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Accettare un’eredità con beneficio d’inventario: cosa comporta?

Mio marito è deceduto nel 2016, era un lavoratore dipendente, aveva accumulato dei debiti. Ho rinunciato all’eredità col beneficio dell’inventario. Ho un figlio che a maggio scorso ha compiuto 18 anni, prima ero suo tutore, ora ho da riscuotere il suo TFR e il corrispettivo di alcuni mensili arretrati + ferie non godute. Posso disporre liberamente di quest’ultimi o mi saranno pignorati.

Quella con beneficio d’inventario non è certo una rinuncia, ma una accettazione. Se uno rinuncia all’eredità non c’è bisogno, naturalmente, di fare nessun inventario.

L’accettazione con beneficio d’inventario comporta che si risponda dei debiti gravanti sull’eredità, e quindi i debiti che aveva contratto tuo marito prima di morire, solo nei limiti delle sostanze contenute nell’eredità stessa.

Lo prevede l’art. 490 del codice civile, secondo cui «l’effetto del beneficio d’inventario consiste nel tenere distinto il patrimonio del defunto da quello dell’erede

Conseguentemente:

1) l’erede conserva verso l’eredità tutti i diritti e tutti gli obblighi che aveva verso il defunto, tranne quelli che si sono estinti per effetto della morte;
2) l’erede non è tenuto al pagamento dei debiti ereditari e dei legati oltre il valore dei beni a lui pervenuti;
3) i creditori dell’eredità e i legatari hanno preferenza sul patrimonio ereditario di fronte ai creditori dell’erede…»

In sostanza, l’erede risponde nei confronti dei creditori dell’eredità, ma la sua è una responsabilità limitata al patrimonio che si trova nell’eredità stessa, un po’, se vuoi, come una società di capitali che risponde limitatamente al capitale sociale.

I creditori, comunque, potrebbero sottoporre a pignoramento le somme dovute dal datore di lavoro a favore degli eredi di tuo marito, tra l’altro si tratta di quella particolare forma di pignoramento particolarmente agevolata che è il pignoramento presso terzi.

Probabilmente la situazione potrebbe essere approfondita maggiormente con una apposita consulenza, valuta se è il caso di procedere in questo senso o meno.

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Decreto ingiuntivo non opposto: che può succedere?

il mio amministratore di condomio, per anni dopo mie tante rischieste scritte anche tramite raccomandate e pec,di avere estratto conto del conto corrente condominiale, non ha mai risposto e dato esiti a tutte le mie dimostranze anche ad abusivismi condominiali, da me denunciate presso vigili urbani.
e con bilanci negativi per anni, lui nell’ultima assemblea di fine anno ha dichiarato di aver anticipato 5000,00 euro per saldo bilancio, sapendo che doveva essere rimosso ed adesso per ripicca ha fatto decreto ingiuntivo non ancora notificato ai vari condomini, che pero hanno saldato i loro debiti, al nuovo amministratore.
dopo tanto abbiamo richiesto ex articolo 66 ed con una aggioranza di 1000 millesimi lo abbiamo mandato via.
adesso per i decreti ingiuntivi protocollati in tribunale?

La situazione non è descritta con i necessari dettagli e, di conseguenza, con la necessaria chiarezza.

In generale, si può dire che se i decreti ingiuntivi non vengono opposti nel termine di legge, che è di 40 giorni, diventano definitivi.

Questo significa che si traducono in altrettanti titoli esecutivi, cioè azionabili nei confronti dei debitori con atti di esecuzione come pignoramenti e simili.

Naturalmente, se il debito portato dai decreti, insieme alle spese legali, è già stato saldato, il titolo non potrebbe più azionarsi, anche se un’esecuzione, per quanto illegittima, è sempre possibile nel momento in cui circola un titolo.

Ovviamente, i titoli possono essere resi innocui in vari modi, si può stipulare un’apposita transazione con il «creditore», eventualmente restituendo gli originali ai «debitori» o in altro modo, per capire quale bisognerebbe approfondire e capire più in dettaglio la situazione, partendo ovviamente dall’analisi dei decreti stessi.

Se vuoi approfondire ulteriormente la questione, valuta di acquistare una consulenza. Iscriviti al blog per non perderti altri articoli come questo.

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Merce mai consegnata: come tutelarsi?

