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diritto

10 cose sulla segretezza della corrispondenza.

1) La segretezza della corrispondenza in Italia é prevista
direttamente dalla Costituzione.

2) L’articolo 15 della carta costituzionale prevede che «la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di
comunicazione sono inviolabili».

3) Per la legge italiana, la corrispondenza non è solo la vecchia posta cartacea ma qualsiasi forma di comunicazione tra individui: posta elettronica, chat, whatsapp, telegram e così via.

4) Chi riceve corrispondenza ha l’onere di curarne la riservatezza e la segretezza: questo si traduce, nel caso della corrispondenza elettronica, nel dovere di adottare tutte le precauzioni possibili per evitare che venga a conoscenza di terzi.

5) Se hai un account whatsapp, anche solo, dunque, il blocco del cellulare e lo sblocco con password o biometria non sono manie di paranoici ma precisi obblighi di legge.

6) La situazione può essere ancora più grave nel momento in cui, come oggi avviene di fatto sempre di più, tramite corrispondenza si trasmettono dati sensibili o che sono oggetto di particolare riservatezza come foto o video intimi.

7) Chi riceve corrispondenza di questo genere ha l’obbligo non solo di non divulgarla, ma anche di prevenire con tutte le misure di sicurezza del caso la eventuale diffusione accidentale.

8) Chi divulga dolosamente materiale intimo di altre persone commette un illecito di natura anche penale, considerato piuttosto grave in Italia, anche chi fornisce occasione colposamente alla diffusione di materiale sensibile può subire sanzioni considerevoli.

9) In entrambi i casi la vittima ha sempre il diritto al risarcimento del danno.

10) Assicurati di corrispondere sempre con persone in grado di tutelare adeguatamente la tua riservatezza, sia per loro serietà che per capacità di custodire adeguatamente un terminale, impedendo accessi non autorizzati.

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counseling

Chiuditi nel cesso? Anche no!

Lo scopo principale del mio lavoro come counselor, ma anche come avvocato, e del mio essere padre, amico, fratello, figlio di Dio é quello di aiutare gli altri e, in particolare, di fare in modo che non abbiano paura, o ne abbiano il meno possibile.

Che abbiano il coraggio, la prontezza, la determinazione e,
soprattutto, il gusto di vivere la vita in tutte le sue sfumature tra il dolce e l’amaro.

interno bagno moderno

Oggi, che la vigliaccheria é diventata per molti una vera e propria virtù civile, tanto che ognuno di noi viene esortato letteralmente ad avere paura, perché questo servirebbe, in teoria, a proteggere i più deboli, fare questo lavoro è diventato più difficile.

Quando dico alcune fondamentali verità, tra cui il fatto che non esiste nessuna pandemia, non manca mai qualcuno che mi contesta – é incredibile – la mia libertà, il mio coraggio e la mia voglia di darne agli altri.

Queste persone, schiave per vocazione, si sono bevute completamente la narrativa del mainstream e sono sinceramente convinte che se non avremo tutti paura, se non correremo tutti a nasconderci sotto al letto, se – alla fine – non smetteremo di vivere, rinunciandoci una volta per sempre, si produrranno le più gravi sventure.

Provo una profonda compassione per la pochezza di queste persone che, al di là della inverosimiglianza, ormai conclamata, della narrativa mainstream, non riescono a capire che morire non è una tragedia, ma l’esito finale e naturale cui sono dirette tutte le nostre vite, mentre la vera tragedia è non vivere.

Il sanitariamente corretto funziona esattamente come il politicamente corretto, di cui rappresenta la versione 2.0, quella migliorata e più potente.

Praticamente loro non ti tolgono, formalmente, né la libertà né la vita, ma fanno in modo che, se le eserciti, se provi ad essere libero, a vivere, nelle cose più semplici, come andare a prenderti un caffè con un amico, o – non sia mai – a farti una scopata con una che sta in un comune limitrofo o – orrore – dopo le 22, tutti ti biasimano perché sei considerato uno che attenta alla salute pubblica.

