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counseling

Asterisco e schwa: perché deturpare una bellissima lingua?

Se uno commette errori grammaticali é perché ha studiato troppo poco.

Se uno, invece, usa lo schwa, sostituisce le vocali al termine delle parole con l’asterisc* oppure usa parole quali «assessora», «presidenta» e simili é perché ha studiato troppo e, soprattutto, male.

Sono tutte e due forme di ignoranza, anche se di due sottotipi diversi: la prima dovuta ad incuria, la seconda invece frutto di un impegno preciso e protratto non di rado per diversi anni.

Ma sono sicuramente entrambe forme di ignoranza.

Quella più difficile da sconfiggere é sempre la seconda, perché mentre
la prima forma di ignoranza é accompagnata dalla consapevolezza di sé, con conseguente apertura a possibili miglioramenti, la seconda forma é
accompagnata dalla consapevolezza del contrario di sé.

Chi ne é portatore, infatti, non solo non si sente affatto ignorante, ma, esattamente all’opposto, si sente più evoluto e preparato di tutti gli altri.

L’evoluzione della conoscenza pubblica degli ultimi decenni in realtà ha consistito semplicemente nel passare dalla prima forma di ignoranza
alla seconda, il ché per molti aspetti é un netto peggioramento.

Quello che si è ottenuto é infatti che la persone esprimono i propri pensieri senza errori grammaticali veri e propri ma con queste molestie e abbruttimenti, che non va dimenticato sono completamente gratuiti, del linguaggio.

É come se si fosse passato da errori incolpevoli a veri e propri atti di vandalismo dolosi: sul nostro linguaggio poteva un tempo insomma capitare che qualcuno facesse cadere qualche goccia di caffè o di olio, mentre oggi molti vi tirano a bella posta pomodori marci sentendosi, nel farlo, di essere estremamente intelligenti, evoluti e, soprattutto, etici, quando in realtà nello stuprare una bellissima lingua usando
ridicole cacofonie come «assessora» non c’è davvero nulla di etico o di cui essere minimamente orgogliosi, anzi.

Se possibile, rivorrei gli ignoranti di una volta che almeno avevano il pregio di non considerarsi dotti, intelligenti, etici, evoluti: commettevano semplicemente degli errori, ma erano così molto più
autentici.

Evviva noi.

Conclusioni

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cultura

Morte a una certa: tragedia o ciclo naturale?

87 anni lui, 84 lei.

Muoiono.

Per la Gazzetta di Modena é una «tragedia».

É corretta come definizione o non dovremmo piuttosto parlare di un ciclo naturale?

A che età deve morire una persona perché non sia una tragedia, ma il naturale esito della vita di tutti?

La causa del decesso, poi, é il #covid o l’età avanzata o un po’ tutte e due?

PS il primo paragrafo del pezzo é comunque da Pulitzer: «il covid non conosce tregua nel lasciare le sue tragiche conseguenze sulle persone», ma che cazzo…

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cultura diritto

La diligenza del genitore 1.

Un’avvocatessa (oddio, avrò usato il termine giusto?), consigliere comunale del PD a Cesano, Sara Spadafora, se la prende con l’espressione «buon padre di famiglia» usata, durante un intervento, da un altro consigliere, perché si tratterebbe di una formula «sessista».

La notizia è riportata qui; per alcune reazioni a una mia prima breve nota sui social puoi vedere invece ad esempio qui.

Non posso non scrivere niente a riguardo, come sai questo è un blog da sempre contro il politicamente corretto, che é una forma odiosa e demenziale di bigottismo laico, molto peggiore di quello cattolico, con cui si vorrebbe impedire alla gente un uso pieno del linguaggio e, di conseguenza, un modo pieno di vivere la vita ed esercitare i propri diritti.

Il politicamente corretto, insomma, é un cancro immondo e marcio che alcuni stanno tentando di innestare nel linguaggio, che è una ricchezza fondamentale dell’uomo, senza per fortuna riuscirci definitivamente considerato che pian piano le persone si stanno risvegliando ed opponendo ad esso con convinzione.

Detto questo in generale, cosa c’è da dire sul caso di Cesano?

L’espressione «bonus pater familias» viene dai nostri antichi padri, i latini e i loro giuristi, ed è usata con buon profitto, e soprattutto senza che mai nessuno se ne sia adontato, nel linguaggio sia giuridico che comune da oltre venti secoli.

Significa diligenza della persona media, non c’entra né con il sesso, né addirittura, tantomeno, con la paternità o genitorialità, tant’è vero che giuridicamente, ma anche, per traslazione, nel linguaggio comune si può parlare e si parla di diligenza del buon padre di famiglia anche con riguardo ad una donna senza figli.