Nel 2015 mi ero accordato(tramite e-mail che ancora custodisco) con un commerciante di legnami la cui ditta,sita in Spezzano Della Sila, (Cs) per l’acquisto di 7 bancali di pellet per un importo di Euro 1470,00 (spese di spedizioni comprese),pagamento che effettuavo tramite bonifico bancario come concordato con il predetto commerciante in data 25/08/2015. Il materiale acquistato sarebbe dovuto giungere presso la mia abitazione ,dopo circa nove /dieci giorni dal pagamento. Dopo un ragionevole tempo ho chiesto allo stesso il motivo di tale ritardo. Comprendendo i disguidi esposti dal venditore,ho atteso circa 10 giorni e in mancanza di un riscontro positivo, ho fatto querela in data 05/11/2015 alla Staz.cc di Fiume Veneto(Pn). Da allora non ho più notizie.Devo andare dai carabinieri per chiarimenti?

Una denuncia querela non è il modo più indicato per trattare una situazione come questa.

Farla non ha fatto male, e può anche starci, sotto l’eventuale, e da accertare con più approfondimento, profilo dei delitti di truffa o insolvenza fraudolenta, però la giustizia penale riguarda aspetti tendenzialmente diversi da quelli che interessano a te, relativi al recupero di quanto versato.

Per avere informazioni sullo stato del procedimento penale, non credo possa essere utile rivolgerti ai Carabinieri, né andare presso la segreteria della Procura, è più probabilmente utile depositare un’istanza ex art. 335.

Quello che ti suggerirei io, tuttavia, è di lasciar perdere, almeno al momento, il procedimento penale ed attivare, valutando ovviamente la convenienza, una vertenza di recupero credito di tipo civilistico.

Il primo passo, da questo punto di vista, sarebbe l’invio di una diffida, per maggiori approfondimenti sulla quale ti rimando alla lettura della scheda relativa. Dopo la diffida, se senza esito, si potrà valutare un’iniziativa giudiziale. Leggi però a riguardo la nostra scheda sul recupero crediti, con particolare attenzione al concetto di solvenza.

Se vuoi approfondire maggiormente, valuta di acquistare una consulenza.

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Causa vinta: cosa é meglio fare?

Mia madre ha vinto una causa contro il suo ex datore di lavoro per il riconoscimento dell’indennizzo di un infortunio.
Il mio avvocato mi ha messo davanti due ipotesi:
notificare immediatamente la sentenza alla controparte e cominciare con l’azione di recupero crediti però con il pericolo che la controparte si rivolga alla corte d’appello (altri anni annosi di processo, sono già anni che ci andiamo dietro e finalmente c’è una sentenza)
oppure attendere i giorni per la quale la controparte deve fare appello senza notificare, una volta scaduti i giorni si procede con il recupero credito senza possibilità di appello in altre corti. Innanzitutto le vorrei chiedere quale delle due suggerisce, poi in seconda le vorrei chiedere:
quanto andrò a pagare per la procedura di recupero credito?

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Due aziende invece di una: che fare?

ho fatto causa per licenziamento ingiusto,la causa comprende 2 aziende separate sotto i 15 dipendenti, nel procedimento con documenti e testimonianze si e provato che le 2 aziende in realta ne sia una,il 12 febbraio esce la sentenza. nel frattempo visto come si sono messe le cose la controparte ha provveduto a chiudere per fallimento una delle aziende cioe quella dove io ero assunto.ha obbligato gli operai restanti alle dimissioni per poi aprire um altra azienda sempre a suo nome.cosa succede in caso positivo ne risponde l azienda restante?

Stai facendo a mio giudizio un po’ troppa confusione e non descrivi purtroppo nemmeno il caso in maniera sufficientemente dettagliata, cosa peraltro non facile per chi non conosce il diritto e la pratica giudiziaria.

Tu, comunque, eri dipendente di un’azienda specifica. Da quanto mi pare di capire, il tuo avvocato ha, intelligentemente, tentato di dimostrare che questa azienda, di cui era dipendente, era comunque «collegata» ad un’altra azienda, formalmente indipendente, ma che tuttavia formava un tutt’uno con la prima, con la conseguenza che ci sarebbe stata una sorta di simulazione e dissimulazione.

Questo può essere benissimo, è una cosa che nella pratica purtroppo accade, ma la cosa importante da capire è che: finché non sarà uscita la sentenza e finché la sentenza non avrà ufficialmente dichiarato tale simulazione, con ogni conseguenza di legge, non c’è nessuna prova che possa avere alcuna rilevanza e tu sei dipendente solo ed esclusivamente dell’azienda fallita.

Come dipendente dell’azienda fallita, puoi solo insinuarti nel fallimento, con un buon diritto di privilegio, cioè di precedenza rispetto agli altri creditori, e puoi chiedere l’intervento del fondo di garanzia dell’INPS.