Fai attenzione, non sono dieci coglioni che siedono a Roma, non eletti da nessuno, a sostenere questo regime.

Questo regime fasciosanitario si regge, come tutti i regimi
dittatoriali, sui delatori.

Questi sono persone che vedono un gruppo di ragazzi che giocano a calcio in un parco e chiamano i carabinieri perché sono intimamente convinti che se non lo facessero l’intera popolazione morirebbe e si sentono anche persone eticamente migliori per questo, persone che fanno il loro dovere, che fanno rispettare le leggi…

«Chiuditi nel cesso» degli 883 dovrebbe essere l’inno nazionale di questo regime fasciosanitario che vuole tutti chiusi in casa, terrorizzati, impauriti, senza un lavoro vero, tanto c’è la carità di Stato (il merdosissimo, ignobile e devastante reddito di
cittadinanza), pronti a denunciare il loro vicino perché per farsi una scopata si attarda dopo le dieci di sera o i bambini che scendono in cortile a giocare a pallone perché è un assembramento…

La libertà e il coraggio sono fuori moda, sono oggi oggetto di biasimo, ma proprio per questo c’è ancora più bisogno che in passato di parlarne.

Nella costituzione, e nelle Scritture, ci sono parole bellissime sulla dignità dell’uomo, sulla sua evoluzione personale e sociale, sul coraggio e sull’appartenenza: é da quelle parole che possiamo ripartire, per ambire, ad esempio, ad un lavoro, che ti dà dignità, e non a un reddito di cittadinanza, che te la toglie.

Il lavoro è difficile e verrà sempre aggravato dalla massa di inconsapevoli che remerà sempre contro ogni evoluzione, anche la propria, rendendo tutto sempre più difficile, ma questa è la storia dell’umanità, dove ogni progresso vero é sempre stato raggiunto dai «piccoli eserciti» e non dalle masse.

Ma ce la faremo perché la vita vince sempre, la luce trionfa sempre sulle tenebre.

Non avere mai paura.

«Non te l’ho io comandato? Sii forte e coraggioso; non ti spaventare e non ti sgomentare, perché il Signore, il tuo Dio, sarà con te dovunque andrai». (Giosuè 1:9)

[? kondeeveedee se non hai paura ?!]

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cultura diritto editoriali

Mattarella: siamo fuori dalla democrazia.

È giusto quello che ha fatto il presidente Mattarella?

Nei giorni scorsi la casella postale del blog é stata letteralmente invasa da messaggi di gente incazzata, impaurita, indignata, dubbiosa per quello che aveva fatto Mattarella, gente che vorrebbe almeno sapere da me se il presidente ha agito in modo corretto o meno.

A volte, in casi come questi, mi sento davvero un po’ l’avvocato degli Italiani, come avrebbe voluto e forse potuto essere il collega Conte, famoso per 5 minuti come previsto da Andy Wahrol e ormai ritornato nel suo più piccolo mondo, anche perché dopo venti anni che comunico, scrivo e parlo con la gente tutti i giorni per cose giuridiche su questo blog molti in effetti fanno riferimento a me.

In realtà il diritto costituzionale é, soprattutto per quanto riguarda il funzionamento degli organi dello Stato, una materia molto al confine tra il diritto e la politica, per forza di cose.

Inoltre non so a cosa possa servire sapere cosa, secondo me, prevede il diritto e cosa ne penso io, ma visto che avete chiesto in così tanti voglio provare a spiegarvi, cercando di utilizzare il linguaggio più semplice possibile, come al solito, come stanno le cose secondo la «legge» e da giurista, oltre che fare qualche valutazione più politica.

Ma vediamo prima di tutto qual è davvero la questione, perché a mio giudizio la pressochè totalità di coloro che se ne sono occupati non l’hanno inquadrata bene nemmeno nei suoi termini di partenza, si sono concentrati sul dito senza vedere la luna.

