarebbero comunque delle spese da affrontare per contributo unificato, marche, eventuale registrazione decreto e così via, che sono da tenere in conto perché comunque non sarebbero coperte da un compenso a percentuale, che è sempre al netto di tutte le spese vive da affrontare per portare avanti la pratica.

Infine, c’è un’alea o rischio al momento piuttosto alta, nel senso che un’associazione culturale potrebbe benissimo non presentarsi solvente, col rischio appunto di fare un’intera causa o procedura di recupero senza poi trovare nulla di pignorabile con la conseguenza che la sentenza o il titolo possono tranquillamente essere appesi al muro, in apposita cornice, a futura memoria.

Se consideri adeguatamente tutte queste circostanze comprendi che per un avvocato lavorare a queste condizioni è sostanzialmente improponibile, sarebbe come presentarsi alla Mercedes per prendere un’auto con dieci euro. Le persone ipotizzano cose di questo genere solo perché non si rendono conto di cosa significhi e cosa comporti a livello lavorativo e di spese sostenere un recupero crediti in determinate situazioni.

Quello che puoi fare è far inviare da un avvocato una lettera di diffida, dal momento che la diffida di uno studio legale ha sicuramente una efficacia maggiore di quella di un privato, che, spesso è purtroppo controproducente, perché trasmette il messaggio esattamente opposto e cioè «non sono disposto ad investire in questa posizione», che è un messaggio di fronte al quale la controparte si mette ovviamente bella tranquilla.

Se la diffida non dovesse avere seguito fattivo, l’unica sarebbe vedere se possibile utilizzare il sistema del ricorso per ingiunzione, ma anche qui con estrema prudenza.

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Decreto ingiuntivo: come sapere se depositato?

Il mio avvocato mi dice di aver depositato un decreto ingiuntivo, dove mi dice che lo ha fatto orami 6 mesi fa, gli chiedo di darmi prova dell’avvenuto deposito, ma trova sempre scuse, mi aveva chiesto per farlo € 350,00. Poi non mi ha dato mai soddisfazione alle mie molteplici richieste , creando sempre scuse.
La mia domanda è: c’è un modo per sapere se ha realmente depositato questo decreto ingiuntivo?

Se è una vertenza di competenza del tribunale – dipende dal valore – allora si deve fare un accesso tramite il terminale per PCT, ma questa è una cosa che può fare solo l’avvocato, forse anche la parte interessata personalmente ma disponendo comunque di una chiavetta di firma digitale per potersi identificare.

Se questo fosse il caso, ti suggerirei di inviare una pec in cui chiedi informazioni a riguardo al tuo avvocato. Trattandosi di una «intimazione» scritta, direi che sia più difficile per lui essere evasivo al riguardo.

Se, invece, la causa fosse del giudice di pace, potresti andare a sentire personalmente in cancelleria. Puoi provare, anche, per la verità in tribunale, ma con il processo civile telematico non so se te lo dicono.

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Decreto ingiuntivo non opposto: che può succedere?

il mio amministratore di condomio, per anni dopo mie tante rischieste scritte anche tramite raccomandate e pec,di avere estratto conto del conto corrente condominiale, non ha mai risposto e dato esiti a tutte le mie dimostranze anche ad abusivismi condominiali, da me denunciate presso vigili urbani.
e con bilanci negativi per anni, lui nell’ultima assemblea di fine anno ha dichiarato di aver anticipato 5000,00 euro per saldo bilancio, sapendo che doveva essere rimosso ed adesso per ripicca ha fatto decreto ingiuntivo non ancora notificato ai vari condomini, che pero hanno saldato i loro debiti, al nuovo amministratore.
dopo tanto abbiamo richiesto ex articolo 66 ed con una aggioranza di 1000 millesimi lo abbiamo mandato via.
adesso per i decreti ingiuntivi protocollati in tribunale?

La situazione non è descritta con i necessari dettagli e, di conseguenza, con la necessaria chiarezza.

In generale, si può dire che se i decreti ingiuntivi non vengono opposti nel termine di legge, che è di 40 giorni, diventano definitivi.

Questo significa che si traducono in altrettanti titoli esecutivi, cioè azionabili nei confronti dei debitori con atti di esecuzione come pignoramenti e simili.

Naturalmente, se il debito portato dai decreti, insieme alle spese legali, è già stato saldato, il titolo non potrebbe più azionarsi, anche se un’esecuzione, per quanto illegittima, è sempre possibile nel momento in cui circola un titolo.

Ovviamente, i titoli possono essere resi innocui in vari modi, si può stipulare un’apposita transazione con il «creditore», eventualmente restituendo gli originali ai «debitori» o in altro modo, per capire quale bisognerebbe approfondire e capire più in dettaglio la situazione, partendo ovviamente dall’analisi dei decreti stessi.

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Decreto provvisoriamente esecutivo: come impugnare?

Note dell’episodio.

Oggi ti parlo, a partire dalla domanda di un nostro ascoltatore, di come si può impugnare l’apposizione della clausola di provvisoria esecutorietà ad un decreto ingiuntivo.

Questa la massima per quanto riguarda i decreti muniti di esecutorietà dopo l’opposizione:

«L’ordinanza che concede la provvisoria esecuzione del decreto ingiuntivo opposto non è impugnabile neppure con ricorso per Cassazione ex art. 111 Cost., trattandosi di provvedimento privo di contenuto decisorio, inidoneo ad interferire sulla definizione della causa, il quale opera in via meramente temporanea, con effetti destinati ad esaurirsi con la sentenza che pronuncia sull’opposizione. Tale ordinanza non è neppure modificabile o revocabile, e i suoi effetti sono destinati ad esaurirsi con la sentenza che pronuncia sull’opposizione e con la quale il giudice può provvedere alla revoca o meno dello stesso.» (tribunale di Torino, 29 ottobre 2018).

In questo post, invece, come reagire ad un decreto provvisoriamente esecutivo sin dall’origine.

Riferimenti.

[la risposta è nel podcast]