Se, invece, sarai riuscito a dimostrare che le due aziende formalmente distinte in realtà erano un’unica azienda, forse potrai soddisfarti anche sul patrimonio della seconda, sempre che il fallimento della prima non venga esteso anche alla seconda, cosa che potrebbe benissimo capitare.

Insomma, si tratta di una situazione per nulla semplice e riguardo alla quale prima che esca la sentenza ogni discorso è purtroppo prematuro e non ha molto senso.

Leggi anche la nostra scheda sul recupero crediti, con particolare attenzione al concetto di solvenza.

In conclusione, devi aspettare la sentenza, che sarà il punto di riferimento più importante per la gestione della situazione. Nel frattempo, se vuoi approfondire ulteriormente, valuta di acquistare una consulenza, anche se non credo proprio che, per quanto ti ho spiegato, possa valerne la pena.

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Artigiano pagato e scomparso: che fare?

Un artigiano ha preso dei soldi per fare un lavoro a casa mia ma non si è mai presentato e si è reso irreperibile. ho fatto mandare la messa in mora dall’avvocato e ho sporto querela verso i carabinieri. tutto questo succedeva 4 mesi fa, ad oggi non ho risposta da nessuno e non ho modo di monitorare l’avanzamento della querela. Come posso fare per riavere il mio credito? si parla di €1700. posso rivolgermi ad una società di recupero crediti?

Per capire se effettivamente c’è stato un reato, e se quindi una querela in una situazione del genere ha un senso, bisognerebbe capire meglio come sono andate le cose, avere più dettagli, per vedere se ci possono essere i requisiti della truffa, che richiede specifici «artifici e raggiri», o dell’insolvenza fraudolenta ovvero non si tratti, invece, di un mero inadempimento contrattuale, che è sicuramente un illecito, ma solo civile e non anche penale.

Generalmente, posso per esperienza dire che in procura tendono a ritenere situazioni di questo genere come problemi aventi rilevanza esclusivamente civilistica, richiedendo dunque l’archiviazione e lasciando la tutela del soggetto che ne è rimasto vittima alle sue stesse iniziative, anche se comunque come dicevo a riguardo bisognerebbe conoscere meglio il caso e vedere come è stata redatta la querela.

Sul piano penale, comunque, non riporrei molte speranze e valuterei già da ora quello che si può fare su quello civile.

Se la diffida non ha prodotto effetti, il passo successivo è solo quello di valutare iniziative giudiziarie, è inutile pensare di invitare una parte in mediazione in una situazione del genere e dopo che si è comportato in questo modo.

Anche qui mancano nella tua descrizione del caso dettagli che sarebbero stati necessari per capire se possibile, ad esempio, procedere in via monitoria richiedendo un decreto ingiuntivo o se, invece, bisogna ripiegare sul più lungo rito ordinario, nelle forme dell’atto di citazione o del ricorso ex art. 702 bis. Come gli sono stati dati, infatti, questi soldi? Gli sono stati dati all’interno di una cornice contrattuale? E così via.

In ogni caso, rimane centrale il problema della solvenza, sul quale ti rimando ad una attenta lettura della nostra scheda sul recupero crediti.

Può anche darsi che la scelta più conveniente, alla fine, sia lasciar perdere il recupero e dare questi soldi per persi, pena il perderne altri inutilmente.

Chiedi comunque un preventivo ad un avvocato per il recupero crediti e poi valuta. Se vuoi un preventivo da parte nostra, puoi chiedercelo compilando la voce apposita nel menu principale del blog.

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Soldi prestati a parente: come recuperarli?

ho un problema familiare da risolvere ho prestato 6000 euro a mia zia 6 mesi fa ma continua a rimbalzarmi di settimana in settimana
Io questi 6000 ho fatto un finanziamento con agos al 19% vorrei stabilire in prezzo x la sua difesa

A livello legale, la situazione non cambia per il fatto di essere nata in un contesto familiare o per avere un finanziamento a monte, si tratta di un recupero crediti analogo a tutti gli altri.

Il primo passo per trattare una situazione di questo genere è sempre una lettera di diffida con una richiesta di pagamento.

Sulla lettera di diffida puoi trovare maggiori informazioni in questa pagina.

Sul recupero crediti, più in generale, puoi leggere la nostra scheda approfondita, facendo bene attenzione al concetto di solvenza.

Se vuoi procedere, puoi acquistare questo prodotto del nostro negozio on line.

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Recuperare un credito da una srl: è possibile?