La questione giuridica sottesa a quello che è accaduto non è se il presidente della Repubblica possa rifiutare la nomina di un ministro proposta dalla maggioranza parlamentare, ma, ancora di più, se possa, per questo o per altri motivi, di fronte ad una maggioranza parlamentare oggettivamente esistente, rifiutarsi di accoglierla e darvi corso per la formazione di un nuovo governo, nominando come presidente del consiglio una persona che non fa parte del Parlamento, non si è presentata agli elettori e che con alta probabilità non otterrà la fiducia del Parlamento, pur governando dopo il giuramento ad interim e per gli affari correnti.

Il punto è, come vedremo meglio in seguito, che se andrà avanti il governo Cottarelli e, come è molto probabile, non otterrà la fiducia, l’Italia sarà governata da un dicastero completamente scollegato dalla volontà popolare e tutto ciò per aver rifiutato la nomina di un ministro non per ragioni, ad esempio, di precedenti condanne penali, ma semplicemente per motivi di opinione, perché questo ministro aveva idee non considerate idonee.

Attenzione, sono certo che nessuno di voi crede alla favolina del «governo neutro»: un governo, una qualsiasi entità, non è mai neutra, per il solo fatto di esistere. Questo governo prenderà decisione, adotterà provvedimenti, farà decreti che non saranno affatto neutri ma basati su decisioni precise a favore di alcune cose e a sfavore di altre.

Come si vede, è una questione sia giuridica che politica e civica, che, a mio giudizio, non può che avere una risposta chiarissima ed univoca, nonostante tutto.

Ma procediamo con ordine.

La costituzione più bella del mondo?

Parliamo innanzitutto della costituzione e del diritto in generale.

Intanto, la costituzione italiana non è affatto la «costituzione più bella del mondo» come qualcuno ha un po’ troppo giulivamente voluto affermare.

É un testo, tutto al contrario, decisamente molto sopravvalutato, che contiene norme abbastanza ambigue, anche nella parte sui principi fondamentali, perché frutto di un compromesso tra forze politiche dalle visioni opposte.

Pensiamo solo alla definizione di «repubblica democratica fondata sul lavoro» che sembra più il manifesto fondante di una delle vecchie repubbliche socialiste dell’est europeo sotto influenza sovietica che una definizione adatta all’Italia reale, che non è mai stata socialista ed oggi si presenta, tutto al contrario, in avanzato stato di globalizzazione e, dunque, di capitalismo e consumismo piuttosto selvaggi, che hanno preso il posto della nostra tradizionale civiltà agricola e cattolica.

Un’altra cosa divertente della costituzione è che tutti si sbracciano a dire che l’Italia é uno stato laico, ma l’Italia non lo è affatto – su questo sfido chiunque a dimostrare il contrario – perché lo stato laico è quello che tratta tutte le confessioni religiose allo stesso modo, mentre la legge fondamentale italiana, la costituzione di cui stiamo parlando, tratta diversamente la confessione cattolica, da un lato, e tutte le altre, dall’altro.

Un’altra enorme lacuna della costituzione più bella del mondo riguarda i partiti, che erano la realtà politica più importante all’epoca in cui la carta venne compilata ma a cui è dedicato solo un breve cenno, per confermarne pleonasticamente la legittimità, ad eccezione di quello fascista – anche questa è una incongruenza dal momento che un partito per l’instaurazione della sharia (a proposito, leggete Soumission di Houellebecq), per lo stato feudale, per la ruralizzazione dell’Italia e chi più ne ha più ne metta sarebbero perfettamente legittimi, anche se magari politicamente deteriori rispetto a quello fascista (che peraltro, in qualche forma, esiste o è esistito in passato).

Questi sono solo alcuni esempi, tanto per far capire.

La prima cosa da fare per comprendere la costituzione é prenderla per quella che è, un testo di compromesso con gravi lacune.

É vero, grazie alla costituzione sono stati fatti tanti passi in avanti, specialmente tramite la mannaia della corte costituzionale, però onestamente bisogna smettere di idolatrarla come se fosse il «Libro» che contiene la soluzione a tutti i possibili problemi.