Che questa espressione, appunto coniata dai giuristi romani, che hanno creato il diritto e lo hanno donato a tutto il resto del mondo da secoli, sia da riformulare perché «offensiva» é una invenzione odierna.

Non so se sia vero, e non ho proprio voglia di verificarlo, che, come sostiene l’avvocatessa Spadafora, in Francia l’espressione in questione sarebbe stata riformulata.

Preferisco piuttosto pensare che questa espressione sia nata a Roma, in Italia, e faccia parte di quella cultura giuridica e legale che per la prima volta in assoluto é stata creata dai nostri antichi padri e appunto donata a tutto il resto del mondo.

Rispetto a questo complesso bagaglio di istituti e figure elaborate dai giureconsulti romani, il mio sentimento é quello di ammirazione, gratitudine ed orgoglio, tanto che alla fine posso dire con totale convinzione che non me ne frega niente di quello che hanno fatto, a riguardo, i Francesi, i nostri simpatici cugini, che però in questi ultimi anni qualche problema con la modernità sembrano avercelo, se consideriamo che una ministra del loro governo aveva persino proposto di riscrivere le fiabe della tradizione europea, sempre perché sessiste.

Se una donna si offende per l’uso di una espressione che si è usata per oltre venti secoli senza che nessuno mai se ne adontasse, direi che in realtà si sta offendendo da sola, senza nessuna efficacia causale di quell’espressione.

É proprio con vicende di questo genere che le donne, partendo da una giusta volontà di affermazione, riconoscimento e apprezzamento del loro ruolo e della loro figura, finiscono con lo sminuirsi da sole, almeno ai miei occhi ed a quelli di coloro che condividono il mio punto di vista.

Con cosa dovremmo sostituire l’espressione in questione, con «diligenza del genitore 1» o, se vogliamo essere inclusivi, «del committente la gestazione per altri»?

Curioso come queste osservazioni contro il nostro patrimonio culturale, linguistico e giuridico, vengano sempre da esponenti di sinistra, cioè da coloro che si considerano competenti, preparati, colti, istruiti, saggi e più in grado di altri di occuparsi della cosa pubblica, quando invece io a persone che sono in grado anche solo di pensare – figuriamoci poi dichiarare all’esterno e addirittura vergare pubblicamente sui social – enormità del genere non mi fiderei nemmeno ad affidare il mio cane da portare a passeggio…

Tu che ne pensi?

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cultura

Politicamente corretto: vicenda Melegatti.

Vicenda meravigliosa, ormai un po’ risalente, ma vale la pensa ricordarla per tenere sempre bene a mente i danni del politicamente corretto, specialmente quando declinato nel nazismo gay, che naturalmente non è condiviso da tutti i gay, ma solo da alcuni.

Negli stati islamici gli omosessuali vengono mandati a morte, qui da noi invece governano tante cose importanti, compreso il linguaggio, che, poveretto, oramai dovrà estinguersi come facoltà di comunicazione, considerato che non potremo più parlare di tumore perché qualcuno potrebbe avere, aver avuto o aver avuto un parente che ha avuto un tumore, omosessualità, religione, nemmeno del tempo perchè magari c’è qualche meteoropatico in ascolto…

Alla fine, per comunicare, dovremo mimare i concetti, stando sempre attenti a non offendere la sensibilità di qualcuno.

Ma vediamo di approfondire ancora un po’: Melegatti produce e diffonde un cibo industriale falso, inadatto alla nostra specie, gravemente dannoso in tutti i suoi ingredienti, dal grano transgenico allo zucchero, propinandolo a tutti, compresi anziani e bambini, ma la dovremmo amare perché, nel danneggiare la salute e la qualità di vita di tutti solo per arricchire le proprie tasche, ha l’accortezza di tutelare la sensibilità di coloro che, essendo omosessuali, avrebbero potuto risentirsi da una reclame vagamente etero.

Che poi se a me che sono etero non danno fastidio gli omosessuali, perché a loro, agli omosessuali, dovrebbero dare fastidio gli etero? In questa reclame non c’era nessuna fobia, solo il riferimento al modello più consueto di sessualità, ma nessun disprezzo necessariamente per tutti gli altri…

Adesso vorrei che qualcuno mi spiegasse perché il mondo deve dividersi tra stati islamici, dove l’omosessualità è addirittura punita con la morte, e un occidente completamente rincretinito come questo in cui viviamo noi, che non mi sentirei onestamente mai di difendere (che cos’è il valore principe occidentale? L’ipocrisia e il mercato?), dove la sola cosa importante è la correttezza formale mentre la sostanza è solo un dettaglio trascurabile…