Ho affittato un ufficio ad una società Srl che ha pagato sempre in ritardo e dopo regolare disdetta di locazione è andata via, lasciando: due mensilità ancora da pagare, un danno pare a 5000,00 euro ed ancora la propria merce/attrezzatura nel locale.
L’avvocato alla quale mi sono rivolta, ha già inviato due lettere di reclamo e di intimidazione a pagare ma mi ha detto che con quest tipologia di società Srl purtroppo non si può agire sug crediti delle persone fisiche che ne hanno fatto parte e che può succedere che chiudono la p.Iva e tolgono la società dall’ufficio di registro, in modo che non si possa più intervenire ed io perdo i soldi.
Ma è possibile? Non si può intervenire sul capitale sociale?

È possibilissimo, come spiego meglio nella mia scheda sul recupero crediti, che ti invito a leggere attentamente, dove richiamo il fondamentale concetto della solvenza, cioè della capacità di un debitore di pagare effettivamente i suoi debiti o di poter essere sottoposto, in modo efficace, ad un pignoramento.

Per quanto riguarda il capitale sociale, esso, nonostante tutte le disposizioni a riguardo, non garantisce quasi mai niente. Intanto bisogna vedere se è stato interamente versato, poi considera che comunque è posta a garanzia e soddisfacimento di tutti i creditori, se la società ha altre esposizioni concorrenti facilmente potrebbe non essercene affatto per tutti.

Di solito, quando si concedono immobili in locazione a società a responsabilità limitata o comunque di capitali, dotate cioè di personalità giuridica, si chiede ai soci più importanti di garantire con i propri beni personali, prestando una fideiussione – è sufficiente una firma anche «in proprio» dell’amministratore. Oppure si richiede una fideiussione bancaria. Ovvero ancora si richiede una polizza di tutela legale della locazione, di cui ho parlato in altri post che ti invito a consultare.

Se non hai preso questi accorgimenti a suo tempo, ora non c’è molto margine di manovra.

Si può vedere se si tratta di una srl unipersonale o se ricorre una delle ipotesi in cui c’è la responsabilità anche personale degli amministratori, però mi pare, andando a naso, che il tuo credito non sia tale da giustificare un lavoro e un approfondimento di questo genere, valuta bene il rapporto costi e benefici prima di investire altri soldi in un recupero come questo che potrebbe essere difficile se non impossibile.

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Credito di oltre 200.000 euro e niente di aggredibile: che fare?

abbiamo un credito da esigere di 220.000 euri. il ns avvocato ha fatto tutto secondo le regole, ma nessuno si è presentato (il debito è diviso per tre persone di famiglia). Pare che sui conti ci sia poco o niente. adesso ha presentato il pignoramento immobiliare sulla casa dove vivono queste tre persone…sono sfiduciata perchè le vendite all’asta sono lunghe (abbiamo 67 anni) e poi, come lei ha scritto, bisogna pagare tanti soldi per la pubblicità, Cosa fare? lasciar perdere tutto? Ma possiamo anche noi detrarre questi mancati pagamenti dalle tasse? Alla fine noi onesti dobbiamo soccombere…grazie alla giustizia che non funziona

La giustizia civile, nel nostro paese, è considerata un affare tra privati. Lo Stato ti mette a disposizione gli strumenti, poi spetta a te valutare innanzitutto se del caso utilizzarli, dal momento che comportano sempre un investimento, e in quale forma; resta poi a tuo carico il rischio che questi strumenti non conducano ad alcun risultato. L’incasso di un credito da parte tua non è considerato un interesse dello Stato, che si limita ad offrirti strumenti limitati, che devi poi valutare tu se usare e come. Il discorso è diverso per la giustizia penale, che è considerata un interesse anche dello Stato, considerato che c’è un interesse pubblico a che, ad esempio, i responsabili di gravi reati siano detenuti e non possano circolare liberamente mettendo in pericolo le persone e le cose.

In realtà, anche la giustizia civile rappresenta un interesse pubblico perché, se anche su questo versante le cose non funzionano, si determina un danno per tante cose di interesse pubblico, come ad esempio, prima tra tutte, l’economia. Però questo non è sentito né dal popolo né dalla classe politica. Ognuno di ricorda della giustizia civile solo quando ne viene coinvolto direttamente e rimane scandalizzato dallo stato in cui si trova questa funzione dello Stato. Fino ad allora, nessuno ne parla. Se fai caso ai programmi dei partiti politici, si parla sempre solo di giustizia penale e mai di giustizia civile.