Come dico spesso, la mia unica costituzione é il Vangelo di Luca, un testo ben più alto e, dei due, oggigiorno sottovalutato, ma che parla, con termini eterni, del vero cuore dell’uomo, raccontando la vita di un grande Maestro, di cui riesce a trasmetterci valori e insegnamenti, come un testo compilato da una commissione di politici e burocrati non potrebbe mai fare.

Ma c’è di più.

La costituzione resta comunque un testo giuridico, un testo dunque di diritto, un ammasso di regole e norme con cui si vorrebbero risolvere problemi, ma che, come strumento, mi riferisco al «diritto» presenta dei gravi limiti, di cui ho parlato in un altro post, al quale rimando.

Uno di questi limiti del diritto é che chi lo scrive non può prevedere tutte le ipotesi che si verificheranno nella pratica, inoltre soggiace comunque ai limiti propri del linguaggio, di talché non esiste diritto che possa essere applicato senza un passaggio interpretativo o ricostruttivo.

L’ideale illuministico dei giudici bouche de la loi é appunto una utopia: il diritto non è una macchina o un sistema meccanico, le leggi scritte devono sempre essere interpretate correttamente e calate nel caso concreto cui devono essere applicate.

Chi può interpretare la legge?

Una cosa molto importante da capire, parlando seriamente, è che, se non hai compiuto importanti e lunghi studi di diritto, é molto difficile che tu possa leggere e interpretare adeguatamente un testo giuridico.

Molte parti del codice civile e della costituzione sono oscure per gli stessi avvocati.

Per poter “leggere” in modo corretto un articolo di un qualsiasi testo normativo occorre una preparazione di fondo vasta e sistematica che consenta di contestualizzare e riempire del significato corretto quello che si sta leggendo ed apprezzando.

Se tu, senza questa preparazione alle spalle, tenti di dare comunque una tua lettura, sei ad alto rischio di errore, come se io andassi su PubMed per cercare di capire adeguatamente uno studio medico senza quella preparazione sistematica di base che ha chi ha compiuto studi poliennali di medicina o biologia.

Per questo motivo, é in buona parte necessario fidarsi dei giuristi, che però non sempre sono in buona fede, quindi anche qui bisogna cercare di capire chi fornisce interpretazioni oneste e sensate da chi invece ne fornisce di comodo o interessate.

Cosa dicono, a riguardo, i costituzionalisti?

In realtà, l’ipotesi è nuova, per quello che ho cennato prima, perché qui, sulla scorta della mancata accettazione di un ministro, è stato abortito un governo dotato di maggioranza politica a favore di uno che ne era sfornito.

Sull’art. 92 – lo hai visto in questi giorni – ogni costituzionalista ha opinioni diverse, ma questo è normale perché si tratta sempre di una norma giuridica. Secondo alcuni, il presidente della Repubblica non ha poteri di intervento sui nomi indicati dal presidente del consiglio incaricato, secondo altri il presidente avrebbe più margine. Però nessuno di questi costituzionalisti ha mai visto una situazione come quella dei giorni scorsi.

Sul fatto specifico di Mattarella, si è pronunciato, in un video, un giurista, esperto di diritto pubblico ma anche di altre discipline, che personalmente stimo molto e di cui inserisco di seguito il contributo. Si tratta di Mauro Scardovelli.

https://www.youtube.com/watch?v=bx41RlNQ3

 

Ma cosa dice in realtà l’art. 92.

Su queste premesse, proviamo a leggere le disposizioni applicabili e la vicenda che ci interessa.

Secondo l’art. 92 della Costituzione, sulla formazione del ministero, «il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri. Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri».

Come si vede, è un testo piuttosto laconico, che va integrato mediante interpretazione.

Il presidente della Repubblica può, dunque, rifiutarsi di nominare un ministro indicato dal Presidente del Consiglio incaricato e ciò sino a far fallire il tentativo di formare un governo sorretto da una maggioranza parlamentare esistente, per poi conferire incarico ad un soggetto privo di qualsiasi legittimazione politica e cioè di una maggioranza parlamentare e quindi di collegamento con la volontà popolare?

Per me, assolutamente no.

L’eventuale Governo nominato dal Presidente della Repubblica, dovrà comunque infatti avere la fiducia delle due camere (art. 94 Costituzione), dal momento che è solo il Parlamento che è rappresentativo del popolo, in quanto ne contiene – almeno in teoria – i rappresentanti.

Il Governo deve avere la fiducia non del Presidente della Repubblica ma del Parlamento.

Parlamento che, seppur con una legge elettorale penosa è espressione della sovranità del popolo (art. 1 costituzione) espressa nel voto (art. 48 costituzione) attraverso i partiti (art. 49 costituzione).

Il presidente della Repubblica, in Italia, è eletto dal Parlamento in seduta comune, non dal popolo.

Coerentemente con questo, si dice giustamente che l’Italia non è una repubblica presidenziale, come è ad esempio la Francia, dove il presidente è eletto direttamente dal popolo, ma una repubblica parlamentare.

Il presidente della Repubblica in realtà ha davvero poco collegamento con il popolo, è più un fiduciario o mediatore dei partiti che lo hanno eletto.

Durando in carica sette anni, spesso è il fiduciario di partiti diversi da quelli con cui si trova ad operare, esattamente come è avvenuto in questo caso.

I «costituzionalisti di facebook» ricordano che anche altri presidenti, in passato, hanno rifiutato nomi di alcuni ministri, ma il caso di gestito da Mattarella é completamente diverso.

Nei casi citati, le osservazioni del capo dello Stato erano state, in tutte le ipotesi, accettate: la maggioranza politica aveva deciso cioè di cambiare il nome del ministro accogliendo le indicazioni del presidente.

Se, invece, la maggioranza politica, anche di fronte ai dubbi e alle osservazioni del presidente, insiste, il capo dello Stato a mio giudizio può solo prenderne atto e procedere alla nomina, non può certo far fallire un governo sorretto dalla maggioranza del Parlamento, tanto più per dare luogo ad un governo che non ha la maggioranza ed è di conseguenza completamente delegittimato ad assumere qualsiasi provvedimento perché scollegato dalla volontà popolare.

Funziona un po’ come con il potere di rinvio di una legge alle Camere. Il Presidente può rinviarla, ma se la maggioranza la riapprova così com’è, identica, dopo é comunque obbligato a promulgarla.

Il presidente della Repubblica non è eletto dal popolo, ma solo dal Parlamento in seduta comune, cioè dai rappresentanti del popolo. Il collegamento del presidente con la volontà popolare è molto più sfilacciato di quello, già labile, che c’è coi parlamentari. Molto spesso il presidente é più un garante o mediatore dei partiti piuttosto che dei cittadini.

Presidente di chi?

Per capire di chi ha fatto gli interessi, di fatto, Mattarella, basta pensare a chi lo ha eletto a suo tempo, cioè la maggioranza composta da PD e Forza Italia, e leggere i tweet infarciti di orgoglio e soddisfazione di noti esponenti del partito democratico.

In realtà c’è poco da essere soddisfatti.

Il contratto di governo giuridicamente era di certo una boiata, ma era altrettanto certamente valido come programma: era un programma di governo, concordato dalla maggioranza parlamentare.

Se questo programma fosse valido o meno, nella sostanza, non spettava valutarlo ad altri che agli elettori alla prossima tornata elettorale, era comunque il programma formato dai partiti più votati dal popolo.

Fuori dalla democrazia

L’impeachment non esiste nella costituzione italiana. Esiste la messa in stato di accusa prevista dall’art. 90 della costituzione, un istituto che in Italia non è mai stato applicato fino in fondo: in un caso è stato respinto in fase preliminare (lo avevano chiesto i 5 Stelle contro Napolitano), in altri due bloccato dalle precedenti dimissioni dei presidenti Leone e Cossiga.