Se leggi, come ti consiglio, la mia scheda sul recupero crediti, vedrai che da anni suggerisco a tutti coloro che si accingono a recuperare un credito di valutare prima di fare qualsiasi cosa la convenienza di un’azione di recupero, perché in molti casi conviene davvero lasciar perdere e non perdere altri soldi.

Non è certo quello che è giusto, ma è sicuramente quello che conviene, secondo il concetto alla base del mio indirizzo strategico per la trattazione dei problemi legali.

Ma chiudiamo questa sia pur fondamentale parentesi per vedere che cosa si può dire nel vostro caso.

Innanzitutto, non è chiaro se si tratti di una obbligazione solidale o parziaria – sarebbe parziaria se derivasse, ad esempio, da una successione, solidale con ogni probabilità negli altri casi, considerato che la solidarietà è la regola. Questa è una distinzione in linea di principio molto importante, perché in caso di obbligazione solidale si può chiedere l’intero capitale ad una persona, viceversa in caso di parziarietà. Può anche darsi, peraltro, che la natura dell’obbligazione non arrivi ad avere rilevanza, se tutti e tre i debitori non sono solvibili.

«Nessuno si è presentato» è un’espressione che non consente di capire che tipo di pignoramento sia stato tentato in prima battuta, forse un pignoramento presso terzi avente ad oggetto i conti correnti bancari. Purtroppo qui non posso che confermare che se queste persone non hanno consistenze bancarie il pignoramento non avrebbe potuto finire in altro modo…

Per quanto riguarda il pignoramento immobiliare, per fortuna ultimamente le spese di pubblicità si sono abbassate molto, dal momento che solitamente la pubblicità avviene tramite la rete internet e non più mediante giornali specializzati, ma si tratta pur sempre di una procedura molto lunga e farraginosa, per non dire del fatto che bisognerà poi anche vedere che valutazione verrà fatta della casa da parte del CTU incaricato dal giudice e quali saranno le reali possibilità di collocazione sul mercato della stessa. Al riguardo, purtroppo, molti creditori spesso rimangono delusi.

In generale, bisogna dire che tutte queste valutazioni sarebbero state da fare prima di cominciare la causa per ottenere il titolo. Ora però può anche darsi che approfondendo maggiormente la situazione dei debitori si riesca a trovare qualche sostanza aggredibile. Vi consiglierei di fare una ricerca tramite un’apposita agenzia investigativa per vedere se ci sono sostanze più facilmente aggredibili in capo ai debitori.

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Faccio da garante per ex moglie: come mi tutelo?

devo fare da garante alla mia ex moglie (madre di mio figlio di 4 anni) per l’acquisto di una casa dove andrà ad abitare con mio figlio e con la quale abbiamo fatto una separazione consensuale che prevede un riconoscimento di un assegno di mantenimento mensile di 400 euro e che lei vada ad abitare con mio figlio nella nuova casa. Come posso tutelarmi qualora lei in futuro diventasse inadempiente? Posso fare ad esempio una scrittura privata? Che mi consigliate di fare?

Se l’operazione viene svolta come avviene di solito in casi del genere, tu dovresti comparire come fideiussore nel contratto di mutuo stipulato per atto pubblico davanti ad un notaio.

In queste condizioni, non avrebbe alcun senso fare una scrittura privata a parte, dal momento che risulta già da un atto avente maggior valore di prova, l’atto pubblico stipulato davanti ad un notaio, che tu intervieni nel mutuo non in qualità di co-mutuatario, bensì di garante.

Da questa qualità di fideiussore, o garante, discende direttamente per legge che, se il mutuatario, cioè la tua ex moglie, non paga il mutuo e la banca chiede a te il pagamento nella tua qualità appunto di garante e tu effettivamente paghi, poi hai un’azione di regresso nei confronti della tua ex moglie per quello che sei stato costretto a pagare.

A questo punto, piuttosto, il problema potrebbe essere quello della solvenza della tua ex moglie, come spiego meglio nella scheda sul recupero crediti, che ti invito a leggere con attenzione, mentre a livello documentale, come contratto, non credo ci sia molto altro che si possa fare.

L’unica cosa che ti consiglierei è quella di far vedere ad un avvocato il testo del contratto di mutuo che andrai a sottoscrivere insieme alla tua ex moglie, in modo da verificare bene ed in concreto che il quadro sia effettivamente quello sopra delineato e non vengano impiegate formule o clausole che potrebbero far pensare, anche solo in parte, a conclusioni diverse. Se vuoi far fare a noi questo lavoro di controllo, assistenza e consulenza, puoi acquistare una consulenza dalla voce apposita nel menu principale del blog.

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