Al momento, la gravità di quello che ha fatto Mattarella non si può ancora valutare compiutamente, perché bisogna vedere se il governo che sta formando otterrà o meno la fiducia delle Camere.

Se, come probabile, non la otterrà, ebbene io credo che quello che ha fatto il presidente sia piuttosto grave, perché ha messo a governare l’Italia un dicastero completamente delegittimato al posto di un governo che invece godeva di una maggioranza parlamentare, cosa che a mio modo di vedere non avrebbe in alcun modo potuto fare.

Il punto finale e fondamentale di tutto il discorso, anche se se ne sta parlando poco, è che il governo Cottarelli, anche senza fiducia, prenderà, sino a che non ci saranno nuove elezioni ed un eventuale nuovo governo, dei provvedimenti aventi valore vincolante per gli Italiani.

Farà norme giuridiche e atti amministrativi che saranno obbligatori per gli Italiani, ma questo senza alcun collegamento con la volontà popolare e il voto di marzo.

Qui siamo senza dubbio completamente fuori dalla democrazia, anche da quel minimo sindacale che abbiamo sempre avuto in Italia.

Anche gente come Monti, Letta, lo stesso Renzi sono stati tirati fuori dal cappello a cilindro della politica, e in realtà rappresentavano poco più che loro stessi, ma comunque era gente che godeva di una maggioranza parlamentare, nel senso che i loro governi sono stati sempre votati dalle camere, le camere avevano dato loro la fiducia.

Se, invece, avremo questo aborto di Governo, un governo letteralmente nato morto, uno zombie che tuttavia governerà, senza fiducia delle Camere, per me la messa in stato di accusa di Mattarella giuridicamente ci sta tutta, perché è stato compiuto un atto che il presidente non avrebbe potuto adottare.

Semplificando.

Si possono non stimare Salvini o Di Maio, ma sono persone che ci hanno messo la faccia, hanno presentato dei programmi, hanno fatto campagna elettorale e hanno preso milioni di voti.

Cottarelli, per contro, onestamente chi è? Lui insieme alla lista di ministri che stanno compilando insieme a Mattarella.

Sono burocrati, magari brave persone, magari faranno pure bene quello che faranno, ma rappresentano davvero solo loro stessi.

Per quale motivo dovremmo essere governati da questa gente?

Soprattutto, per quale motivo andare a votare, spendendo milioni di euro, se poi il governo voluto dagli elettori deve essere rigettato e sostituito da un circolo di burocrati che non gode della fiducia del Parlamento e non ha nessun collegamento con il popolo?

Magari è gente che può fare un buon lavoro, forse anche migliore di quello che avrebbero fatto i ministri del governo giallo verde, allora a questo punto riformiamo la costituzione, torniamo alla dittatura e almeno non spendiamo soldi per fare inutili elezioni.

Con i soldi risparmiati potremo magari corrompere gli amministratori delle società di rating 😉

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diritto

Educazione dei figli e norme di legge: cosa prevale?

cosa dispone la legge se il figlio maggiorenne non può dimostrare la serietà dei propri progetti di vita professionale in quanto il presupposto di partenza è che non debba esserci, a monte e secondo i genitori, alcuna pretesa di mantenimento universitario poiché sarebbe responsabilità del figlio e non del genitore? Mi spiego: cosa dispone la legge se l’humus culturale dei genitori si fonda sull’idea che i figli a 18 debbano andare via da casa sebbene studenti liceali ed universitari eccellenti ? Un principio educativo, cioè, può sopravanzare il diritto al mantenimento e all’istruzione del maggiorenne, laddove il figlio si sia diplomato con il massimo dei voti e presenti una media altissima agli esami, ma proceda lentamente poichè costretto a lavorare per sostenersi, in quanto “colpevole” per aver accampato la “pretesa”? Può il figlio essere obbligato ad abbandonare gli studi poiché messo continuamente in difficoltà economica e per scelta genitoriale?

Così non si capisce quasi niente.

Come ho detto dozzine di volte, quando si pone una domanda ad un professionista, che sia un avvocato, un notaio, ma anche un medico, un geometra o qualsiasi altro, bisogna limitarsi ad esporre i fatti, e il problema relativo (cioè quello che, di questi fatti, non ti va bene), lasciando qualsiasi valutazione più generale a lui. Nessuno entra dal dottore pretendendo di fare disquisizioni sulla scienza medica, ma si limita a dire dove gli fa male, quali sono i sintomi, e cosa vorrebbe cambiare della sua situazione.

Considerate le difficoltà anche solo di articolare correttamente una domanda di questo genere, ti consiglierei di andare a parlare con un avvocato di persona, acquistando una consulenza.

In generale, si può solo dire che la mentalità dei genitori è tutelata sino ad un certo punto, nel senso che qualora la stessa dovesse scontrarsi con i principi fondamentali della legislazione italiana e soprattutto della costituzione, che contiene regole significative in materia di filiazione, così come anche «lette» dalla giurisprudenza costituzionale, ebbene in quel caso sarebbero ovviamente prevalenti le disposizioni di legge, anche per l’interesse generale a che la società venga condotta con una certa omogeneità, sia pure nel pluralismo generalmente concesso alla popolazione.

Ovviamente, come è stato giustamente detto, per il governo della famiglia e dei figli il diritto è uno strumento molto limitato, per cui si devono valutare strumenti di intervento diversi come la mediazione e il ricorso ai servizi sociali, se del caso.

Come accennato, ti consiglio di andare a parlarne appena puoi con un bravo avvocato sensibile alle tematiche familiari e in grado di padroneggiare strumenti alternativi come quelli che ti ho indicato e magari altri.

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diritto

Come si può sapere quando sarà approvata una determinata legge?

la legge di Vanna Iori che rende necessaria la laurea per lavorare come educatrice di asili nido è stata approvata alla camera ed ora è al senato. Secondo voi in quanto tempo sarà approvata? Io ho il diploma e devo saperlo per capire se devo iniziare a lavorare subito come educatrice o se posso aspettare… per me è abbastanza importante, sono in graduatoria perchè ho superato dei concorsi pubblici e non vorrei perdere questa possibilità. Solo che non avrei tempo perchè sono al 5° anno di un’altra facoltà… se però verrà approvata a breve mi conviene iniziare a fare l’educatrice, dato che amo questo lavoro.

Non siamo assolutamente in grado di prevedere né se né quando un determinato progetto di legge potrebbe essere approvato, purtroppo.

Possiamo darti questi consigli di ordine generale, che magari potrebbero esserti utili.

Puoi seguire i lavori parlamentari tramite i siti web di Camera e Senato, per quel che può valere.

Puoi provare a contattare un membro del parlamento, che potrebbe darti notizie fresche e di prima mano sull’iter del progetto di legge; attenzione perché per capire veramente e valutare in modo adeguato queste informazioni ti serve un minimo di preparazione giuridica e politica, nel caso conviene che chiedi magari ulteriormente ad un avvocato.

Soprattutto, puoi vedere se la legge contiene disposizioni di natura transitoria volte a disciplinare la sorte delle persone come te per dopo che la legge sarà entrata in vigore. Non è raro che questo accada quando viene varata una legge di riforma.

Se mai riuscissi ad entrare in contatto con un membro del parlamento che segue questo progetto di legge, potresti anche far presente il tuo problema per chiedere, nel caso in cui venissero presentati degli emendamenti, di inserire eventualmente disposizioni ad hoc. Chiaramente, questa è una cosa molto difficile da ottenere, ma tentar non nuoce, anche a questo riguardo.

Prova a vedere se c’è un’associazione generale di categoria o magari fondata proprio per questa singola questione, che magari è in grado di supportarti e avere informazioni più di prima mano al riguardo.